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9 - La barriera si spacca

Amycus Carrow era l'unico tra i due fratelli a non aver ancora deciso cosa fare della propria vita. Non era un mistero il perché: abituato alle toccate e fughe, sempre disinteressato ad una storia seria, non aveva mai avuto intenzione di legarsi a qualcuno per costruire una famiglia.

Del resto la sua era un'esistenza pericolosa, fatta di missioni che mai avrebbero garantito il suo ritorno a casa, perché mai arrebbe dovuto far preoccupare qualcuno? La solitudine aveva quel tipo di vantaggi. Crouch in confronto si era rovinato con la figlia del vecchio pozionaio, lui che aveva definito ogni tipo di sentimento inutile e volto a indebolire.

Ma dietro a quella vita mondana dove nulla sembrava scalfirlo, si nascondeva un corpo inerme e convinto che niente e nessuno lo avrebbe accettato. Lui non voleva confinare altri soggetti come lo erano sua sorella e la donna del capo. Essere aspettato davanti alla finestra per giorni e rischiare di perdersi gli anni più importanti dei suoi figli, men faceva parte dei suoi piani di vita. Tanto valeva stare soli. Da Béatrice e Antheo aveva spesso avuto la conferma che quell'impegno lo avrebbe solo ucciso da dentro, da Alecto e Alessio aveva però imparato che non tutti i partner erano destinati a restare a casa in attesa. Sua sorella quel tipo di donna non lo rispecchiava affatto.

Non è per forza un male, comunque, gli aveva detto una volta il povero Antonin Dolohov, hai per lo meno il pensiero che qualcuno ti accoglierà. Ti costringe a stare più attento. Ecco: Amycus non voleva stare attento quando combatteva, il bello era proprio quello. Adorova sfidare la sorte e i suoi stessi limiti, cercare di spuntarla sempre e non badare a nessun tipo di magia, oscura o chiara che fosse. Era inutile negarlo a sé stessi.

"Qual è il piano?" sussurrò ad Alessio non appena l'intero gruppo di Ghermidori si accovacciò dietro un cespuglio. Erano nei dintorni della Faresta Proibita, in una piccola ala che si univa al fronte nemico. Se fossero andati poco più avanti, Godric's Hollow li avrebbe salutati in tutta la sua desolazione.

"Stando a Malfoy, uno dei nostri appositori si è staccato dal gruppo. La barriera oscura ha contaminato i suoi pensieri. Se riuscissimo a farlo passare dalla nostra parte, sarebbe un passo importante".

"E se non volesse?"

"Un nemico in meno ci farà solo che comodo".

Non avrebbe potuto sentire frase migliore: Amycus si era autoproclamato esperto indiscusso delle uccisioni più creative, e rientrava perfettamente nel suo range di combattimento. Avere sotto torchio uno degli oppositori del suo Lord tra l'altro era un'occasione perfetta per farsi vedere utile, per una volta. Nella normalità questo privilegio era capitato a pochissimi elementi, tra cui sua sorella e Crouch, ma sentiva che era arrivato anche il suo turno. Iniziò a flettere le dita e a sfregarsi le mani dall'impazienza, volenteroso di vedere del sangue scorrere da un corpo moribondo. Avevano percorso molta strada e fino a quel momento non si era fatto vivo nemmeno un cucciolo di Puffola, Potter e la sua ciurma dovevano essersi nascosti molto bene.

"Chi è il nostro bersaglio?"

"Weasley..." la risposta del giovane cognato del Mangiamorte arrivò piatta in un sussurro, "Per questo sarebbe un perfetto bottino".

"Weasley... allora è già cinque metri sotto terra. Non si unirà mai a noi, nemmeno imperiato. Per lui essere il cagnolino di Potter è meglio di qualunque altro ruolo più dignitoso" nonostante questa previsione, avere una famiglia magica in più al loro servizio avrebbe solo fatto bene. Magari non tutti i membri, ma i Weasley erano così tanti che uno potevano farselo anche scappare, specie se era fidanzato con una sanguesporco di prima categoria. Ma il desiderio del loro Lord di avere un alleato come Ronald era impensabile, avrebbe dovuto desistere e lasciare che la sua carcassa marcisse dell'entroterra della foresta. Non valeva la pena avere un mago che avrebbe potuto tradirli da un momento all'altro.

