7 - "Il re Leone è uscito dalla sua grotta"
Se Luna avesse dovuto associare a tutti i maghi che aveva conosciuto un animale in particolare, Lestrange si sarebbe guadagnato l'identità di un leone.
Non era stato smistato in Grifondoro, ma il carattere e quel modo di tenere unito il suo esercito facevano pensare proprio ad un leone.
Aveva abbattuto il capo branco e aveva preso il suo posto, si era guadagnato la fiducia e il rispetto dei suoi sudditi, difendeva la famiglia e il territorio con le unghie e con i denti.
E più si godeva quella strana prigionia, più era convinta di star assistendo alla disfatta dei suoi amici. Non poteva più stare ferma a guardare, non sapendo che da ostaggio sarebbe potuta diventare schiava se non carne per Manticore. Lestrange sembrava capace di mandare qualcuno al macello se ne avesse avuta l'occasione.
Per questo Luna aveva deciso di scappare alla fine, evadere da quella tenuta che la stava soffocando lentamente. Era stata brava a recitare la parte della prigioniera collaborativa, aveva potuto studiare il nemico e vedere se fosse esistita una via di fuga. Non c'era, quindi doveva inventarsela. E doveva anche stare attenta alla stretta sorveglianza che certamente aleggiava intorno alla sua stanza. Non aveva a che fare con un ostupido e sprovveduto mago corrotto che faceva tutto solo per i soldi, ma aveva una scomoda e pericolosa presenza che a quanto sembrava aveva occhi e orecchie anche dove non si vedevano. I quadri avrebbero anche potuto confabulare. Meglio sbarazzarsene.
Non aveva la bacchetta con sé, quei bastardi avevano provveduto a disarmarla prima di poterla consegnare al loro capo. Avrebbe dovuto fare alla vecchia maniera.
Per fortuna suo padre le aveva insegnato un metodo artigianale e babbano di accendere un fuoco, quella stanza poi aveva molti materiali che potevano aiutarla nel suo scopo. Era il modo migliore di liberarsi di quelle tele che la stavano fissando immobili, era anche il momento di svegliarsi e di dare il proprio contributo. Se fosse morta quanto meno lo avrebbe fatto da eroina e non da martire insulsa. Osservò le cose intorno a lei: dei vecchi libri e una mensola un po' traballante; quella zona doveva essere stata abbandonata da qualche anno, non era da un galantuomo come Lestrange trascurare al propria dimora. Non vedeva nulla di metallo però, le sarebbe servito per una scintilla, forse i cardini della mensola avrebbero potuto comunque aiutarla.
I quadri iniziarono a bofonchiare, bisbigliavano tra loro stando attenti a non muovere troppo le labbra. Segno che non erano semplici dipinti ma persone immortalate che tempo addietro dovevano aver fatto parte della famiglia. E anche segno che la sua fuga non sarebbe passata inosservata.
Luna raccolse un libro caduto, non aveva più il titolo talmente era consumato, e nemmeno le pagine ingiallite permettevano più di leggere una singola parola. Tolse i pochi oggetti appoggiati alla mensola con cautela, non doveva fare rumore o l'avrebbero scoperta. Se fosse successo molto probabilmente l'avrebbero bruciata viva. I Mangiamorte erano persone molto dedite alle torture e alle punizioni che potessero estrarre anche solo una briciola di sofferenza.
Ma non volle che i quadri guardassero nei dettagli il loro supplizio: tolse un copriletto polveroso, il materasso bianco presentava delle macchie di muffa e ingiallite, un altro segno di abbandono che le avrebbe permesso di non avere visite tanto presto; strappò il grosso lenzuolo in pezzi più piccoli e li lanciò sopra ai quadri che per la prima volta si lamentarono animatamente. Strillavano come oche rese dal panico, e Luna iniziò ad agitarsi.
