13 - Il segreto di Manor Lestrange
La pioggia incombeva contro il suolo rendendo il prato una fanghiglia unica che si confondeva con i sentieri boschivi. La nebbia tagliava la pelle come schegge sottilissime e l'umidità congelava la pelle e imzupoava i vestiti, anche i più pesanti. La tenuta di Rodolphus Lestrange si ergeva vicino ad una scogliera, a ridosso tra un bosco di conifere colmo di creature e il mare, come la tenuta di Lestrange senior, con l'unica differenza che vi erano meno possibilità di essere disturbati dai Dissennatori e dagli Auror.
Il portone si aprì piano e la figura entrò grondando di pioggia, mentre la ferita al volto sanguinava copiosa, nello stesso punto dove il Sectumsempra aveva colpito due anni fa. Di girò chiudendo il portone sigillandolo, poi si tolse il cappuccio mostrando il ciuffo bianco intriso di rosso per colpa della cicatrice riaperta. Antheo si addentrò in quel salotto che non percorreva da sette anni e che finalmente poté rivedere: non era cambiato niente da quando vi aveva rimesso piede, le foto di famiglia erano ancora tutte lì, mostrando il quadretto dei Lestrange al completo, le poltrone erano posizionate nello stesso punto, il camino era pulitissimo, gli elfi domestici dovecsno aver dato giusto una lustrata per tenersi occupati aspettando i padroni.
Mosse un passo dopo l'altro con calma, alternando un fazzoletto dallanfeonte all'occhio sinistro asciugandosi per la pioggia e pulendo il sangue colante che la grossa cicatrice gli stava buttando fuori a fiumi. Percorreva il salotto facendo il meno rumore possibile, voleva assicurarsi che non ci fosse nessuno di minaccioso.
Ad un tratto un elfo domestico apparve davanti a lui urlando a squarciagola: "Padron Antheo! Padron Antheo è tornato! Boby è felicissiko di vedere Padron Antheo! Boby ha tenuto pulite per stanze dei padroni tutto il tempo, Boby aspettava con ansia il ritorno dei padroni!"
"Fa piano Boby! Mi scoppia la testa" lo zittì il ragazzo che sentiva le temperature pulsare per via del sangue che bastava perdendo. Quando Boby si focalizzò sulla ferita, tirò un tale urlo che arrivarono altri tre elfi a strillare come pazzi tra dare il benvenuto e urlare terrorizzati.
A gran fatica, Antheo riuscì a riportare i silenzio, variando dai rimprovero a incantesimi contro il pavimento per zittirli. Si massaggiò il settore nasale e sbuffò per la stanchezza: "Avete tenuto tutto pulito?"
"Sì Padron Antheo: Kiky ha pulito ogni giorno il camino, Kiky aspettava che i padroni entrassero dal camino"
"Boby ha tenuto il controllo su tutti, Boby si assicurava che la casa fosse sempre in ordine. Padron Antheo è felice di essere a casa?"
Antheo si guardò intorno, scrutando ogni singolo angolo che gli ricordasse la sua infanzia, la sua meravigliosa infanzia fatta di festicciole in famiglia con padre, nonni e zii che gli correvano intorno giocando a prendersi e a nuotare al lago; di periodo natalizi in cui Rodolphus lo accompagnava da Zonko e gli lasciava prendere tutti gli scherzetti che voleva; di estati dentro le case dei nonni Lestrange e dei nonni Black... Sentiva una morsa alla gola impedirgli di tenere quell'espressione così impassibile. Abbozzò un sorriso: "Sì Boby, sono felice di essere a casa"
La poltrona di pelle nera appoggiata accanto alla finestra odorava ancora di Rodolphus quando si sedeva a sorseggiare il suo bicchiere di vino francese e si perdeva ad osservare il mare che si ingrossava. Antheo accarezzò il tessuto pregiato come a voler percepire la presenza, anche se lieve, di suo padre. Si sedette imitando istintivamente i movimenti di Rodolphus: rilassare la schiena contro lo schienale, accavallare la gamba destra, appoggiare la testa alla mano destra stretta a pugno. Dovette ammettere che la visuale era particolarmente piacevole: riusciva a vedere l'albero dove era solito arrampicarsi e dove Bellatrix gli chiedeva assiduamente di scendere. Guardò il carrellino dove Rodolphus teneva gli alcolici e li trovò ancora tutti intatti, suo padre era solito a mantenere la qualità con incantesimi che impedissero di fsrli marcire. Si avvicinò al carrellino e stappò una delle bottiglie di cristallo: un'aroma pungente gli invase le narici e le vie aeree. Sentì il curioso bisogno di assaggiarlo, Rodolphus gli aveva sempre proibito di toccare alcolici, ma ormai non era più un bambino e poteva concedersi un bicchiere, forse gli avrebbe restituito un po' di suo padre.