Ma prima che potessero riflettera su uno schieramento per un attacco più efficace, la figura dritta e arrogante di Draco fece la sua teatrale apparizione. La materializzazione sembrava di fatto l'unica cosa che gli riuscisse bene, l'unico punto che aveva in più rispetto al loro capo. Ma non per questo aveva il diritto di atteggiarsi come un conte che doveva decidere a chi dare il pane tra i suoi servi.

Malfoy si fece strada tra i Ghermidori spintonandoli, ignorò anche l'acchiata di disprezzo che gli riservò Alessio. Per lui Avery era solo un mago sotto suo cugino, che non portava nulla di buono se non essere diventato il capo di quei rozzi individui dopo la dipartita di Scabior. Lo guardò con fin troppa sicurezza, per poi bisbigliare qualcosa a Nott e tornare a fissare davanti a sé.

"Il mondo spera che tu abbia un valido motivo per esserti presentato qui" Amycus prese la parola per primo, ma più per ricucire il torto fatto al giovane cognato. Il lato positivo che gli permetteva di parlare così a Malfoy era il fatto che i Carrow non si erano mai sentiti inferiori, né sottomessi da quelle famiglie alto-borghesi. E poi con tutta la volontà che poteva avere, Draco per Amycus restava un bambino.

"A differenza vostra, che sembrate più cercare le formiche, mio figlio ha seguito le mosse di Weasley per tutto il tempo. Sa perfettamente dove si trova, e sa anche che è solo e indifeso" Lucius imitò lo stesso gesto del figlio, ma facendo più rumore del primo, e portandosi davanti alla visuale di tutti e obbligandoli ad alzarsi del tutto. Ci mancava solo Malfoy senior con i suoi toni sempre molto rispettosi... tra l'uno e uno era mai chiaro chi fosse il soggetto peggiore, dal momento che se non era uno a fare la voce grossa, ci pensava l'altro a prendere il comando. Ma questa volta Amycus non poté non notare come Lucius tenesse comunque un profilo più basso del solito, non era il vecchio mago pronto a dire di essere migliore, pareva più all'ombra del figlio.

"E dal momento che si trova dove siamo noi..." Alessio recuperò un po' di sicurezza, "Immagino che il nostro bersaglio non si trovi in un punto molto diverso da dove stavamo cercando noi".

"Ringrazia tua sorella per aver dato a mio cugino degli eredi, Avery. Oppure credo che non saresti qui da molto tempo" Draco si fece istantaneamente più crudo, "Tanto per iniziare sono io che ti ho mandato fino a qui, non hai proprio nessun merito. E poi non mi sembra che tu abbia in mente un piano efficace per portare a termine la missione".

Ringrazia tua sorella, una frase che avrebbe fatto imbufalire chiunque nella posizione di chi era sempre visto come il debole. Ma Draco non aveva proprio idea di chi fosse effettivamente Alessio: l'unico mago che si era formato con le peggiori occasioni emergendo sopra a tutti e ottenendo per primo la piena fiducia del loro Lord. Se Antheo avesse sentito quelle parole di disprezzo totale, non ci avrebbe pensato due volte ad affatturarlo. Intanto era stato proprio Alessio a informare Antheo dei movimenti del fronte nemico, Draco non aveva concluso proprio nulla e suo padre... peggio che andare di notte.

Ma a quell'insinuazione, il giovane Avery si irrigidì e strinse i pugni, colpito nel punto che gli faceva più male. E volle rispondere a tono ma Amycus ebbe la saggezza di fermarlo, non ne valeva la pena, non serviva scontrarsi con una persona così ottusa da portare il litigio in un punto morto e ridicolo per entrambi. Gli lanciò uno sguardo che lo rassicurò, quei due pomposi alla fine erano gli unici a pensarla in quel modo.

"Allora illuminaci Malfoy, cosa dovremmo fare secondo la tua vasta intelligenza?"

Draco parve colto alla sprovvista, il punto preciso in cui cadeva sempre la sua maschera di superiorità. Non era affatto un leader capace al punto di poter comandare le mosse degli altri, era un ruolo che solo pochi Mangiamorte avevano ottenuto con fatica. E qui finiva il suo lavoro di perfetto messaggero del Lord, che non durava mai così tanto da guadagnare rispetto. Dalle file dei Ghermidori si sentì sospirare con fare annoiato, qualcuno si portò una mano alla fronte, aspettandosi perfettamente una reazione simile. Era incredibile come quel ragazzo non fosse in grado di mantenere un atteggiamento serio soprattutto in quelle situazioni.