Non era da lei perdere la calma, in condizioni normali riusciva a tenere i nervi saldi anche in una situazione critica come l'Ufficio Misteri, ma quella aveva un peso molto differente. Si trovava nel centro del territorio nemico, dove tutti si radunavano e pattugliavano peggio di un carcere di massima sicurezza; erano presenti membri stretti di famiglia, colleghi, prigionieri che nessuno aveva più visto forse, lì avvenivano le peggiori torture. Non era un luogo dove la calma trovava alloggio e la Lovegood lo aveva capito nel momento sbagliato purtroppo, quando ormai era impossibile uscirne puliti.
Strappò le pagine del libro riducendole in coriandoli, pezzi grandi e piccoli formarono un mucchietto perfetto per un piccolo falò. Sbatté la mensola contro il letto, ne ottenne delle scheggia abbastanza grandi da sembrare bastoncini. Si chiese se così nn avesse avuto modo di farsi anche una bacchetta provvisoria, se solo avesse avuto un nucleo... Possibile che in quel postaccio non fosse mai caduta una piuma, un crine anche solo portato dal vento?
Be', non aveva molto tempo per pensarci, una cosa alla volta.
Contro le sue iniziali aspettative, i cardini vecchi dopo un po' di tentativi riuscirono a dare qualche soddisfazione: i foglietti iniziarono a crepitare e con il pezzo di mensola lo ravvivò con pazienza. Il fumo che usciva le faceva lacrimare gli occhi, ma un colpo di tosse avrebbe insospettito i passeggeri della pattuglia, mandando a monte tutto il suo piano improvvisato. Prese quindi il pezzo della mentola rimasto e fece in modo che il fuoco vi si aggrappasse. Non ci volle molto, si avvicinò quindi ai quadri che la guardarono con occhi spalancati.
"Non oserai avvicinarti a noi con quello, mi auguro!" urlò una signora anziana nel quadro al centro.
Luna però parve non farsi affatto il problema del loro terrore: "Chiedo scusa, ma devo assolutamente togliere il disturbo".
Quello tuttavia non era destinato ad essere un piano segreto. I quadri emisero delle urla strazianti che riandarono i corridoi, passarono attraverso le altre cornici, misero in allerta i Mangiamorte che pattugliavano quel piano, capo branco compreso. E una fiumana di maghi riempì ben presto tutto il maniero per assicurarsi che non ci fosse dietro un attacco improvviso. Luna sentì pochissimi secondi dopo dei passi svelti avvicinarsi alla sua stanza, e poté nascondersi appena in tempo nel piccolo spazio dove la porta non riusciva a toccare. Fu una questione di tempistica per poi sgusciare via chiudendo a chiave la stanza e lasciando i suoi carcerieri in preda alle fiamme e al fumo. Ignorò volutamente il loro bussare frenetico, ma si concesse un minuto per contemplare i loro lamenti diventare sempre più strazianti ma a che radi, le bacchette le avevano lasciate da qualche parte oppure nella foga non si erano resi conto di averle in tasca.
Ma quando credette ormai di essere fuori pericolo, la porta che stava fissando si spalancò, i Mangiamorte non le avevano dimenticate: le loro bacchette erano trette nelle mani ed ora le stavano puntando verso di lei, disarmata e totalmente in preda ai loro attacchi. La ragazza fece appena in tempo a spostarsi prima che unoschiantesimo potente mandò in frantumi un vaso pregiato, coprendo il pavimento di cocci. La prossima mossa era ormai chiara: doveva correre il più velocemente possibile ed uscire da quel posto orribile. Doveva allontanarsi e raggiungere i suoi amici per poterli avvertire che il Re Leone aveva deciso di uscire dalla grotta e di attaccare in prima persona tutti gli oppositori.
Avrebbe voluto mandare un Patronus, un bigliettino, un qualsiasi metodo per avvisare i suoi compagni, ma la sua testa si svuotò improvvisamente quando davanti a sé, superato un angolo del corridoio principale, si trovò davanti Lestrange con uno sguardo mortale.
"Non è molto carino danneggiare la dimora di chi ti sta ospitando" sibilò con un tono raggelante, la sua bacchetta stava già emettendo un rivolo di fumo e scintille.
