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3 - Ferite ancora aperte

Draco si dimenava con una biscia mentre sua madre, che aveva fin troppa pazienza da dedicargli, gli stava allacciano l'abito da cerimonia.
Era arrivato un altro natale, e per la prima volta sarebbe tornati a casa dei nonni Black per passare le feste insieme.
Certo: non sarebbe mai stato lo stesso natale, erano successe troppe cose, ma bisognava andare avanti in ogni caso.

"Non ci voglio andare!" Disse Draco con una voce sul punto di fare i capricci; lo aveva ripetuto per tutta la settimana, anche di più, e non erano serviti a niente le promesse e i ricatti dei genitori.
Narcissa cercò di tenere un tono più che cauto, anche se ormai era sul punto di fargli una scenata: "Draco tesoro puoi stare fermo? Ti ho già detto che dobbiamo andarci e non puoi sottrarti"
"No!" Protestò Draco dimenandosi. Era incredibile di quale forza fosse dotato un bambino di soli otto anni pur di non sottostare al volere della tradizione familiare.
Però Narcissa non lo comprendeva: a suo figlio era sempre piaciuto vedere i parenti, gli piaceva vantarsi di quante cose stesse imparando e di quanto straordinario fosse suo padre, dov'era finita tutta quella determinazione? Cosa gli stava passando per la testa?
"Non capisco Draco, perché fai così?"
"Non voglio festeggiare"
Narcissa lo guardò perplessa e comprensiva: "Perché no? Ti è sempre piaciuto"
"Ma prima non era così" nel volto di Draco si dipinse uno sguardo triste, come se invece di andare ad un evento felice e pieno di allegria lo stessero spedendo in camera senza cena; avrebbe rivisto i nonni e gli zii, ma perché la cosa non gli stava minimamente importando?

Narcissa lo abbracciò, sapendo che in quei momenti di crisi era meglio ascoltarlo e trovare insieme una soluzione: "Dimmi: perché non è la stessa cosa?"
"Perché la zia Bellatrix non c'è, i cugini non ci sono, non ho nessuno che mi guarda"

A Narcissa si strinse improvvisamente il cuore, tanto da farla sobbalzare: aveva capito molto bene cosa intendeva il figlio: sua sorella era in prigione e Draco nemmeno conosceva Andromeda; Sirius era scappato e Regulus era venuto a mancare, per non parlare di Antheo...
Loro due passavano tantissimo tempo insieme, a natale si realizzavano per fare scherzi agli ospiti, ma nei limiti del divertimento.
Antheo dava l'impressione di non sopportarlo, ma solo per nascondere, da occhi indiscreti, la loro perfetta complicità: un bambino che pendeva dalle sue labbra e che per qualunque cosa lo avrebbe ascoltato.
"Lo so che ti manca tuo cugino"
"Perché se n'è andato? Non ci vuole più?"
"No tesoro: sappi che gli manchiamo moltissimo, non se n'è andato di sua volontà"
Draco alzò lo sguardo, perfino lui capiva che ultimamente in quella famiglia niente andava bene.

~~~~~~~~~~~~

Béatrice sfogliava nervosamente i fogli che le erano stati dati dal notaio per l'eredita. Doveva avere la firma del genitore, ci mancava anche questa, come al solito non avevano concluso niente e ogni speranza iniziava a venire meno.
Aveva gli occhi stanchi per aver letto decine di volte quelle insulse righe, quando sapeva perfettamente che per lui andava già bene così.
Alla fine chiuse il fascicolo e lo spostò di lato accasciandosi alla sedia.
Ora aveva un estremo bisogno delle sue attenzioni e delle sue carezze, si sentiva sola e indifesa, sentiva che quel breve anno insieme a lui fosse volato troppo in fretta e adesso niente le dava modo di riaverlo.
Sentì gli occhi umidi, le stava venendo da piangere, di nuovo.
Appoggiò la testa alle mani, cercò di non pensarci, si stava odiando per essere sempre così fragile e non poter mai fare niente.

Margareth entrò bussando e vedendo la figlia in quello stato corse subito ad abbracciarla: "Béatrice tesoro, stai bene?"
"No..." disse lei con la voce che già preannunciava il pianto "Per niente... mi manca..."
Margareth le baciò la testa e si sedette accanto a lei accarezzandole il viso e massaggiandole le braccia: "Pensi ancora a lui vero? Fai bene, tieni il suo ricordo vivo"
"Ma io non voglio il suo ricordo, io lo voglio qui fisicamente!" balbettò Béatrice indicando anche il punto dove voleva che Antheo si trovasse, era distrutta, esausta e nervosa, arrabbiata, triste, tutta una serie di emozioni forti che presto l'avrebbero fatta esplodere.