"Non... me lo dovresti nemmeno chiedere, Carrow. Dobbiamo... accerchiarlo e prenderlo con la forza".

"E fino a qui potevamo arrivarci anche noi. Dicci qualcosa che noi non sappiamo adesso" sapevano tutti che a quelle provocazioni, Draco avrebbe ceduto subito, e il padre non pesava ancora esporsi troppo. La sola ragione della loro presenza era che Antheo doveva aver fatto loro pressioni dopo un compito mancato, che poteva essere una pattuglia fallita come una cattura non riuscita. L'unico pallino che venne in mente a Carrow, e voltandosi anche a Avery, fu la Lovegood che avevano avuto in ostaggio fino a pochi giorni prima, per poi essere abbandonata da qualche parte dopo una mancata evasione. Il Lord Oscuro si era innervosito parecchio e forse non voleva gente che bighellonava per il quartier generale. In tutto questo, però, Draco non rispose alla provocazione, si zittì del tutto mostrando una faccia affisa ma per nulla minacciosa, e Alessio sentì di nuovo il comando nelle sue mani.

"Weasley non è debole, né stupido. Anche se visibilmente fragile per la contaminazione, è facile che la sua magia interiore la stia pian piano smaltendo. Dobbiamo chiedergli il passaggio di sicuro, ma mosse troppo minacciose lo faranno reagire subito".

"Quindi il capo che cosa propone di fare?"

"Mirare a quel poco che ancora non ha risanato. Weasley ha la pecca di sentirsi costantemente inferiore. Ma se noi puntiamo su una briciola di fiducia, potrebbe anche seguirci. Ma in caso contrario... sarà lo stesso facile abbatterlo".

Ma per quanto il piano dava una sorta di successo assicurato, Alessio era conscio del fatto che il loro nemico seppur solo non gli avrebbe dato partita facile. Weasley nonostante tutto non era stupido, e non era egoista: se avessero mandato troppo avanti la recita lui avrebbe potuto capire di essere in pericolo e avrebbero subito dovuto usare l'artiglieria pesante. Lui avrebbe poi difeso l'onore del suo amico e sarebbe tornato da lui, preparandolo ad uno scontro peggiore. Anche se era solo un ragazzo ancora, non era saggio trattarlo da poppante. I pochi ricordi che ancora la sua testa conservava lo avevano solo confermato: nelle piccole battaglie Ron si era dimostrato temibile e parecchio imprevedibile.

A completare le sue preoccupazioni fu il vederlo in compagnia di qualcuno. Questo non lo avevano previsto. Malfoy aveva giurato - anzi si era proprio vantato - di averlo spiato per tutto il tempo e di non aver notato una seconda presenza cosa che invece era del tutto errata, e rendeva il compito ancora più arduo. Alessio arrestò il passo di tutti i Mangiamorte, abbassandosi per evitare che si notasse la loro presenza, doveva rivedere il piano tutto da zero. Avere due nemici al posto di uno solo alzava di molto l'asticella del pericolo: voleva direstare attenti a due sorgenti d'attacco, e anche se Avery sapeva bene di avere dietro dai quindici ai venti uomini, non era il caso di buttarsi nella mischia come dei coni rabbiosi.

"E meno male che doveva essere solo..." il sussurro di Amygus gli arrivò lento, con la coda dell'occhio scrutò la figura del cognato abbassarsi imitando la sua posizione. Ma non avevano tempo per le polemiche in quel momento, era più importante studiare lo scenario che gli si era appena presentato davanti. Weasley aveva acconto a sé un ragazzo che poteva aere la sua età. Era vestito più decentemente e con i capelli ordinati. Un elemento in particolare attirò l'attenzione di Alessio: degli occhiali rotondi che riflettevano la poca luce che penetrava dal cielo scuro. Non conosceva tanti studenti dotati di occhiali, tranne due in particolare e andò istintivamente per esclusione. Poi un segno inconfondibile gli diede la risposta.

