2 - Missione furtiva
La notte era passata tranquilla, Béatrice non aveva avuto nessun problema post parto, ciò nonostante Linda aveva deciso di restarle a fianco in caso di bisogno. Per lei era stato comunque un momento molto duro e aveva un estremo bisogno di qualcuno che potesse accorrere al momento opportuno quando Antheo non poteva. La notizia di una possibile rivolta aveva messo in allerta tutto l'esercito dei Mangiamorte e le rispettive famiglie, ma nessuno aveva osato dire che fosse un'ondata imminente di cui preoccuparsi: in fondo si trattava di un branco di ragazzini appena diplomati, alcuni appena entrati a scuola, che male avrebbero mai potuto fare?
Antheo però non credeva alla storiella della loro estrema potenza e dei nemici abbastanza deboli da spaventarli con lo sguardo, una guerra l'avevano comunque passata e avevano contrastato in parte molti dei suoi seguaci, con o o senza esperienza dietro; non era saggio prendere sotto gamba la minaccia e non era saggio nemmeno fare finta che non servisse una sorta di preparazione. Li aveva addestrati lui, sapeva i loro punti deboli e forti, sapeva anche come si muoveva ogni singolo studente; ma sapeva anche che dopo una sua sessione di duelli erano migliorati così tanto da poter iscriversi ad un torneo avanzato. E il Lord Oscuro non era come il suo predecessore: non avrebbe commesso errori per pura arroganza e nemmeno per troppa leggerezza, si sarebbe mosso progettando e decidendo ogni mossa con cura. Era arrivato il momento di cambiare strategia all'insaputa dei suoi avversari, ancora convinti di poterlo battere perché a conoscenza di informazioni che Antheo avrebbe gettato in mezzo al fuoco. E allora Harry e la sua bella combriccola si sarebbero ritrovati con un pugno di mosche e una bella cella ammuffita come alloggio personale.
Osservò di nuovo dai finestroni del suo atrio personale: ancora nulla all'orizzonte, forse Harry non era poi così deciso a recuperare una sua compagna, o forse semplicemente si era perso e pareva l'opzione più realistica. In effetti il mondo magico era diventato un vero e proprio labirinto pieno di guardie e Ghermidori pronti a uccidere chiunque si fosse avvicinato, il che rendeva il ercorso lungo e tortuoso. Ci avrebbero messo un bel po' a raggiungere il loro carnefice.
"Nulla di utile, nemmeno per sbaglio" si voltò e vide la figura longilinea e così simile alla propria avvicinarsi. Alessio si passò una mano tra i folti capelli scarlatti legati in maniera paradossalmente ordinata sapendo il suo ormai ruolo prestabilito: come capo dei Ghermidori era fin troppo pulito, un piccolo lord come lo definiva sua moglie.
"Se pensavi che sarebbe stato semplice ottenere delle informazioni, hai sbagliato universo compare".
"Non lo credevo semplice, ma nemmeno che facesse scena muta di fronte alla possibilità che i suoi amici fossero già stati trucidati. Personalmente, sono convinto che non abbia proprio capito dove si trova".
Antheo sospirò emettendo un suono acuto, ma non troppo forte. In effetti Luna non aveva mai dato l'impressione di essere una prigioniera a tutti gli effetti, né di aver capito in quale verso aveva deciso di correre il suo destino. In un altro mondo forse l'avrebbe ammirata, ma non in quello, non quando lei poteva attirare qui l'esercito nemico.
"A proposito..." Avery si passò il pollice sul labbro inferiore, "Ma quelli si fanno ancora chiamare Esercito di Silente?"
"Ordine della Fenice, Esercito di Silente... Tanto non cambia un cazzo. Sempre loro sono".
"Considerando che entrambi i movimenti sono andati a farsi benedire, gli serve un nuovo titolo. Magari... La Marcia di Potter" si misero a ridere entrambi, come se in quel momento fossero arretrati di una decina d'anni. Non avevano mai avuto grandi momenti di intimità per rafforzare la loro unione e la loro amicizia, ma non era mai stato necessario. Il loro punto in comune era Béatrice, e da subito Antheo aveva capito che di Alessio si poteva fidare più di sé stesso. Era come un Cedric Dorca, ma con un carattere opposto. Era rimasto al suo fianco quando avevano ritrovato la salma indebolita di Lord Voldemort, lo aveva seguito in ogni missione e aveva voluto riscattare il proprio pregiudizio prendendo la responsabilità dei Ghermidori. Se avesse dovuto scegliere chi tenersi in ogni situazione al proprio fianco, Alessio avrebbe avuto un posto prenotato.
"Non vuoi che li uccidiamo, se dovessero farsi vedere?"
"Ti confesso che sono indeciso. Una parte di me lo vorrebbe, ma sarebbe l'equivalente di scappare o nascondersi. Non voglio finirli così" non lo avrebbe nemmeno trovato divertente, perché lasciare agli altri un privilegio che poteva tenersi per sé? Erano i due leader pronti a lottare ognuno per il proprio pezzo di terra, che Antheo non era disposto a cedere senza fare niente. Harry avrebbe dovuto capire immediatamente che la sua era una pessima idea, un suicidio, oppure glielo avrebbe fatto capire a suon di conseguenze, a partire dalla sua amica svampita che pensava di essere in un resort piuttosto che in ostaggio.
"Ho un'idea" disse poi voltandosi verso il Ghermidore, "Portiamocela con noi e andiamo loro incontro. Sarà divertente vedere come cercheranno di tirarsene fuori".
Diede un altro sguardo al paesaggio che aveva davanti: Divoranime ancora si liberava in cielo minaccioso individuando ogni possibile movimento. In alcune occasioni aveva confuso i Mangiamorte con degli intrusi, oppure aveva puntato Ro o Miko-Miko credendoli dei traditori, ma in fondo nessuno poteva definirsi perfetto. La maggior parte degli intrusi comunque erano finiti nelle sue grinfie e fatti sparire nel giro di poco, alcuni sangue sporco erano stati imprigionati e forse qualcuno li avrebbe voluti come servi, dato il piacevole risultato che aveva portato l'iniziativa della Granger sugli alfi domestici. Un castigo più che meritato: mi togli il servo, e tu lo diventi.
"Tua madre come sta?" Chiese poi Avery, forse cercando un tentativo di conversazione, sentendo il silenzio iniziare a pesare troppo.
"Ti dico solo che siamo passati dal chiamarmi figlio mio al chiamarmi Mio Signore. E credo possa commentarsi da sola questa situazione" Bellatrix, dopo la caduta dell'Oscuro Signore e la successione forzata del giovane erede, non aveva dato segni di miglioramento in fatto di sanità mentale, anzi: pareva essere solo peggiorata dal momento che vedeva in suo figlio una guida per il mondo magico e non il bambino che aveva accudito e protetto per alcuni anni. L'unica nota positiva era il fatto che in sua presenza non si permetteva più di offendere o tirare frecciatine sgradevoli alla moglie del Lord, anche se alla prima occasione di trovarsi da sole, non mancavano gli insulti verso la povera Béatrice. Non aveva avuto nessun risultato positivo nemmeno partorire due nipoti, con i bambini Bella non aveva problemi, ma con la madre i trasformava, a prescindere da qualsiasi contesto.
E non era saggio tenerla da sola con la poverina, la quale aveva provato di tutto per farsi accettare, anche solo un pochino. Linda infatti non aveva voluto tenerla da sola con la suocera quel giorno proprio per quel timore. Aveva appena superato una serata di travaglio allucinante, era stanca e doveva recuperare le forze, e l'unica cosa che non doveva assolutamente affrontare era proprio quella. Rodolphus si era offerto di dare una mano: avrebbe tenuto a bada la moglie per quanto possibile, ma non poteva tuttavia assicurare che Bellatrix se ne sarebbe stata buona senza fare niente. E in questo Egan si era rivelato un ottimo alleato.