Margareth comprese il dolore della figlia, e decise che il modo migliore era consigliarle di sfogarsi e non di soffocare il pianto.

Alessio entrò e vide mamma e figlia abbracciate: Béatrice nascondeva la faccia sulla spalla della madre e quest'ultima le accarezzava la testa dandole lievi e dolci baci.
Poi Béatrice alzò la testa, il volto era paonazzo per il pianto e le gote bagnate fradice, di lacrime e di sudore.
Poi la stanchezza prese il sopravvento e si abbandonò seduta sul letto guardando il vuoto, ansimava e tirava su col naso, ma si sentiva più leggera, almeno fino al prossimo pensiero.
Margareth lasciò da soli i due figli, e Alessio decise di sedersi accanto alla sorella.
"Così lo offendi" disse con tono tea il comprensivo e il severo. Vide la sorella girarsi di scatto verso di lui con gli occhi confusi, non sapeva cosa volesse intendere. Alessio lo capì: "Perché lo tratti in questo modo? Perché piangi invece di incoraggiarlo?"
"Cosa vuoi dire"
"Se versi lacrime, vuol dire che non credi in lui, vuol dire che ti sei arresa, che non ti interessa più niente"
Non permise a Béatrice di ribattere: le disse che così facendo Antheo, tornando, non avrebbe più visto la ragazza si cui si era innamorato, ma una persona totalmente incapace di vivere, di andare avanti.
"Alessio... lui non..."
"Che ne sai?" La interruppe lui. Che ne sai? Alessio aveva preso a chiederselo fino ad arrivare alla conclusione che potevano aver omesso troppo, solo per tenere tutti buoni. E sua sorella stava finendo nel loro gioco: si era convinta che ormai fosse tutto vano.
Invece non era così, e vi erano più prove dell'esistenza di Antheo piuttosto che del decesso.

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La cena dai Black si rivelò veramente noiosa per Draco: non c'era nessuno con cui giocare a scacchi oppure a carte, nessuno voleva stare con lui, tanto che era finito per giocare a gobbiglie con gli elfi stufandosi subito.
I nonni Cygnus e Druella non facevano altro che parlare delle stesse cose: di quanto fossero grati che Narcissa fosse la loro adorata figlia, di quanto disgraziato fosse Sirius, di come la maggiore delle figlie si fosse confermata... deludente.

"Questo succede quando vuoi ragionare con la tua testa e dimenticare la buona etica di famiglia: la prigione!" Commentò Druella sfogliando quasi con fastidio la Gazzetta del Profeta.
"E la stessa cosa che ho pensato; mi spiace solo per la creatura che hanno messo al mondo. Centrato in pieno da un Auror, meno male che era il migliore"
Narcissa tentò di tenere il più possibile un sorriso tirato, per dare buona impressione; mantre Lucius neanche prestava quasi attenzione ai loro discorsi.
"Non ci sono più le buone regole di una volta" intervenne ancora Druella "Quel ragazzo comunque aveva davvero dato prova di come la mancanza di regole e tradizione potesse causare: una ribellione dentro la scuola!"

Draco se ne stava seduto sul divano ad annoiarsi, quei discorsi degli adulti lo stavano degustando, soprattutto se parlavano a sproposito e senza nemmeno pensare che a qualcuno potesse importare.
"Diciamo che l'unica cosa di cui siamo grati a..."
"... Antheo?"
"Sì Antheo, è il legame che aveva con i Black, in particolare con Regulus; loro erano davvero dei complici perfetti" Druella pronunciò quell'ultima frase come una commemorazione, l'unica cosa che apprezzava del suo pronipote era quella.
Draco si alzò e senza farsi vedere uscì dal salotto e salì le scale, dove si trovavano le stanze da letto.

In una stanza, dove era situato l'albero genealogico, Draco cercò istintivamente la madre e ripercorse a ritroso il ramo fino ad arrivare a Druella e Cygnus.
Poi andò verso Orion, e percorse due rami: uno aveva il volto bruciato e l'altro aveva due date. Era il volto di Regulus.
Draco studiò la data di nascita, quando suo cugino Antheo era nato, Regulus aveva nove anni, avevano quasi la stessa distanza di età: tra Draco e Antheo vi erano dieci anni.
Gli venne da sorridere ad un pensiero bizzarro, come una storiella che gli aveva raccontato sua madre una notte, ma era troppo assurda.

Mentre stava uscendo passò davanti al volto di Bellatrix, con quello sguardo rude e deciso, e notò un rametto sotto di lei: perché c'era Antheo?
Draco non capiva: Antheo era della stirpe Lestrange, che ci faceva tra i Black? Notò anche una cosa: vicino al nome di Antheo, non compariva la data di morte.

