1 - In ostaggio
"Non staremo sfidando la sorte? Harry?" Ron si arrampicò su una piccola roccia, dove il suo migliore amico era seduto in contemplazione del vuoto.
Harry non si era arreso, aveva solo rimandato lo scontro finale.
Dopo la battaglia di quel due Maggio, quel maledetto due Maggio, dove i suoi amici erano stati decimati, Potter aveva giurato che non avrebbe buttato all'aria tutto quello che Silente aveva cercato di portare a termine. Voldemort non c'era più, ma avevano a che fare con un nemico diverso e molto più forte, che in poco tempo aveva preso il sopravvento su tutto il mondo magico. Non potevano definirsi al sicuro, il gufo gigante di Lestrange sorvolava i cieli captando ogni possibile intruso, e i pochi magazzini che erano riusciti a svuotare erano già stati scoperti. Avevano bisogno di più fortuna e più metodi di camuffamento, o sarebbero stati scoperti in pochi secondi.
"Harry..."
"Ci hanno portato via tutto... tutto Ron. Non resterò fermo a guardare il loro dominio distruggere il nostro mondo" se avesse potuto, avrebbe lanciato un incantesimo al cielo per confermare la sua rivolta contro il dittatore oscuro che aveva cacciato tutti gli studenti o quasi dalla scuola, che aveva imprigionato tanti suoi amici e tenuti come possibili schiavi per le sue conquiste sporche, che aveva portato via quelle poche persone che lui aveva potuto definire famiglia. Non voleva perdere tutto come un codardo, non voleva dire a Lestrange che aveva vinto e che tutti si sarebbero piegati al suo volere.
"Ma abbiamo a che fare con..."
"Con?" Harry lo guardò fisso, "Con chi Ron? Da quando ti tiri indietro? Non ricordi quello che hanno fatto? Non pensi a Hermione, a Ginny, a Luna... a Neville che vedrà i maghi che hanno torturato i suoi genitori comandare indisturbati?!"
"Ehi! So che sei deluso e arrabbiato per come sono andate le cose! Anche io lo sono, anche io voglio vendetta e voglio liberare questo mondo!" Ron si alzò, quasi a voler sovrastare i pensieri del suo amico con la sola presenza. Non lo biasimava per quello che voleva fare, lo capiva e lo avrebbe appoggiato. Ma una cosa aveva imparato da sette anni in cui i Mangiamorte avevano sempre minacciato di portare sventura: riflettere e non essere avventati, specie se l'avversario era il re della furbizia e del male, colui che alla fine aveva preso il posto di Voldemort e che ora stava finendo quello che il suo predecessore aveva iniziato. E Ron voleva aiutare sua madre, suo padre e i suoi fratelli; voleva dare il suo contributo per contrastare quell'ondata violenta di oscurità che stava invadendo il loro povero mondo. Voleva vendicare i caduti e liberare i prigionieri.
"A proposito... Luna dov'è? Non l'ho vista nel gruppo..."
"Non lo so, è rimasta indietro dopo l'ultimo tentativo... spero ci raggiunga".
Una notizia che non dovevano ricevere. Perdere un alleato in una situazione del genere era molto pericoloso quanto controproducente, e Harry non voleva perdere proprio l'unica persona che aveva creduto in lui fin da subito senza nemmeno conoscerlo. Era fuori discussione, era del tutto fuori dai suoi piani e avrebbe piuttosto interrotto il suo cammino pur di rimettere il gruppo insieme.
Una caratteristica che lui e il suo nemico avevano in comune: il loro istinto leader che volgeva sempre nel tenere il gruppo compatto e pronto per qualsiasi battaglia, anche a costo di dover rimandare la resa dei conti pur di aiutare chi era rimasto indietro. Lo svantaggio era solo che ad una perdita per uno, corrispondeva una vittoria per un altro, e un'ulteriore posizione che avrebbe permesso di salire su un gradino in più nelle probabilità della vittoria.
"Immagina se l'hanno catturata. Mi aspetto le peggiori torture pur di farsi dire dove siamo in questo momento".
