25 - Notte di cuori, Separazioni
Erano finalmente arrivati a Little Hangleton, dopo un viaggio lunghissimo, smaterializzazioni e battaglie all'ultimo incantesimo, erano finalmente arrivati a destinazione e potevano finalmente rilassarsi. Dentro quel cimitero sembrava essere stato lanciato uno o più incantesimi di protezione, dato che, a parte pochi babbani che a davano a trovare i cari, sembrava non essere presente alcun mago.
I Mangiamorte si avviarono verso la casa del custode, dove Walden MacNair la stava occupando momentaneamente. Tutti entrarono senza bussare, facendolo sobbalzare dalla vecchia poltrona dove si stava godendo il calore del camino. Dovette ammettere che trovare così tanti evasi tutti insieme era una sorpresa che non si sarebbe mai aspettato di ricevere. Tutti i suoi compagni in una volta sola, riuniti nel posto più sicuro per loro, era un sollievo.
Gibbon e Rowle si sistemarono nel divano per sospirare pesantemente, i gemelli e Alecto con Amycus Carrow entrarono nelle camere per sistemare i letti, mentre Rabastan raccontava a MacNair quello che era successo e cosa avevano passato per arrivare lì.
Antheo invece, staccato dal resto del gruppo, si stava avviando verso la tomba dei Riddle, accompagnato da Bacini avvinghiata alla sua gamba sinistra e con la testa appoggiata alla spalla. Una cosa era certa: aveva dimostrato di essere un erede valente, aveva affrontato grandi prove e compiuto un viaggio simile per la Causa, per L'Oscuro Signore, per il rispetto del sangue puro.
Il rispetto del sangue puro.
Quel rispetto che via via su stava perdendo sempre di più, quella nobiltà che tutti iniziavano a sottovalutare e calpestare con la loro prepotenza e le loro innovazioni da strapazzo, quelle innovazioni che avrebbero cambiato in peggio il mondo.
Si fermò davanti alla grossa statua a forma di angelo della morte, lo sguardo inesistente e la falce stretta tra le mani in modo molto minaccioso. Lui la sfiorò con la mano e per un attimo si immaginò brandirla e spazzare via tutti coloro che lo avevano ostacolato fino a quel momento, tutti quelli che volevano morto il suo tempo: voleva lanciarla contro suo zio, per aver negato la causa e aver pensato solo al lusso; voleva scagliarla contro Moody, per la cicatrice, per i suoi genitori, per quello che goi faceva passare ogni giorno; voleva scagliarla contro Crouch, per le volte in cui, per puro egoismo, si era dimenticato do essere padre e per tutto il tormento che dava a Barty. Lo avrebbe ucciso un giorno, Antheo lo sapeva, e sarehhecstato al suo fianco nell'impresa. Ci sono padrone che non meritano nemmeno di essere definiti tali.
"Eccomi mio Signore" mormorò sottovoce, sfiorandosi il braccio dove il Marchio Nero, deformato per via della crescita, era l'unico ancora ben visibile, senza sapere il perché, dato che a tutti era diventato talmente lieve da quasi scomparire. Chiuse gli occhi, sperando di sentire la sua voce, ma evidentemente Lord Voldemort era talmente debole da non poter nemmeno rispondere. Chissà quando sarebbe riuscito a riprendere per forze, e quando sarebbe tornato ai suoi splendori, per liberare chi era ancora in prigione, soprattutto i suoi genitori.
Se teneva gli occhi chiusi o se si guardava allo specchio, poteva scorgere il volto di mamma e papà, anche se, malgrado le innumerevoli foto, dopo tutto quegli anni faticava a ricordare i loro volti. Se aguzza a l'udito, poteva sentire i singhiozzi soffocati di sia madre che invocava il suo nome in preda alla tristezza della perdita, e se aguzza a la vista verso suo zio, poteva vedere gli stessi modi di muoversi di suo padre.
Gli mancavano le sue zie: zia Narcissa, con i suoi modi delicato, riusciva sempre a farlo sentire a casa, anche quando Draco faceva i capricci per prendere un secondo gelato da Florian. Aveva sempre avuto la tendenza a viziare di più il nipote del figlio, non aveva mai capito il perché. Gli mancava zia Andromeda, quanto tempo non pa vedeva. L'unica strega che, anche se avesse sposato un babbano al cento per cento, per lui restava una sanguepuro a tutti voi effetti.
Dopo un po' prese la bacchetta del suo signore e la consegnò in bocca a Nagini, che strisciò a nascondersi tra le fessure della statua. Prese in mano la sua sentendo lo stesso tempore di quel giorno in cui l'acquistò. Stringendola notò che le lievi crepe dovute dalla maledizione combaciavano con in segni sulla mano, dando la prova che solo un mago poteva tenerla.
