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4 - Conflitti interni

"Voi siete completamente pazzi!" Hermione finì di medicare le ferite di Rolf, fulminando con lo sguardo gli altri due amici. Ma come gli era potuto venire in mente di rischiare così tanto? E senza nemmeno riflettere sul da farsi con lucidità. E dire che aveva sentito il loro intento di andare a liberare Luna, o cercarla se fosse stata ancora al sicuro, ma non si sarebbe mai aspettata che si sarebbero ritrovati Lestrange dietro le spalle. E cosa avevano pensato di fare invece che mettersi in salvo? Ovviamente la cosa più stupida della terra.

Rolf emise una lieve smorfia di dolore, ma sentendo il tono di rimprovero della Granger, pensò fosse meglio tenere la bocca chiusa. Anzi: decise di fare qualcosa di meglio. Doveva pensare. Voleva capire come liberare la loro amica, ma doveva considerare anche tutti i pericoli che potevano esserci e che ancora non avevano scovato. Era un lavoro più adatto a un Corvonero che a un Tassorosso, ma uno sforzo doveva farlo. Per esempio: quanti Mangiamorte potevano esserci operativi? Avery di sicuro. Lo aveva visto. Anche Crouch? Dorca? Rookwood era ancora in forze? Iniziavano ad essere troppi per contarli, e quel piano geniale per cercare di abbattere il regno oscuro iniziava a prendere una piega troppo pericolosa.

Hermione strinse le bende sul braccio. Una scheggia bella grande si era conficcata. Per poco non aveva fatto infezione. Era stato fortunato, considerando che lo avrebbe ucciso prima qualcos'altro che un problema di salute. Non avrebbe voluto vedere quello spettacolo, era così necessario tentare di riprendersi quel mondo? Harry sembrava convinto, ma in fondo si stava parlando di un ragazzo che dalla vita non aveva mai ottenuto niente e che adesso voleva riprendersi l'unica cosa che aveva potuto chiamare casa.

"Sono seria. Come vi è venuto in mente?"

"Quando ci siamo avventurati, non la vedevi in maniera tanto tragica" disse Ron, cercando di adottare un tono disinvolto, come per trasmettere l'assenza del pericolo.

"Solo perché nel vostro piano non era incluso uno scontro a fuoco aperto con il loro comandante!"

"È stata una cosa improvvisa. Eravamo vicini alla sua magione e poi abbiamo visto la sua compagna con i figli. Ci è venuto addosso come una furia" Harry si passò una mano nei capelli scompigliati. Quella visione ancora gli rimaneva in mente: un attimo prima tutto tranquillo e un attimo dopo in mezzo ad incantesimi d'attacco. Per un secondo aveva creduto di non fare più ritorno, e il pensiero di Ginny in pericolo lo aveva spaventato parecchio. ma il suo senso di colpa non era servito ad addolcire Hermione, che gli rivolse piuttosto uno sguardo ancora più arrabbiato. Per lei a maggior ragione quella missione era stata una follia: non sapere nemmeno con chi si aveva a che fare poteva essere terribilmente pericoloso.

"Dai Hermione. Ok abbiamo sottovalutato il problema" disse Ron massaggiandosi un gomito, "Ma almeno adesso sappiamo che Luna è ancora viva. E forse non l'ha ancora torturata più del necessario".

"Forse voi non avete capito il punto della situazione! Parliamo di Antheo Lestrange, erede di Voldemort e che lui stesso ha ucciso! Quell'uomo non guarda in faccia nessuno se vuole arrivare dove vuole! Povera Luna... è già spacciata".

Rolf abbassò lo sguardo. Il pensiero che la Lovegood potesse trovarsi in una sala delle torture, a subire i peggio trattamenti per ottenere informazioni, e di ritrovarsi in un cella buia e umida con solo una piccola fiammella di una candela a farle luce... Non era a conoscenza del progetto di terrore che voleva tirare su Lestrange, ma supponeva non fosse nulla di buono. E non era solo: aveva dietro di sé almeno undicimila Mangiamorte, tra veterani e nuovi arrivati, che contavano totalmente sulla sua guida, e non aveva mai dato prova di non valere come capo. Quanto sarebbe passato prima che loro potessero ripartire all'attacco? Quanto tempo avevano prima di essere imprigionati? Cosa potevano fare per salvarsi?

"Però abbiamo una speranza" riprese Harry alzandosi, "Luna per ora sta bene. Così ha detto lui. Abbiamo tempo per poterci rifare. Possiamo ancora ribaltare la sorte".