Il liquido scivolò velocemente lungo la gola, facendogli avvertire il bruciore lungo tutto l'esofago; il calore si fece strada per tutto il corpo e la vista si annebbiò leggermente. Per una manciata di secondi sentì il cervello farsi strano: il corpo tutto molle e la lente piena di cose, ma non definite, però piacevoli. Durò poco, la quantità di alcool non era sufficiente per sballarlo del tutto, Antheo si riprese in fretta. Il sapore gli rimase in bocca: un leggero retrogusto amarognolo ma decisamente piacevole, quasi caramellato. Se ne versò un altro bicchiere e lo tracannò in un colpo solo.
I suoi occhi iniziarono a vedere scintille di tutti i colori, come se venissero lanciati incantesimi da tutte le parti. Di nuovo le gambe si fecero molli e dovette sedersi sulla poltrona per non cadere faccia a terra. Gli occhi non vedevsno più figure ferme quali erano i mobili in quel momento, sembravano divincolarsi come budini.
Boby entrò timidamente vedendo Antheo semi addormentato che ciondolava la testa per l'alcool che gli stava percorrendo le vene. Alzò lo sguardo con gli occhi spalanca ti e a malapena riconobbe l'elfo davanti a lui che lo avvisava della cena pronta.
"Padron Antheo, vi sentite bene?" chiese timidamente il piccolo elfo avvicinandosi.
Antheo alzò lo sguardo, inclinando la testa verso il lato sinistro facendo vedere la grossa ferita che gli spaccava la faccia, un sorriso non molto definito e quegli occhi vuoti e freddi come un Dissennatore, peggio del freddo raggelante invernale: "Certo Boby, mi sento benissimo"
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La sala da pranzo emanava un terribile e pesante senso dopo vuoto e di solitudine; il tavolo grande era perfettamente immacolato, tranne per la parte dove Antheo stava cenando, a capotavola. Più che mangiare, il ragazzo giocherellava con i pezzettini di stufato e le patate che aveva nel piatto, sbocconcellando a ritmi regolari un po' di carne, un po' di patate, un po' di pane.
Gli elfi lo guardavano preoccupati, intuendo forse il suo malessere per colpa della sua solitudine diventata improvvisamente troppo pesante per sostenerla in silenzio. Lo guardavano mentre finiva lentamente il piatto, per poi spostarlo di lato e rilassarsi Sulla sedia di velluto rosso, portandosi una mano sui capelli e scompigloarseli portandoli tutti indietro, i suoi ricci ribelli erano perennemente in aria.
"Padron Antheo, vuole qualcos'altro? Boby può preparare un dolce, quello che a Padron Antheo piace tanto, Boby può portarglielo"
"No, sono a posto. Vorrei solo un... Digestivo" Antheo guardò l'elfo con uno sguardo stranamente complice, sapeva che Boby lo aveva sorpreso con la bottiglia di Brandy mezza vuota in mano.
L'elfo rimase un attimo confuso, non volendo sbagliare a interpretare i pensieri del mago, poi fece un cenno di conferma e si diresse nel salotto, tornando in sala da pranzo con una bottiglia di whisky in mano. Antheo la prese e ordinò di mettere alcune porzioni delle altre portate in un piatto, dato che lo doveva portare in un certo posto. Fece apparire un bicchiere e versò il liquido pungente per poi mandarlo giù in un colpo solo.