"È Potter..." mormorò con un temo che lasciava intendere la gravità della situazione, "Quando è arrivato fino a qui?"

"Ha deciso di intervenire prima del previsto, si vede" un Ghermidore si sparse in avanti, cercando lo sguardo del suo leader.

"E questo non fa altro che penalizzare ancora di più le nostre aspettative".

*****

Harry aveva sperato con tutto sé stesso di non trovare il suo amico in quello stato; era già stato troppo discuterci e vederlo allontanarsi per colpa della magia oscura che li aveva colpiti. Si era aspettato di vederlo circondato dai Mangiamorte, magari con il loro capo al comando che lo reclutava come nuova risorsa, quindi vederlo solo era già stato un regalo.

Ron aveva uno sguardo semiassente, era evidente che quel poco di oscurità ancora lottava per piegarlo al suo volere, gli occhi stanchi che lo fissavano incerti e la postura sulla difensiva. Naveva aver camminato per molto tempo senza fermarsi, e senza una meta ben precisa. Dove si trovavano in quel momento non c'era nulla, solo dei mucchietti di macerie a distanze irregolari e qualche zona di prato bruciata, segno che il suo scopo non era stato raggiungere il lato nemico, fortunatamente. Ma non lo aveva accolto come un amico: quando lo aveva chiamato, una volta riuscito a intravedere, Ron era sussultato in maniera pericolosa, come se fosse stato scoperto a fare qualcosa di sbagliato.

"Ehi, amico..." disse piano, cercando di mantenere un tono amichevole e tranquillo per diffondere fiducia, ma l'altro non sembrava essere felice di vederlo. L'unica cosa che poteva ringraziare in quel momento era che si trovava da solo, Harry non era stato seguito, si erano divisi poco prima per allargare il range di ricerca prima che lo avesse fatto Lestrange, un piccolo colpo di genio che doveva avergli permesso un minimo di anticipo.

"Non siamo proprio nelle condizioni di definirci amici" Ron assunse un tono diffidente, piatto e per nulla allegro. La magia che circolava nel suo corpo stava lottando contro i frammenti oscuro che sembravano riuscire ad avere la meglio in tutti i casi, lo svantaggio di essere dei sanguepuro per la prima volta si mostrava chiaro e forte. Harry però non volle fermarsi a quella frase che innalzava ancora di più quel muro di odio, era arrivato fino a lì per riportare il suo migliore amico indietro e non si sarebbe arreso ora che era a un passo dalla riuscita, o almeno dalla fine.

Fece un passo avanti e ripose la bacchetta, in segno di pace: "Noi siamo sempre nelle condizioni di essere amici. Ne abbiamo passate tante, e pensi che questa mi possa fermare?"

"Oh, ma per favore... come se io e te fossimo mai stati sullo stesso piano da rimanere tali! In fondoa te danno retta in qualsiasi caso mentre a me... danno del folle" Ron ringhiò a denti, indietreggiando di due passi rispetto alla sua posizione, e più si allontanava più Harry tentava di recuperare la distanza. Non voleva tornare ad essere l'ombra del Ragazzo Sopravvissuto, non voleva essere visto come uno dei suoi cagnolini pronti a eseguire tutti i suoi ordini scondinzolando. Gli voleva bene, per lui era stato il primo amico che non lo aveva mai giudicato, ma col tempo i ruoli effettivi avevano iniziato a pesare, tanto che pure Hermione nel suo essere fedele a Harry aveva iniziato a sentire il peso della sua origine sotto gli altri maghi.

"So che ti ha fatto arrabbiare quel momento. Ma erano solo sconvolti! Nessuno pensa che tu sia stupido, o folle, o debole... ti assicuro che sono preoccupati per te, si sono anche offerti di prendere parte alla spedizione!"

"Sì? Io non li ho visti... non vedo nessuno di loro. Non ti hanno nemmeno affiancato adesso che siamo in una zona sperduta dove potrebbero attaccarci subito... perché secondo te?"

