Lestrang senior si precipitò alla casa familiare di suo figlio Rodolphus vedendo il cielo diventare sempre più scuro, pieno di nuvole che raffiguravano teschi e serpenti, con quel presagio di sventura che tutti i maghi avrebbero pensato ad un'apocalisse.

Spalancò la grande porta fondandosi nel salone principale, rimproverano dentro di sé gli elfi domestici per non aver dato una pulita ogni tanto, era la casa di tuo figlio per Merlino!
Entrò nel salone e lo vide lì: in piedi alto e piazzato come suo padre, con una calma mentre percorreva il perimetro della stanza guardandosi intorno e in basso, maneggiando la bacchetta come solo sua madre gli aveva insegnato: suo nipote Antheo sembrava essere cresciuto tutto in un colpo.

Gli si avvicinò tendendo le braccia, pra che poteva abbracciarlo senza essere fermato dagli Auror.

Lo guardò negli occhi, per vedere che lui fosse sicuro di quello che stava per fare.

Aveva ricevuto la sua lettera, ma voleva comunque accertarsi di poterlo vedere prima del suo grande momento.

Avrebbe affrontato tutto, rischiando di non finire la scuola, rischiando la sua stessa vita, rischiando di lasciare la sua ragazza da sola dopo tutte quelle pene per averla accanto, non voleva che finisse come il suo oscuro signore, non lo rinnegava, ma per Merlino non suo nipote! Era tutto ciò che lo commetteva ancora a Rodolphus e a Rabastan, l'aspetto del padre e il carattere cafone dello zio, lui non poteva permettere che lui si puntasse nella tana del drago.
Era questione di attesa, gli disse il nonno, doveva solo aspettare e l'oscuro signore avrebbe liberato tutti, ma Antheo non era disposto ad aspettare così tanto, il suo maestro lo aveva incaricato di mandare avanti la sua causa finché non sarebbe tornato.
Gli disse che era pronto, che era il suo destino, e che avrebbe messo fine a tutta quell'agonia che erano costretti a subire.

Si allontanò da lui, per impedirgli di intervenire, avrebbe onorato la famiglia Lestrange e nessuno avrebbe più messo in discussione il loro potere.