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10 - L'inizio degli scontri

Antheo entrò al quartier generale sbattendo la porta, superò i corridoi nello stesso modo e diede dei calci agli elfi domestici che provarono ad avvicinarsi.

"Non avrò più tutta questa pietà..." ringhiò superata l'ennesima porta, "Li voglio tutti morti! Non se ne deve salvare neanche uno!"

Béatrice entrò nella stessa stanza, ma decise che fosse meglio non avvicinarsi al marito in quello stato di forte collera. Non lo aveva mai visto così furioso, tanto da scansare con la violenza tutto ciò che gli si era parato davanti, e tenne stretto Egan per un braccio così da non farlo avvicinare.

"La paglieranno, Antheo. Te lo prometto. Ma ora cerca di calmarti" Alessio lo aveva seguito per tutto il tragitto, cercando di confortarlo, "Non è colpa tua...".

Ma come poteva aiutarlo a stare meglio? Antheo aveva sprecato tutti i suoi anni a bisticciare e combattere una silenziosa guerra contro Lucius, entrambi troppo orgogliosi per capire che a volte bastava un passo indietro, adattarsi una volta per poter convivere e collaborare. Certo che era colpa sua: se avesse fatto tutto diversamente, forse suo zio arebbe potuto vivere ancora, e lui che aveva deciso di chiedergli perdono... Antheo non aveva nemmeno avuto il tempo di ottenere il suo, figurarsi dover accettare delle scuse che non meritava.

"Ho sbagliato sempre tutto... Alessio, avrei dovuto essere diverso con lui..."

"La sua morte non ha nulla a che vedere con il vostro passato! È stato Potter, eravamo in uno scontro! Come puoi pensare che sia colpa tua?!"

"Che cosa è successo?!" la voce di Narcissa fece sbiancare il viso del Lord Oscuro. Era l'unica persona che non avrebbe voluto incontrare in quel momento, non voleva dargli la brutta notizia così su due piedi e davanti ad altra gente, non era una cosa che si poteva comunicare con calma e disinvoltura. Lei era in piedi sulla soglia, Béatrice si fece leggermente da parte abbassando lo sguardo, capendo solo con la reazione del marito a cosa si stessero riferendo, e nessuno di tutti i presenti che raggiunsero il gruppo osò parlare. Narcissa si guardò intorno cercando un volto che potesse aggiornarla sulla situazione, dal momento che in tutto quel casino non era riuscita a capire nulla, ma trovò solo suo figlio avvicinarsi lentamente con uno sguardo cadaverico. E niente Lucius.

"Draco... dove..."

Il giovane Malfoy stropicciò il volto in una smorfia di pianto, non riuscendo più a trattenere il pianto: "Lo hanno..." gli fu difficile anche finire la frase, la voce si ruppe a metà e le lacrime inondarono il suo viso già pallido. Non gli era capitato spesso di piangere, il mondo in cui si erano ormai abituati a vivere lì aveva costretti ad una passiva reazione alle tragedie che gli aveva asciugato del tutto l'anima, ma in quel momento aveva poco da mantenere la fredda maschera che li accompagnava ogni giorno. Era morto suo padre cazzo, non poteva restare impassibile davanti ad uno scontro che glielo aveva portato via e che lui, almeno in part, aveva sempre cercato di proteggerlo.

Sua madre ci mise qualche secondo a realizzare il tutto, ma gli occhi già si erano riempiti di lacrime, e non appena l'ultimo frammento di frase non detta raggiunse la sua mente, emise un urlo soffocato, un no che a malapena ebbe modo di superare le sue labbra, e bloccò la bocca con le mani per cercare inutilmente di fermare i singhiozzi.

Nel giro di poco iniziò a salire un fastidioso brusio. Un mix di voci sussurrate, parole lasciate a metà e bisbigli che Antheo stava faticando a gestire, tanta era la sua rabbia per essere arrivato tardi e per aver ancora una volta peccato di pietà davanti a dei nemici. Avrebbe dovuto inseguirli e tirare delle Maledizioni tanto potenti da incenerirli al solo contatto, avrebbe dovuto ucciderli appena se li fosse trovati davanti, avrebbe dovuto essere più come il suo predecessore solo in quell'istante. Perché doveva essere sempre così benevolo? Interruppe bruscamente il vociare che si stava facendo sempre più forte colpendo un vaso nelle vicinanze. Fu un solo movimento con il braccio, una frustata bene assestata che fini contro il muro per la troppa forza, mentre il vaso cadde rompendosi in mille pezzi. Si girò verso tutti i presenti che si erano ammutoliti di colpo: "VOLETE PIANTARLA CON QUESTO CASINO?!" i suoi occhi emanavano quasi fiamme incandescenti, "Invece di stare qui a dare aria alla bocca, cercate quei bastardi e uccideteli tutti!"

Non era un vero e proprio ordine. Antheo sapeva di non essere perfettamente lucido, era solo la rabbia che lo stava facendo parlare, era solo l'idea di aver perso qualcuno che stava invadendo la sua mente impedendogli di ragionare. E i suoi compagni sembravano averlo capito, non si mossero di un passo ma non lo guardarono con degli occhi incerti. E lui a quel punto abbassò lo sguardo distogliendolo da tutti: "Scusate..."

"Non vi dovete scusare, Mio Signore" disse un Mangiamorte nascosto in mezzo a tutti quei corpi ammassati, "Quando sarete di nuovo pronto alla guerra, noi vi seguiremo senza esitazione" e si alzò un detto in coro da tutto il resto della massa. Vi seguiremo, Mio Signore! Siamo con voi! Ci lasceremo guidare! Questa era la chiara differenza tra Antheo e Voldemort: con lui nessuno si sarebbe mai sognato di urlare delle frasi di incoraggiamento, perché Lord Voldemort lo avrebbe lasciato morire sul campo ad ogni missione. Antheo non era così: non erano solo compagni quelli, ma anche una delle poche certezze che il suo mondo gli aveva lasciato.

"Voglio vendicare mio padre, Antheo..." mormorò Draco tea le lacrime, senza singhiozzi ma con la voce rotta dal pianto mentre teneva tra le braccia sua madre, "Aiutami a dargli la giustizia che merita".

*****

Ricucire quella ferita fu più difficile del previsto. Il braccio di Harry sembrava non voler accettare la magia, gli incantesimi di guarigione rimbalzavano e solo dopo il quarto tentativo Hermione fu in grado di fermare l'emorragia. L'amico non voleva stare fermo, era troppo impegnato a bisticciare con Ron accusandolo di essere stato uno stupido e un codardo, forse aveva indirettamente cercato di aiutare il nemico fornendogli più tempo per prepararsi.

Se solo lo avesse lasciato combattere... era solo di fatto, i Ghermidori erano troppo stanchi e feriti per poterlo appoggiare; loro si sarebbero protetti a vicenda mentre Lestrange avrebbe dovuto destreggiarsi tra due fuochi. Era un ottimo soldato, ma non imbattibile.

"Mi stai veramente dando la colpa?!" Ron si mostrò offeso e sconvolto, "Harry! Cazzo, io ti ho salvato la vita!"

"Tu non hai fatto proprio niente di utile, Ron! E sai perché? Perché adesso quello preparerà un esercito che ci massacrerà tutti! Noi verremo uccisi e altri nostri amici come Hermione, se va bene, verrano fatti schiavi date le buone doti magiche! Vuoi questo?!" alzò il braccio buono con l'intento di colpire il rosso, che si spostò in tempo per schivarlo. Avrebbe voluto tirargli un pugno talmente era stato superficiale.

E lo stesso lo stava pensando Ron: ma come faceva ad essere così ottuso? Non voleva capire che se avessero continuato a duellare ne sarebbero usciti morti? Forse non si sarebbero mai trovati i cadaveri, Lestrange non era così superficiale da lasciare in bella vista il suo operato. A meno che non fosse per una ragione precisa. Harry dimenticava che se sapevano confrontarsi a colpi di bacchette e schiantesimi, era merito di quel bastardo che ora minacciava di disintegrarli. E questo voleva anche dire che non aveva insegnato proprio tutto. Non avevano nessuna possibilità.

Hermione non disse niente, da una parte era concentrata a curare il braccio di Harry, che aveva dentro una piccola parte di magia oscura che le impediva di fare un lavoro come si deve; dall'altra preferiva non intromettersi questa volta. Era una loro situazione personale e non voleva rischiare che un possibile schieramento potesse fare allontanare di nuovo uno dei due, e sta volta in modo più consapevole. Non avevano bisogno di altri conflitti interni ora che Lestrange si sarebbe preparato a distruggerli.

"Ma quindi..." interruppe uno degli ex studenti di Hogwarts, "Malfoy senior è davvero morto?"

Cadde un silenzio tombale, pure Harry e Ron smisero Per un momento di litigare. Sì: Lucius Malfoy era morto sotto l'attacco di Potter. Lo aveva ucciso in un colpo solo, un buon Sectumsempra modificato apposta per lotte a tradimento come quella. Lo aveva affinato nei giorni scorsi, quando erano ancora al sicuro nelle zone poco frequentate dai Ghermidori per mancanza di provviste, prima che venissero avvistati a saccheggiare i magazzini improvvisati. Aveva pensato che gli incantesimi di base imparati a scuola non avessero più effetto, che non avevano a che fare con dei novelli i e serviva dunque una strategia vincente. Non era l'unico attacco modificato e reso più letale, quello era uno dei pochi ma gravi errori che Antheo Lestrange aveva commesso durante la sua permanenza a Hogwarts. Non avrebbe dovuto dare loro quei consigli sui duelli, si era firmato da solo la disfatta.

Hermione finì di fasciare il braccio a Harry, poi si spostò su Ron per controllare che non avesse ferite di qualche importanza: "È troppo tardi per fare la cosa più giusta?" chiese senza guardarlo negli occhi.

"Chiedilo a lui" Weasley liberò la mano dalla ragazza indicando quello che avrebbe dovuto essere il loro leader. Tutti lì avrebbero voluto fare la cosa più guista, ovvero scappare e rifarsi una vita altrove, ma Harry non era della stessa idea. Aveva sviluppato una pericolosa sete di potere e vendetta, e non c'entrava niente la magia che lo aveva colpito, ne erano tutti sicuri. No: la sua era una questione sospesa con Lestrange, che in quel momento ai suoi occhi aveva solo preso il posto di Lord Voldemort, come se fosse stato un suo frammento ancora esistente. Non riusciva nemmeno a ragionare e a capire che quel desiderio malato lo avrebbe presto spedito nel baratro, nessuno voleva scontrarsi la quei maghi pericolosi.

"Volete capire che se io non voglio scappare, è per tutti voi?" Harry non diede modo di fare domande su una possibile ritirata: "Volete farli vincere e lasciare che vi portino via tutto? Neville, vuoi che quei bastardi si vantino per sempre di aver torturato i tuoi genitori? E tu Dean, vuoi lasciare che la morte dei tuoi genitori rimanga come un lontano e inutile ricordo? Casa volete fare?" si mise al centro del grande gruppo, assicurandosi che tutti potessero vederlo, "È per i nostri cori, i nostri amici che sono morti che sto facendo tutto questo! Non voglio che la loro caduta resti una loro vittoria, non voglio rendere il loro sforzo vano!"

"Ma Harry" Angelina si avvicinò a lui, "Loro sono molto più forti di noi, sono comunque più esperti".

"No, invece ha ragione" Neville imitò la Johnson, "Abbiamo già avuto a che fare con loro diverse volte. All'Ufficio Misteri, a scuola più volte... siamo sempre riusciti a spuntarla in qualche modo, ricordate?" guardò tutti i loro compagni, uno dopo l'altro, come se volesse vedere chi veramente meritava di combattere al loro fianco.

Ma altri si alzarano in piedi, d'accordo sia con Paciock che Potter: non volevano scappare come conigli senza affrontare a testa alta i lora avversari. Si erano schierati con Harry perché sapevano che avrebbero potreto vincere, che i Mangiamorte erano destinati a cadere e a scomparire per sempre. Quel mondo non li voleva, non li aveva mai voluti ed erano stati tanti i segnali chiari. Ma altri non furono della stessa opinione: per loro era un suicidio e forse, se si fossero sottomessi, il Lord Oscuro li avrebbe risparmiati. Era stato un loro professore alla fine, li aveva conosciuti e istruiti, sapeva che molti si erano fidati di lui. Harry li osservò letamente, analizzò ogni sfumatura negli occhi di tutti i presenti; vedeva paura e rabbia, coraggio e determinazione, ma anche l'incertezza dell'ignoto, di quello che li aspettava e che forse non sarebbero stati in grado di gestire.

Un tempo la metà di quelle persone non era nemeno in grado di tenere in mano una bacchetta, ed ora erano lì, pronti a combattere e a riprendere ciò che gli avevano portato via. e lui non poteva che essere orgoglioso di quei volti determinati.

*****

Il volto di Lucius era incredibilmente rilassato, ogni traccia di rabbia era scomparsa, i muscoli facciali erano stesi come un lenzuolo senza pieghe. Non era capitato spesso di vederlo così tranquillo, adesso che nulla avrebbe potuto raggiungerlo.

Narcissa era seduta al suo capezzale, lo aveva lavato con delicatezza e messo un completo pulito, uno di quelli che metteva pochissime volte. Non aveva voluto lasciare a nessun altro quel compito, lei era la moglie e doveva finire di prendersi cura del suo uomo. Lo fissava e basta, non parlava né cercava di ascoltare dei possibili suoni. Sapevo che suo marito non si sarebbe più lamentato della burocrazia, né delle leggi del ministero.

Ora tutte quelle sue caratteristiche negative, tutti quei difetti che nessuno aveva mai sopportato, erano diventati frammenti di ricordi che avevano lasciato un brutto vuoto, ma lei aveva apprezzato con sorpresa i Mangiamorte che erano venuti alla veglia. Non se ne era assentato nemmeno uno: le teste basse e l'assoluto silenzio rispettoso avevano regnato sovrani; Bellatrix si era anche presa il disturbo di portare un delicato bouquet di piccoli fiori bianchi e gialli, con una striscia di stoffa che recitava: Da parte della famiglia Lestrange. Narcissa aveva apprezzato molto il gesto inaspettato della sorella, considerando che non aveva mai dimostrato di avere Lucius tra le sue simpatie.

L'unica persona con cui non era riuscita a parlare era Antheo. Lo aveva visto in disparte, in un angolo distaccato dal resto del gruppo, assorto nei suoi pensieri. Aveva intuito che si stesse sentendo in colpa per quello che era successo, non le serviva una sfera di cristallo per sapere come si comportasse suo nipote, lo conosceva bene. Le dispiaceva però che lui non si sentisse di parlarle, di sfogarsi e condividere il dolore, ma avrebbe voluto dirgli che non era l'artefice di quello che era successo. Era certa che lui avesse tentato tutto pur di salvarlo, solo che il destino aveva scelto più velocemente.

"Pensavo che non saresti più venuto da me" nel mormorare questa frase, Narcissa si ritrovò a sorridere teneramente. Ironia della sorte, Antheo era proprio dietro di lei, a osservarla da poco lontano. Chissà quante volte si era rifugiato dietro le sue spalle credendo di non essere visto, chissà quante volte aveva avuto la tentazione di dirle qualcosa, ma la codardia e la vergogna avevano preso il sopravvento; si chiese se ci fosse mai stata una volta in cui si era fermato davanti alla sua porta, nei pochi giorni che erano seguiti da quel maledetto scontro.

"Scusa se non mi sono fatto vedere, zia" la voce era appena udibile, "Come stai?" si avvicinò lentamente e mise le sue mani sulle spalle della zia. Lei appoggiò le sue mani su quelle del nipote.

"Come potrei stare? Sai, più tempo passo senza di lui è più mi rendo conto che tutto ciò che non sopportavo mi manca terribilmente... è strano svegliarsi e non sentirlo mentre si lamenta" Narcissa sospirò, finalmente distolse lo sguardo dalla bara aperta e si concentrò sul volto scuro del suo Lord, che trasmetteva una tristezza tale da fare appassire i fiori solo guardandoli. Alzò un braccio per dargli una carezza, ora la cosa importante era dare forza a lui piuttosto che piangere un corpo morto. Lucius viveva ancora nei suoi ricordi, nelle immagini che lei poteva cavare dalla sua mente e guardarli a loop infinito in un pensatoio, ma la forza di Antheo adesso era la cosa più importante da mantenere e da sostenere. Non doveva dimenticare che era grazie a lui se tutto quello che avevano affrontato li aveva lasciati incolumi fino a quel momento.

"Ho visto i tuoi piccoli. Ti somigliano tanto, e sono sicura che la tua donna ti renda davvero felice" decise di cambiare argomento, toccando una cosa che lo avrebbe sicuramente tirato su di morale. Antheo infatti adorava parlare della sua famiglia, si soffermava sempre a elencare i pregi di Béatrice, a sostenere quanto Egan avesse i suoi occhi nonostante lei lo negasse e quanto Heiko sembrasse più il secondo figlio di Bellatrix che il nipote, notando il suo bel caratterino. Ma non fu purtroppo una mossa efficace: Narcissa si era scordata il piccolo ma rilevante fattore Bellatrix, che da quando si era riunita con il figlio non aveva mai avuto una sola parola per la nuora che fosse stata buona. Non la stupiva, da sempre la sorella si era autodichiarata l'unica presenza femminile degna per Antheo, e se si aggiungeva anche la lontananza forzata ad Azkaban...

"Vorrei che mia madre dicesse lo stesso... invece ci litigo una volta sì e l'altra pure".

"Be', mi sarei meravigliata del contrario. Era uguale anche con quell'altra ragazza che avevi a scuola. Come si chiamava?"

"No, fidati. È molto peggio" Antheo si spostò al fianco della zia, sedendosi per terra. Era comunque abbastanza alto da scorgere la sagoma dormiente di Lucius, una visione che in realtà avrebbe preferito risparmiarsi. I funerali sarebbero stati il giorno dopo, tutti avevano dato il loro ultimo saluto e le condoglianze alla famiglia, e poi si sarebbero preparati per lo scontro finale. Antheo però faticava a gestire tutto quello: faticava a sentire quei luogli sicuri, a credere che arebbero vinto, a sentirsi un capo e una guida migliore di Voldemort. Sicuramente con lui al comando le perdite sarebbero state minori, per quanto tutti gli dicessero il contrario.  essere un buon leader purtroppo non veniva insegnato a scuola, e spesso ci si ritrovava a ragionare per tutti, usando quello che poteva essere il buon senso.

"Sai" Narcissa gli accarezzò i capelli ricci, "Bellatrix ha dentro di sé un peso, che non riesce a smaltire. è cresciuto in quegli anni in prigione e si è fatto più cattivo dopo l'Ufficio Misteri".

"Sarebbe?"

"Il senso di colpa, Antheo" passò un dito sul suo viso, dove il ciuffo bianco nascondeva lo sfregio di tanti anni prima, "Fatica a vedere suo figlio felice con una donna che non sia lei, e ancor meno sapere che non merita di essere al posto di quella donna. Non ce l'ha con Béatrice quando l'attacca verbalmente, ma con sé stessa".

Antheo emise un verso di relativo interesse. Comprendeva il disagio di sua madre, ma non riusciva a scusarla. Avrebbe dovuto annullare tutti quegli anni di sofferenza che aveva deciso di creare, nessuno li aveva obbligati a torturare due Auror. Non poteva copertarsi come se niente fosse, né lasciare Béatrice da sola in balia della suocera. Bellatrix doveva accettare che lui una famiglia sua l'aveva, e lei purtroppo non ne faceva parte.

"Cosa succederà adesso?"

"L'inferno, zia. Nient'altro che l'inferno".

"So che onorerai il nostro fronte con diligenza, Antheo. Si fidano tutti di te. Tu sei la guida che riporterà le nostre famiglie agli antichi splendori".

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