Luna poté solo dare l'impressione di essere la più innocente ed estranea della combriccola: "Qualcosa ha preso fuoco improvvisamente. Ho rischiato il soffocamento" non era sicura che il suo carnefice l'avrebbe bevuta, purtroppo Antheo Lestrange deteneva una brutta abilità di capire subito se qualcuno raccontava delle balle o meno.
Lui rise malignamente, un suono che fece accapponare la pelle e che provoca un lungo brivido sulla schiena della ragazza. Non poté fare altro che osservare quella figura longilinea, con un mantello di piume di corvo avvicinarsi lentamente fissandola con occhi gliaciali, rotti solo da quello sfregio che precedeva la fama di Mangiamorte quale era.
"Lo sai che non puoi andare da nessuna parte, Luna. Se ti fossi comportata bene..." Aveva perso tutto ciò che quel giovane insegnante le aveva trasmesso: teneva un tono beffardo e crudele, pronto solo a vederla soffrire, "Ed io che avevo detto ai miei uomini di non farti niente... Sono stato troppo buono".
"Era un luogo un po' triste. La mia stanza non era arredata molto bene. Speravo di ricevere visite..." Ma Luna non ebbe il tempo di recitare la sua parte innocente, Antheo le lanciò contro uno schiantesimo che la sbalzò all'indietro, tenendola a terra e ripetendo la procedura altre tre volte.
Quegli attacchi ebbero un impatto spaventoso e doloroso, le parve di essere colpita da innumerevoli zoccoli di Thestral e Unicorni, impossibilitata a reagire.
A quel punto Antheo perse tutta la calma che aveva cercato di mantenere: "PENSI DAVVERO DI POTERMI BATTERE, LOVEGOOD?! CREDI DAVVERO CHE TUTTI I TUOI SFORZI POSSANO AVERE UNA FINE DIGNITOSA?! NON SAI CON CHI TI STAI METTENDO CONTRO!! Non sai l'errore che hai appena commesso..." La raggiunse e premette un piede sul suo petto, opprimendole il respiro e obbligandola a guardarlo negli occhi. Poteva leggergli dentro una voglia matta di usare qualche Cruciatus per sentirla gridare.
"Se dovessi morire però, non avresti più motivo di fare venire qui Harry. Come lo convincerai a raggiungerti?"
"Non preoccuparti di questo. Ho mille idee in caso dovessi rivoluzionare i miei piani. Ma tu da questo momento mi sei totalmente inutile" ricevette altri schiantesimi che la lanciarono per tutto il perimetro del corridoio come se fosse stata una bambola senza fili e senza anima in ferro. Luna poté solo subire senza ribellarsi.
"Ti facevo molto più furba ed intelligente, Lovegood. Mi hai sinceramente deluso" un altro schiantesimo, poi la fece levitare opprimendole la gola, "Di solito quelli della tua Casa sono molto più riflessivi, questo atteggiamento me lo potevo aspettare dalla Granger" il suo corpo venne sbalzato prima in alto e poi lasciato cadere violentemente, "Con quale stupidità pensavi di potertela cavare? Sentiamo!" Luna non reagiva, non riusciva a muoversi dal terrore, la paura ormai l'aveva totalmente bloccata. Era una situazione che mai avrebbe pensato di poter vivere, nemmeno l'Ufficio Misteri si era dimostrato tanto pericoloso come essere braccata dal Lord Oscuro. Se ci avesse davvero pensato un po' di tempo prima, col senno di poi non si sarebbe mai sognata di sfidarlo. Ma ormai si trovava nel punto più vicino del baratro, e tutto quello che poteva fare era subire senza poter più reagire.
"Non sei poi così brillante come la tua Casa ha sempre vantato..." Antheo decise che non valeva più la pena, torturarla non avrebbe portato proprio a nulla. Luna non ci provava nemmeno ad opporre resistenza, e aggettivamente parlando, lo scontro non era equo.Si fermò, la fissò ansimare e guardare un punto vuoto del soffitto, e considerando la sua persona, si sarebbe estinta da sola senza che lui dovesse intervenire.
Amycus arrivò più velocemente che poteva, incespicò sui suoi stessi piedi e dovette fare un grande sforzo per non inciampare tra le gambe dei mobili. Non era abituato a tutto quell'ingombrio, di solito i posti che frequentava godevano dell'essenziale e abbastanza spazio per potersi dileguare senza intoppi. Quando fu al cospetto del suo padrone, Antheo stava ancora contemplando la sua preda con la testa inclinata, come a voler raddrizzare la visuale senza troppi sforzi. Luna era ancora per terra e non dava segno di volersi muovere, forse aveva capito che fare l'eroina non le sarebbe servito a niente.
"Cosa posso fare capo?" chiese cercando di non dare l'impressione di non essere totalmente perplesso dalla situazione che gli si era piazzata davanti.
"Abbandonala da qualche parte, che sia abbastanza lontana da non darci più problemi".
"E la tattica per attirare qui Potter?"
"Non mi serve un ostaggio effettivo per poterlo avere qui. Ma lei ora ci è inutile. Non la voglio più rivedere" Antheo si allontanò a passi lenti, superando Amycus e imboccando il corridoio che lo avrebbe condotto nell'ala dedicata all'addestramento e all'esercito.
*****
Gli alberi li circondavano minacciosi, le rocce li facevano inciampare e il fango creato dall'umidità offriva un ostacolo in più a quella già troppo difficile camminata che stava mettendo i giovani maghi a dura prova. Ovunque si girassero c'erano solo alberi, alberi e alberi, uno più rotto e malato dell'altro, uno più triste e rassegnato dell'arbusto successivo, e tutto dava l'impressione di essere in un luogo totalmente abbandonato.
Non aveva l'aria di aver subito il passaggio degli stregoni oscuri, né tantomeno delle creature magiche che si erano allontanate per non subire la schiavitù o qualche altra forma di tortura, ma per loro era una trappola a cielo aperto che avrebbe potuto tradirli in qualsiasi momento. Da ogni lato o angolo sarebbe potuto spuntare fuori un qualsiasi nemico pronto ad affatturarli o maledirli nel peggiore delle ipotesi, forse anche il Lord stesso si sarebbe sprecato di seguirli pur di assicurarsi che fossero indifesi e, alla fine, morti.
Harry non si reggeva più nelle gambe, avevano camminato per due giorni interi senza darsi il tempo di riposare. Il tempo non lo avevano, non dovevano permettersi di trovarlo; eppure Ron doveva essere ormai nei dintorni, dato che sicuramente no aveva usato la magia per materializzarsi da qualche altra parte. Non poteva essere abbastanza stupido da mettersi nei guai da solo, non poteva nemmeno essere così impulsivo e accecato dalla magia oscura da immergersi nella tana del lupo senza pensare alle conseguenze.
Eppure più cercavano e più la missione di soccorso si stava rivelando ardua. Più si addentravano nei pressi del territorio nemico e più la magia oscura li attirava in modo malato. Ron pareva essere scomparso nel nulla, sembrava essersi messo addosso un Mantello dell'Invisibilità e nascosto in chissà quale vecchio angolo di un rudere a cui non avevano prestato troppa attenzione.
"Torniamo indietro..." sentì uno dei suoi compagni mormorare con voce sommessa, ma Harry non aveva intenzione di fermarsi adesso. Voleva dire arrendersi, voleva dire lasciare il suo migliore amico in balia delle intemperie e dei pericoli che i Mangiamorte avrebbero portato con sé. E se lo avessero ormai già catturato?
"Lo escludo" mormorò secco, non accettando ulteriori proteste, "Ron deve essere vicino. Questi luoghi li conosciamo anche noi e sappiamo come muoverci. Sappiamo anche fin dove è meglio arrivare e dove stare lontani" voleva dare un minimo di speranza e di fiducia al suo amico disperso solo per farlo mostrare come un perfetto stupido che si era allontanato perché accecato dalla potenza ammaliante dell'oscurità. Antheo era stato attento e furbo, aveva fatto in modo di rendere gli avversari suoi alleati e lo aveva fatto in modo silenzioso.
Lestrange era un leone nero dalla criniera di fumo, un predatore della notte in grado di manipolare e attaccare dall'ombra le prede più ingenue, per poi spostarsi a quelle più potenti con il solo aiuto degli alleati più stretti. Le sue parole erano lame taglienti in gradi di spaccare le certezze che il mondo aveva tirato su, e aghi sottili in grado di iniettare la sua supremazia. E a quelli che si ribellavano non restava che scappare o farsi uccidere.
"Harry... Abbiamo girato una vastissima parte di foresta. Quel che resta di Godric's Hollow è poco più avanti e comandato dai Mangiamorte. Come cazzo pensi che faremmo se Weasley dovesse essere già tra le loro fila?"
"Perché pensi che sia tra loro? Non lo farebbe mai!" Non ne era per nulla convinto, lo aveva visto con i suoi occhi che Ron tutto sommato non ci aveva pensato due volte a lasciarli lì e a girare per i fatti suoi. Il loro rapporto pareva essere nettamente più debole dell'ambizione che aveva sempre nutrito e nascosto.
Ron aveva una personalità debole, in grado di essere contaminata da parole forti abbastanza da schiacciare le lucciole lucide disegno che aveva nella mente. Questo doveva aver contribuito al suo passivo tradimento ed ora rischiavano seriamente di farsi ammazzare per colpa sua che aveva voluto fare tutto da solo. Harry non poteva accettarlo, non sapendo che avrebbe perso una delle persone più importanti della sua vita. Aveva ancora Hermione e Ginny, era vero, ma non poteva essere definita la stessa cosa.
E se quel l'allontanamento fosse stato dovuto ad una sua mancanza? Lo aveva per caso escluso da qualcosa o fatto sentire inferiore? Harry non poté fare a meno di interrogarsi e arrovellarsi mentre riprendea il cammino in una direzione non ben definita, la foresta ora pareva tutta uguale, senza niente che potesse fargli capire una posizione precisa. Forse si erano persi...
"Harry, stiamo girando in tondo" disse di nuovo quel compagno che aveva deciso di rendere odioso il loro girovagare per soccorrere Ron, "Guarda, ci sono le nostre impronte" indicò delle impronte fresche, di scarpe pesanti.
Harry si avvicinò sbuffando, li sembrava un altro stupido modo per convincerlo a tornare indietro e mandare a monte il loro lavoro, quando davanti a lui si paraono quelle forme... Diverse dalle loro. Le impronte non assomigliavano per niente alle loro scarpe, più leggere e sottili. Quelle erano di qualcuno altro che doveva essere passato d quelle parti poco prima di loro.
"Queste non sono nostre..." Disse pensieroso, per poi sbiancare all'istante.
"E di chi sono?"
"Di chiunque siano, dobbiamo allontanarci da qui, o saranno guai seri" se quelle appartenenvano a dei Ghermidori, la soluzione più sagga era allontanarsi il prima possibile o sarebbero stati braccati da Avery e compagnia bella.
"Venite, cerchiamo di isolarci il più possibile. Potrebbero essere della Carrow o di suo marito. Se fossero di Lestrange..." Harry aumentò il passo istantaneamente, intimorito da quella che pareva essere la peggior prospettiva che gli si era parata davanti agli occhi. Avere alle calcagna i Ghermidori ora che le forze li stavano abbandonando, ora che la loro sembrava una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Quell'istinto di vita era sempre un passo in più rispetto alla sua idea di dominio sui nemici. Quella prospettiva gli mostrava le parti più buie della sua esistenza che sembravano voler inglobare anche i più bei ricordi, cercando di dargli la sola visione futura di una sconfitta che li avrebbe portati tutti alla morte.
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