Niente data di morte? Ma come? Gli avevano detto che...

Draco corse giù più veloce che poteva, questa cosa lo aveva sorpreso a tal punto da dimenticare che in casa dei nonni Black non si prestavano i piedi sulle scale.
"Antheo è vivo! È vivo! La data di morte non c'è!"
Lucius quasi si strozzò col brandy, Narcissa invece lasciò cadere la tazza col te e il resto dei presenti sussultò.

"Tesoro ma dove hai visto Antheo scusami?" Narcissa non capiva dove il piccolo volesse arrivare.
Draco raccontò dell'albero genealogico e del fatto che ci fosse il volto di Antheo sotto alla zia Bellatrix. Si guardarono tutti con sgomento, eccetto Cygnus e Druella, era bizzarro trovare un Lestrange nell'albero dei Black.
"Venite se non mi credete!"
"Non ce n'è bisogno..." disse Lucius seccato "Sappiamo che non mentiresti mai"
"Non guardarmi così" lo ammonì la moglie "Sono sorpresa quanto te! Antheo dovrebbe stare nelle discendenze dei Lestrange, e qui non credo proprio che ci sia una discendenza Lestrange!"
Tutti gli altri non osarono pronunciare parola: Druella guardava in basso schiarendosi la gola, Cygnus si guardava intorno per non incrociare lo sguardo di nessuno; così Naecissa, essendo curiosa di sapere se effettivamente Draco stesse dicendo il vero, gli chiese di guidarla verso la stanza in questione.
Draco ubbidì e portò la prozia verso l'albero genealogico, seguito infine anche dagli altri.

Arrivati all'arazzo, il bambino dichiarò trionfante la sua versione: "Vedete? Antheo è qui"
"È vero... che cosa significa?" Protestò la donna.
"Possiamo spiegare" disse Cygnus, ormai sapendo che nessuno si sarebbe tirato indietro "È stata Bellatrix"
Narcissa lo guardò esterrefatta: "Come?"
Druella prese la parola, calmando figlia e nipote e iniziando a raccontare tutto.

Quando Antheo era nato, Sirius aveva iniziato la scuola ed era stato smistato tragicamente a Grifondoro; anche se Regulus era stato designato per mandare avanti la stirpe, Bellatrix ci aveva visto molto lungo e aveva preso da parte padre e madre, cosa che non aveva mai fatto.
Accomodati nello studio di lettura, Bellatrix spiegò cosa aveva in mente: dare al figlio il cognome sia del padre che della madre.
Cygnus sobbalzò: "Sei impazzita? Tuo marito è d'accordo?!"
"Certo che sì, lo abbiamo deciso insieme" dichiarò Bellatrix molto tranquillamente cullando il piccolo appena nato tra le braccia: la sua idea era che Antheo potesse portare avanti la stirpe di tutte e due le famiglie, Black e Lestrange, in modo tale che entrambe le famiglie potessero essere in buone mani.
Druella si portò una mano alla fronte, non poteva credere alle sue orecchie, prima la sua brama e la sua ossessione per il Signore Oscuro, poi il marchio a un neonato, e adesso quello; Bellatrix non si smentiva mai.

"Alla fine abbiamo accettato: primo perché altrimenti non si sarebbe mai arresa, e poi almeno quella volta ha avuto cuore per la famiglia Black" concluse Cygnus.
Mentre tutti si guardarono atterriti, Draco sfoggiò un sorriso a pieni denti.

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"Allora: sono veramente un genio" si vantò Rookwood, era stato al ministero della magia sotto gli occhi di tutti, reso invisibile con l'incantesimo di disillusione, ed aveva scoperto delle informazioni molto importanti che avrebbero potuto usare a loro favore. Inoltre aveva incontrato Yaxley, che ancora riusciva ad insinuarsi tra le persone più rispettabili di tutto il palazzone.
Barty lo fissò per un po', aspettando una risposta o che continuasse il discorso, invece Rookwood se ne stava lì impalato come una statua, con un atteggiamento pomposo e di autocompiacimento.
"E quindi?" Disse alla fine Barty. Rookwood si risvegliò come da un sogno e si schiarì la voce: "Oh sì: ho incontrato Yaxley, mi ha detto che ci darà una mano nell'abbattere il Ministero, dice che negli uffici degli Auror possiamo trovare qualcosa di utile"

Antheo guardava Alecto quasi come ipnotizzato, si sentiva stranamente a suo agio con lei vicino, eppure poteva forse essere sua madre.
La fissava con occhi grandi come quelli di un gufo, interessato e con un mezzo sorriso che lasciava intendere piena fiducia e voglia di farsi notare, a stento stava ad ascoltare Barty e Augustus confabulare per mettere insieme su un piano strategico.