"Perderanno solo tempo. Luna non è stupida, è forte e intelligente. E inoltre non si fa comandare facilmente. Una calma come la sua non la possiede nessuno!" Harry non aveva dubbi su quello che diceva, sapeva benissimo che i suoi compagni non lo avrebbero mai tradito né messo nei guai per salvarsi la pelle, l'egoismo non faceva parte del loro essere. Ma sapeva anche che Antheo Lestrange era in grado di ottenere tutto quello che voleva anche a costo di fare uno sterminio di massa. All'Ufficio Misteri, quel giorno di tanti anni fa, aveva mostrato come i rapporti di amicizia per lui erano stati totalmente nulli davanti al richiamo del suo padrone, davanti all'idea di poter tornare alle sue origini e seguire di nuovo la sua fede malata. Perché quello era: solo un malato come tutti i suoi seguaci. E dire che si era fidato di lui, delle sue parole e dei suoi insegnamenti, per poi essere umiliato davanti a tutti per aver peccato di una fiducia smisurata verso il mago che avrebbe dovuto temere più di tutti. Ma era giovane all'ora, non poteva farci nulla, per lui era troppo naturale instaurare un rapporto di amicizia verso coloro che ai suoi occhi avevano avuto un destino simile al suo: era il caso di Neville, che come Antheo stesso aveva dovuto subire la lontananza forzata dei suoi genitori; tutti e tre senza una famiglia da cui tornare, con i parenti che non avevano il minimo riguardo verso il loro essere e i loro bisogni. Ma era stata proprio questa sua fiducia cieca a fregarlo, a renderlo debole e incapace di reagire all'ora. Non avrebbe commesso lo stesso errore, ma doveva ridimensionare le sue strategie: Voldemort non era stato molto più temibile, non poteva contare davvero su un gruppo unito che possedeva abilità che lui non avrebbe mai imparato. Antheo purtroppo conosceva l'amore, l'amicizia, il potere... Aveva troppi elementi su cui contare e con cui abbattere i propri avversari.
Harry si voltò a guardare il suo povero esercito, un numero nettamente minore rispetto ai Mangiamorte che si erano uniti al nuovo mago oscuro e che avevano raso al suolo Hogwarts. Vedere quelle macerie faceva troppo male, era una visione troppo forte per tutti, e per questo non era saggio restare nei pressi di Diagon Alley o di altre zone vicine. Erano tutti molto stanchi e provati, esausti dopo la lunga corsa che aveva permesso alla maggior parte di loro di mettersi in salvo, ma come per l'altro fronte, non erano riusciti a salvarsi tutti... qualcuno era stato comunque scovato e catturato, chi si era opposto era perito lottando, e Potter stava ancora lottando con il voltastomaco nel sapere che un essere così crudele si era avventato su dei ragazzi così giovani.
"Non pensare che io voglia solamente mandarci tutti al macello, potessi userei altri metodi. Ma con Lestrange è impossibile" mormorò voltandosi verso il suo migliore amico.
"Lo so Harry, lo so. Solo... "
Solo cosa? Cosa poteva dire per mettere in dubbio ogni possibile idea che fosse volta a sbaragliare le barriere oscure? Ron non voleva demoralizzare nessuno, ma non era sicuro di poter vedere la loro rivolta come un primo passo verso la libertà. Quelli erano troppo astuti, troppo potenti e capaci di asfaltare ogni attacco. Si muovevano in massa, si proteggevano a vicenda, univano le forze come loro, solo con più conoscenze.
"Non ci sono né se né ma, Ron. Aspettiamo che Luna ritorni, in caso contrario provvederemo ad un soccorso immediato".
"Sì. Solo evitiamo di fare cazzate. Abbiamo a che fare con quello che ci ha in qualche modo addestrato. Conosce le nostre mosse".
"Sì? E noi ne inventeremo delle altre. Così dovrà rivedere le sue tecniche per poterci battere. Riavremo il nostro posto, la nostra esistenza e tutti loro finiranno nelle segrete più profonde di Azkaban. Vedrai".