"Cosa devo fare adesso mio Signore? Come posso proteggere i miei compagni?" provò a chiedere guardando quella statua come se lei potesse rispondere, purtroppo sapendo che il suo Signore non si nascondeva certo lì. La aveva bisogno, ora più che mai, di un aiuto, di una conferma. Era cresciuto molto, ma si swntiva pronto per il suo futuro? Anche a costo di vedere morire tutte le persone a cui teneva?
Entrò dentro la casa dove si respirava aria calda di famiglia, la migliore che ebbe mai avuto, e venne accolto da Béatrice che lo condusse in cucina. Voleva fargli assaggiare la cena che stava preparando, come in una coppietta affiatata. Tirò fuori un cucchiaio e porse il brodo al ragazzo, che quasi non aspettò nemmeno che si raffreddasse un attimo.
Alessio invece, seduto al tavolino circolare, si godeva le carezze della sua Alecto, con la testa appoggiata al seno, mentre e lei ogni tanto gli stampava dei lievi baci sulla testa rossa.
"Ammettilo. È stato il miglior errore che tu abbia mai fatto"
"Antheo ricorda una cosa: Alecto Carrow non commette mai errori" gracchiò con un sorriso sornione mentre non staccava la mano dal ragazzo, che si stava addormentando sotto le sue coccole.
Prepararono il tavolo, evocando piatto e bicchieri belli puliti e facendo apparire le pietanze, alcune volavano dalla cucina al tavolo, altre invece apparovano con un semplice puf permettendo a tutti di cibarsi.
I giorni passavano, le settimane, i mesi, quell'anno si stava rivelando il più tranquillo di tutti quelli passati, anche se il pensiero del la guerra strisciava sotto i loro piedi entrando nelle loro teste. Le terribili immagini di quello che poteva accadere tormentavano le menti e i sogni dei ragazzi e dei Mangiamorte. I dubbi sulla ripresa del loro Signore, sulla crescita del bambino sopravvissuto, delle menti di altri maghi un tempo loro vicini. Cosa sarebbe successo se ad un tratto si fossero trovato soli e senza qualcuno a cui chiedere aiuto? Se il loro signore non fosse riuscito a tornare e se gli ultimo prigionieri di Azkaban non fossero mai riusciti ad uscire? Come avrebbero vissuto vedendo il loro prezioso mondo scomparire piano piano, pezzo per pezzo, e nel vedere coloro che un tempo erano considerati esempi essere trattati come bestie? Sarebbero mai riusciti a rimettersi in piedi in caso di una sconfitta, di una disfatta, le loro famiglie sarebbero riuscite a sopravvivere e si sarebbero dovute arrendere a mescolare il loro prezioso sangue con degli ibridi? Tutte quelle domande tormentavano la complicata mente di Antheo ogni notte: aveva visto più battaglie lui di chiunque altro, sapeva per primo cosa volesse dire perdere qualcuno di caro e l'ultima cosa che voleva era che si avverasse di nuovo.
Béatrice sentì i suoi sussulti e gli si avvicinò, le poche volte in cui lo vedeva dormire non erano mai piacevoli. Sembrava sempre che avesse delle brutte convulsioni e che di lì a poco sarebbe soffocato con la sua stessa saliva.
"Hai paura Antheo, lo posso sentire" gli sussurrò dandogli un bacio sulla guancia svegliandolo al solo tocco. Rimase lì sdraiata accanto a lui, accarezzandogli il volto perdendosi nei suoi occhi così inespressivi capaci di spaventarti al primo sguardo; sentiva il suo respiro sul suo naso, mentre tutti fli altri muscoli sembravano congelati: "Cosa ti so e vanta più di ofni altra cosa?" gli chiese "Quale forma prenderebbe il tuo molliccio?"
"Il futuro, Béatrice. Ho paura di quello che verrà, che il castello do carta in cui sono cresciuto casa per sempre. Ho paura di perdere tutto, di rotrovarmi solo e di essere visto solo come una bestia da combattimento. Béatrice, io non sono un mostro, voglio solo quello che mi hanno portato via"
"Lo so piccolo mio, so quanto hai perso in questi anni, ma ricordati: ciò che non ti uccide ti fortifica, e se sei riuscito a sopravvivere contro un tuo stesso incantesimo, chi ti ammazza più?" disse lei accarezzandogli la grossa cicatrice che gli stropicciata la parte sinistra del suo volto.
Antheo decise che, per una volta, non avrebbe aspettato che il fatto gli cedesse l'occasione: si aggrappò alla ragazza e girò su se stesso, fino ad averla prima sopra di lei, perdendosi nel suo profumo, per poi averla sotto, iniziando a baciarla dolcemente. Lei rispose senza nemmeno realizzare, non volevo a scappare nemmeno lei, non sapendo se quello era un addio o meno. Lasciò che le mani di lui corressero su la ho corpo togliendo da sotto la camicia da notte, ridacchiando per il solletico e perdendosi nel suo sorriso così bello e capace di disarmare chiunque. Poi fu lei a spaccargli la camicia candida, percorrendo il petto e arrivando al collo, afferrando il volto e bacirandolo di nuovo.a
"Cosa significa questo?"