Il piccolo aveva chiesto alla nonna di passare del tempo insieme, da quel lontano giorno avevano iniziato a legare pian piano, quindi il nipotino si era sentito libero di chiedere alla nonna di leggerli una storia, ma non una delle solite per poppanti: "Io vorrei sentire una storia con un guerriero invincibile, nonna. Non voglio nessuna principessa e nessuno drago, se non per il guerriero" si sedette su una delle poltrone verde scuro, aspettando pazientemente che Bellatrix scegliesse la storia. Era l'unica parte positiva della Avery, secondo la strega, aver dato al mondo un piccolo erede per suo figlio con un carattere tranquillo ed educato. Non bastava per renderla accettabile, ma non poteva dire di dover buttare via tutto.
"Hai delle idee particolari, piccolo. Cosa potrei consigliarti?" Bellatrix scrutò la grande libreria al muro; non aveva storie che potessero interessare a un bambino, erano solo tante leggende e miti sulla fondazione del mondo magico e sulla stirpe dei loro antenati. Non avevano principesse né draghi, né tanto meno maghi potenti come aveva richiesto Egan. Forse avrebbe dovuto inventare qualcosa di inedito, ma aveva perso la mano dopo il suo arresto ad Azkaban.
"Allora inventa! Scegli un protagonista, la mamma lo fa sempre!"
Quella frase avrebbe preferito non sentirla, ci mancava anche questa, era così che lei preparava il futuro erede del Lord Oscuro? Inventando storielle da due soldi così di sana pianta? Sarebbe cresciuto senza ideali solidi e con un mucchio di farfalle in testa volte solo a renderlo un fallito. Ma se Antheo avesse sentito quei pensieri, avrebbe tirato su un litigio che sarebbe finito l'anno dopo. Odiava quando Bellatrix esprimeva un giudizio sulla nuora, che definiva troppo inferiore a lui, ma il figlio non voleva saperne: si era invaghito della mezza babbana figlia di traditori e non aveva più mollato la presa. Doveva essere andato storto qualcosa durante la permanenza dai Malfoy.
"La mamma racconta sempre storie con papà come protagonista. È vero che ha sconfitto un drago dentro un lago, nonna?" Egan prese a dondolare le gambette snelle, ancora seduto educatamente sulla poltrona. Bellatrix sperò che non fosse una cosa inventata di sana pianta: vedere il proprio figlio usato come fenomeno da baraccone solo per fare divertire un poppante... gliel'avrebbe fatta pagare senza troppi problemi. Più passavano i giorni e più credeva che la sua presenza fosse nociva per la sua famiglia.
Caso volle che proprio mentre ci stava pensando, dalla porta si palesò proprio Béatrice con Linda Malfoy al seguito, e i rispettivi bambini. Bellatrix in effetti non aveva ancora avuto l'occasione di vedere Heiko dopo la nascita, Antheo non glielo aveva permesso perché sua moglier era stanca e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era una voce da cornacchia a rovinarle il sonno. Rabastan Jr invece era uno strano mix dei genitori: volto identico al padre, in tutto e per tutto, con tanto di carattere, ma i colori di occhi e capelli uguali alla madre. Non avrebbe mai pensato di vedere Lestrange e Malfoy uniti in un'unica famiglia, ma gli anni le avevano regalato esperienze uniche.
"Be'" disse puntando gli occhi cattivi sulla rossa, "Puoi fartelo dire direttamente dalla tua mammina, se è vero". A quella frase Béatrice si sentì presa in causa, come se quella frase avesse disegnato una strada a senso unico e lei fosse l'unica destinazione possibile. Anche il tono lo aveva lasciato intendere perfettamente, era il solo suono che sentiva ogni volta che la suocera si riferiva a lei: tagliente e sgradevole come le unghie sulla lavagna. Ogni volta che parlava così, Béatrice si sentiva attaccata, messa contro tutti, non avrebbe escluso il pensiero che potesse addirittura spettegolare su falsità pur di allontanarla da tutti.
"Bellatrix" Linda prese subito la parola, "Béatrice è ancora provata dal parto. Ti prego di non investirla subito così, senza nemmeno un buongiorno" non sopportava quell'atteggiamento di sufficienza per una persona alla quale Antheo teneva molto, non dava rispetto ai suoi affetti e non si dimostrava volenterosa di provarci. Si fece da parte solo per lasciare che Egan raggiungesse la madre, eccitato nel vedere il fratellino. Béatrice si abbassò al livello del figlio maggiore, dimenticando il disagio iniziale e lasciò che Egan provasse a fare una carezza sulla testolina già folta del neonato. Non voleva farsi vedere triste dal piccolo, nemmeno mostrargli quanto la nonna fosse autoritaria nei suoi confronti. Voleva dargli un clima il più possibile sereno per quanto si potesse definire dalla situazione che stavano attraversando.
"Io le parlo come voglio, non sei nessuno per dirmi cosa fare".
"Tuo figlio la ama e l'ha sposata, con o senza il tuo consenso. E dato che ora Antheo è..."
"Non ti devi permettere di dire il suo nome!" la strega Black scattò subito davanti a Linda, "Lui è il tuo Signore, non un amichetto con cui giocare!"
"Ed è anche mio nipote, Bella. Indipendentemente da come lo vedi tu!" la Malfoy non abbassò la testa, non importava chi avesse davanti né che ruolo avesse nella vita del Lord Oscuro, sapeva quale fosse il suo posto e lo avrebbe difeso in ogni caso. Bellatrix non era nessuno per attaccare verbalmente chi voleva e chi le stava antipatico, che fosse stata Béatrice o qualsiasi altro Mangiamorte che a lei non piaceva. Non avevano più Lord Voldemort come capo indiscusso.
E si vide il solito scenario di sempre: ora che Béatrice aveva qualcuno che le dava manforte, Bellatrix si era zittita, ma non aveva tolto quello sguardo cattivo e insofferente. Era forse la caratteristica peggiore, quella di mostrare il suo disprezzo attraverso i gesti e il linguaggio del corpo, e questo la povera Avery non riusciva a venirne a capo. Non era servito a niente sottomettersi del tutto, seguire i suoi ordini fin tanto che si erano stabiliti nella magione Lestrange, concedersi totalmente ai suoi capricci... Più Béatrice si era dimostrata disponibile, più Bellatrix si era incattivita. a un certo punto aveva deciso di non dire niente ad Antheo, non voleva metterlo contro la madre, anche se questo significava subire e tacere per il resto della sua vita; si era basata sul riferire a grandi linee e in modo molto vago quello che succedeva, ma questo sistema non aveva funzionato a lungo: oltre al fatto che gli altri in ogni caso cantavano, Antheo se lo immaginava, sapeva che tipo di acqua scorreva tra loro, e sapeva che non era affatto limpida.
Ma considerando che il marito in quel momento aveva altri pensieri per la testa, ed era meglio tenerlo concentrato su di essi, Béatrice decise di fare la cosa più sensata in quel momento: Egan voleva passare un po' di tempo con la nonna, e Bellatrix non si era opposta, ma lei era di troppo.
"Volevo solo vedere come stava andando. Tolgo il disturbo. Tu Egan comportati bene".
*****
Era il mondo dove era nato e cresciuto, ma in quel momento di familiare aveva ben poco. Non era nemmeno sicuro che quella fosse Diagon Alley, o Godric's Hollow, o qualche altra piccola località magica. Per Ron quella era una visione troppo pesante, gli montava addosso una rabbia incredibile e una grande voglia di schiantare tutti coloro che avesse trovato davanti a sé. Che fosse un Mangiamorte, un Ghermidore, perfino il dannato gufo che si divertiva a svolazzare sui cieli grigi, lo avrebbe fatturato senza nemmeno riflettere. Lestrange aveva portato via tutto quello che si ricordava, tutto quello che aveva segnato la sua infanzia; ora tutto quello che aveva davanti era solo un mucchio di macerie indistinte e anonime.
Era anche vero che quei paesini erano sempre stati un po' disabitati, l'abbandono aveva colpito le località piccole per potersi espandere nelle città più grandi come Diagon Alley e le parti magiche di molte capitali del mondo, ma sapeva riconoscere perfettamente quando si trattava di un evento spontaneo e quanto si trattava di una vera e propria evacuazione. Era questo il mondo che voleva Lestrange? Un paesaggio fatto di morte e di distruzione, dove gli unici su cui poteva comandare erano cadaveri in decomposizione? E come aveva potuto avere la crudeltà e la sfacciataggine di uccidere e lasciare che uccidessero dei ragazzi innocenti? Li aveva addestrati, li aveva visti crescere e aveva insegnato nelle loro classi, era un vero e proprio tradimento.
Aveva deciso di addentrarsi al solo scopo di recuperare Luna. Quella svampita... Ma perché era rimasta indietro?
"Come cazzo facciamo a trovarla in mezzo a tutto questo casino?!" Sussurrò verso il suo migliore amico, nascondendosi dietro una statua mezza distrutta per non farsi vedere da Divoranime che passava sopra alle loro teste. Forse avrebbero dovuto iniziare a pensare vera la possibilità che la loro amica fosse ormai deceduta sotto i colpi di Avery e degli altri Ghermidori. Ma Harry non aveva voluto considerare l'ipotesi nemmeno per un secondo: piuttosto avrebbe recuperato il cadavere uccidendo gli oppositori, ma ci avrebbe creduto solo ed esclusivamente quando lo avrebbe visto con i suoi occhi.
Avere in squadra Rolf Scamander era piuttosto noioso. Non parlava, non interagivan in nessun modo, se ne stava in disparte a riflettere su chissà che cosa e non coinvolgeva nessuno. Ron avrebbe voluto poter leggere la mente, capire he cosa stesse affliggendot il loro compagno di viaggio, ma nemmeno Harry sembrava interessato alla cosa.
"Ci sarà un momento dove quell'uccellaccio non vola" mormorò Potter tirando su il naso, per scrutare meglio la sentinella del loro nemico. Con quel gufo in giro per il mondo magico sarebbe stato impossibile fare un passo in sicurezza, bastava un solo strillo dei suoi per chiamare a raccolta tutta una schiera di Mangiamorte, si era preparato bene estrange.
"Penso abbia già mangiato. Ma non voglio sapere che cosa..."
"Però così non andremo da nessuna parte. Come facciamo a eluderlo senza farci scoprire?" Harry si guardò intorno, ovunque si posassero i suoi occhi poteva temere la presenza di un Mangiamorte o di un Ghermidore, che situazione di merda. Se solo si fosse reso conto subito dell'assenza della Lovegood, adesso non sarebbero lì indecisi se tornare indietro rischiare ulteriormente. Il problema era che anche tornare indietro adesso sarebbe stato pericoloso. Avevano varcato la soglia del pericolo troppo a lungo, ora si trovavano nel bel mezzo del terreno nemico e non c'era più modo di uscirne indenni. E la cosa peggiore era che nessuno dei suoi compagni stava davvero collaborando: Ron si lamentava e sbuffava, e Rolf non diceva una parola. Non poteva fare tutto da solo.
"Rolf, per Dio, non restare così distante!" Bisbigliò dietro di sé guardando il terzo avventuriero che si era posizionato ad una casta distanza tra i due Grifondoro in maniera del tutto casuale. ma così distante si sarebbe perso e avrebbe rischiato di fare la fine di Luna.
Rolf rimase rannicchiato in un punto poco distante: "Sta tracciando la nostra magia. Lasciamo troppi segni" indicò piano il gufo con il dito, senza alzare troppo la mano. i due ragazzi si guardarono incerti, non cpivano il senso di quella frase. Cosa voleva dire che Divoranime poteva tracciare la loro magia? Erano maggiorenni, la loto traccia magica era scomparsa, non aveva senso preoccuparsi.
"Se stiamo tutti nello stesso posto, ci rendiamo più visibili. Hanno messo una barriera che capitasse magia intrusa".
"No... Dimmi che non è vero..." Ron si agitò sul posto, cercando una postazione alternativa che potesse indebolire il loro segnale attuale, e sperando che non fosse ormai troppo tardi. Ma come avevano fatto a non pensarci? Gli era effettivamente sembrato troppo facile penetrare nel territorio nemico senza che nessuno se ne accorgesse, ma certo che Lestrange aveva piazzato trappole ovunque...
"Ci ho messo un pochino a capire. Luna non è rimasta indietro per sbaglio. Si è fatta catturare apposta perché non seguissero anche noi!" Rolf si accovacciò di più, rendendosi quasi invisibile sotto l'ombra che la grossa pietra gli stava offrendo riparo. Harry a quel punto sentì il panico salire dentro le viscere, era facile che per tutto quel tempo qualche seguace oscuro li stesse seguendo senza farsi vedere, e forse erano già circondati e spacciati. Anche se pareva strano che non avessero ancora deciso di uscire allo scoperto, che fossero ancora in tempo per evitare l'inevitabile?
Però questo cambiava totalmente le cose: se Luna aveva deciso di farsi catturare apposta, quindi di agevolare la loro fuga mostrandosi visibile con la magia, allora che si fossero mossi per salvarla non era stata affatto un'ottima idea. Tutt'altro: si erano auto condannati a dover affrontare i Ghermidori. Ed ora si trovavano in un momento di calma che avrebbe potuto voltare in peggio al primo movimento brusco.
"Ok..." balbettò Harry, cercando di mantenere il sangue freddo per poter riflettere senza commettere errori, "Ron, resta qui. Io mi sposto verso quel capanno. Nessun movimento brusco ok?"
"Stai scherzando spero..." Ron non ne voleva sapere, non so sarebbe separato dal gruppo solo per eludere la guarda piumata. Era una pessima idea: dividersi voleva dire essere prede facili per i maghi oscuri, un uccello lo potevano anche abbattere qualora si fosse accorto di loro. La priorità doveva essere quella di restare uniti e di affrontare i pericoli insieme, non di dimezzare la potenza d'attacco.
"Per favore, non cominciare".
"Voi due siete completamente pazzi. Ma hai dimenticato quanto siano bastardi nell'attaccare?"
"No, lo so molto bene, ma se è vero quello che dice Scamander, allora ci stiamo solo servendo su un piatto d'argento a quel pennuto!"
"Si fotta quel pennuto! Io voglio Lestrange qui davanti così lo schiantiamo tutti insieme".
Harry dovette trattenere uno sbuffo rumoroso, ma proprio adesso Weasley doveva intestardirsi con questa sua foga di fare l'eroe? Quello non era un gioco, non dovevano fare passi falsi e ogni idea che potesse dare loro un minimo di vantaggio dovevano metterla in pratica al più presto. E dire che aveva dei fratelli dietro che conoscevano molto bene il Lord Oscuro, sapevano come si muoveva e avevano fornito la maggior parte delle informazioni necessarie al momento opportuno, quindi Ron non poteva opporsi solo perché riteneva il ragionamento di Rolf una cazzata.
"Non fare il testone Weasley" la voce di Scamander tagliò quel breve silenzio che era sceso su di loro, "Pensare di affrontare Lestrange e tutti i suoi cagnolini da caccia adesso è un suicidio".
"Non eri mica tu poi che mi dicevi di essere prudenti, di non fare mosse avventate?"
"Non adesso che ho visto cosa ha fatto al nostro mondo, Harry! Vuole la guerra? Gliela diamo piuttosto! Non ha nemmeno le palle di venire qui di persona, fa fare tutto ai suoi sottoposti".
Lestrange che non ha le palle di venire di persona, ma quando mai. Solo perché lasciava fare agli altri non significava che fosse intimorito. Tutto il contrario: Harry sapeva benissimo che Antheo si era fatto vivo per molto meno, non avrebbe mai sprecato l'occasione, solo non avrebbe dato ai suoi nemici l'illusione di potersi portare in vantaggio con poco. Lo diceva sempre durante le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure: mai dare al nemico il pensiero che sia tutto facile, non mostrarsi prevedibili e riflettere anche un secondo in più fintanto che ci si può definire al sicuro. E poi ancora: in battaglia l'avversario non aspetta che voi vi ripassate in testa ogni passaggio e ogni definizione, deve essere tutto automatico e a vostro vantaggio. Gli risuonavano in testa tutte quelle regole che, seppur dette dalla persona che avrebbe dovuto uccidere adesso, erano ancora manna dal cielo. In fondo all'Ufficio Misteri, non aveva avuto la meglio ma si era mosso bene, senza sentirsi in svantaggio. Adesso l'allievo doveva solo superare il maestro.
"Ron" disse recuperando un po' di calma, "Tu adesso fai quello che dico io. Combatteremo insieme, ma non dobbiamo metterci i bastoni tra le ruote a vicenda. E Luna ci ha dato comunque del tempo per avanzare. Quindi adesso piantala di fare i capricci e lascia che mi sposti per evitare che ci trovino".
Ron fece per controbattere, ma non trovò le parole per farsi valere. Poté solo restare fermo a guardare il suo stesso gruppo dividersi in tre indiviui diversi poco lontano da lui. Uno schema che non voleva ritenere valido ma che in quel momento non poteva debellare. Adesso che dovevano fare? Aspettare che un Mangiamorte si facesse vivo e li spellasse sul posto?
Rolf poi fece un passo verso una nuova postazione, si muoveva con una costanza. A ritmo di due minuti cambiava posto e avanzava lentamente. Una tattica interessante: le tracce di magia si affievolivano e permettevano di muoversi quasi in modo invisibile. Ma non potevano usare incantesimi di disillusione, la traccia avrebbe attirato un intero esercito. Non era saggio rendersi prede facili. I due Grifondoro lo seguirono lentamente, con la stessa tempistica: prima uno, dopo un minuto un altro, fino a raggiungere quasi la stessa linea d'onda. La magione nera e tetra era più vicina di prima, imponente e spettrale nella sua maestosità. Era incredibile come famiglie del suo rango trovassero accoglienti posti tanto discutibili.
Una visione poi attirò l'attenzione di tutti e tre: una donna dai capelli rossi con avvolto in una fascia un fagottino che ogni tanto si muoveva, e subito dopo da una porta apparve un bambino. Erano in un giardinetto recintato, dallo steccato in ferro battuto non troppo alto e dove rovi di rose nere e bianche si avvolgevano prepotenti, come a voler soffocare una vittima inesistente. La donna non era difficile riconocerla, era la Avery, la fidanzata del Lord Oscuro, o la moglie, non erano sicuri della loro ufficiale unione.
"Ma da quando ha un figlio?" Chiese Ron perplesso.
"Uno di sicuro... Da adesso" commentò Rolf, "Ma l'altro... Quando ha avuto il tempo di farlo?"
"Sono affari che ti riguardano, Scamander?" Una voce roca e pesante li fece girare di scatto.
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