Capitolo 1
Mi inginocchio solennemente al nuovo re di Francia, Luigi XV, mentre la folla esulta eclatante. È davvero un grande giorno per il nostro paese che è in festa, pochi rimpiangono il vecchio re.
Luigi, negli ultimi giorni di vita, aveva vissuto con grande malore, spirò alle 8.15 del 1 ° settembre 1715. Io da una parte addolorata, ma dall'altra parte esultante, mi guardo in giro, nella grande sala luminosa e sogno un periodo di pace per la nostra nazione ormai inginocchiata dalle continue guerre, causate come dicono dallo stesso governante.
Incrocio per sbaglio gli occhi di un affascinante giovin signore, quando me ne accorgo, sposto lo sguardo e mi fisso a guardare fuori dalla finestra. Spero che il giovane aristocratico che ho fissato impudentemente non si sia scocciato per questa mia incombenza. Aggiusto nel modo più aggraziato possibile il mio cappello corvino, mentre cade una piuma da esso faccio quasi per non accorgermene.
Mia madre accanto alla mia figura minuta, mi osserva e quando me ne accorgo, mi lancia un'occhiataccia, la piuma è ormai sola a terra. : << Jacqueline, non ripetere più questo errore >>: mi rimprovera mia madre, io abbasso la testa, annuisco e torno a guardare fuori dalla finestra. Il grande ciliegio sta appassendo, e le sue foglie cadono copiose sul prato rigorosamente tosato.
Mi accade a volte di fermarmi ad ammirare il grande tesoro che la natura ci offre e mi affascina mettermi a pensare incorniciata dal silenzio di un'alba che fa compagnia al mio animo, spesso solitario. Esco fuori dalla stanza, tutto mi sembra così luminoso a Versailles e il mondo sembra risplendere per la bellezza di questo enorme palazzo.
Mi siedo in giardino, è un posto poco frequentato dai nobili, che preferiscono la chiassosa stanza degli ospiti dove si tengono numerose conversazioni inutili e superficiali. Solo una persona sembra frequentare questo posto, il giovane che poco prima ha allagato i miei occhi nei suoi, seguo sempre da lontano i suoi impercettibili movimenti, mentre si siede non curante del mio sguardo così poco rispettoso della sua privacy.
Mi sveglio, mentre sento un dolore lancinante alla testa. Mi tocco la fronte, è fasciata, poi realizzo guardandomi intorno che mi trovo in ospedale. Ma allora Versailles?
Come posso aver sognato qualcosa di così vivido da poter sentire emozioni, sensazioni, profumi e vedere i colori così brillanti di un posto imbalsamato dal tempo passato?
Inizio a farfugliare parole senza senso, qualcuno in corridoio si accorge della mia presenza, è un'infermiera che appena mi vede sveglia esulta e corre subito fuori dalla porta.
Improvvisamente mi trovo accerchiata nella stanza da perfetti sconosciuti e anche da una figura che dovrebbe essere un medico. Sono tutti esultanti per il mio risveglio. Mi chiedo:
ma quanto ho dormito? Quanto tempo ho perso conoscenza? Mi rispondono che sono stata in coma per un mese, poi all'improvviso vengo tramortita da un ricordo, la mia mente mi riporta a quel giorno che a me sembra così vicino ma allo stesso tempo così lontano.
Mi trovavo alla guida della mia piccola auto con cui mi aggiravo velocemente, troppo velocemente, al che mi ritrovo accidentalmente in uno scontro frontale con una jeep all'incirca il doppio della mia automobile.
Poi torno a pensare al presente, ma perché mi sento così poco legato a questa esistenza, mentre l'altra sembrava così reale?
Non ricordo nulla oltre all'incidente, così chiedo alla donna seduta ai piedi del mio letto di chi si trattasse, lei mi osserva, poi scoppia in lacrime: << Ma sono io, Luna, tua madre, non ti ricordi? >>: chiede disperatamente, io scuoto la testa, poi abbasso gli occhi, mentre la mia povera suddetta madre continua il suo piagnisteo.
Prende la parola il dottore, dice che è meglio io riposi, che la riabilitazione sarà lunga e faticosa, ma dovrei tornare a ricordare tutto.
Ma io voglio ricordare davvero ? Mi sento così poco interessata alla realtà noiosa che mi circonda che quasi sento la mancanza di Versailles, ho lasciato tutto lì, anche il mio cuore, che batte forte solo per lui.
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