No. Harry non avrebbe reagito a quelle parole insensate. Non era Ron a parlare adesso, ma sicuramente Lestrange a distanza che lo stava in qualche modo plagiando. Aveva creato una barriera capace di contaminare la magia, non avrebbe avuto molta fatica anche nell'Imperius a distanza. Una mossa meschina anche per un elemento crudele come lui, un colpo troppo basso e privo di qualsiasi dignità. Antheo Lestrange-Black nonostante tutto quello che si poteva pensare, non era un falso che usava mezzi alternativi per facilitare le cose, piuttosto si buttare sul campo e caricava tutti i nemici che si trovava davanti. Lo aveva sempre dimostrato sin dal primo anno a Hogwarts: non era un mago che preferiva lasciare il compito a terze parti, ma questo comunque non escludeva che avesse potuto tentare di attirarlo a sé con delle parole ammalianti.

"Ho chiesto io di dividerci, Ron. Pensavo che in questo modo avremmo coperto più terreno e anticipato i Mangiamorte" Harry fece un altro passo in avanti, cercò di dare a Ron meno margine possibile di frantendimento. Anche solo una sillaba sbagliata lo avrebbe allontanato definitivamente, e avrebbe solo concluso una perdita per il suo esercito e una conquista per i nemici. Per pura sicurezza si guardò intorno, volle assicurarsi di non essere finito in una trappola. Era un rischio lecito, un pensiero più che legittimo dal momento che erano più vicini al fronte nemico che alla loro zona franca. Non sembravano tuttavia esserci possibili tranelli.

"Lo sai? Ho pensato molto mentre camminavo. Ho pensato al fatto che nessuno si fosse fatto vivo, che non gli importava come stessi. Hermione... ho dato così tanto per poi... Invece Lui ha protetto la sua donna, i suoi figli... ci pensi che tutti i Mangiamorte sono qui grazie a lui?" Ron distolse lo sguardo da Harry, nelle sue iridi si era formato un lampo strano che non lasciava prevedere nulla di buono. La magia oscura doveva essere entrata nelle parti più delicate, o forse lo stesso Lord Oscuro lo stava manipolando a distanza. "Ci pensi che per tutto questo tempo Lui ha sempre dato la priorità ai suoi seguaci? Ha sempre... tenuto il gruppo unito. Li ha nascosti, li ha addestrati... e ha formato noi..."

"Noi eravamo solo delle pedine per il suo gioco violento, Ron! lo ha fatto per finta, è falso come tutti i suoi simili!" Harry si mosse più avanti, raggiunse il suo amico delirante e gli prese le spalle; prima ebbe un momento di esitazione, non era sicuro se arebbe o meno potuto toccarlo, ma alla fine la ragione gli disse che lui aveva la precedenza su tutto e che nella gli avrebbe fatto male. "Perché dici questo?! Lui ci ha solo usati, Ron! Ci ha solo tenuti a bada per poi tradirci sensa ritegno. Come puoi ammirarlo sapendo quello che è?!" lo scosse con più forza, sperava di farlo rinsavire. Doveva andare via da quel posto il più in fretta possibile, doveva portare via Ron prima che le tracce oscure lo contaminassero del tutto. Ma Ron sembrava del tutto in balia di quelle schegge nere che avevano trafitto il suo animo.

"Hai mai pensato a come potrebbe essere questo mondo con Lui al comando? lo sì, poco prima che tu mi raggiungessi. Un mondo... dove siamo tutti uniti..."

"Non dire cazzate! Quello non vuole gente come Hermione, come Seamus, come me! Non vuole un mondo unito! Vuole solo il potere come il suo predecessore!"

"È qui che ti sbagli, Potter" la voce di Alessio fece sussultare i due ragazzi. I Ghermidori accerchiarano per metà Harry e Ron, lasciando un piccolo varco per permettere al loro leader e vice di farsi avanti. La festa era finita, avevano visto abbastanza. A quello visione, Harry tirò fuori la bacchetta istintivamente, per potersi subito difendere da eventuali attacchi improvvisi, e si mise davanti all'amico vedendolo impassibile e per nulla sulla difensiva. Non lo avrebbe consegnato tanto facilmente e senza combattere.

Draco a quella visione non poté fare a meno di sfoggiare un sorriso perfido. In sette anni e mezzo aveva sempre desiderato uno scenario del genere e senza avere la presenza dell'Oscuro Signore col fiato sul collo, suo cugino non lo avrebbe mai punito nello stesso modo drastico che adottavo sempre Voldemort. Su una cosa Weasley ci aveva preso: Antheo teneva al suo esercito abbastanza da preferire una ritirata per salvarne il più possibile piuttosto che rischiare una perdita troppo grande. Harry ricambiò con due occhi carichi d'odio e i denti stretti, pronto a qualsiasi battaglia avessero cominciato. Si maledisse dentro per aver preso l'insana decisione di dividere la squadra di ricerca, ora era solo con davanti una ventina di uomini.