Non sapeva bene il perché, forse era ol gusto, o la voglia di scappare da quella schifosa realtà, ma Antheo iniziò a tracannare un bicchiere dietro l'altro, senza una pausa, versava e beveva, versava e beveva. Un sorso dietro l'altro e fli parve di non essere più al mondo. Il braccio si era fatto pesante, le palpebre cadevano, e sentiva lo strano stimolo di ridere. Senza un perché, si mise a ridere, un suono tutto uguale, singhiozzetti allegri che facevano sussultare la schiena, si sentiva bene, si sentiva nuovo.
Ebbe poi improvvisamente l'impulso di... Muovere la testa: inclinandola a sinistra come sempre e iniziando a dondolarla, su e giù, su e giù, clme dei piccoli strappi, come se avesse dei tic nervosi come quelli di Barty, ma peggiori. Mosse la testa in quel modo ripetutamente, continuando a ridere e sorridere come un coglione. La sua risata iniziò a somigliare a quella di Bellatrix, con acuti a ritmo di tre singhiozzi, sadica, da cretino, ma così simile a quella di sua madre che fece addirittura uno sforzo olimpionico per non smettere, fino a quando rimanere senza fiato.
Boby gli so avvicinò con il piatto dentro as un fagotto: "Padron Antheo? Boby può portare la cena all'ospite al posto di Padron Antheo? Padron Antheo sembra stare poco bene"
"No" disse Antheo con voce rauca "Lo faccio io, è una cosa che devo fare personalmente"
"Ma Padron Antheo, Boby vede Padron Antheo molto stanco e scosso, Boby può preparare il letto per Pardon Antheo..."
"Zitto! Ho detto di no" sbottò il ragazzo alzandosi barcollante e dirigendosi nuovamente verso il salotto.
Passò accanto al camino, toccando tre mattoni con la bacchetta e facendo comparire un ingresso a pozzo, che apparentemente davanti nel vuoto.
"Lo avete assistito mentre ero via?"
"Sì Padron Antheo, Boby ha portato cibo e acqua all'ospite, Boby ha anche sistemato i capelli e la barba"
"Si starà annoiando lì dentro, vado a fargli compagnia" Antheo mise in avanti un piede e si lasciò cadere nel pozzo. Il viaggio non fu particolarmente lungo, molto intenso ma breve, facendolo cadere piegando le gambe lunghe e affusolate per attuttire il colpo. Si sistemò il Montgomery e percorse il corridoio freddo fino ad arrivare ad una stanza illuminata da tre torce accese, tenute in vita con la magia, dove si trovavano dei mobili vecchi, una lanterna sopra ad un vecchio tavolino scheggiato,con accanto un piccolo set per pozioni, un letto con sopra un lenzuolo bianco.
Sotto al lenzuolo vi era una sagoma.
Antheo si avvicinò al tavolino e posò il piatto accanto al piccolo set, sbriciolò lo stufato, schiacciò le patate, sminuzzò a pezzi piccolissimi la torta di spinaci. Versò del liquido grigio dentro ad un bicchiere insieme al cibo e sbatté il tutto fino a quando non vide la poltiglia diventare sempre più liquida. Osservò i pezzettini di cibo sciogliersi a contatto con la miscela grigia. Era una pozione che aveva sottratto da dei cecchi appunti di Piton, che erano rimasti incustoditi poco prima della caduta dell'Oscuro Signore, permetteva si sciogliere i cibi senza perderne le proteine e le sostanze nutritive necessarie per il corpo.
Mise la pozione dentro un'ampolla munita di beccuccio per bere con facilità, si avvicinò al letto e tirò il lenzuolo scoprendo la sagoma che si nascondeva sotto.
Regulus Arcturus Black giaceva sul letto inerme.
