7 - Estate in famiglia
In una calda mattina di luglio, nella prestigiosa tenuta Lestrange, Bellatrix guardava fuori dalla finestra nella camera padronale. Il suo sguardo era fisso sul marito e il figlio, quasi a voler nascondere la presenza della sorella Narcissa, del cognato Lucius e del nipotino Draco. Avevano allestito il grande giardino con un tavolo pieno di succo, vino ed era posizionato all'ombra del grosso albero dove il piccolo Lestrange era solito arrampicarsi.
Aveva una vera fissa per gli alberi, continuava ad arrampicarsi e a cadere sbattendo la faccia per terra, eppure non si arrendeva, certe volte Bellatrix si chiedeva cosa dovesse fare di tanto importante.
C'erano stati giorni in cui Bellatrix, non vedendo tornare in casa il figlio, usciva chiamandolo per poi ritrovarlo sui rami a fissare il cielo: "Antheo, ma cosa fai lì?" Gli aveva chiesto un giorno. Antheo si era chinato verso la madre e le aveva rivolto un largo sorriso: "Cerco un corvo con le piume più nere di tutti gli altri"
"Cerchi un corvo? E perché?"
"Perché voglio prendere le sue piume per farti una sorpresa, sarai la strega più bella di tutte" aveva dichiarato il ragazzino scendendo con un balzo dell'albero.
Antheo era solito fare dei complimenti a sua madre, per lui Bellatrix era la donna più bella di tutte e ripeteva di aver avuto la fortuna di averla sempre accanto. Bellatrix, pur sapendo il suo carattere abituale verso gli altri, non riusciva a comportarsi ugualmente verso il figlio: tendeva ad essere più dolce e protettiva e non rifiutava mai il contatto con il figlio. Non sapeva come, ma sentiva che con lui ogni possibile scocciatura perdeva di interesse e di importanza, quando c'era Antheo, esisteva solo lui.
Rodolphus, secondo lei, aveva dimostrato un temperamento e un comportamento esemplare: sempre attento e disponibile nell'educazione e nell'insegnamento, non perdeva mai un momento per dimostrarsi il padre adatto ad un ragazzino come Antheo, e lui era sempre estasiato di poter imparare dal padre.
A guardarlo, così affiatato adesso con Antheo mentre cercava di riprodurre lo stesso Avada kedavra che aveva lanciato nella Foresta Proibita, la strega pensò addirittura che il marito non fosse poi così male come si era creduto all'inizio. Forse da quel matrimonio non ci aveva del tutto perso.
Era sempre stata convinta che non avrebbe cavato un ragno dal buco, invece adesso sembrava che quei pensieri nemmeno li avesse formulati lei; le sembrava che Rodolphus potesse essere quasi il compagno ideale. Ma scacciò quei pensieri, erano comunque troppo incompatibili. Forse.
Alla fine si decise a scendere e a raggiungere il gruppo di famiglia: "Com'è Antheo?"
"Non ci riesco papà, non viene bene come la prima volta!" il giovane Lestrange stava picchiettando la sua bacchetta conto la mano destra, come per sbloccarla, lamentandosi di non riuscire nell'incantesimo.
La prima volta, quando aveva ucciso il Troll di Montagna, gli era uscito benissimo: un'Anatema eccellente e precisa. Invece adesso non riusciva nemmeno a bruciare un fiore.
Il piccolo Draco, barcollando, si avvicinò al cugino e si aggrappò al giacchetto di velluto per non cadere inciampando, quasi tirando per terra Antheo.
Tra i due vi erano ben dieci anni di differenza, e con essi anche un'enorme differenza caratteriale. Quando Draco era nato, e lo avevano fatto vedere al cugino grande, per un attimo Antheo era rimasto spaesato, per poi chiedere che gli venisse dato in braccio. A dispetto del suo carattere, i bambini erano il suo punto debole, da sempre aveva desiderato un fratellino ma non era mai riuscito ad essere accontentato. Ma il carattere di zio Lucius spesso e volentieri contribuiva a rendere la convivenza dei due cugini pesante, mosso dal fatto che Draco non doveva essere secondo a nessuno.
Quando Antheo si sentì tirare forte, ebbe l'istinto di poggiare i piedi in modo diverso per riprendere l'equilibrio e scansò con un verso e un sospiro il bambino, seduto nel prato.