Harry scese dal sasso, si avvicinò al gruppo intento a riposare e li passò in rassegna tutti con lo sguardo: Hermione e Ginny erano accoccolate tra loro, per scaldarsi da quell'aria stranamente gelida per essere Maggio; Neville si guardava intorno inquieto, scrutava i monti in lontananza disegnati come un'ombra senza vita, aspettando forse la loro amica Corvonero che ancora non si stava facendo viva; Dean e Seamus medicavano le ferite degli altri con quel poco che conoscevano, pur non essendo mai stati bravi né in Pozioni né avevano conoscenze mediche, ma se la cavavano con quel poco che la loro mente ricordava ancora; alcuni studenti che si erano appena diplomati stavano consolando e rassicurando i primini e quelli del secondo anno; qualcuno copriva i cadaveri che erano riusciti a portare via... che schifo, che orrore quella situazione che li aveva portati a chiudersi a riccio, a morire, ad arrendersi momentaneamente confermando la supremazia di maghi disposti a uccidere tutti per comandare.
Si avvicinò a Paciock: "Lestrange la pagherà, per tutto. Pagherà per averci ingannato, per aver ucciso i nostri amici, per aver portato tutto alla malora..."
"Io sono con te. Per i miei genitori che ora verranno uccisi sotto il suo ordine. Hanno preso anche Luna?"
"Non lo so... ma se dovesse essere così, la liberermo".
Sentirono Divoranime urlare al suo padrone la presenza di un intruso. Alzarono gli occhi per vedere quella bestia puntare il malcapitato e indirizzare i Ghermidori, così che potessero circondare e catturare la loro preda. Quello schema lo aveva visto troppe volte in pochissimo tempo, prima di potersi definire al sicuro appena fuori dai territori di Diagon Alley. Harry però non era lo stesso certo di potersi definire al sicuro, non del tutto: i seguaci di Lestrange potevano anche essere nascosti intorno a loro, camuffati in mezzo al gruppo se fosse stato necessario, non poteva fidarsi davvero della gente che aveva davanti. Ma questo non gli impediva di nutrire lo stesso fiducia nei volti che lo guardavano speranzosi. Qualcuno si stava chiedendo chi avessero scoperto questa volta, alcuni distolsero lo sguardo per non riempirsi la mente di quelle orribili scene, mentre il gufo gigante scese in picchiata con violenza verso la sua preda urlando a squarciagola.
Era uno scenario ricorrente, uno dei cani da guardia del Lord Oscuro che aggrediva tutti quelli che definiva intrusi e indegni di poter passeggiare per i loro stessi territori, sulle loro stesse strade. Ormai il mondo magico pululava di magia oscura, trasudavan corruzione e impediva a chiunque di poter girare liberamente, era una fake di terrore che aveva un inizio ma non si sapeva la fine. Forse non esisteva.
"E se avessero preso Luna? Se fosse lei l'intruso che ha individuato quel rapace?" La voce bassa e flebile di Hermione risuonò tra i mille volti silenziosi. Il pensiero della giovane Lovegood ancora assente e degli spostamenti dei nemici improvvisamente troppo veloci lasciava una scia di inquietudine.
"Va bene" disse infine Potter, sapendo che ormai non avrebbero potuto concludere nulla fino ad un'eventuale risoluzione del problema; "Vado a cercarla, voi restate dentro l'incantesimo di protezione con Hermione. Dovrebbe essere in grado di evitare che vi scoprano. Ron tu vieni con me. C'è qualche volontario?" Scrutò uno ad uno per vedere se qualche mano timida fosse stata in grado di alzarsi. Poteva capire peròanche la paura generale, il senso di insicurezza che aleggiava e il terrore di finire sotto i colpi micidiali dei loro nemici, ma si trattava di una loro amica e alleata e non poteva rischiare di perdere un altro compagno. Non quel giorno.
"Vengo io" la voce di Rolf Scamander risuonò in un punto non troppo lontano dal prescelto, e la sagoma esausta del giovane Tassorosso apparve sopra a tutti, "Voglio venire anche io a salvare Luna".
"Molto bene. Se non c'è nessun altro, restate qui nascosti. Che non venga in mente di provare una qualsiasi imboscata, a nessuno. Sono stato chiaro?"