Aveva il viso rilassato, gli occhi chiusi, pareva dormisse o peggio: sembrava morto.
Antheo sorrise vedendolo: "Buona sera cugino, è ora di mangiare" disse agitando la pozione in mano, come se Regulus potesse mai sentirlo. Si chinò su di lui, gli prese la nuca e poi sollevò leggermente, poi gli avvicinò l'ampolla alla bocca e gli versò piano la pozione, facendo attenzione che scivolasse tutta in gola e che raggiungesse lo stomaco, ci mancava solo che potesse soffocarlo.
Appoggiò l'ampolla vuota nel comodino accanto al letto e ci si inginocchiò accanto, come in preghiera, ma senza mani congiunte, ma braccia incrociate. Appoggiò la testa contro le braccia e sembrò farfugliare qualcosa tra sé e sé sussurrando. Faceva spesso così quando si rifugiava da Regulus, anche se non poteva rispondere, per lui era l'unico che poteva capirlo e quindi si confidava con lui, un po' per solitudine, un po' per la follia che pian piano stava scavando nel suo inconscio. Nell'anno in cui fuggì dal San Mungo, Antheo si rifugiò in quel pozzo dove portò Regulus poco tempo prima, e lì lo nascose fino a quel momento.
"Ho combinato un bel casino Reg" sussurrò riprendendo un briciolo di lucidità "Ho dato fuoco alla tenuta di mio nonno, ora per colpa mia non ha dove andare. Con questa mano qua" sfilò il guanto ignifugo e mostrò la mano sinistra con un segno rosso, come un buco, con delle diramazioni fino alle dita.
"I Dissennatori mi stanno dietro, per non parlare di quei cazzo di Auror che ti tirano Maledizioni a vista" si passò una mano lungo il volto, sussultando sentendo le croste della grossa ferita che iniziavano a formarsi, staccarsi dalla pelle facendogli male.
"Non posso ancora svegliarti, prima devo fare delle altre cose, e vedrai che ti piaceranno tanto anche" biascicò massagiandosi il collo. Posò poi la mano sul petto del cugino, quasi a voler essere sicuro che il battito cardiaco c'era. Regulus di fatto non era morto, almeno non realmente. Era un'altra pozione corretta negli appunti di Piton, un distillato di morte vivente corretta con alcuni ingredienti della pozione tonificante che creavano una specie di sonno profondo, come essere avvelenati ma senza di fatto morire del tutto. Era possibile risvegliare la vittima con un bezoar, ma finché non fosse stata somministrata, tutte le possibili date di morte restavano visibili, per poi sparire e cancellare ogni traccia di morte.
"Mi sento strano Reg, mi sento diverso dal solito, come se provasso gusto nella morte e nel rischio. Sono sempre stato così?" la testa gli girava e sentiva il bisogno di un altro bicchiere. Era come se dentro di sé sentisse una strana sensazione: non provava angoscia o che nel vedere quel corpo ibernato davanti a sé, non si sentiva del tutto a posto, aveva iniziato con qualche movimento strano della testa, poi si accorse di muovere le dita in modo bizzarro: gli indici si muovevano come le zampe di un crostaceo, uno dei due a tempo di tre o quattro movimenti schizzava dritto in aria; il resto delle dita si irriggidivano e si drizzavsno per poi rilassarsi.
Il punto era che Antheo non sentiva un perché preciso per tutti quei movimenti: squoteva la testa e le mani prendevsno vota propria, non ho i era mai capitato, o se fosse già successo non se n'era mai reso conto.
"Sono solo Reg, ma felice, senza un perché: mamma e papà sono in prigione" sentiva di dire frasi senza senso, senza un filo logico che le legasse tutte, aveva solo un mucchio di pensieri che gli si affollavano in testa e per tanto sentiva il bisogno di dirle. Si mise a ridere con quella modo da disco rotto: tre singhiozzi e un acuto, tre singhiozzi e un acuto, che pareva un rinculo. Si portò le mani alle tempie, strizzò gli occhi per poi spalancarli mentre inclinava la testa a sinistra e la muoveva come un tic nervoso.