Bellatrix si avvicinò al figlio dandogli un bacio sulla testa riccia, come saluto; nonostante l'età, Antheo era già molto alto, arrivava al mento della madre. Bellatrix non lo avrebbe mai detto ma viveva per quel ragazzino.
"Se ripenso al tuo volto quando hai scoperto di aspettare tuo figlio, direi che non sei la stessa persona di allora" disse Narcissa recuperando il suo pargoletto.
Bellatrix avvicinò la testa del figlio a sé, e lui di risposta la strofinò sul seno della madre "È andata meglio del previsto"
Lo vedeva anche Narcissa: la sorella maggiore era visibilmente diversa con il figlio intorno, non sembrava la stessa Bellatrix ossessionata dall'ordine di lord Voldemort, appariva più tranquilla e sorridente, e forse doveva ringraziare il nipote per questo. Non coltivava molta simpatia per Antheo, era troppo simile a Rodolphus, ma vedeva che con lui sua sorella acquistava più sicurezza e più consapevolezza di valere per qualcuno al di fuori di lei.
"Ora Draco imparerà da suo cugino... e forse sarà anche migliore" si lasciò scappare Narcissa, tentando di sembrare più ironica possibile.
Antheo guardò il cuginetto: uno scricciolo biondo di due anni che tentava di liberarsi dalle braccia della madre per correre dal cugino grande. È sempre stato così da che è nato: ogni volta che Antheo, Bellatrix e Rodolphus venivano a trovare Lucius e Narcissa, Draco si appiccicava al ragazzino sbavando sui vestiti e urlando ogni volta che lo scansava di pochi millimetri. Quando iniziò a camminare e a appiccicare parola, le loro discussioni avevano preso forma con frasi da sei troppo piccolo, papà verrà a sapere, lasciami stare...
Ora Draco riusciva a parlare in modo fluido e stava il più ritto possibile, anche se barcollava ancora quando muoveva i suoi passi e non perdeva occasione per comprare il cugino minacciandolo di dire qualcosa a zio Lucius.
Il bambino riuscì a sgusciare dalle braccia di Narcissa e si diresse verso la mano sinistra di Antheo dove era tenuta stretta la bacchetta; Antheo se ne accorse in tempo e, in silenzio, alzò la mano per impedire a Draco di afferrare la bacchetta. A quel gesto il bambino iniziò a lagnarsi e a saltellare, attirando l'attenzione delle due madri lì presenti.
Bellatrix tirò a sé piano Antheo e Draco venne ripreso da Narcissa, poi i quattro raggiunsero i padri dei ragazzi, che parlavano animatamente: "Mio figlio è l'orgoglio della famiglia, mio padre è entusiasta di averlo a casa e Antheo mostra sempre tutti gli incantesimi che ha imparato"
"Davvero... ammirevole; sicuramente Draco diventerà un mago... abile quanto lui" disse Lucius simulando un misto di ammirazione e contentezza, evitando in ogni modo di nascondere la sua irritazione. Da quando era nato Draco, non si sa bene perché, zio Lucius aveva iniziato a trattare il nipote con una certa indifferenza. Una volta, fino a due anni fa, ogni volta che lo vedeva lo salutava calorosamente, gli scompigliava i capelli, gli chiedeva come fosse andata la settimana. Era un fantastico zio, pieno di amore come zio Rabastan, anche se non con la stessa vivacità, ma da quando era nato Draco, il suo amore si era come spento, e veniva meno anno dopo anno, mese dopo mese, quasi Antheo non lo riconosceva più.
"Con Antheo come esempio, ne sono certo" disse Rodolphus sorridendo e si girò verso moglie e figlio, dandogli una pacca sulla spalla in segno di fierezza.
Era molto contento di vedere anche Bellatrix, di solito se ne stava nella stanza padronale e non usciva, a meno che lui non rientrasse o la chiamasse Antheo; era bello vederla più reattiva. Decise di renderla partecipe: "Antheo sta imparando ad affinare l'Avada kedavra; visto che la sua prima volta è stata un caso"
"Io vorrei impararla meglio, ma non mi viene più come prima"
"Tranquillo, vedrai che con il tempo imparerai meglio. Sei un mago con i fiocchi" disse Rodolphus accarezzando i capelli al figlio. Bellatrix prese la faccia del figlio e la riempì di baci: "Tu non hai bisogno di imparare questi anatemi tesoro, sei già straordinario di tuo e i maghi che oseranno mettersi contro di te ne pagheranno le conseguenze" gli disse dolcemente.
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