"Dov'è tutto il tuo esercito, Potter?"

"Potrei fare la stessa domanda sul vostro capo, Avery..." la pronuncia del cognome gli uscì con un tono di disgusto, "Ha mandato voi a fare il lavoro sporco mentre se ne sta felice sotto le coperte".

Alessio emise una risatina: "Non sembra che abbiate passato cinque anni nella stessa scuola, parli come se non lo conoscessi affatto".

Harry face un passo indietro tenendo il braccio teso, preferì evitare l'offensiva dal momento che era solo e che Ron non sembrava aver voglia di affiancarlo. Teneva lo sguardo piatto, inespressivo, come se stesse valutando da che parte schierarsi. E perché mai avrebbe dovuto scegliere? Aveva già un fronte per cui combattere, non aveva senso valutare dove gli convenisse di più. Amycus recuperò la breve distanza avanzando, ma senza superare Alessio, poi fece un cenno agli uomini alla sua sinistra di spostarsi di più per chiudere meglio le due prede. Chissà come avrebbe reagito il Lord Oscuro se avesse saputo che il suo più grande nemico era morto in uno scontro improvviso? Un grande problema in meno per la sua ascesa.

"Evidentemente Potter fa ancora fatica a distinguere Voldemort da Antheo..." Lucius si permise solo un commento, prima che il tutto degenerasse in fretta in uno scontro repentino dove a malapena si riuscì a identificare le sorgenti reali della magia scagliata. Harry aveva attaccato subito, notando i movimenti troppo lenti e precisi dei suoi carnefici, e non aveva perso tempo a fare una piccola bolla che potesse contenere lui e Ron. Amycus e un Ghermidore minore si lanciarono verso sinistra, contro un mucchio di macerie che funse da riparo, e a momenti alterni si alzarono per contrattaccare; non usarono subito le Maledizioni senza Perdono, per quelle il loro Lord era stato chiarissimo che dovevano essere usate in un caso particolare per evitare che la magia oscura lasciasse troppe tracce.

Draco non si fece intimorire da quei colpi, la maggior parte li deviò contrattaccando nello stesso istante e costringendo Potter a restringere sempre di più la sua piccola zona protettiva. Scagliò poi due incantesimi taglienti contro il terreno per solcare la zona in modo che la bolla avesse meno terreno uniforme a cui aggrapparsi. Harry si spostò appena in tempo per evitare che uno dei suoi piedi rimanesse amputato: "Cazzo..."

"Mi sembri un po' arrugginito! Eppure alla battaglia di un anno fa mi sei parso molto sicuro!" Malfoy aveva quel brutto vizio di provocare i nemici al momento sbagliato, dato che nemmeno il tempo di mettersi a ridere e la sua bacchetta quasi scivolò di mano grazie ad un incantesimo di disarmo da parte dell'avversario, con un altro Ghermidore dietro che gli intimava di stare attento se non voleva lasciarsi sconfiggere. In quel momento si concesse un solo secondo per maledire suo cugino di aver addestrato tutti gli studenti di Hogwarts nella stessa maniera, con i suoi segreti e le sue capacità, anche se non tutte. Harry e Ron erano solo in due eppure uno solo riusciva a contrastare la maggior parte dei nemici che aveva davanti.

Harry si girò velocemente verso Ron, questa volta lo stava guardando, e gli riservò degli occhi imploranti per obbligarlo a prendere una posir, anche solo per non morire sotto i due fuochi. Ti prego... non sapeva più cosa fare per farlo rinsavire, avrebbe voluto prenderlo a pugni, a calci, insultarlo così tanto da costringerlo a reagire, ma almeno avrebbe visto un briciolo ancora vitale del suo migliore amico. Nell'altro fronte invece tutti si muovevano in modo uniforme ed efficace, Alessio era un ottimo comandante e un ottimo stratega quando si trattava di sorprendere il nemico con i giusti colpi. Non dava affatto l'idea di essere stato in Corvonero: qualcuno avrebbe invece giurato fosse sempre stato smistato in Serpeverde per la grande astuzia che dimostrava. Bisognava proprio riconoscere che il loro Lord era stato bravo a scegliere le persone con cui vi voleva circondare.

Poi una piccola svolta per i due: Ron venne sfiorato da una bolla di fuoco quando la protezione esaurì la magia, gli occhi gli si sgranarono e per la prima volta credette di vedere chiaro tutto quello che gli vorticava intorno. Prese la bacchetta con una velocità tale che quasi nessuno vide le bombe di roccia che aveva evocato, costringendo i nemici a indietreggiare per non essere colpiti, anche se qualche Ghermidore non fece in tempo a salvarsi. Lucius si mise davanti al figlio per proteggerlo, aveva promesso a sua moglie che niente avrebbe toccato Draco o che lui stesso non ne sarebbe rimasto ferito. Quando la famiglia si era ritirata durante la battaglia di Hogwarts, Narcissa gli aveva fatto promettere che avrebbe protetto il loro figlio a qualunque cato, almeno per rimediare al pessimo esempio di zio che era stato. Era stato un regalo essere rimasti sotto l'ala protettiva di Antheo nonostante tutto quello che gli avevano fatto passare, ed era arrivato il momento di cambiare.

Lucius dal canto suo avrebbe effettivamente voluto recuperare tutto quello che aveva sprecato negli anni. Una piccola parte voleva ingraziarsi Antheo per essere considerato superiore al resto dei seguaci, ma l'altra voleva davvero rimettere insieme quella famiglia che lui aveva sempre cercato di ricomporre. Adesso lo era quasi al completo, mancavano degli elementi che non potevano prendere parte per diversi motivi. Narcissa glielo aveva detto diverse volte: che cosa ci aveva guadagnato da quell'atteggiamento? Solo delusioni e l'odio dell'Oscuro Signore, oltre che un degrado assoluto della sua posizione. Draco stava cercando di tirare su di nuovo l'onore della famiglia ma non bastava, e Lucius doveva riscattarsi in qualche modo.

Una piccola iniziativa gli era parsa una buona idea: quando Draco aveva confermato la posizione di Weasley, aveva pensato di avvisare con un messaggio silenzioso Antheo, per dargli il tempo di raggiungerli e poter affrontare la preda a testa alta. Antheo aveva chiesto personalmente di essere avvisato di qualsiasi cambiamento, in modo che potesse ragionare sul da farsi e poi agire. Aveva sempre escluso l'idea di lasciare il suo esercito a combattere da solo. Ma ora non riusciva a capire per quale motivo ci mettesse così tanto, il quartier generale in fondo non era tanto distante, se si considerava il resto della zona magica. Non sapeva smaterializzarsi, vero, ma poteva comunque raggiungerli con altri modi.

"Dov'è il vostro tanto amato Lord, adesso? Non mi pare di vederlo in vostro soccorso!" Harry parve rinvigorito dal piccolo vantaggio acquisito grazie alla ripresa di Ron, tanto da riottenere qualche centimetro di terreno per poter riformare la bolla.

"Pensi davvero che non sia stato informato della vostra presenza?" Malfoy senior si portò più avanti, "Sarà qui a momenti! E quando vi avrà..." la frase gli si bloccò di colpo, le parole gli morirono in gola e un dolore acuto e perforante iniziò a farsi sentire al centro del petto. Abbassò lo sguardo lentamente, i movimenti del suo corpo erano diventati più lenti tanto da immobilizzare tutto l'insieme. Subito dopo i suoi occhi si riempirono d'orrore. Al centro del suo torace era presente un ematoma che stava lentamente spurgando sangue e si stava espandendo sempre di più; il colpo aveva perforato la cotta da guerra scoprendo la pelle pallida. Daveva essere uno stadio più avanzato del Sectumsempra, ma quando aveva avuto il tempo di perfezionarlo?

Non aveva altre spiegazioni: questo era quel famoso Karma che tutti nominavano per gioco a paura, era un segno del destino che gli stava suggerendo che ormai era tardi, per lui era arrivato quel fatidico momento. A quel punto, per lui tutto il mondo parve rallentare, il dolore che stava camminando dentro i suoi muscoli e in tutta la carne stava lasciando dietro di sé una scia strava, gelida e pungente. Gli parve di sentire più freddo del solito.