Non capiva cosa gli stesse succedendo ma gli parve che facendo quelle cose si sentisse più leggero.
"Vedrai Reg, tuo cugino qui farà faville, faville!" ok, non era lucido, forse ubriaco da far schifo, si sentiva uno straccio e si sentiva terribilmente molle.
Un rumore sopra la sua testa, dove era situato il salotto, attirò la sua attenzione. Si sentirono dei passi preceduti da un smaterializzazione, erano passi non molto pesanti, dovevsno essere di una donna. Il rumore fece bloccare Antheo per qualche secondo per poi fargli coprire Regulus e dirigersi verso l'ingresso a pozzo. Rimase lì immobile ad ascoltare i passi che a tratti si bloccavano e riprendevano, camminando avanti e indietro. Erano de ci sente tacchi quelli che pesravano il pavimento, ed era sicuramente una donna dalla forma dell'ombra che Antheo poté scorgere.
La donna si avvicinò ai mobili con le foto di famiglia e ne prese una, raffigurante Bellatrix, Rodolphus e Antheo in posa in giardino. Accarezzò la partendo foto dove era posizionata Bellatrix per poi passare ad Antheo, come per cercare conforto da delle safome animate ma che non potessero rispondere.
Poi il profumo della donna raffiumse il ragazzo inondandogli le narici e risvegliando in lui una sensazione che aveva dimenticato da due anni: conosceva quella donna, e anche molto bene. Si auto-lanciò il Levicorpus e si nasconde dietro all'angolo del camino chiudendo il pozzo in modo che non si sentisse alcune rumore.
Riuscì a vedere la donna ed ebbe un sussulto: era Narcissa.
Nello sporgersi fece cadere un pezzo di mattone e il rumore allarmò Narcissa che si girò di scatto puntsnto la bacchetta: "Chi c'è?"
Antheo si nascose più indietro.
"Se è uno di quei sudici elfi giuro dhe lo affatturo!" Narcissa si avvicinò poggiando bene i piedi mentre avanzava verso il camino, sentendo un respiro pesante e un'ombra sussultare. Ma quando si ritrovò davanti la figura, i suoi occhi quasi automaticamente si riempirono di lacrime: "Antheo! Tesoro sei tu!"
Un tuffo al cuore portò Narcissa a stringere Antheo, il suo adorato nipote che tutti le dicevano essere scomparso per sempre; lo strinse così tanto che tutti potevano credere cercasse di proteggerlo, come se potessero portargkielo via di nuovo. Antheo ricambiò in modo molto debole, forse per lo sgomento iniziale o per il motivo precedente, sentendosi improvvisamente strano e vulnerabile.
"Antheo, non sai quanto io sia felice di vederti finalmente!" disse la donna prendendo la mano del nipote.
Antheo non capì tutta quella tranquillità, Narcissa sembrava come se vedesse lo stesso nipote da sempre, non so accorgeva della sua testa ciondolante? Delle sue mani che improvvisamente prendevano a schiaffi qualunque cosa? Non si accorgeva delle sue espressioni stralunate e del suo modo di muoversi in generale? Antheo si sarebbe dato del pazzo.
"Ma non mi trovi diverso?" le chiese "Insomma non trovi strano come mi muovo?"
Narcissa lo guardò perplessa: "Non più del solito caro, forse solo più stremato" gli disse dolcemente. Gli accarezzò il viso sorridendogli, proprio come sempre, avendo constatato che, per quanti movimenti Antheo facesse, non trovasse strano vederlo in quello stato.
Ma quando distolse lo sguardo lo posò sulle due bottiglie vuote per terra: "Santo cielo!" disse alzandosi "Antheo ma... Ti sei scolato tutto questo alcool?!"
Antheo non rispose, aveva ancora l'etanolo che gli circolava in corpo, si alzò piano e si avvicinò alla zia, diventata più bassa di lui di tanto, ma perché era cresciuto tanto nell'ultimo anno, guardandola con gli occhi semichiusi per i giramenti do testa. Solo quando le fu abbastanza vicino, Narcissa notò la ferita al volto: "Chi ti ha fatto questo?"