Bisognava ammettere che Alecto non era affatto male come donna, i capelli rossicci lo attiravano parecchio, e aveva degli occhi interessanti, enigmatici, era proprio una donna tutta d'un pezzo a cui non mancavano forza e determinazione.
Lei notò il suo sguardo e sbuffò rivolgendosi al fratello: "Ma proprio con questo dobbiamo lavorare?"

Non riusciva a capire il motivo per il quale un ragazzino a cui la madre aveva appena pulito il moccio dal naso dovesse stargli sopra, come un comandante, e loro dovessero stargli sotto come dei topi da lavoro, era inaudito farsi comandare da un bambino, soprattutto considerando il fatto che giàuna volta aveva guidato un esercito, se così si poteva chiamare, contro il mago più potente del mondo, e il risultato non era stato molto soddisfacente.
Era tutta la sera che cercava di non pensare a quell'occhio sbilenco fisso su di lei, conversava con Amycus e ascoltava gli altri, ma santo cielo quanto era pesante quello sguardo!

Rabastan si avvicinò loro sentendo la frase: "Sì Alecto, hai forse problemi con mio nipote?"
Alecto si girò di scatto guardandolo: "No, assolutamente; valutavo solo i miei compagni d'avventura"
Disse esibendo un'occhiata sarcastica; l'unico problema che poteva avere era farsi sgridare da qualcuno di molto più giovane di lei, ed essendo molto abile, le avrebbe dato molto fastidio.

"Ragazzi potete concentrarvi per favore? Sono cose importanti" li interruppe Barty allargsndo le braccia come per dover richiamare l'attenzione "Antheo smettila di sbavare dietro ad Alecto, non sei il suo tipo" disse poi ridendo.
Antheo si riprese come svegliato da un sogno e si guardò intorno imbarazzato: "Ma che dici? No! Non era quella... l'intenzione... di che parlavamo?"
Augustus sospirò: "Del piano che hai ideato TU quando ci hai liberati"

Antheo rimise insieme i pezzi della sua mente e con un gesto della mano confermò di essere sul pezzo, si alzò e affiancò Barty spiegando come agire: consisteva nel dividere il loro scopo in tanti piccoli obiettivi: si iniziava seminando terrore e sgomento per le strade, senza uccidere nessuno, avrebbe ro prima dovuto far comprendere a tutti i maghi del mondo magico che le cose sarebbero cambiate di lì a poco, e solo se si fossero mostrati dei ribelli avrebbero usato le maniere forti.
"Ho pensato anche a un nome particolarmente efficace e diretto: Cruciatus e Imperius; e verrà presto ripristinato il tanto amato rispetto per i maghi sanguepuro"
"Aspetta!" Amycus balzò dalla sedia "Niente morti?! Ma siamo MANGIAMORTE per la miseria!"
Antheo lo guardò negli occhi, la sua espressione era cambiata radicalmente in un secondo, da allegra e innocente a famelica e provocatoria, anche un po' crudele. Si rivolse a lui con una voce troppo seria per essere la sua: "Hai forse un'idea migliore? Se dovessimo seminare cadaveri, troveresti ad Azkaban il giorno dopo con tanto di condanna al bacio del Dissennatore, e credo che tu ne abbia già visti troppi" si girò del tutto e a passi lunghi lo raggiunse togliendosi il guanto ignifugo.
Amycus sentì un improvviso calore a livello della coscia, era appena sopportabile, sembrava che il pantalone stesse prendendo fuoco.
Non riuscì a capire perché, ma lo sguardo di Antheo lo impaurì, come se avesse davanti l'Oscuro Signore in persona.
"Io" riprese Antheo alzando la mano e puntando il dito al soffitto, facendo sentire quel calore estremo sul volto di Carrow "Sono perfettamente consapevole come lavoriamo; ma ho visto anche che non sempre la rapidità porta al successo" appoggiò la mano al petto di lui, e Amycus trattenne un urlo di dolore.

Alecto si alzò e gli andò vicino: "Ma che fai?!"
Antheo la guardò inclinando la testa verso sinistra, come faceva sempre per guardare meglio con quel suo sguardo folle e affamato si sangue e potere: "Qualcosa in contrario? Ha cominciato lui"
La donna allontanò il fratello, che aveva un'ustione di terzo grado sul petto, e cercò di calmare gli animi confermando il loro supporto, aveva visto di cosa era capace quel ragazzino e adesso la inquietava molto.

"Ehm quindi..." disse Antonin Dolohov alla fine "Quando agiremo?"
Antheo allargò un sorriso, dal ciuffo bianco, spostato leggermente quando aveva inclinato la testa, faceva capolino una parte dell'enorme cicatrice lasciata dal suo stesso incantesimo: "Domani"

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