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Capitolo IV

Sono qui a Fohamy da una settimana e quattro giorni, quindi sono sette lunghissimi giorni che sopporto questa bionda senza nome.

O meglio Miss non voglio dirti come mi chiamo perché tanto non ti interessa.

Ok, forse così è troppo lungo.

Ma ho reso l'idea.

Non sapere come si chiama è così irritante.

Ancora più irritante di lei stessa!

Sono sicuro che ha un nome che si sposa perfettamente col suo carattere del cavolo.

Tipo...

Doretta l'ochetta.

Margherita che scassa e trita.

Ok... sto davvero impazzendo...

Mi scuso con tutte le Doretta e Margherita al mondo.

Sono pure nomi che mi piacciono.

Però tutto questo sclero non sarebbe mai avvenuto se quella bionda mi dicesse quel suo cavolo di nome.

Chiedo troppo?

Oh, ma lei può farmi mille domande su ogni cosa invece.

E in più partiva già avvantaggiata.

Sapeva già il mio nome, stato sociale, paese natale e perché sono qui.

Ma io non posso sapere il suo cazzo di nome oltre a non conoscere nulla di lei.

Beh, proprio nulla...

So che mi trova antipatico e tranquilla che il sentimento è reciproco.

Si è lasciata scappare che il suo fiore preferito è la camelia.

Ah, dimenticavo! È amica d'infanzia di Mr muscolo.

Basta...

Un po' poco per una settimana, no?

Eppure è così...

Lei parla parla, ma dalla sua bocca escono per la maggior parte domande a me e soprattutto giudizi sul mio carattere.

Dice che sono vuoto, egocentrico, borioso, viziato, antipatico, irritante e chi più ne ha più ne metta.

Gli unici complimenti ricevuti sono stati sul mio aspetto, incredibile come riesca a mandarmi a quel paese un momento prima e quello dopo dirmi che sono bello.

Come se non sapessi di esserlo.

Ovviamente ha aggiunto un bel megalomane.

La sento bussare sulle sbarre e la fisso curioso.

Si comporta come se stesse entrando nella camera di una persona non in una semplice cella.

Ho notato che lo fa sempre.

Forse per essere educata?

No, devo essere io che rifletto troppo e la sopravvaluto.

La fisso divertito nei suoi occhioni mentre mi fissa fuori dalla prigione.

- Stai forse aspettando che dica "avanti"? -

Sorride.

Dio! Basta!

Non sopporto i suoi sorrisi.

Apre la porta e rimane sulla soglia.

- Non vieni all'ora d'aria oggi? - chiede.

Mi alzo con un balzo agile dal letto.

La raggiungo a passo felpato e la supero.

La precedo di qualche metro mentre si occupa di chiudere la cella, come se qualcuno potesse entrarci per rubarmi quelle quattro cose che mi hanno concesso di portare.

Non scherzavo quando ho detto che non avrei tentato di scappare e credo lo abbia capito, in qualche modo infatti non mi sta mai col fiato sul collo a controllarmi.

Mi arriva a fianco saltellando.

Ma è possibile che sia sempre di buon umore?

- Cosa vuoi fare oggi? -

Mi prendi per il culo?

- Mm... scii d'acqua con un tuffo a bomba per finale, escursione in quel bosco qui dietro, dar da mangiare alle anatre nel lago e poi... ah sì! Smetterla di essere preso in giro. -

- Non ti stavo prendendo in giro, mi chiedevo sinceramente se non ti stufi a stare ogni giorno, per la tua unica ora, in giardino a non far nulla. -

- Sempre meglio che stare in cella. Poi ovvio che in ogni caso mi annoio. -

- E allora perché non mi dici realmente che faresti se potessi andare in giro liberamente, che male può farti? -

- Per prima cosa uscirei da sto posto, non mi importa dove andrei, ma almeno voglio vedere altro a parte questo spazio limitato. Andrei in un ristorante della zona a mangiarmi un pasto decente. E in fine farei una dormita in un letto che può definirsi tale, perché quello nella cella non lo si può nemmeno definire branda. -

Ride.

E mi pento all'istante di aver risposto sinceramente.

- Dai, il pollo e purè di Clodette non sono così male. -

- Ah, quindi ora so il nome della cuoca monotona. Hai ragione, non sono male, ma una settimana e mezza di solo pollo e purè... sto impazzendo. Credo che la mia lingua si stia trasformando in un petto di pollo. -

Scoppia a ridere rumorosamente.

Una cosa è certa, sta bionda non è una reale.

Anche se... devo dire che pure Rose non si faceva problemi a ridere.

- Oddio! Jules non credevo avessi senso dell'umor. -

- E perché? Solo perché pensi che io sia borioso e antipatico? -

- Precisamente. E anche perché mi sembri uno di quelli che cercano di essere sempre tutti d'un pezzo e seriosi. -

- Io sono tutto d'un pezzo. -

- Oh, ed è per questo che ti sei abbassato a rapire la tua ex? -

- Che c'entra? -

- Perché hai rapito la tua ex? -

- Perché non mi dici il tuo nome? -

- Ti interessa il mio nome? -

- Perché mi rispondi con una domanda? -

- Lo stai facendo anche tu se non te ne sei accorto. -

Sbuffo.

Non si cava mai un ragno dal buco con questa bionda.

- Se mi rispondi sinceramente potrei anche dirti come mi chiamo. -

- Oh, quindi vuoi giocare così? -

- Che male c'è? -

- E se io non volessi dirlo? -

- Ti penti di quello che hai fatto? -

- Smetterai mai di farmi domande? -

- Risponderai prima o poi? -

- No, non vedo perché dovrei. -

- E di conseguenza io non vedo perché dovrei smettere a fare domande. -

- Andrai avanti così per tutti e due gli anni? -

- Fino a quando non cederai. -

- E se non capitasse? -

- Ti perseguiterò a vita. -

- Ti diverti a tormentarmi vero? -

- È diventato il mio hobby preferito. -

- Tsk! Ci credo. Che altro hai da fare di più interessante in quest'isola noiosa? -

- Guarda che sei tu quello che si annoia. Io quando non controllo te posso andare dove mi pare e piace. -

- Molto carina a rinfacciarmelo. -

- Perché ti eri lasciato con la Principessa di Saron? -

- Madonna! Torniamo in cella, ti prego. -

- Eh? Perché? -

Ha anche il coraggio di guardarmi stupita.

- Non ne posso più di sentirti far domande a raffica. -

- Solo perché torni in cella non vuol dire che io me ne vado. -

Sono distrutto dal suo gioco di sfinimento.

Ogni giorno che passa inizio a stancarmi sempre più.

Ma non vedo perché devo raccontare i fatti miei a lei.

- Perché non vuoi mai rispondere alle mie domande? -

- Non mi piace raccontare i fatti miei a gente che conosco appena. Aggiungiamo che manco so come ti chiami. -

- Dare e avere. Se tu rispondi a me poi io risponderò a te. -

- Sì, magari devo anche crederti? -

- Pensi che non risponderei alle tue domande? -

- Non lo so. Come già detto ti conosco appena. -

Sbuffa.

Bene, sono fiero di non essere l'unico che viene stressato.

Arrivati alla cella aspetto che apra la serratura e mi avvio alla mia stanzetta.

Peccato che lei mi segua poi a ruota.

- E se dicessi che voglio avere privacy? -

- Ma... ti sto davvero così antipatica? -

Mi volto brusco per mandarla a quel paese, ma invece mi blocco.

Ha lo sguardo basso a terra e sta spostando il peso da un piede all'altro come a disagio.

È davvero preoccupata di starmi antipatica?

Scherziamo?

Che gliene frega di far amicizia con un carcerato?

Eppure...

Se c'è una cosa che ho capito di lei è che non riesce a fingere le emozioni.

So che la irrito e mi trova antipatico, ma comunque la diverto e non mi odia.

Mi sorprendo di essere così sicuro di queste mie ipotesi.

Sospiro rassegnato.

Dannazione!

Odio non essere in grado di mentirle.

Eppure in generale riesco sempre a inventarmi una balla credibile, ma con lei chissà perché non ci riesco.

Anzi, peggio ancora non mi viene proprio di mentire.

Il mio massimo è il mutismo o il deviare con altre domande.

Forse è colpa di quei suoi occhi così blu come degli abissi inesplorati, ma che sembrano in grado di poterti leggere fino nel più profondo di te. In luoghi che neppure tu sai di avere.

Però non voglio ammettere che tutto sommato mi sta simpatica.

Mi annoio molto meno quando ho questa chiacchierina intorno.

- E io? Ti sto così antipatico? -

Alza lo sguardo e blocca i suoi abissi su di me.

Mi rivolge uno dei suoi sorrisi irritanti perché troppo veri.

- No, non mi stai antipatico così tanto. Anche se non sei la persona più socievole che io conosca. Io invece per te? -

Rimango in silenzio.

Cazzo...

Speravo rispondesse con un'altra domanda così da eludere la sua.

- Se ti rispondo sinceramente te ne vai? -

Deglutisce prima di annuire.

Interessante...

Crede che io la odi.

Sospiro.

Vorrei rispondere che la odio.

- No... non mi stai così antipatica... ma parli troppo. Anzi, chiedi troppo. -

Detto ciò mi volto perché già di spalle sento il suo sorriso allargarsi a dismisura.

- Ora... ciao bionda. -

La sento che sta per ribattere, ma alla fine rinuncia perché riconosco il suono della serratura.

- Ciao Jules. A stasera. -

E quando smetto di ascoltare i suoi passi in corridoio torna il silenzio.

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