"Nulla di preoccupante..." si limitò a dire coprendosela con la mano. Prima che potesse arrivare al giorno dopo l'avrebbe sicuramente curata.
"Sei sicuro che non fa tanto male?"
"È vecchia... Si è solo riaperta"
Naecissa gli sorrise di nuovo e lo abbracciò di nuovo, lasciando che il mento di lui si appoggiasse sul suo cranio in modo che si potesse finalmente rilassare.
Era vero: Narcissa non lo vedeva diversamente, la verità era che Antheo quei movimenti strani li aveva da sempre, ma essendo sempre stato molto seguito, aveva avuto pochissime occasioni se non zero per fare quei movimenti. Si erano per lo più limitate alla notte, quando dormiva, sussulta va ed emetteva strani versi, che la maggior parte delle vote erano sibili. Forse ora che la sua mente era totalmente sballata, Antheo si era reso conto che il suo corpo aveva qualcosa che gli altri non avevano, forse ora si era visto per come realmente erano. Ma a lei andava benissimo così, era il suo primo nipote e quello a cui era più affezionata.
"Sono sempre stato così?" le chiese "Perché non l'ho mai saputo?"
"Lo sapevi da sempre, ma per tè è sempre stata una normalità avendo sempre il sostegno dei tuoi genitori. Forse ora lo stress ti fa vedere problemi che hai sempre soppresso" la sua voce emanava dolcezza e bastava a calmare tutti gli spasmi che Antheo aveva in corpo in quel momento.
L'alcool e la solitudine avevano solo aperto i suoi occhi facendolo vedere per come tutti gli altri lo vedevano: un ragazzo disturbato e diverso da tutti gli altri, che sua madre amava immensamente per la tale somiglianza non solo per l'aspetto ma addirittura per la mentalità, scoprendosi più di quello che immaginava mostrare. Sentiva tuttavia che se non fosse riuscito nei suoi intenti, sarebbe crollato definitivamente eisxhiando di sembrare più un fenomeno da baraccone che un Mangiamorte temibile.
Constatato che la casa era in vuone mani, Narcissa decise di congedarsi fidandosi del nipote, vedendolo finalmente di persona vivo e vegeto, anche se un po' concio.
Antheo si diresse verso la stanza padrone, che ancora conservava gli odori di sua madre, e si sdraiò sul letto cullato dai profumi di Rodolphus e Bellatrix, dandogli l'impressione che fossero lì con lui.
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Ciao a tutti! Come avrete visto in questo capitolo è saltata fuori una curiosità di Antheo che nei capitoli precedenti non ho qua o mai messo molto in luce se non con pochissimi accenni.
Il motivo è semplicissimo: la storia precedente, così come i capitoli precedenti, si basavano principalmente sulla visione di Antheo rendendolo 'normale'; invece adesso che puoi non ha il supporto dei genitori e si ritrova solo e affaticato per tutto il peso che il suo animo ha dovuto subire, si è reso conto di avere 'qualcosa che non va'
Antheo è mentalmente disabile, sapendo che probabilmente Bellatrix poteva avere un disturbo sadico per via dei suoi modi psicopatici, ho immaginato che Antheo, vedendola come una cosa normale, abbiamo sviluppato una visione propria del mondo non accorgendosi di avere una disabilità.
Antheo ha la Turette, una disabilità mentale che gli fa fare strani movimenti e gli fa avere strani pensieri. L'ho romanzato un po' pernil personaggio, in modo che fosse un po' più interessante.
Ho voluto inaugurare questa sua consapevolezza in questo modo perché Antheo sta crescendo solo e prendendosi la sua prima sbronza si rende conto di non essere più un bambino ma essere quasi adulto in tutto e per tutto.
Spero che vi sia piaciuto il capitolo e ci tengo a sentire un'opinione, grazie!
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