9 - Fuggitivo
Antheo piombò dentro il negozio Magie sinistre attraverso il camino, trattenne un colpo di tosse facendo una faccia schifata per la quantità di polvere e sporco che gli erano finiti addosso. Magie sinistre era sempre buio presto e pieno di sporco, con quegli oggetti di antiquariato che non si voleva comprare tanta gente.
Si alzò e scrollò dal Montgomery la polvere e si avviò guardandosi intorno. Pareva che nessuno fosse ancora entrato per perquisire il negozio, meglio così: avrebbe avuto meno probabilità di dover combattere e magari ferirsi di nuovo.
Percorse lo stretto spazio che si formava tra gli scaffali e il bancone del negoziante, ma si sentì afferrato per il cappuccio del Montgomery costringendolo a fermarsi di colpo. Si girò di scatto liberandosi dalla presa e puntò la bacchetta contro... il proprietario di Magie Sinistre.
"Non preoccuparti giovane Lestrange, non mordo" gli disse sorridendo alzando le mani per mostrarsi disarmato. Antheo abbassò la bacchetta ed emise un sospiro annoiato, calmando il battito cardiaco.
"Pensa che qualche giorno fa tenevo nascosto uno della tua famiglia, ti cercava"
"Adreo..." completò la frase il Mangiamorte distogliendo lo sguardo, riuscendo a sentire la magia del cugino per tutto il negozio, doveva aver combinato qualcosa aiutato da qualcuno, in una zona precisa si potevano percepire più scie magiche.
Il negoziante rimase a guardarlo, indeciso come si deve sul da farsi, si era ritrovato un cliente inaspettato e non era del tutto in vena di acquisti, e con le misure che il Ministero stava progettando ne avrebbe passate tante.
"Hai bisogno di qualcosa?" Gli chiese a un certo punto, dopo averlo visto passeggiare tre volte davanti a lui.
Antheo si girò a guardarlo: "Sì: ho bisogno di un nascondiglio"
"Oh be' posso esserti utile per questo" dichiarò gongolante il negoziante informandolo di essere in possesso di una piccola stanzetta lì in negozio che potesse fare al caso suo; era un piccolo varco nascosto nella parete, che impediva di tracciare la magia oscura: "Lo avevo usato anche ai tempi di Grindelwald, non hanno mai trovato i fuggitivi" ridacchiò aprendo la porticina che si mimetizzava col muro.
Antheo si sporse appena con una faccia non molto convinta: "mi chiedo il perché..." e arretrò di qualche passo. Tra sé e sé lo ammise: avrebbe preferito seguire i genitori ad Azkaban piuttosto che dormire e mangiare in quella topaia da spavento, peggio della stanza delle necessità quando cercavi qualcosa, te la faceva trovare in mezzo a un mucchio di ciarpame senza alcuna utilità. Prese la porta e la chiuse seccato, non ci avrebbe mai messo piede nemmeno morto: "Non intendo starci, non ho bisogno di un tale livello di protezione, mi serve solo un modo per raggiungere mio nonno senza che mi vedano"
"Ah per quello non so se posso essere d'aiuto" si giustificò il negoziante "Qui ho solo merce e questo ripostiglio, ma forse posso creare un diversivo per permetterti di uscire"
"Mmh..." fece Antheo senza nemmeno ascoltarlo. Poi, girando su se stesso, si rivolse ancora al negoziante cambiando argomento: "Mi hai detto che Adreo era qui. Perché?"
"Ah sì" si affrettò a raccogliere i pensieri "Era qui con un altro uomo, un Mangiamorte a giudicare dall'abbigliamento; hanno maledetto una bacchetta, molto bella tra l'altro, dei bei rifinimenti... era molto scettico quel tuo parente"
Antheo immaginò la scenata: doveva aver portato la bacchetta di sua madre, deceduta poche settimane fa, e l'aveva ceduta al primo che passava per impregnarla di magia nera per chissà quali scopi. Gli venne in mente che era un anno esatto erano ormai due anni che non lo vedeva, com'era diventato ora? Era maturato o no? Forse non lo conosceva abbastanza nonostante fossero cresciuti insieme.
"Dove l'hanno portata? La bacchetta"
"Mmh, nell'unico posto dove potevi vendere una bacchetta che non usi più"
Ollivander, la risposta venne in mente al giovane Lestrange in maniera chiarissima. Decise che doveva assolutamente verificare se quella bacchetta fosse stata acquistata, non era frequente ma vi era una vaga possibilità che potesse rispondere ad un altro proprietario.
Guardò fuori dalla finestra, poi si girò con la bacchetta puntata e lanciò qualche incantesimo che rimbalzò per tutto il negozio. Il negoziante era esterrefatto: "Ma che fai?!" Gli chiese schivando gli incantesimi.
Alcuni Auror che passavano di lì sentirono il frastuono e si diressero verso il negozio, e come loro entrarono dalla porta principale, Antheo uscì da una porta segreta sul retro.
Passo felpato, cappuccio sul capo e costantemente all'ombra; Antheo so muoveva insidioso per le vie sfruttando le poche persone che potessero permettergli di camuffarsi. Cone incrociava un Auror cercava il primo gruppetto di maghi e ci si affiancava, facendo credere che stesse partecipando ad una conversazione quando non sapeva nemmeno chi avesse davanti. Non era sicuro che fosse una buona idea muoversi per Diagon Alley in pieno giorno, ma doveva comunque trovare il modo di raggiungere gli altri.
La bottega di Ollivander presentava due o tre clienti e Antheo non poteva entrare così, se lo avessero riconosciuto avrebbero chiamato tutti i possibili esponenti che lo avrebbero braccato, era meglio aspettare per essere più liberi.
Vide i clienti andare via dal negozio con un sorriso sornione, ricordava anche lui la prima volta che mise piede nella bottega e trovò la sua, al primo colpo, una delle più grandi che aveva in negozio, aveva praticamente ribaltato e rimesso a posto il negozio con due colpi di bacchetta dopo aver sentito una scarica calda avvolgerlo una volta impugnata. La sua bacchetta aveva anche la caratteristica di avere la minima flessibilità, quindi chiunque altro l'avesse presa non sarebbe riuscito a sferrare nemmeno il più facile degli incantesimi. Se inoltre ora si contava la maledizione che la avvolgeva...
Entrò di soppiatto e chiuse la porta abbassando tutte le tende.
Ollivander sentì i rumori all'ingresso e scese dalla scala per controllare.
Antheo doveva fare in fretta, se qualcuno si fosse accorto del negozio chiuso in pieno orario lavorativo avrebbe certamente avuto dei sospetti. Ma per poter lavorare senza ansia aspettò che Ollivander si presentò e con un incantesimo non verbale lo mise fuori combattimento addormentandolo.
Scavalcato Ollivander si insediò nel corridoio dove erano posizionate le bacchette e iniziò a prenderne una per una, aprendo ogni scatola, buttandola in ogni angolo e prendendone subito un'altra. Cercò anchebcon la bacchetta la possibile presenza di magia oscura, in modo che se avesse percepito la presenza della bacchetta maledetta l'avrebbe recuperata al più presto.
Il problema era che quel negozio era immenso e le bacchette spesso erano ammassate già una sopra l'altra, come faceva quello lì a trovarle tutte, lo sapeva solo lui.
"Accio bacchetta!" Provò a dire, ma come pensava non successe niente, non avrebbe mai funzionato. Si grattò la fronte pensieroso, lo stesso gesto che vedeva sempre fare a suo padre ogni volta che si preparavano per delle missioni, soprattutto quando lui e sua madre dovevano separarsi. Aveva tanti movimenti presi dal padre, che teneva spesso a far notare, come camminare avanti e indietro pensando, osservare tutti con occhi socchiusi e sguardo attento, oppure cercare di elaborare l'ansia massaggiandosi parti del viso come fronte, gote, mento e il setto nasale.
Gli vennero in mente istintivamente i momenti in cui suo padre faceva il romantico con la moglie, lui era talmente innamorato che non riusciva ad offendersi davanti ai rifiuti acidi di lei. Non sapeva da dove fosse saltato fuori quel pensiero, non era certo il momento più adatto, ma quel pensiero lo calmò pian piano: "Papà se tu fossi qui..." sussurrò "Ho bisogno del tuo sostegno"
Sentì poco dopo delle voci chebchiedevano del negozio di bacchette e sussultò, aveva perso tempo e non c'era nemmeno un camino dove scappare, maledetto esame mancato di smaterializzazione! Ora come usciva da lì senza finire nei casini?
Si sentirono dei colpetti contro la porta, seguiti da delle voci che chiamavano Ollivander chiedendo se stesse bene e cosa stesse succedendo, qualcuno menzionò gli Auror.
Non aveva più tempo, a questo punto dovette buttarsi sull'estremo: aspettò che Ollivander riprendesse conoscenza e che lo vedesse, anche se non in faccia, poco dopo si buttò contro la porta e corse via lontano per non dar tempo a nessuno di riconoscerlo.
Nascosto in un angolo in ombra, dietro ad una statua che decorava una trattoria, Antheo osservò i grandi gruppi di maghi e passanti che si affrettavano ad entrare nella bottega di Ollivander per assicurarsi che stesse bene e gruppetto di Auror che constatano se fosse stato rubato qualcosa. Poteva sentire il negoziante descrivere la situazione: "Niente, non ha rubato niente; chiunque fosse cercava qualcosa che non ho qui con me, almeno non più"
"È sicuro di stare bene signor Ollivander?" Alastor Moody si fece strada tra i passanti che erano accorsi scansandone uno per uno "Ha almeno una vaga descrizione?" Chiese passando un bicchiere d'acqua che aveva appena fatto comparire al povero Ollivander che si teneva al bancone.
Lui lo bevve tutto d'un fiato e subito dopo sospirò per sgonfiare i polmoni dallo sforzo. Si alzò del tutto e si diresse dietro al bancone per dimostrare che stesse bene, non gli piaceva vedere tutte quelle attenzioni, soprattutto perché non era affatto necessario. Rifiutò anche alcune offerte di aiuto per rimettere a posto il negozio, aveva un ordine tutto suo e non sopportava che lo si stravolgesse, e poi quelle persone avevano di meglio da fare.
Antheo approfittò di tutto quel trambusto per allontanarsi il più possibile, Diagon Alley non era sicuro e già non avrebbe dovuto sporgersi così tanto. Uscì con cautela da dietro la statua e si mise a correre tra le stradine che dividevano i negozi, per non farsi vedere dalle altre persone, di solito tra un negozio e l'altro tenevano le botti piene di spazzatura e scarti e, a meno che non ci fossero ragazzini in piena adolescenza che si divertivano a fare i bulletti, non si sarebbe mai fatto vivo nessuno. E se anche avesse incontrato uno di quei marmocchi smanioso di sentirsi grandi, con l'aspetto che si ritrovava lì avrebbe spaventati subito.
Si ritrovò tra la farmacia e il negozio di quidditch, restando perfettamente all'ombra e bloccandosi per colpa di alcuni movimenti che aveva scorto poco lontano. Erano solo dei maghi che si erano fatti un bicchiere di troppo, piuttosto insolito considerando l'orario. Erano del tutto inoffensivi ma non significava certo che potesse passargli accanto come se niente fosse, il clima era troppo burrascoso ancora per poter camminare tranquillamente.
Non aveva grandi scelte, in fondo non sarebbe stata la prima Maledizione Senza Perdono che la sua bacchetta avrebbe lanciato. Ma sarebbe riuscito a farlo su tre persone contemporaneamente?
"Imperio" sussurrò puntando la bacchetta sul primo mago, che sentendo l'effetto della maledizione emise un sospiro rilassato; poi passò al secondo e poi al terzo. Era difficile comandare tre maggi tutti insieme, ma riuscì a insediarsi tra loro, che formarono una sorta di barriera, e si mise il cappuccio per non farsi riconoscere, muovendosi tra quegli ubriachi con cautela evitando sistematicamente altri maghi e politici che provavano ad attaccare bottone con i suoi guardiani di fortuna. Era estremamente importante che nessuno potesse distrarlo e che nessuno potesse smontare la copertura.
Due ragazzini, appena usciti dal negozio di animali, si fermarono davanti ai tre maghi e rimasero a fissarli in modo alquanto divertente. Vedere quei tre barcollare e con un sorriso idiota doveva essere sicuramente una scena da rotolarsi per terra dalle risate, ma stavano bloccando il passaggio e Antheo doveva andarsene, ora. Cercò di cambiare strada ma i ragazzini si pararono ancora davanti iniziando a ridere e fare battutine: "Ma li hai visti questi? Sembra abbiano bevuto troppo"
"Voglio provare unafattira che ho imparato a scuola" si fece avanti il secondo ragazzino tirando fuori la bacchetta e puntando le gambe di un mago lanciò una fattura che le rese molli come budini. Passò anche al secondo e il terzo, che stava sostenendo il primo, si ritrovò due pesi massimi tra le braccia.
A quel punto Antheo perse la pazienza, non aveva tempo per queste pagliacciate e gli stava facendo una gran voglia di lanciare due Anatemi verso quei piccoli bastardi. Dato che i ragazzini andavano ancora avanti, Antheo non ci vide più e scansò con forza di maghi puntando contro di loro la bacchetta e lanciando un ardemonio potente: "Avete rotto i coglioni!" Disse mentre lanciò un ardemonio lì sul posto.
La lunga scia di fuoco divampò in fretta prendendo subito porte e vetrine, prendendo forme che variavano tra un leone, un drago, un serpente e perfino un mostro marino.
I ragazzini, vedendo Antheo, che nella foga gli si era tolto il cappuccio e il ciuffo bianco si era spostato mostrando l'intera cicatrice in faccia, lanciarono un urlo terrorizzato e scapparono rincorsi dalle bestie di fuoco.
A quel punto non gliene importava più niente, che lo avessero riconosciuto, almeno avrebbero constatato che finché lui era vivo e respirava dovevano temere per il ritorno del Signore Oscuro. Lasciò che tra una fuga e l'altra lo potessero vedere, che scrutassero quel volto crudele e pronto a disintegrarli se ne avesse avuta l'occasione.
Alastor Moody gli si fermò a pochi metri, esterrefatto nel vedere di nuovo quel volto che quasi due anni fa aveva distrutto, e vide con orrore il risultato: non solo Antheo era davanti a lui, ma probabilmente era anche più potente e pericoloso.
"Cosa intendi fare? Vuoi spargere sangue innocente?"
"Non sarà necessario, voglio solo assicurarmi che nessuno si rilassi troppo" disse Antheo mostrando un sorriso a pieni denti, e mentre altri Auror tentarono di domare l'ardemonio a suon di aguamenti, Antheo si dileguò avvolto dalla sua nuvola nera volando lontano.
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Béatrice camminava a testa bassa mentre percorreva i piccoli corridoi d'erba tra una tomba e l'altra, non aveva parlato per tutto il tragitto da quando si erano materializzati al cimitero Lestrange ed era rimasta in disparte mentre il signor Lestrange cercava l'entrata della nuova base.
Non sapeva il motivo, ma quando si era trovata davanti quella cripta, enorme proprio come una cattedrale, le era venuto uno strano vuoto allo stomaco forse perché era consapevole che quella cripta teneva tutti i defunti dei Lestrange e forse aveva una gran paura di poter scorgere la bara del suo amato Antheo. Si era fatta sera e lei non reggeva più: non vedeva Antheo da tutto il giorno, non sapeva dov'era né come stava, non sapeva se mai l'avrebbe rivisto e se fosse stato così non sapeva se l'avrebbe trovato illeso e colpito da una Maledizione Senza Perdono. Quell'attesa la stava uccidendo dentro.
Rabastan uscì dalla cripta e la cercò girando la testa, trovandola sotto ad un noce solitario che cresceva dentro al cimitero, aveva ancora abbastanza foglie per dare l'idea di un riparo. La vide staccare un ramo, bello dritto rispetto a tutti gli altri, e fissarlo con tristezza. Poco dopo Rabastan vide alcuni fiocchi di neve, candidi e leggeri iniziare a scendere dal cielo e ricoprire pian piano il suolo.
La raggiunse tenendo un mantello: "Béatrice, non stare qui, inizia a fare freddo" le disse mettendole il mantello sulle spalle. Immaginava cosa le stesse passando per la testa e, contro le sue stesse aspettative, gli venne uno strano istinto di starle vicino. Le prese le spalle e la attirò a sé per scaldarla col suo stesso corpo. Gli venne così, d'impulso, e la vide girare la testa e guardarlo.
Era piccola, sembrava una creatura indifesa, che andava tutelata e protetta. Le diede una carezza sulla gota destra e aspettò che lei si aprisse da sola, senza doverla forzare.
"Mi sembra di capire come tu abbia fatto a conquistare mio nipote"
Lei non rispose, forse non trovava le parole, ma Rabastan poteva sentire il respiro tremare, stava trattenendo un pianto disperato. Era tornata a fissare il brano di noce che aveva in mano, lo stesso legno della bacchetta del suo Mangiamorte.
"Perché?" Disse improvvisamente, dopo una buona quantità di minuti sotto al noce che impediva di riempire le teste di neve gelida. Abbassò la mano e fissò con occhi disperati il vuoto davanti a lei, rivolgendosi comunque a Rabastan: "Prima la rivolta, un anno senza sapere niente di lui... adesso questo..."
Rabastan la vide staccarsi da lui e girarsi a guardarlo, con occhi lucidi che sarebbero esplosi da un momento all'altro: "Béatrice..."
"Non è passato nemmeno un mese da quando ci siamo ritrovati, e scompare di nuovo... io rischio di non rivederlo mai più, potrebbero averlo ormai chiuso in prigione o peggio..." si bloccò e rimase con la bocca aperta, cercando di bloccare anche i singhiozzi che si stavano facendo strada nella gola.
Rabastan le diete una carezza sul viso per rassicurarla: "Non ti devi preoccupare di questo: in tutta la mia vita, non ho mai conosciuto un Mangiamorte determinato e audace come mio nipote, un carattere preso da sua madre e suo padre nel corso degli anni" le disse sorridendole, sentiva che doveva tenerla tranquilla, la sentiva fragile, era in crisi, e tutto quello di cui aveva bisogno era avere qualcuno che potesse ascoltarla e tranquillizzarla.
"Sappi che Antheo non è facile da abbattere, è un ragazzo attento e molto intelligente; a quest'ora sarà certamente in giro per Diagon Alley oppure sarà alla tenuta dove è nato e cresciuto, forse un giorno te la farà vedere"
Vide lo sguardo di lei iniziare a stendersi e a rilassarsi, poteva vedere i suoi sospiri prendere forse me via del freddo che li stava avvolgendo; le mise una mano sotto al mento e le alzò leggermente la testa sorridendole, aspettando che lei ricambiasse, come successe poco dopo.
"Lei pensa davvero che tornerà?"
"Quanto è vero che mi chiamo Rabastan Lestrange!"
Béatrice si lasciò scappare una leggera risata, sincera e pura come il suo volto e abbassò lo sguardo per ricomporsi e guardò di nuovo il ramo ancora stretto in mano. Rabastan le consigliò di tenerlo con sé, se quello avesse contribuito a farla sentire più vicina al nipote.
"È lo stesso legno della sua bacchetta"
"Sì. Al primo colpo, un vero record per un ragazzino do appena undici anni"
"Ammirevole, come il resto di lui. Io ci ho impiegato almeno quattro tentativi. Mio fratello forse uno o due in meno, credo che fosse dato dalla mia insicurezza"
Rabastan dentro di sé si stupì di quel discorso, non aveva niente di strano, ma il fatto che per la prima volta stessero parlando come se avessero molta confidenza faceva uno strano effetto: "Sicurezza non è il tuo secondo nome vero?"
"No, assolutamente. Penso mi avesse salvato l'intelligenza a scuola"
"Siete stati smistati tutti e due nella stessa casa, mio nipote ne parlava"
"Sì, insomma più o meno; Alessio sarebbe stato anche bene a Grifondoro, ma ha preferito rimanermi accanto"
Rabastan le mise una mano sulla testa accarezzandole i capelli, la vedeva un po' risollevata e si sentiva già le parole di suo nipote: gli aveva promesso che avrebbe vegliato su di lei mentre era lontano.
Alessio osservava la scena all'entrata della cripta, nello sguardo una nota di tristezza, forse perché era consapevole che per la prima volta non poteva fare niente contro l'ansia di sua sorella. Era sempre stato abituato a vederla così, lui era sempre stato la roccia su cui lei si appoggiava in casi di tensione, la guidava in tutto, ma ora non poteva nulla.
"Cosa ti succede piccolo Lord? Temi che la tua sorellina trovi Rabastan più confortante di te?" La voce di Alecto echeggiò all'interno della cripta e lei apparve con un sorriso divertito "Nonostante questo ce li vedo bene insieme: lui, protettivo e attento anche se un po' troppo libero; lei, così rigida e insicura..." le scappò una risatina provocatoria.
Ma quando Alessio si girò a guardarla, il suo sorriso scomparve pian piano. Non era da lei, generalmente vedere qualcuno così sotto alle sue battute era molto appagante, ma questa volta si sentì addirittura leggermente in colpa: "Ehi! Io scherzavo"
"Ma hai ragione" disse tristemente Alessio tornando a guardare Béatrice e Rabastan "Io adesso non posso fare niente, non ho le parole adatte per aiutarla; sono inutile"
Si allontanò dalla porta e raggiunse la donna che ancora lo guardava perplessa, si rese conto di essere nettamente più alto di lei, eppure si sentiva tremendamente piccolo.
"Perché mi chiami piccolo Lord?"
"Ma ti sei visto? Guarda i tuoi vestiti: si vede che sei abituato al lusso, proprio come quell'altro; l'unica differenza è che ad Antheo non posso rivolgermi così perché ha tutte le qualità meno quelle di un lord"
"Davvero?" Ad Alessio scappò un sorriso divertito sotto quegli occhi tristi, un sorriso davvero bello "E perché non sembra un lord?"
"Oh se vedessi sotto al Montgomery... quando si mette dei completi li lascia a metà, si veste a pezzi: mette la camicia e il panciotto ma non tocca la giacca, figurati! E vogliamo parlare della parte in basso? Ha delle gambe snelle snelle e le evidenzia mettendo pantaloni attillati per tenerli dentro gli anfibi; grazie a Dio la veste da mago lo salva!" Rise Alecto e si aspettò che Alessio ricambiasse, sentendo la sua voce divertita scaldare quell'ambiente tanto freddo e triste.
"Conosco Antheo da quando è entrato a tutti gli effetti tra i Mangiamorte, non l'ho mai visto vestito bene, come sua madre: mette quello che gli sta più comodo"
"Com'è sua madre? Le somiglia?"
"Se le somiglia? Tutti dicono di vederci Rodolphus, ma per me è tutto Bellatrix: nei modi di parlare, di agire, perfino quando deve sfottere qualcuno!" Rise Alecto ricordando i pochi momenti che aveva avuto a che fare con la famiglia al completo.
La prima volta che li aveva conosciuti per bene, Antheo aveva nove anni. Alla villa Lestrange era stato allestito un enorme tavolo dove potessero sedersi e discutere quelle prossime mosse, l'Oscuro Signore stava illustrando ogni ruolo con estrema attenzione e non predeva occasione per complimentarsi con diversi esponenti per la missione precedente, avvenuta con successo: "Il vostro aiuto è fondamentale per poter diramare ed estendere il nostri potere in tutto il mondo magico" disse alla fine del lungo discorso.
Dopo qualche minuto si sentì un tonfo sordo provenire dalla sala accanto che fece sussultare tutti, soprattutto Bellatrix e Rodolphus. Mentre gli altri Mangiamorte si erano allarmati con le bacchette in mano, Rodolphus si affrettò a tranquillizzarlo e Bellatrix si precipitò nell'altra sala.
Il tonfo non era altri che Antheo, caduto da uno sgabello posizionato su un altro sgabello, a sua volta appoggiato ad un altro sgabello, vicino alla grande libreria per prendere un libro sulle Maledizioni. Nel vederlo lì sdraiato come una balena spiaggiata, sua madre corse da lui sollevandolo: "Antheo santo Nicholas! Mi dici che ti è saltato in mente?" Gli chiese spostando gli sgabelli dal figlio.
"Scusami mamma" si giustificò il figlio sorridendole imbarazzato "Volevo solo prendere un libro che potesse aiutarvi"
Bellatrix lo guardò con uno sguardo premuroso, suo figlio voleva aiutarli a conquistare il mondo magico, già piccolo così aveva un grande senso del dovere. Gli diede un buffetto e lo aiutò ad alzarsi, poi lo attirò a se abbracciandolo come ricompensa del suo pensiero: "Tu non hai bisogno di renderti utile" gli disse appoggiando il mento sulla testa del figlio, quando ancora era più basso di lei "Sei già indispensabile così tesoro"
Quando tutti gli altri Mangiamorte videro la donna tornare al tavolo accompagnata dal figlio, la videro stranamente cambiare posto mettendosi accanto al marito, cosa che di solito non faceva, lasciando che lui prendesse Antheo e lo facesse sedere sulle sue gambe. In tutto questo l'Oscuro Signore non si mostrò per nulla contrariato, anzi, parve piacevolmente contento: "Vedo che abbiamo un ospite speciale" disse porgendogli la mano per salutarlo.
"Voleva rendersi utile cercando un libro sulle Maledizioni per lei mio signore" intervenne Bellatrix accarezzando la testa del figlio.
"Aveva già una bella testa quel giovanotto, ero entrata nella causa da poco tempo, ammetto che mi stupì come, un bambino così piccolo, vedesse la causa come uno stile di vita" concluse Alecto sorridendo.
Si girò insieme ad Alessio a guardare Rabastan e Béatrice che ancora stavano parlando sotto al noce, e li videro abbracciarsi: "Non fraintendere: Rabastan non ci proverebbe mai con lei, vuole solo tranquillizzarla per il nipote"
Alessio rispose con un sorriso, felice che per una volta qualcuno cercasse di tirare su anche lui. Si girò verso la donne e fece per raggiungere gli altri, ma prima che potesse fare altri passi, Alecto gli prese il braccio: "Ti do un consiglio: se vuoi conquistare qualcuno, devi dimenticare le parole; alle donne di questo mondo piacciono i fatti" gli disse con un sorriso sincero e senza cattiveria.
Barty si girò verso i quattro che li avevano raggiunti: stava aspettando che Thorfinn e il signor Lestrange uscissero per confermare che fosse tutto a posto, avevano avuto qualche difficoltà nel aprire il passaggio per via della degradazione dei muri, non era stato aperto di recente e presentava un forte odore di chiuso e di vecchio, e per evitare che ci fossero altri impicci, Lestrange senior preferì controllare di persona.
"È tutto a posto Barty?"
"Sì, stanno solo controllando che sia tutto a posto; tuo padre si è ricordato che il custode passeggia spesso dentro la cripta"
"Che sia maledetto quell'impiccione, un giorno lo affatturo; qualche anno fa lo abbiamo scoperto a rubare, pensa te"
Thorfinn tornò poco dopo seguito dal signor Lestrange constatando che fosse tutto a posto ma con una chicca: "qualcuno era venuto qui, abbiamo trovato questo medaglione. In realtà è un amuleto, piuttosto antico, contiene magia oscura"
"Mi ricordo di quello!" Balzò Adreo riconoscendo l'oggetto "Ero al mio primo anno: Antheo aveva avuto uno strano sogno e mi aveva chiesto di aiutarlo, non ho mai capito a che servisse"
"Di sicuro aveva i suoi motivi, almeno sappiamo che era un volto amico che si era insidiato qui dentro" concluse Barty per poi invitare tutti ad entrare e sistemarsi per bene.
Decisero che avrebbero cercato anchebaltri posti alternativi: se i Dissennatori e gli Auror si erano spinti fino alla Francia, non era saggio restare in un posto troppo a lungo, o almeno rifugiarsi senza avere dei posti che fungessero da diversivi.
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