"Non voglio aspettare questa volta, non so quando potremo rifarlo, ma non voglio che questo momento mi sfugge di nuovo"
Si perse nel ventre, nei fianchi, accarezzando tutti i lineamenti della pelle con le dita affusolate, soffermandosi i sui seni per accarezzarli con delicatezza, evitando di farle male, già che lo faceva per la prima volta non voleva farle male.
"Dove hai imparato?"
"Mi infila o nel letto con i miei assicurandoli che lo facessero bene"
Risero in due tra un bacio e l'altro, stuzzica do si e solletica do si con le dite, percorrendo la pelle dell'altro con una delicatezza tale che sembravano accarezzare una reliquia che una persona.
"Sappi una cosa Antheo Black Lestrange: se mi sparisci di nuovo, troverò il modo di fartela pagare"
Ogni piega della pelle, ogni segno, ogni cicatrice, raccontavano delle storie attraverso i loro corpi, tra un affondo e l'altro sprigionavano la loro sofferenza e il loro desiderio, soffocato per troppo tempo. Ma cosa sarebbe successo il giorno dopo, quando una metà sarebbe rimasta vuota? Come sarebbeeo state le loro vite a quel punto?
Il mattino dopo, Antheo si alzò risvegliatosi dopo il suo primo rapporto serio con la sua ragazza, fece i modo di non fare rumore, per non svegliarla, e si vestì raggiungendo la cucina. Vide suo zio già in piedi, mentre il sole di Giugno non era ancora apparso. So guardarono negli occhi, non erano necessarie parole per vedere cosa stesse passando per la testa del ragazzo.
"Sei proprio sicuro di volerlo fare? L'hai sentita ieri"
"Se é l'unico modo per proteggere lei e tutti gli altri, devo. Prenditi cura di lei e di Alessio, falli tornare a casa il prima possibile. Sarete al sicuro tutti se restare te qui e se io sarò lontano"
"Antheo, non sei obbligato a farlo. Possiamo combattere questa guerra insieme, ma serve il tuo aiuto"
"No zio, vi serve la mia lontananza. Io devo ancora capire cosa posso dare in questo mondo. Come Barty, anche io devo trovare il mio ruolo per non essere l'ultima ruota del carro"
Non aspettò nemmeno una risposta dallo zio, si avviò verso la porta aprendola la fermandosi sullo stipite. Fissò il paesaggio mentre prendeva i suoi colori di prima estate. Sapeva bene, quella volta, cosa stava per fare: stava per abbandonare tutti? Stava per nascondersi come tutti gli altri? No: stava solo prendendo tempo per loro, in modo che loro potessero organizzarsi: "Zio, solo un ultimo favore: aiutate i gemelli con gli Avery, vedendovi saranno più morbidi"
"Lo credi davvero?"
"... Sì"
~~~~~~
Al castello di magia e stregoneria di Hogwarts, Minerva McGranitt non poté credere alle parole di Al bus Silente, così come il resto del personale scolastico, custode e guardiacaccia compresi. Il preside stava forse impazzendo? Aveva le traveggole? O era appena sveglio e quindi poco lucido? Dallo sguardo sembrava totalmente in sé, ma le sue parole non avevano alcun senso. Non dopo tutto quello che era successo.
"Non facciamo quella faccia, professoressa McGranitt, lo sa molto bene anche lei che può essere una buona mossa, lo ha sempre visto"
"Signor Silente" intervenne Piton con voce calma "Io comprendo le su e ragioni, ma non rischia di mettere in pericolo tutto goi studenti presenti?"
"I rischi ci sono, ma ha molto buon senso. Sa quando combattere e quando é meglio tirarsi indietro. Lo hanno visto tutti. E poi, c'è sempre del buono in ognuno di noi"
La professoressa Sprite sussultò: "Ma non stiamo parlando di una persona qualunque! Lo sappiamo tutti! Con tutto il rispetto signor Silente io..."
"Dovete avere fiducia in questa scelta. So che può essere controproducente, ma si può sempre trovare il lato migliore anche nelle cose o persone peggiori"
Non volle aspettare che qualcuno protesta a se ancora, e ordinò che venisse scritta una lettera quanto prima. Mentre tutti si dileguavano, guardava il vuoto mentre accarezzava la sua fenice Fanny, riflettendo sul da farsi. La cosa più difficile sarebbe stato presentare il nuovo stagista al nuovo professore di Difesa contro per atro oscure, non era in dubbio che fosse un sonoro contro senso una scelta simile. La in fondo: chi meglio può insegnare come proteggersi, se non chi già le pratica?
-------------------------------------------------
Ci aspetto nel prossimo libro della saga!
Spero che anche questa seconda parte vi sia piaciuta, ci ho messo molto impegno e ne sono super soddisfatta. Fatemi sapere se vi é piaciuto!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro