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19 - Addio doloroso

Arriva sempre quel momento dove la vita sembra sbatterti in faccia la realtà dei fatti e la durezza con cui il tempo ti saluta, arriva sempre quel momento dove ti chiedi se tutto quello che ti è accaduto ha un senso, o se la vita vuole solo farti soffrire, farti del male e vedere quante volte ti alzerà i sotto le sue risate beffarde e sotto i suoi occhi di scherno che non smetteranno mai di fissati per costringerti a piegarti in due dalla stanchezza. In tutto il tempo in cui vivi ti rendi conto che ci sono momenti che non sarai mai pronto ad affrontare, che nonostante ti perseguiti l'idea e provi a far te ne una ragione, ad accettarlo passo per passo, non vedrai mai la luce nemmeno al momento fatidico.

Perché la vita era così ingiusta? Cosa la spingeva ad essere tanto crudele e beffarda, soprattutto in quei momenti così delicato dove la vittima si nasconde e il carnefice gioca con i suoi sentimenti, le sue paure e i suoi desideri? Non bastavano le oascrime ele grida lanciate durante tutto il passato, ancora una volta il mondo sembrò voler evidenziare che quel periodo non trovava posto per chi era troppo aggrappato agli esempi e alle tradizioni passate, a chi non voleva accettare il cambiamento e a chi si rivelava troppo codardo per poter guardare negli occhi la vita e sputare in faccia. Anche quel giorno, in un breve periodo tanto felice per quanto complicato, il destino aveva deciso di ricordare il fatto che non c'era proprio niente da festeggiare.

E per quanta morte abbia mai visto in diciannove anni, per quante vite fossero state distrutte sotto i colpi di bacchetta della sua famiglia e per quante volte si fosse ormai proiettato le immagini di cadaveri sparsi intorno a lui, di una sola cosa Antheo non sarebbe mai stato pronto: vedere la morte sotto un'altra prospettiva, e quella prospettiva era vedere suo nonno, la roccia che aveva mosso suo padre e lui stesso, abbandonarlo piano piano sotto l'abbraccio dolce e terribile della morte che aveva deciso di richiamarlo a sé dopo tanto tempo. Pur sapendo che sarebbe successo, che il tempo passa per tutti e che tutti arrivano al capo linea, non aveva mai avuto il minimo pensiero di vedere davanti ai suoi occhi un'imminente perdita.

E ora se ne stava lì impalato con gli occhi stanchi e semichiusi mentre fissava suo zio appoggiarsi al divano dove era sdraiato Lestrange senior che ansimava rumorosamente e sbiamcava pian piano. I suoi acciacchi lo avevano trascinato fino a lì, e lui aveva resistito solo per poter rivedere la sua famiglia. Aveva gli occhi lucidi mentre vedeva suo figlio e suo nipote lottare per non mostrarsi deboli davanti a lui scoppiando in lacrime, quante volte gli aveva detto che piangere era da deboli. Ma ora? Sarebbe riuscito ad andarsene vedendoli impassibili? Senza che mostrassero il minimo dolore nei suoi confronti? Era pronto a vedere il frutto dei suoi insegnamenti ritorcergli contro?

"Rabastan..." riuscì a pronunciare con un filo di voce "Mi dispiace, per tutto. Mi dispiace di essere stato un padre forse troppo rigido, se mi sono aspettato troppo da voi e non ho dimostrato nemmeno una volta quanto fossi orgoglioso dei vostri progressi..."

"Padre non sforzatevi" la voce di Rabastan tremava e faceva domande tutto per non lasciare gemiti di pianto, mentre Antheo non riusciva nemmeno a muovere un passo né davanti né dietro. Per lui il tempo si stava fermando improvvisamente: prima i suoi genitori e adesso suo nonno, la sua famiglia se ne stava andando e che cosa ne sarebbe rimasto? E quella morte, sta volta, non era riuscito a fermarla. Non poteva farlo.

"Figlio mio... Credo di svegliarmi dato abbastanza. Mi spiace solo... Non poter salutare Rodolphus... E dirgli che mi ha regalato una vita meravigliosa quando ha avuto Antheo... Non ho mai voluto mettervi in spalla troppe responsabilità..."

Con uno scatto involontario Antheo distolse lo sguardo, strizzando gli occhi che diventavano pungenti per le lacrime che stavano affiorando, e tenendo le labbra serrate soffocava i lamenti che ne uscivano. Sentì le sue mani muoversi meccanicamente, le dita schioccare sentendo i suoi movimenti iniziare a invadere il suo corpo con spasmi nervosi per la crisi di emozioni.

Rabastan abbassò lo sguardo stringendo la mano di suo padre, di quel padre che per tanti anziani lo aveva guidato ed era riuscito ad indirizzarli verso la retta via, che stavano tutt'ora percorrendo. Lo voleva ancora con sé però, voleva dimostrare a suo padre che aveva ancora molto da offrire, ma il tempo era ormai scaduto. Con un filo di voce, potendo sentire il respiro sparire pian piano, suo padre gli disse solo cinque parole, che dava troppo per scontato un tempo, ma che ora era proprio il caso di dirle: "Ti voglio bene... Figlio mio..." e chiuse gli occhi lentamente emettendo l'ultimo, lungo respiro.

Allora Rabastan iniziò a squoterlo, prima piano, poi sempre più forte, non era pronto, non voleva accettare una cosa depressa genere proprio in quel momento, era riuscito a salvare un compagno, perché suo padre non dovrà essere risparmiato? Non si trattenne più e lacrime grosse come cascate gli inondarono il volto mentre prese ad urlare invocando il nome di tuo parere e implorandolo di non andarsene, di guidarli ancora, ma tre suoi nipote filtro di lui si prese la testa tra le mani in preda ad una crisi di nervi col volto bagnato a tal punto che avrebbero potuto allagare quella piccola stanza.

A quel punto entrarono tutti gli altri, che fino a quel momento avevano preferito rimanere fuori per dare a loro un ultimo momento intimo in famiglia, e Béatrice si gettò subito su Antheo circondandolo con le braccia e stringendo forte affinché lui potesse sentire il suo calore i suoi profumo che lo coccolavano. Li raggiunse anche Alessio e furono tutti e tre abbracciati per consolare chi tra tutti era sempre stato il più forte e aveva sopportato batoste bene peggiori, che ora non reggeva più e che sentiva di essere completamente schiacciato, mentre il resto del gruppo andò verso Rabastan facoendogli le condoglianze e rassicurandolo massaggiando gli le spalle.

Troppo forti erano stati, avevano sopportato troppo gli abusi che quella vita gli aveva riservato e la troppa forza d'animo aveva rotto quel loro temperamento impassibile lasciando che mostrassero le loro vere anime, come solo le lacrime sanno fare, e anche se Antheo e Rabastan volevano mostrarsi forti, lì non ne avevano motivo. Béatrice prese a stringerlo forte, quasi a voler soffocare lei stessa i singhiozzi che il suo ragazzo stava tirando, in quel momento aveva bisogno di una forza esterna che potesse riportarlo in piedi, e potevano essere solo lei e Alessio ad aiutarlo. Questa volta dovranno essere lei la forza tra i due, perché Antheo lo era stato per troppo tempo ed ora non reggeva più.