"Ma io non voglio restare fermo a guardarli radere al suolo tutto quanto!" George Weasley saltò su, con gli occhi ancora rossi e colmi di rabbia, "Non gli permetto di portare via qualcos'altro del nostro mondo!"
"George, per favore..." Hermione, per la prima volta, era piuttosto silenziosa e molto inquieta. Quella situazione la toccava da molto vicino, lei sarebbe stata una delle vittime se non fosse stata in grado di fuggire con la stessa velocità degli altri. Se si fosse trovata al posto della sua amica bionda, forse non l'avrebbero lasciata viva per molto tempo. Ma era suo compito tenere il gruppo unito e aiutare il suo amico e leader nell'impresa che stava cercando di portare a termine, e se avesse dovuto litigare con qualcuno, be' avrebbe pagato il prezzo necessario.
"Andiamo" Harry fece un cenno ai due volontari e iniziò a oltrepassare la protezione delicatamente. Uno stacco troppo brusco avrebbe potuto fare captare la traccia magica.
*****
Era una prigioniera molto interessante. Non aveva urlato, non si era opposta, li aveva seguiti senza porre resistenza. Una scena particolare e per certi versi addirittura ridicola, mai nella loro vita avevano trovato un prigioniero che si fosse dimostrato collaborante. Ma non era un cattivo segno: le conveniva collaborare per non peggiorare la sua posizione, e in fondo era stata stupida a restare così tanto indietro.
Barty la osservava da una buona mezz'ora, nel volto non riusciva a intravedere nessuna nota di paura, Luna era perfettamente tranquilla, con i suoi soliti occhi persi, il mezzo sorriso che si teneva stampato in volto. Guardava tutti i suoi carcerieri con un volto incuriosito, forse perché non aveva mai visto tanti Mangiamorte insieme nella stessa stanza, impegnati a trasportarla verso il loro capo che probabilmente stava cercando di rilassarsi dopo una notte d'inferno.
"Che cosa cavolo guardi con tanto interesse?" Barty si pentì subito di aver voluto cominciare quella conversazione. Aveva già avuto a che fare con quella ragazza durante il suo camuffamento in Alastor Moody: una tipetta troppo strana per potersi definire amica o nemica, era indeciso su come vederla in quel momento. Magari conoscendo l'indole bizzarra del padre, avrebbero potuto sfruttarla come nuova alleata, Potter si sarebbe ritrovato con un amico in meno e loro con uno strumento in più.
"Avete tutti... la stessa faccia seria" Luna rispose con voce calma, come se stesse solo percorrendo una gita scolastica del tutto priva di pericoli e momenti di azione. Era sempre stata una che il pericolo lo vedeva in ritardo, ma in quel momento a Barty parve più una grandissima presa in giro. Stava andando davanti al più potente e pericoloso mago oscuro che fosse mai venuto al mondo, e la sua espressione dava più l'idea che stesse andando a trovare il nonno.
"Avrai capito velocemente che il nostro lavoro non prevede grandi divertimenti, Lovegood".
"Vero. Siete molto indaffarati. Non avrete dormito la notte".
"Ma è seria?" Thorfinn saltò su, perdendo la poca pazienza che aveva in corpo. Avesse avuto l'occasione, l'avrebbe uccisa sul posto e non riusciva a capire cosa spingesse quella mocciosetta ad essere tanto calma e sicura, non avrebbero mai permesso ai suoi compagni di venire a soccorrerla, li avrebbero annientati in un colpo solo. Oppure aveva subito accettato il proprio destino di essere un ostaggio e non aveva intenzione di opporsi al volere dei suoi carcerieri.
"Seria o meno, Rowle, fa bene a non dimenarsi e urlare come una disperata. Non servirebbe a niente" Barty spinse piano il portone che dava al grande atrio, dove il loro Lord Oscuro era seduto sul suo trono a pensare, fissando il vuoto. Quando i passi dei suoi seguaci attirarono la sua attenzione, i suoi occhi incrociarono subito lo sguardo piatto della giovane Corvonero, ma in nessuno dei due ci fu il minimo segno di emozioni anomale.