"E come?" si intromise Neville, "Hanno Luna. Per poco non uccidevano voi. Come facciamo?"

"Usiamo la sua stessa strategia" convenne Seamus, "Lui preferisce mandare tanti piccoli gruppi? Come i Ghermidori? Faremo lo stesso. Abbiamo battuto il suo predecessore una volta, lo potevamo fare quel giorno. E poi lui è come noi".

"Aspetta a dirlo".

"Perché? Non è forse lui che ci ha allenati? Non è lui che ci ha insegnato tecniche mai viste prima? Si è abbattuto da solo e non lo sa".

Tutti diedero ragione a Seamus, acclamandolo per la sua intelligenza, ma Harry sentiva che c'era una terribile falla in quel ragionamento. Antheo non poteva essere tanto stupido da essersi costruito intorno nemici in grado di batterlo. Lo aveva dimostrato quel due Maggio: Voldemort se lo era inimicato passo dopo passo e lui gli aveva dato il ben servito, portando però al macello molti più innocenti di quanti ne avrebbero impegnati in altre condizioni.

E c'era una cosa che lo preoccupava di più: Draco Malfoy.

Dalla vittoria di suo cugino, nei pochi momenti in cui lo veda incrociato fuggendo, lo aveva visto diverso, troppo diverso. Era stato più deciso, disinvolto, quasi soddisfatto della piega che aveva preso la guerra rispetto alla  presenza dell'Oscuro Signore. Forse il nuovo Lord gli aveva promesso una posizione migliore e una prospettiva più affascinante del terrore che stavano passando in quel momento. Aveva una vera paura di quello che Malfoy avrebbe potuto combinare, sapendo che era a conoscenza di diverse strategie che gli erano state dette in passato.

Un doppio gioco che mai nella vita avrebbe voluto subire, e dire che lo aveva salvato dall'Ardemonio della Sala delle Necessità perché gli asti si indebolissero per sempre. Ora era anche peggio, Draco aveva deciso che il lato oscuro faceva per lui più di quanto non lo avessero fatto le amicizie coltivate. Ma cosa si sarebbe potuto aspettare da uno come lui, che per tutta la vita aveva vissuto di apparenze e dimostrazioni baldanzose e ridicole di potere. E se facesse parte delle pattuglie che avevano catturato altri prigionieri? Magari li aveva visti mentre si erano addentrati nel loro campo, non poteva esserne del tutto sicuro. Se solo ci fossero stati tutti coloro che nella loro vita gli avevano offerto i migliori consigli...

"Non se ne parla nemmeno!" l'urlo spazientito di Hermione lo risvegliò dai suoi pensieri.

"Che succede?"

"Questo idiota vuole tornare in quell'inferno! Come se già non aveste rischiato abbastanza!" la Granger indicò Ron con fare sconvolto.

"Di che state parlando?"

"Ma Harry, se usassimo la sua stessa strategia? Prendiamo le persone a cui tiene di più e contrattiamo perché si arrenda".

Contrattare con lui? Prendere le persone a lui più care? Ma non esisteva proprio. Voleva dire accalamitarsi tutto lo squadrone oscuro alle calcagna, avere una cortina di morte intorno così pesante e nera da non riuscire né a vedere né a liberarsi. Non era una soluzione. Inoltre le persone di cui parlava Ron erano le uniche che nessuno si sarebbe sognato di toccare: Harry non intendeva fare del male a dei bambini, né a Béatrice che per quanto fosse dalla parte del nemico, non gli aveva mai fatto nulla di male.
Anche tutti gli altri erano sembrati scettici a questa soluzione. Nessuno voleva inimicarsi il Lord Oscuro più del dovuto. Era già difficile restare nascosti senza la paura che qualche suo segnace li tracciasse con chissà quale manufatto, figurarsi avere in ostaggio la sua cmpagna. Weasley doveva aver subito un attacco piuttosto potente per pensare ad un'idea tanto stupida, forse aveva preso troppo sul serio il suo essere Grifondoro.

"Pensi che sia una pessima idea, vero Harry?"

"Non è che lo penso. È UNA PESSIMA IDEA" corresse Potter alzandosi e avvicinandosi all'amico, "Io non intendo attuare una manovra che ci farà ammazzare tutti. Lui vuole degli ostaggi per sentirsi potente? Bene. Ma io non sono come lui, né voglio assomigliargli" guardò negli occhi Ron per trasmettergli tutta la sua convinzione. Ora i ruoli si erano invertiti: prima era stato proprio Weasley a dire di essere prudenti e di non fare mosse avventate, ara era Potter a fargli capire che era troppo impulsivo. Quando avevano fatto a cambio? dal primo passo in quel territorio ostile, Ron si era trasformato in un mago con la mentalità del tutto diversa. Che fosse l'effetto oscuro della magia di protezione a bombardare la sua magia intingendola di ventetta incondizionata? Non era la prima volta per lui: il medaglione di Serpeverde aveva già avuto un effetto simile, ma molto più ostile nei loro confronti, mirando a sentimenti più volubili seppur potenti. Magari era il punto debole del suo amico, avere a cuore così tante cose che era difficile proteggerle tutte dal male, voler liberare un'amica e allo stesso tempo vendicare il fratello che non c'era più insieme a tutti i caduti della guerra. Ma doveva trovare un compromesso o dare delle priorità. Una delle due cose aveva tempo, l'altra no.

"Io capisco il tuo animo, Weasley" disse piano Rolf, sovrastando calmo le voci che bisbigliavano sentimenti contrastanti, "So cosa provi. Anche io voglio ucciderli tutti per vendicare i miei amici che non ci sono più. Anche io voglio vedere il suo regno cadere. Ma se ragioniamo come lui, saremo noi a cadere" dovevano mettersi in testa che non avevano più a che fare con Lord Voldemort. Lui a regola era stato un avversario molto meno potente: non conoscendo determinati canoni di vita che loro avevano potuto usare come scudo per molto tempo, non avendo dietro di sé un esercito stabile e fedele al cento per cento, per loro era stato anche facile. Ma nulla in confronto a quello che era adesso il suo successore, che di amore e amicizia ne aveva da vendere, che di strategie ne conosceva e asapeva tutti i rischi da correre. Era l'avversario peggiore, anche perché nel suo regno alloggiavano Mangiamorte che un tempo erano stati loro compagni di scuola, che li avevano vissuti, studiati, sfidati e accompagnati nei loro anni a scuola. Lestrange poteva contare sul loro appoggio, sulle loro informazioni, che anche se non erano molte, potevano comunque abbatterli uno dopo l'altro.

"Rifletti Ron" riprese Hermione mettendo tutte le medicazioni nella borsa, "Lestrange non è come gli altri. Si è potenziato col tempo. Ha studiato metodi che noi non possiamo nemmeno immaginare. Non diventare una preda facile".

"Lo avevi detto tu, poi, di non fare mosse avventate".

Ron si sentì improvvisamente in minoranza, del tutto in minoranza. Nessuno aveva intenzione di seguirlo ,di dargli ragione, anche semplicemente valutare l'idea con razionalità. Lo avevano abbandonato, per loro non era un esempio da seguire. E la cosa peggiore era che dentro era a capo proprio gli amici di cui si era sempre fidato ciecamente: Harry, Hermione, Neville... tutti contro di lui, tutti decisi a vederlo come un impulsivo masochista che si sarebbe gettato nel freddo abbraccio della morte. Era un peso che non si sarebbe mai aspettato di sentire sulle spalle, una sgradevole sensazione di insoddisfazione verso coloro con cui aveva condiviso tutto. Per loro cos'era? Una dimostrazione di superiorità?
"Quindi pensate che io voglia solo ammazzare tutti, è così?" quasi non riusciva a contenere la rabbia, "Io per voi quindi cosa sono? Eh? Forse il peggior compagno che avete?" gli venne in mente un fattore che avrebbe potuto dare più importanza al conflitto. Rise amaro.

"Non è come pensi tu" disse subito Harry, allungando una mano per mettergliela sulla spalla, ma lui scacciò quel gesto con uno scatto bel braccio, non voleva la sua compassione.

"Ron..."

"No! Ho capito qual è il vostro problema! Se è questo quello che pensate di me va bene! Me la caverò da solo..." diede un ultimo sguardo a tutti i presenti, tutti quei volti tumefatti e colmi di paura, di rassegnazione... nessuno voleva davvero finire quella guerra una volta per tutte. Ma lui non voleva finire come loro, non era nato per arrendersi e vedere la sua famiglia torturata e maltrattata da un mago pericoloso. Si voltò e diede loro le spalle, cominciando un percorso senza una meta, ignorando i richiami, le suppliche, i tentativi di pace. Tutte scuse per sottometterlo e confinarlo nella loro idea che fosse solo un elemento da reprimere.

Una scena che a qualcuno invece piacque molto. Un tentativo di ribaltare ulteriormente la situazione. Era incredibile come quel regno stesse voltando sempre in meglio, doveva essere un segno del destino. La loro buona stella aveva guardato in basso, e con una visuale davvero larga. Draco non poté fare a meno di ghignare nell'appostamento. Aveva assistito ad uno spettacolo davvero esilarante, un rischio che suo cugino aveva descritto nei minimi dettagli e che inaspettatamente si era avverato parola per parola.

Antheo aveva deciso di stabilire dei piccoli appostamenti di spionaggio. L'intento non era attaccare, solo osservare gli avversari per capire meglio come muoversi, ma al momento a Malfoy andava benissimo così. Il solo fatto di essere una delle risorse migliori per il cugino lo riempiva di orgoglio, e dopo la sua prima vittoria era più deciso che mai a dimostrare quanto valesse per davvero. Per una prima parte quel compito era stato piuttosto noioso, solo medicazioni e piccoli momenti di svago, nulla di rilevante. Ora iniziava ad essere interessante la loro insicurezza interna, perfetto pretesto per poterli attaccare con più failità.

Draco roteò la bacchetta inviando un messaggio in aria per il loro capo, informandolo della lite tra i leader del gruppo nemico e la possibilità sempre maggiore di poterli sottomettere al suo volere. Aveva anche in mente quali sarebbero state le prossime mosse: Weasley di sicuro sarebbe tornato da solo per cercare una via di successo, e loro lo avrebbero sorpreso e catturato.

"A volte proprio non capisco quei mocciosi" la voce divertita di uno dei compagni gli fece voltare la testa di poco. Allargò ancora di più il suo ghigno.

"A loro piace fare gli eroi, ma non sanno che non possono fare più niente per salvarsi" Malfoy cambiò postazione, scrutando l'ascurità dove aveva visto Weasley allontanarsi, "Sai che quello potrebbe tornarci molto utile?"

"Weasley? Ma dai... e come potrebbe esserlo?"

"Devi sapere, caro compagno, che Ronald Weasley gode dell'odiosa sindrome di sentirsi il paladino della giustizia. Farebbe qualsiasi cosa per non stare all'ombra di Potter o di altri. Ma lo hai sentito prima? Crede di poter battere mio cugino da solo" una mente fragile come la sua, aveva detto Antheo, era la loro arma migliore: era semplice da plasmare, potevano manovarla come volevano e abbattere pian piano, con la giusta intensità, tutti gli ideali iniziali. Un mago disperato era semplice da spellare poiché avrebbe fatto di tutto per ottenere una briciola di successo, quei cinque minuti in grado di farlo sentire potente. Antheo queste cose le aveva già viste, aveva notato da subito quanto l'intera famiglia di rossi fosse caratterizzata dalla stessa insulsa sindrome, chi più forte e chi meno.
La cosa ancora migliore era che non partivano da zero: la mente fragile di Weasley si era contaminata di magia oscura oltrepassando il territorio nemico. Non ci aveva fatto caso nessuno, ma solo i sangue puro erano ad alto rischio di contaminazione, chi più e chi meno, Rolf Scamander non ne aveva risentito per ora. Quelle piccole particelle di magia oscura avevano già iniziato a lavorare rendendo Ron ostile ai suoi compagni, più impulsivo e meno adattabile alle idee diverse dal buttarsi nella mischia. Un bel passo avanti.

"Scamander non sembra essersi contaminato con la magia. Lo vedo ancora svogliato come prima".

"Dagli tempo. Era di Tassorosso a scuola. Dei mollaccioni anche nel temperamento" Draco mandò un segnale flebile al gruppo dedito alla cattura di intrusi solitari, un piccolo fiascio di magia appena visibile si fece tra strada tra l'oscurità della foresta e l'aria che la trasportava delicatamente. Era una magia molto complessa, merito di alcuni ex compagni di scuola del cugino che nei loro anni di esilio e copertura avevano sostenuto ulteriori studi all'estero. Il Regno Unito in confronto a loro era davvero arretrato su quegli aspetti, dalla medicina al combattimento; addirittura in Cina avevano attuato un potenziamento dell'incantesimo di Disillusione che non solo ne permetteva un tempo più lungo, ma dava anche modo di origliare conversazioni protette da incantesimi insonorizzanti senza doversi avvicinare ed entrare nelle barriere. Per non parlare dell'Australia che aveva trovato il modo di impegnare il veleno di Acromantula come antidoto. Per fortuna Antheo aveva mantenuto tutte quelle amicizie, avendo così modo di sfruttare al meglio ogni possibile innovazione, come quei messaggi fluttuanti: niente Patronus, nessuno avrebbe capito che circolavano degli scambi di informazioni.

Avvisò anche la seconda postazione di spionaggio, che si trovava ai piedi di Hogsmeade, in caso avessero beccato Ron a circolare da solo. Non era stupido in fondo e sicuramente avrebbe cercato una via alternativa per avvicinarsi ad Antheo senza che qualcuno potesse tracciarlo. Divoranime in effetti non pattugliava tutta la zona, arrivava fino a Hogwarts e tornava verso la magione Lestrange, quindi per quei terreni scoperti dovevano vedersela i Mangiamorte e i Ghermidori.

"Devo dire che con Avery, quei pezzenti sono molto più utili di quanto potessi immaginare anni addietro. I cacciatori di taglie spesso non hanno molto da spartire con noi".

"La fortuna di avere come capo il cognato del Lord Oscuro. Hai il lavoro perfetto assicurato" Malfoy fece un gesto con la mano, tornando al suo compito di spia per conto del cugino. Voleva trovare qualche informazione che fosse *davvero utile* e non solo i pettegolezzi insulsi di una cerchia ristretta di ribelli che faticava a tirare avanti con la sola speranza. Gli stava addirittura venendo voglia di chiamare un sostituto e di rincorrere Weasley per conto proprio. Sarebbe stato decisamente più divertente, anche dinamico e dove avrebbe potuto usare il nuovo legno che teneva in mano.

Un altro regalo da parte di Antheo, dopo che la sua si era sgretolata nella battaglia a Hogwarts Aveva delle prestazioni migliori, un controllo più mirato e una magia più fluida. Una scoperta di Adreo e di Cedric Dorca, combinare due legni simili, quasi fondendoli per tirarne fuori uno nuovo e potente. Era merito di uno studioso babbano, forse l'unico cosa che quella gentagli aveva portato di buono: la fecondazione vegetale. Quando Dorca ne era venuto a conoscienza, non si era fermato un solo giorno per poter creare un albero che potesse inglobare quanti più vantaggi possibili; ci era riuscito, e ora la maggior parte dei Mangiamorte godeva di bacchette nuove e potenti.

Aveva però avuto la sfortuna di essere capitato con un Legilimens come compagno di spionaggio: "Pazienza, Malfoy. Al nostro Lord non piace chi ha fretta di scalare le classifiche".

"Non stavo pensando a niente".

"Come no. So che vuoi provare il tuo gioiellino. Ma se pazienti ancora un po', avrai più soddisfazione" non gli era mai capitato di pattugliare con Selwyn, di solito se ne stava tra le file minori dell'esercito. Non era tanto male come collega, anche se non era la compagnia adatta per passare il tempo chiacchierando. Non aveva avuto molti colleghi con cui stringere amicizia durante i suoi incarichi, ma poteva definire lo stesso Selwyn uno dei suoi preferiti, uno dei pochi che non perdeva la maggior parte della giornata a raccogliere i consensi del loro Lord in modo compulsivo come Crouch. Quando si comportava in quel modo, a Draco prendeva proprio il nervoso: non passava un solo giorno in cui non cercasse di farsi dare dei complimenti, quella mania di protagonismo non se l'era ancora tolta, forse non lo avrebbe mai fatto. Era più forte di lui, sia quando erano alle prese con Valdemort, sia adesso che comandava Antheo.

"Secondo me dovemmo stare attenti a loro, ma potrebbero essere spacciati" mormorò Selwyn indicando Harry in lontananza, il gruppo stava iniziando a distribuire del cibo.

"Tu per ora lasciali sperare, sarà divertente togliergli quella falsasperanza dagli occhi".

"Non so Malfoy, non abbiamo a che fare con dei novellini. Lo sai meglio di me di cosa sono capaci".

Draco si passò una mano nella capigliatura platinata. Era vero: loro non erano dei novellini appena entrati a scuola, sapeva che Potter poteva tenere lista a suo cugino senza grandi problemi; ma era anche vero che molte delle sue possibilità erano sfumate con l'ascesa al potere di Antheonon avevano motivo, secondo lui, di tenerli tanto, molti ribelli non erano nemmeno maggiorenni, potevano spaventarli con poco.

"Sei proprio un pivello..." rise a bassa voce il Mangiamorte, "Tu credi davvero che Potter non provvederà ad una manovra di addestramento nel corso dei giorni?"

"E se anche lo facesse?" chiese Draco guardandolo con la fronte corrugata. Selwyn non rispose, si limitò a sfoggiare un sorriso ambiguo.

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