Antonin Dolohov si offrì di e seguire la cerimonia dei funerali, pulirono PA stanza segreta dando l'idea di una vera e propria camera funeraria, non essendoci posto nel Mausoleo, quella stanza, che aveva creato per proteggere la famiglia, starebbe diventata la sua tomba, dove avrebbe ripststo lontano ds tutti i pericoli, proprio come avrebbe voluto per tutti. I Mangiamorte sgomberarono il posto e una volta pulito tutto si riunirono davanti alla porta, che si stava pian piano sigillando mentre Dolohov elencava le grandi azioni del mago e pronunciava il suo discorso; Al suo segnale alzarono le bacchette al cielo evocando incantesimi di protezione per poter proteggere lui e tutta la famiglia che riposava in pace. I gemelli evocarono delle rose bianche e delle rose nere che crebbero intorno al Mauosoleo, non sarebbero mai sfiorite.

~~~~~~

Lo osservava da tutto il giorno, Antheo era seduto sotto al noce e guardava davanti a lui, il vuoto più totale. Aveva uno sguardo smarrito. Lo si vedeva chiaramente. Forse perché provocare la morte di persone a te nemiche non é la stessa cosa che vedere tuo nonno andarsene pian piano ascoltando le sue ultime parole, forse perché morire lottando non era come morire per colpa della natura, o forse perché a furia di vedere gente perdere la vita, prima o poi ti stanchi e la visione ti appare più dolorosa del solito, o, per ultimo, forse perché Antheo non aveva mai subito un vero e proprio lutto, quando accadevano decessi familiari, i suoi genitori provvedevano spesso ad alleggerire il dolore.

Ma Béatrice sapeva che chiudersi in quel modo non era la soluzione, non avrebbe attutito niente, anzi, avrebbe solo peggiorato, dato che in momenti del genere non bisogna mai sentirsi soli. Voleva stargli vicino, anche se era tutto il giorno che evitava gli altri compagni, anche se le avrebbe risposto male, che cosa poteva mai fare la sua compagnia?

"So a cosa stai pensando" la voce stanca e strisciata di Rabastan la fece girare di scatto "Ma rinuncia, lascialo stare, un po' di dolore gli farà bene, almeno si rende conto di non essere di pietra" si sentiva tutta la tristezza che usciva delle sue parole, il fatto che, nonostante dicesse che doveva essere il nipote ad elaborare il dolore, fosse lui stesso a non essere riuscito a superare la giornata, era finita troppo palese.

"Non riuscirà a superarlo se fa così, non deve isolarsi"

"Glielo vuoi dire tu? Magari di caccia via in modo più elegante"

Béatrice tornò a guardare Antheo, che non accennava a muoversi, e decise di raggiungerlo per dargli conforto. Si avvicinò a lui piano, senza fare movimenti bruschi dato che, conoscendolo, nei suoi momenti di nervosismo era piuttosto pericoloso. Gli si sedette accanto, senza parlare, e aspettò che lui posasse lo sguardo su di lei.

"Mio zio non ti ha detto che voglio stare solo?"

"Sì. Ma io prima di te sono cosa vuol dire soffri se da soli, e ho pensato di evitsrti questa tortura"

"Non serve Béatrice, davvero. Voglio solo stare un po' da solo" Antheo tornò a guardare fisso davanti a lui, distogliendo lo sguardo dalla ragazza, che spense il suo sorriso e rimase un attimo in silenzio, analizzando la situazione. Sapeva bene che Antheo parlava attraverso la frustrazione, lo smarrimento e il dolore; sapeva che in altri momenti sarebbe stato più gentile, però questo non era certo un pretesto per allontanare tutti.

"Sei stato da solo per tutto io giorno, e non mi sembra che il tuo umore sia migliorato"

"Allora devo stare solo un po' di più. Dai non é il caso che tu stia qui con me, non sprecare così il tuo tempo"

A quelle parole, Béatrice gli rivolse uno sguardo accigliato: cosa voleva dire? Secondo lui perché ogni volta che aveva qualcosa o aveva bisogno di qualcosa, lei era al suo fianco? Secondo lui perché, pur sapendo a cosa andava in contro, lo stava seguendo insieme ai Mangiamorte? Era possibile che in tutto questo tempo, Antheo non avesse capito nulla di tutto il loro rapporto? Non lo avrebbe aiutato con gli Auror, non lo avrebbe cercato e pianto per due anni se non avesse tenuto a lui. Era incredibile.

"Non devo sprecare il mio tempo? Non devo perdere tempo con te? Ma tu hai una vaga idea del perché io stia facendo tutto questo?! Hai idea del perché io abbia seguito Barty, del perché stia seguendo i Mangiamorte, perché secondo te?!"

Lo fissò in modo provocatorio e rimproverativo, non sopportava il suo essere tanto ottuso in un momento del genere. Lo costrinse a guardarla negli occhi: "Perché TI AMO! Ecco perché!"

Antheo la guardò con occhi semi spalancati, non si sarebbe mai aspettato che Béatrice gli dicesse tanto chiaramente quella frase. Certo sarebbe stata più bella detta con un tono più dolce, ma andava bene anche così.

Alessio li guardava all'ingresso del Mausoleo e sperva in cuor suo che i due potessero chiarirsi al più presto, con Antheo ridotto così non sarebbero mai andati lontano. Per lui era veramente strano vederlo lì così, la prima volta che lo aveva visto era lo smistamento ad Hogwarts, e ricordava perfettamente la sua sicurezza negli occhi, il fatto che il cappello non lo aveva nemmeno sfiorato, Antheo era proiettato nella sua casa ancora prima di nascere, ancora prima di prendere in mano la bacchetta. In tanti invidiavano il suo essere il primo del corso, di ogni corso, e di essere al tempo stesso lo studente meno gestibile di tutti con quei suoi scatti, nessuno lo avrebbe mai visto crollare.

"Tutto bene pic... Alessio?" Alecto gli si avvicinò guardando i due ragazzi sotto l'albero "Mmh, gliene sta cantando quattro"

"Béa è più frustrata di lui, non sopporta vederlo in quel modo"

"Sai... Mi hai stupito l'altra volta" gli disse guardandolo sorridendo, dovette ammettere che sentirlo rispondere impedendole di ribattere; Alessio era stato in grado, tra tutti, di darle uno strano senso di colpa quando tirava troppo la corda, e l'aveva obbligata a tacere. Nemmeno Amycus era stato capace di metterla in riga. Alessio la guardò perplesso, era solenne da parte sua accettare una sconfitta, e quel sorriso che gli stava rivolgendo... Be' gli stava facendo girare la testa, erano quasi tre settimane che erano insieme a lavorare e solo adesso Alecto iniziava a sciogliersi.

"Mmh... Grazie?"

"Sai, forse poso considerare la tua compagnia"

Più tardi vennero chiamati da Rabastan, era insieme al nipote che, attraverso Nagini, lo aveva informato prima del funerale dove si trovasse l'Oscuro Signore. Non potevano rimanere troppo esposti, la prossima tappa sarebbe stata Little Hangleton.

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