Era incredibile come due parti così nemiche in quel momento fossero in grado di guardarsi come due vecchi amici. Antheo probabilmente non era stato ancora informato della presenza di una prigioniera, ma meglio così: gli avevano fatto un'interessante sorpresa.
"Ciao Luna" disse con il suo tono piatto e poco convincente, ma dalle sfumature accoglienti che spinsero la ragazza a sorridere timidamente.
Il Lord Oscuro aveva la testa piena di Nargilli. Gli avrebbe detto questo non appena le avesse dato l'occasione di parlare. Percepiva nei suoi pensieri qualcosa di burrascoso, una nota che impediva alla sua mente di poter nascondere ogni tipo di pensiero. Luna per la battaglia si era impegnata a leggere le menti, o almeno quel tanto che bastava per capire a grandi linee come muoversi davanti ad avversari come i Mangiamorte. Quindi non le fu troppo difficile capire che il suo carceriere più pericoloso in quel momento non aveva alcun interesse a torturarla.
"Hai la testa piena di Nargilli" mormorò piano, con un tono amichevole, e come prima era stato per lei, quella frase strappò un lieve rosso al mago oscuro.
"E chi non ne ha oggi giorno? Hai visto che casino che abbiamo da sistemare?" Il Lord Lestrange si alzò con pigrizia dal suo posto d'onore, si avvicinò di poco alla prigioniera con le mani dietro la schiena, mostrando un atteggiamento non aggressivo che avrebbe permesso un colloquio molto più collaborativo. Non era sua intenzione ucciderla, non se poteva tornargli utile per altri scopi come stava sicuramente pensando.
"Dove sono i tuoi compagni? Sei sola nella tana del nemico" fece un gesto con la mano, perché Adreo e Thorfinn la lasciassero.
"Loro non sanno che sono sparita. Sono rimasta indietro dopo l'ultimo saccheggio".
"Molto male, per un leader, non controllare che ci siano tutti i suoi compagni..." Un grave errore da parte di Potter. Una cosa che ad Antheo diede molto fastidio: lui che più di tutti aveva sempre vantato di pensare a tutti coloro che lo volevano aiutare, che aveva sempre promesso di tenerli al sicuro, non si era accorto che mancava un suo alleato. Non era stato attento, non aveva capito cosa voleva dire comandare un esercito nel migliore dei modi, davvero deplorevole. Lui non gli aveva insegnato questo.
"A quest'ora, in ogni caso, si saranno accorti he manca qualcuno. Non credo poi che il tuo capo sia così crudele da lasciarti qui".
"Tu e Harry siete molto simili, in fatto di umiltà. Buffo per un mago oscuro però".
"Anche noi maghi oscuri abbiamo un cuore, e un'esistenza che ci permette di avere dei sentimenti" una provocazione che non aveva funzionato, aveva capito subito l'intento della Lovegood, ma lui era stato più riflessivo. Lo scopo di paragonare due nemici era sempre lo stesso: uno dei due avrebbe negato fino allo sfinimento, peccato che Luna aveva puntato il soggetto sbagliato. Antheo si era sempre sentito simile a Potter, anche se dal verso opposta. Entrambi senza famiglia e cresciuti con uno zio che avrebbe fatto meglio a seppellirsi vivo che crescerli in un modo tanto oltraggioso, vedendo nell'altro parente, i loro cugini, un qualcosa in più che non sarebbe mai esistito. Questo però Harry non lo avrebbe mai ammesso, avrebbe piuttosto steso veli infiniti di bontà nei confronti dei suoi parenti pur di sembrare diverso dal suo nemico.
"Adesso che cosa farai?" Chiese calma Luna, "Intendi strapparmi informazioni torturandomi, e poi mi ucciderai?"
"No" Lestrange si avvicinò e azzerò la distanza, "Da morta non mi servi proprio a niente, saresti solo cibo per draghi affamati. Da viva ho la garanzia che il tuo leader venga a prenderti".
"Ma mio signore! Non vuole ucciderla?! Tutti i suoi amici verranno per attaccarci! Piuttosto disintegriamo tutto!"
