Capitolo VI
Ormai è passato un mese dal mio arrivo.
Da quel giorno delle mele i rapporti con la bionda sono tesi.
Soprattutto da parte mia.
Lei prova a parlarmi normalmente, ma rispondo sempre gelido.
Inutile dire che quella cazzo di mela non l'ho nemmeno toccata.
In ogni caso ho avuto tempo per riflettere.
Ora so perché mi sentivo così agitato.
Se si fosse fatta male seriamente o irreparabilmente come potevo spiegarlo?
E sarei rimasto in carcere a vita!
Ovvio!
Non ero assolutamente preoccupato per lei!
Per esempio, ora che sono qui in cella a fare i miei soliti esercizi mattutini la bionda potrebbe anche decidere di buttarsi da un ponte e io non cercherei di fermarla.
Sento una stretta al petto, ma la ignoro.
Non.
La.
Fermerei.
- Jules... la colazione. -
- Mm... -
Sospira entrando.
Mi poggia il vassoio sul tavolino.
La guardo notando che non se ne va subito come aveva capito di dover fare in questi giorni.
- Non ce la faccio più! - sbotta.
La osservo impassibile.
- A fare? -
- Smettila di fare così! Non puoi essere ancora arrabbiato. Non ho fatto apposta a cadere dall'albero. -
Sento un'ondata di rabbia attraversarmi.
Una rabbia senza senso.
Perché dovrei essere arrabbiato?
- Non sono arrabbiato! - ringhio.
- Ah sì? E perché sei così freddo con me? Perché mi guardi come se volessi darmi uno schiaffo? -
- Io non voglio darti uno schiaffo. Non picchio le donne. -
Anche se ammetto che forse sì che te ne vorrei dare, ma non uno! Facciamo cento, per la tua stupidità di quel giorno.
- Non mi guardi più nemmeno negli occhi. -
Come per sfidarla li inchiodo nei suoi.
Errore.
Sfida persa in partenza.
E dovevo saperlo.
Quei due abissi blu mi osservano preoccupati.
Eppure quasi oso dire che mi sono mancati.
Quasi...
Non lo dirò mai!
Mi inchiodano sul posto.
- Perché ci tieni tanto ad andar d'accordo con me? - riesco a chiedere.
- Dannazione! Non posso voler andare d'accordo con un amico? -
Scoppio in una risata sarcastica.
- Amico? E da quando? Perché dovrei essere tuo amico? Io non ti considero mia amica. -
- Menti! - urla.
- Affatto. A quanto pare anche la macchina della verità vivente fa cilecca a volte. -
Mi osserva a denti stretti.
- Sei uno stronzo. -
- Non mi è nuovo questo appellativo. -
- Io non ho fatto cilecca. Sei tu un emerito idiota che non vuole ammettere di essersi affezionato alla sua balia. -
- Io non mi sono affezionato a te. -
Emette un lamento di frustrazione.
- Perché continui a mentire? -
- Non è che invece sei tu che non vuoi vedere la verità? -
- Julius sei un tale cocciuto!! -
- Come puoi dire di essere affezionata a me e ritenermi tuo amico se nemmeno mi dici il tuo nome!? -
Non so nemmeno io da dove mi è uscita quella domanda.
Si blocca.
- Io... -
- Io cosa? Non mi interessa il tuo nome, se stai per dirlo. -
- Sei arrabbiato perché non sai il mio nome? -
Mi guarda stupita.
- No! - sbotto.
- Sì invece. Anche per la storia della caduta, ma questo è stato il motivo iniziale. -
- Smettila di trarre conclusioni per conto tuo. -
Perché stiamo discutendo?
A me non frega una mazza di lei!
Perché allora mi sta agitando a tal punto da farmi urlare?
Io non urlo da... da una vita!
Mi si avvicina e si piega per avere gli occhi alla mia stessa altezza visto che sono ancora seduto a terra.
Mi afferra per le spalle e mi scuote.
- Dannazione Jules! Io stavo per dirti il mio nome quel giorno. Avevo deciso di dirlo dopo averti dato la mela come segno di pace, anche visto che per la prima volta mi avevi detto qualcosa di te! Sentivo che finalmente stavi iniziando a fidarti e anche io a mia volta. Ma poi hai dovuto rovinare tutto. -
La guardo furente.
- Io ho rovinato tutto? Io?! -
- Oh andiamo Julius. Sei tu che hai urlato come un matto. Mi hai trattata come una scema. Mandando a puttane tutto. -
- Tu sei scema. Chi altri si sarebbe arrampicato su un albero così pericoloso per due cazzo di mele? -
- Non mi sono fatta mai niente. -
- Stavi per farti male quel giorno se i miei riflessi non fossero fantastici. -
- Egocentrico anche mentre litighiamo?! -
- Nessuno ti ha detto di stare qui. Puoi benissimo andare. Perché continui a cercare di capirmi? -
- Perché voglio conoscerti. -
- Perché? -
- Perché non ci credo che hai rapito la tua ex solo perché volevi del potere. -
- Mi spiace deluderti, ma è proprio così. -
Si zittisce.
Le vedo tremare le labbra.
- P-Perché? -
- Perché il potere è tutto a questo mondo. -
Si riprende dallo shock.
- Ma che cazzata! -
- Questo è quello che pensi tu. -
- Tu invece sei convinto... oddio! Ma... come puoi pensare una cosa del genere? C'è tanta di quella roba più importante a questo mondo. -
- Ah, sì? Tipo? -
- La famiglia... gli amici... l'amore!! -
Rido senza allegria.
- Tutta roba sopravvalutata. La famiglia ti delude, gli amici ti pugnalano alle spalle e l'amore a che serve che tanto prima o poi svanisce essendo un sentimento volatile? -
- Volatile? L'amore vero dura in eterno. -
- Ecco bionda, questa è una cazzata. -
Alza ulteriormente la voce.
- Cazzata? L'amore non è una cazzata. L'amore è la cosa più importante della vita! Senza amore si è vuoti. Tutto il mondo gira intorno all'amore. L'amore dei genitori per i figli, l'affetto dei veri amici, il sentimento tra innamorati. Trovare la persona giusta con cui condividere la tua vita è lo scopo del genere umano. -
Questo discorso mi irrita più di tutti i precedenti.
Darle ascolto è come ammettere la possibilità che tutto quello che ho fatto fin'ora era sbagliato.
E io non sbaglio praticamente mai.
In più non riesco a capire perché c'è una parte di me che vuole crederle e darle ascolto.
È comunque una parte troppo piccola perché la prenda davvero in considerazione.
In ogni caso mi sto spazientendo.
Se non smette in fretta non so se sarò in grado di frenare questo impulso crescente di zittirla.
- Trovare quella persona che ti fa sentire completa e ti ama per ciò che sei. Quella con cui non hai paura di essere te stesso e alla quale non devi nascondere nessun lato di te. Quella persona che se ti manca già dopo cinque minuti che vi siete divisi, quella con cui riesci ad immaginare un futuro insieme e che l'idea che tale futuro non si avveri ti fa sentire vuoto e privo di senso. Quella che... -
Sono al limite e senza accorgermene la bacio.
Inizialmente era un bacio solo per farla tacere, ma ora mi sono fatto strada tra le sue dolci labbra.
Sa di caramello.
Dopo il suo primo stupore iniziale ha contraccambiato il bacio.
Si aggrappa alla mia schiena e quasi sento le sue unghie passare la stoffa della mia maglia.
È il bacio più intenso della mia vita, forse perché è stato alimentato dal nervoso?
Sta di fatto che non posso ragionarci più di tanto non solo perché sto perdendo totalmente il controllo, ma perché si è appena staccata da me di scatto.
Mi guarda confusa con la bocca semi aperta che forma una piccola O.
Il secondo dopo la bufera dei suoi occhi diventa tempesta e non faccio in tempo a bloccare lo schiaffo che mi arriva sulla guancia.
Sono letteralmente sotto shock.
Lei mi guarda furente prima di scappare fuori di corsa.
Rimango fermo impalato a fissare il vuoto.
E mi sento vuoto.
Mi butto a pancia in su in quel coso che dovrebbe essere il mio letto e mi copro il viso con le mani.
L'ho baciata.
Perché l'ho fatto?
Beh, voleva farla star zitta.
Eppure...
Eppure cosa?
Non era solo quello?
Cosa ancora?
Certo lei è davvero carina esteticamente...
Ma non ho mai baciato una popolana solo per una cosa così banale.
Se non hai classe sociale elevata non mi interessi. Per quanto tu possa essere bella.
E allora perché?
Perché non mi pento e anzi vorrei rifarlo?
E soprattutto perché ora che lei non è più qui mi sento così vuoto?
"Senza amore si è vuoti." mi riecheggia la sua frase, ma la caccio bruscamente in un angolo remoto della mia testa.
Non voglio pensare a niente.
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