Harry fissò per un istante il suo operato, poi miro attentamente per finire Lucius una volta per tutte, ma il colpo non raggiunse mai il bersaglio qualcosa la bloccò e lo deviò all'indietro colpendo il braccio sinistro di Potter. Antheo era apparso appena in tempo per bloccare l'attacco. Aveva gli occhi glaciali infuocati dalla rabbia e stava avanzando velocemente verso il nemico. Harry non avrebbe voluto, ma si ritrovò a indietreggiare per non azzerare quella distanza che ancora lo stava tenendo al sicuro.

"Come hai osato..." la voce di Lestrange era un misto tra un sussurro e un ringhio feroce, "Come hai osato colpire mio zio con tanta crudeltà?!" esegue una serie di schiantesimi che spaccarono le zolle di terra riducendole in polvere, Harry riuscì con l'aiuto di Rona evitare solo alcuni colpi: Era meglio fuggire se non volevano morire lì e in quel modo. Casa che non si rivelò per nulla facile, dato che Lestrange attaccava ad una grande velocità, i due ragazzi si ritrovarono presto nell'angolo sentendo un piccolo pezzo di muro dietro di loro.

"Vuoi ucciderci, Lestrange?"

"Voglio, sì. Per tutto quello che mi è stato portato via, sì!"

"Harry, andiamocene... non abbiamo scelta" Ron disse la prima cosa sensata da quando aveva aperto bocca, e tale cosa, bisognava riconoscerlo, era l'unica soluzione per salvarsi. Ma Harry non voleva fuggire in quel modo, non adesso che poteva, anche se non del tutto, combattere ad armi pari. Non gli fu possibile: appena ebbe la tentazione di controbattere ad un attacco letale del suo avversario, il suo amico fece la cosa più giusta e stupida allo stesso tempo, spostandolo e trascinandolo di peso lontano, forse cercando di tornare dai compagni che ancora li stavano aspettando. E Antheo non cercò di inseguirli, non volle raggiungerli. Avrebbe voluto ucciderli lentamente, vederli soffrire e spirare agonizzanti, ma decise che qualcosa aveva la priorità su tutto.

Si lanciò all'indietro verso Lucius, lo zio si era accasciato a terra ed ora si trovava sdraiato sopra all'erba umida che si stava lentamente tingendo di rosso. Antheo cercò in tutti i modi di chiudere quella ferita, la bacchetta però veniva respinta e sentiva come un scossa lungo il braccio, probabilmente la maledizione che si era volontariamente autoinflitto anni fa reagiva male con un incantesimo di cura. Era nel panico più totale.

Si era sempre ripromesso di non tornare a quei terribili momenti, aveva già perso troppi compagni e troppi parenti, non voleva che succedesse di nuovo e aveva sempre fatto di tutto perché non accadesse. Non era bastato. E non riuscendo a concludere niente con la magia, premette entrambe le mani sulla ferita sperando in un risultato migliore.

"Che cosa stai facendo...?" sussurrò Lucius, alzando leggermente la testa, la sua voce era appena udibile.

"A te cosa sembra?!" sbottò il nipote con la voce che pian piano si rompeva, "Sto cercando di salvarti la vita!"

"Salvarmi... come se me lo meritassi..." Malfoy appoggio di nuovo la testa al terreno, i respiri sempre più lenti e deboli. Fissò il cielo che si stava facendo più scuro, forse stava scendendo la notte, ma a lui non cambiava più niente. Ormai la sua anima stava perdendo aderenza con il suo stesso corpo.

"Lascia perdere..."

"No. Lo sai che non ti ascolto... non ti lascio andare via così!"

"Smettila. Alla fine non merito affatto questi sforzi. Penso sia il momento di fare ammenda prima che tutto finisca..." prese, con la poca forza che aveva ancora, la mano del nipote Ela spostò lasciando che il sangue defluisse, lasciando che il suo corpo si spegnesse pian piano nonostante i tentativi di ribellione di Antheo.

"Senti... lasciami andare via con stile almeno... però volevo dirti... che mi dispiace... per tutto...".

Dietro di loro, la barriera oscura che li aveva protetti fino a quel momento si frantumò come se fosse stata colpita da un proiettile.

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