"Un regno senza sudditi è totalmente inutile, e voi non siete di certo nella posizione di dirmi cosa devo fare. Come detto: da morta lei sarebbe totalmente inutile" passò in rassegna tutti i presenti, guardandoli negli occhi in modo che potesse trasmettere quanta più autorità possibile. Se avessero ucciso Luna non avrebbero avuto motivo di attirare Potter, invece con un ostaggio sarebbe esistita una garanzia di scontro. In fondo Harry non avrebbe mai lasciato che la sua amica bizzarra restasse nelle grinfie del diavolo.
Fece un cenno con la mano per comunicare il desiderio di restare solo con la ragazza, voleva parlare con lei in privato, senza la minaccia di qualche guardia pronta a torturarla. Non era suo desiderio farla soffrire, non aveva senso in quel momento: se avesse dovuto trasmettere la sua superiorità, lo avrebbe fatto in uno scontro più leale, non voleva mostrarsi crudele, non era Voldemort. Il tempo del suo predecessore era finito nello stesso momento in cui, durante il primo tentativo, si era fatto abbattere da un neonato, decretando sul suo erede la supremazia inconsapevolmente. E Antheo aveva ancora voglia di mostrarsi migliore del loro boss deceduto, di portare tutti i suoi compagni alla fine, proteggendone il più possibile e le rispettive famiglie.
"Non fraintendere i miei piani, non voglio ammazzarvi tutti" disse avvicinandosi alla finestra, scrutando quel paesaggio devastato che dava solo tristezza, "Voglio solo una resa dei conti".
"Harry non lascerà che questo mondo cada in rovina" Luna si avvicinò al Lord Oscuro, in lei non vi era nessuna traccia di paura, o non ancora almeno, ma era meglio così: l'assenza di paura poteva anche trasmettere collaborazione, o quanto meno un modo più morbido per ottenere qualcosa in più rispetto ad un atteggiamento ostile.
"Non lo vuole nessuno dei due, Lovegood. Abbiamo solo due visioni diverse del risultato finale".
"E per ottenerlo... è inevitabile lo scontro".
"A quanto sembra".
"E ora che cosa farai? Mi rinchiuderai in una delle celle che avete nei sotterranei? Avrai la certezza che io non possa scappare" era incredibile come Luna fosse in grado di prendere tutto con estrema riflessione, senza movimenti o attacchi bruschi. Non era nemmeno sicuro che avesse capito di essere nella tana del drago, di essere finita con un piede nella fossa. Sembrava perfettamente a proprio agio. Vero che non l'aveva mai vista effettivamente spaventata, nemmeno all'Ufficio Misteri, durante la loro imboscata nel suo quinto anno, però così iniziava ad essere eccessivo.
"Non sei spaventata perché mi conosci o perché senti che la mia fine è vicina? Perché se fosse la seconda ipotesi, potresti rimanerci delusa".
"Oh no, io ho tanta paura anche. Sono solo consapevole che tu non sei come lui. O tante cose le avresti già fatte anni prima" Luna distolse lo sguardo dal suo carceriere, passeggiando di qualche passo verso il centro dell'atrio, "Non hai mai ucciso Harry quando ne avevi l'occasione, eppure eri la persona indicata per colpire. Non hai mai depistato tracce o attaccato di nascosto noi studenti. Hai sempre... aspettato. Ecco perché sono tranquilla pur avendo paura".
"D'accordo..." Antheo richiamò attraverso il marchio uno dei suoi seguaci, disse di portare la prigioniera in una stanza che non fosse troppo curata. Aveva escluso la cella fredda, ma era pur sempre un ostaggio. E inoltre non aveva più nulla da dire alla sua ospite indesiderata, aveva altri pensieri per la testa e voleva risolverli quanto prima: Béatrice ancora non aveva dato notizie di sé, e solo qualche minuto prima dell'arrivo dei suoi compagni, Boby aveva annunciato la nascita del suo secondogenito, voleva andare a vedere come stessero. Non perse nemmeno tempo in scuse o avvisi, andò direttamente nel corridoio che dava alla camera padronale, dove già davanti alla porta chiusa riusciva a sentire i sussurri dolci della sua donna e i gemiti del piccolino. Aprì piano la porta, lasciò che il fascio di luce illuminasse il volto stanco e felice della donna e che i suoi occhi si incrociassero con quelli del suo mago oscuro, trasmettendo una felicità che non era necessaria descrivere a parole.
Antheo si avvicinò facendo meno rumore possibile, quando si trattava della sua famiglia, aveva un'innata delicatezza e paura di poter fare del male a qualcuno inconsapevolmente. Si sedete sul bordo del letto, una leggera pressione mosse i corpi di lei e del piccolino che mosse le sue mani dallo spavento. Il Lord Oscuro gli mise una mano sulla fronte, accarezzando quel velo di capelli neri come il fratello maggiore, ma notando delle sfumature ramate. Poi passò alla sua amata, dandole il bacio più dolce che avrebbe potuto riservarle. Non la vedeva da un giorno e già gli era sembrata un'eternità. Aveva per un attimo avuto paura di dimenticarsi quanto fossero belli i suoi occhi di smeraldo, quanto fosse morbida e liscia la sua pelle candida e quanto fossero profumati i suoi capelli di fuoco. Aveva lottato con tutto sé stesso per poterla portare al potere insieme a lui, sbaragliando i disaccordi di famiglia ed esercito e adesso voleva godersela ogni singolo secondo.
Heiko era nato forte e sano, con la stessa tenacia e sfacciataggine di suo padre ma anche con la gentilezza di sua madre, un pianto modesto, senza urla troppo forti, ma un fisico degno di un combattente come pochi. Il mix perfetto di due maghi pieni di esperienza e abilità come lo era stato il nuovo comandante oscuro alla nascita.
"Ha i tuoi occhi" disse piano Antheo, ricevendo uno sguardo da parte di Béa come per dirgli di farla finita, non era vero, "Ma sì, guarda!"
"Ci hai messo tanto a venire. Problemi ai piani più bassi?"
Antheo fece spallucce, alla fine erano sempre i soliti casini che aveva avuto affrontare dall'inizio del suo pieno comando: "Le solite cose. Ma abbiamo un ostaggio adesso" accarezzò la fronte della sua donna, sentendo la consistenza dei fili di rame sotto il suo polpastrello.
"Non oso immaginare Potter come l'abbia presa".
"Come la prenderei io se dovessero avere in mano un mio amico. Molto male. Ma ha peccato di comando".
"Mai lasciare indietro i propri compagni. Non ha imparato niente da te" Béatrice si sistemò leggermente sul materasso, emettendo un sussurro di dolore per la posizione trattenuto in un tempo troppo prolungato. La gravidanza di Egan in confronto era stata una spinta nemmeno troppo dolorosa, un colpo anche veloce, una carezza a differenza del fratello che si era evidentemente già confermato un tipo tosto per gli anni avvenire.
"Come stai?" Chiese l'uomo, dando forse più importanza del necessario all'evento. Non che fosse una cosa da niente, di pochissima importanza, ma alla fine un parto lei lo aveva già affrontato, e il secondo non aveva avuto una grande differenza.
"Bene. Ora che lui è qui, molto meglio di prima" Béatrice accarezzò il mento di Antheo, dove la barba corvina ormai era evidente e folta, ma non troppo lunga, quel tanto che bastava per ricordargli quanto si stesse avvicinando ai trent'anni, "Posso essere operativa da domani".
"Il riposo è importante, lo sai".
"Questa notte è più che sufficiente per riposarmi. Altrimenti chi ti tiene tranquillo nei prossimi giorni?" La donna rise, contagiando il suo uomo e rischiando di svegliare il loro piccolino. Poi, dopo un breve momento di silenzio per riprendere la serietà, confessò un desiderio: "Se dovesse venire su un altro scontro, un'altra guerra... Io voglio essere presente Antheo".
"Béa... potrebbe essere pericoloso, i bambini hanno bisogno della madre".
"E anche del padre, ti ricordo. E poi una guerra senza fare niente l'ho già passata. Ma questa volta non gli permetterò di fare loro del male o di rendere questo mondo ostile per le loro vite".
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro