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24 - Meglio essere temuti...

Dopo le dimissioni dall'infermeria, Antheo era cambiato drasticamente: sembrava più apatico, distaccato, non sembrava lo stesso ragazzo di prima. Che gli era successo quando era svenuto?

Adreo lo osservava con ossessione: era più silenzioso, schivo, guardava tutti con circospezione, studiava ogni studente che gli passava avanti e da quando era uscito teneva la bacchetta impugnata. Adreo non poté non pensare che quello che dicevano tutti stesse diventando vero: ormai era un mantra il fatto che Antheo assomigliasse sempre più a Rodolphus nei modi di fare, ma di recente alcune voci dicevano anche altro: qualcuno aveva visto in lui una parte di Colui-che-non-deve-essere-nominato, e tali parole avevano messo in allerta tanti studenti. Sapere che presto avrebbero avuto a che fare con un nuovo Oscuro Signore aveva alzato la guardia di tutti e la paura aveva iniziato a strisciare.

Inoltre Antheo aveva iniziato ad evitare Ninfadora, la sua adorata cugina. Non era già di per sé un grosso problema, considerando il differente orario di lezioni e i tre anni di differenza, ma Antheo aveva preso a studiare di più, in Sala Comune, in biblioteca e addirittura dentro la voliera dei gufi per stare da solo. Si era isolato molto e già svariate volte aveva puntato contro la bacchetta a tante persone. Insomma: prima di svenire era tutto impacciato, scontroso e non lo avresti mai definito un Mangiamorte con i fiocchi, e dopo era un altro: nessuno osava più avvicinarsi. Il cugino era più preoccupato che perplesso ma questo era solo l'inizio. Adreo, a differenza di tutti quelli che si trovavano in infermeria quel giorno, aveva notato il Marchio Nero cambiare, ma lo aveva nascosto per evitare casini con gli Auror, ma quel pensiero non lo teneva tranquillo da allora.

Un pomeriggio raggiunse in biblioteca il cugino: "Ehi Antheo!" Cercò di salutarlo allegramente come sempre "Ti vedo molto intento nei libri, così farai credere che il Cappello Parlante abbia sbagliato casa per te!"

Antheo non reagì, si limitò a sfogliare alcune pagine del libro che stava scrutando con molta attenzione, passando in rassegna i vari paragrafi. Quel libro parlava di Arti Oscure e di tutti i tipi di Maledizioni e Incantesimi proibiti.

"Antheo perché guardi quel libro?" chiese Adreo sentendo il suo sorriso, già tirato, svanire pian piano.


"Per curiosità" disse piano il Mangiamorte, ma il tono non lo convinceva per niente.

"Be' ti va di venire con me e Ninfadora al campo di quidditch?" chiese ancora Adreo provando a distrarlo.

"No, non ho tempo" troncò Antheo liquidando il discorso.

"Ma ti piaceva così tanto il quidditch tempo fa!" fece il cugino.

"Sì Adreo! Ma tempo fa! Quando avevo qualcuno a cui mostrarlo... " troncò di nuovo Antheo il discorso. Aveva gli occhi vuoti, un espressione di chi non si stupisce più di niente, di chi ha capito che stava seguendo una strada sbagliata.

Nella biblioteca entrarono anche le tre Corvonero incontrate all'inizio dell'anno sul treno: Aurelia, la ragazza mora, Leila, quella con i capelli lunghi e castani, e l'inconfondibile Béatrice, dietro alle amiche come sempre; dietro di loro un quartetto di Grifondoro che sghignazzavano. Le ragazze si sedettero nel tavolo accanto ai due Lestrange, mentre i Grifondoro davanti ad Antheo. Adreo osservò le ragazze parlare tra loro e leggere alcuni libri, e fece una frecciatina ad Antheo sperando in una reazione: "È incredibile quante volte si incontrino certe persone una volta che si sono conosciute!" Lo disse in un modo tanto ambiguo che le tre alzarono lo sguardo verso do lui guardandolo perplesse. Antheo alzò lo sguardo verso di loro, in una frazione di secondo, lo portò al cugino e poi tornò sul libro, senza scomporre la sua posizione attuale, anzi: all'ennesimo gridolino dei Grifondoro, prese la bacchetta e li pietrificò tutti e tre. Adreo lo guardò con sorpresa: "Ma... perché?!"


"Stavano disturbando, se permetti" disse Antheo con non curanza. Lesse un incantesimo in particolare e lo scrisse in un libretto vuoto.

"Non capisco Antheo: ti ho visto diverse volte scomporti quando vedevi quella Corvonero, perché adesso niente?"

Antheo alzò gli occhi: "Adreo" sussurrò "Io sono un mago sanguepuro e un Mangiamorte, io sono a favore dei maghi puri; se dovessi relazionarmi troppo con lei, sarebbe un disastro: inquinerei il buon sangue della mia famiglia"

"Sì ma... al cuore non si comanda, lo sai?"

"Sì, ma la ragione riesce a dissuaderti come può"

Adreo inarcò un sopracciglio, il fatto che Antheo avesse addirittura guardato con indifferenza la ragazza di cui si era palesemente innamorato era assai bizzarro.

Stava lasciandolo studiare e lo osservava attentamente: postura sciolta, sguardo attento, tendenza a non farsi distrarre da niente. Sembrava quasi che non agisse di sua volontà.

Purtroppo la tranquillità della biblioteca venne interrotta da una Remilia che si pavoneggiava tra tutti gli studenti che la guardavano, chi con perplessità e chi con noia. Si precipitò con le sue care amiche verso Antheo e Adreo sventolando un numero vecchio della Gazzetta del Profeta con in prima pagina la foto animata dei Lestrange: "Ehi caro Mangiamorte dei miei stivali! Ho pensato che ti sentissi triste, così ho trovato questa foto dei tuoi genitori, devo dire che le divise di Azkaban gli stanno proprio bene" disse in tono di scherno. Adreo indietreggiò per paura che il cugino potesse esplodere, ma non ottenendo nessuna risposta, la Crow andò subito sul sodo: "Sappi che con loro ci dovresti essere anche tu: tu sei solo un parassita, un mostro, e tutti gli altri studenti lo sanno perfettamente! Non vedi come ti evitano? Sai che hanno paura di te?"

Improvvisamente Antheo iniziò a ridere in un modo folle, beffardo, e alzò la testa mostrando degli occhi famelici. Probabilmente quella frase doveva aver sveglisto qualcosa. 

Vedendolo alzarsi, Remilia sentì tutta la sua sicurezza scivolare via in modo così pesante che chiunque sarebbe riuscito addirittura a vederla cadere, vedendo Antheo nettamente più alto di lei. Aveva compiuto, per la prima volta, il passo più lungo della gamba.

Il Mangiamorte alzò il mento, senza perdere il sorriso: "Mi lusinghi Crow" disse ridacchiando; mosse dei passi, passi freddi, minacciosi, che costrinsero la ragazza a indietreggiare per evitare che gli pestasse i piedi. Quando arrivò contro una parete, Antheo sbatté la mano destra contro il muro facendola sobbalzare e con la mano sinistra le puntò la bacchetta sotto al mento, Remilia per la prima volta si sentiva spaventata e smarrita davanti a lui, come se fosse la prima volta che vedeva effettivamente un Mangiamorte, come se fosse la prima volta che vedeva Antheo, nonostante fosserovanni che se lo ritrovava in mezzo.

Provò a replicare qualcosa, balbettando, ma non riuscì a dire nient'altro se non un lieve: "Per favore togliti..."

"Sai come si tratta la mia pazienza?" le sussurrò lui beffardo "Come se fosse un tronco di pino: devi stare attenta a come lo picchi con l'ascia, perché se lo picchi nel modo sbagliato... fiuuuu... ti cade addosso" e fischiando simulò con la bacchetta il pino cadente. Le amiche di Remilia tentarono di aiutarla tirando il mantello di Antheo, ma questi abbassò le braccia facendoselo scivolare via e lasciando cadere le ragazze.

Ora era solo con l'uniforme.

Inclinò la testa verso sinistra fissando Remilia, i suoi occhi all'ombra prendevano un bagliore inquietante: "Sai? Ho sopportato i tuoi scherni fino adesso, però a furia di giocare con il fuoco, prima o poi ti saresti scottata, tanto anche" disse tirando un sorriso da folle, gli occhi sbarrati e fissi su quelli di lei, in preda alla paura; poi Antheo si sfilò il guanto ignifugo, aveva la tentazione di tirarle uno schiaffo così forte che il segno sarebbe rimasto per sempre, la avvicinò piano al suo volto.

"Non toccarmi con quella cosa..." lo implorò Remilia, sentendo le lacrime di paura riempirle gli occhi, non voleva dargli la soddisfazione di piangere davanti a lui, ma la paura le stava addirittura offuscano la vista, sentì che di lì a poco sarebbe svenuta dal terrore. Quel modo di parlare, quegli occhi sadici e desiderosi di dolore, quel sorriso beffardo, le ricordava troppo lei: Bellatrix Lestrange.

Antheo le avvicinò un dito al volto, la sfiorò la gota e lei poté sentire l'estremo calore sulla pelle che la costrinse a chiudere gli occhi dal dolore e dallo spavento.

In tutta la sua permanenza a scuola, Antheo non aveva mai goduto così tanto, spaventare le persone gli dava una sensazione così piacevole, ora capiva cosa provavano i suoi genitori quando torturavano con la Cruciatus le loro vittime. Ora sapeva anche come piegare tutti a sé.

"Hai cambiato idea? Non vuoi più prenderti gioco di me?" Gli chiese con tono sadico; Remilia lo fissò con l'orrore negli occhi, il serpente nell'occhio destro la guardava minacciosa, sembrava poter uscire da lì e mangiarla con la sua bocca spalancata. Da quanto tempo era messa così? Mezz'ora? Un'ora? Il tempo sembrava infinito, quella tortura sembrava dover durare in eterno. Cercò con lo sguardo l'aiuto delle sue amiche ma nemmeno loro osavano avvicinarsi più a lui, era pericoloso con quella mano così esposta.

"Sai, ho letto un bell'incantesimo prima, da qualche parte, vuoi sentirlo?" Le sussurrò avvicinando il volto a quello di lei, poteva sentire il suo respiro irregolare e il suo corpo tremare. Remilia scosse forte la testa in segno di no, ma Antheo decise che era un sì, questa volta voleva spaventarla davvero, voleva sentirla urlare e supplicarlo di smetterla, farle capire che poteva dominarla.

"Ha un nome molto simpatico" le disse ridendo, e col dito indice iniziò a sfiorarle il petto sopra il livello del seno, come se stesse scrivendo, e lei sentiva il calore insopportabile: "Sectum..."

"NO BASTA FERMATI!! PER FAVORE!!" urlò la Crow cedendo alla paura, lo implorò tra i singhiozzi e le grosse lacrime che le rigavano il volto, la voce rotta le usciva a scatti, liberando tutta la frustrazione e il terrore che stava logorando il suo stomaco. Antheo si mise a ridere, godeva nel vedere la sua vittima farsi piccola davanti a lui, confermando la sua potenza, ma ora voleva vendicare qualcun altro: "Sai perché i miei genitori si sono accaniti sui tuoi? L'ho scoperto poco tempo fa: due mezzosangue, e ti pavoneggiavi tanto" le rise in faccia con tono deciso, pronto e vederla crollare ai suoi piedi "Ti potrai vantare quanto vuoi... ma resti sempre e comunque una mezza babbana! Quindi sappi CHE NON VARRAI MAI QUANTO ME!! NON SARAI MAI ALLA MIA ALTEZZA!!" il tono folle in quelle ultime parole urlate, pungenti come una freccia scoccata, bastarono per vedere Remilia striciare verso il pavimento immersa nei singhiozzi, era crollata: "T-ti prego... lasciami stare... " ansimò la ragazza "Hai finito...?"

"Finito?" Chiese sarcastico Antheo, e si abbassò avvicinando il suo volto a lei: "Ho appena cominciato" le disse inginocchiandosi davanti a lei e guardandola sadico. Il divertimento venne interrotto da una presa da parte di Ninfadora che tirò su il cugino fermando tutto quell'orrendo teatro. Guardava Antheo con disgusto, non capiva perché stesse torturando una ragazza senza motivo. Remilia, sentendosi liberata da un peso terribile, si alzò tutta tremante e cercò di calmare il respiro, raggiunta dalle sue amiche che ora potevano avvicinarsi senza pericoli. Ninfadora fulminò Antheo con lo sguardo: "Tu adesso vieni con me, e mi dai una grossa spiegazione!"

Le tre Corvonero, che avevano assistito alla scena, si guardarono preoccupate.

"Ora tu mi dici cosa tu è saltato in testa Antheo! Poteva morire di paura quella poverina!"

"Poverina?! Avevo un mucchio di buone ragioni per fargliela pagare: ha insultato svariate volte la mia famiglia e si è sempre beffata di me!"

"Non è una scusa per farle venire gli incubi la notte! Cosa speravi di ottenere?!"

Antheo si alzò dalla panchina e si avvicinò minaccioso alla cugina, cosa sperava di ottenere? Rispetto magari! E sottomissione da parte di quella presuntuosa che finalmente aveva capito di aver tirato troppo la corda! Perché Ninfadora non voleva capire? Perché quando si trattava dell'oscuro signore diventava così difficile da gestire? Ok lei era una mezzosangue ma era pur sempre sua cugina e avevano un legame speciale! Sarebbe l'unica eccezione in mezzo a un mondo da devastare.

Ninfadora cercò di sostenere il suo sguardo, aspettava una risposta: "Cosa volevi ottenere Antheo?"

"Un minimo di rispetto che mi merito, lei non deve mai più permettersi di prestarmi verbalmente; le ho dato una lezione che non dimenticherà facilmente"

Ninfadora si concentrò sugli occhi del cugino: vuoti, terribilmente freddi, le venne un terribile pensiero ma cercò di schiacciarlo via, sarebbe stato troppo.
"Hai visto come tremava? Quando le ho mostrato questo si è pietrificata dalla paura" improvvisamente Antheo sorrise, mostrando il marchio nero che teneva ben in vista, aveva fatto un taglio lungo tutto il braccio sulla divisa per non nasconderlo, non ne aveva motivo. Rideva divertito, ma la cugina non si divertiva affatto: "E non ti è venuto in mente che Béatrice poteva spaventarsi nel vederti così? Non ricordi cosa mi avete detto sul treno?"
"Meglio così: vede subito che tipo sono e decide cosa fare; fossi in lei mi terrei a debita distanza, ho un modo di divertirmi piuttosto singolare"
"Ma ti ascolti quando parli?!" Ninfadora era incredula, non era suo cugino quello che parlava "Hai appena detto che provi piacere a torturare giovani ragazze quando ti fanno arrabbiare! È questo che vuoi fare?!"

"No! Io mi vendico solo con chi di dovere: Remilia Crow è una mezza babbana, i suoi genitori sono entrambi mezzosangue, fatti due conti" le disse freddo.

"Quindi è così?" Fece lei "Adesso ti ci metti anche tu? Adesso anche tu ti metterai a tormentare gli altri studenti solo perché non hanno le tue stesse idee? E..." le venne un singhiozzo, deglutì "Lo farai anche con me?"
Antheo rimase zitto, la fissò con gli occhi seri, con lo sguardo che vedeva sempre in suo padre quando c'erano questioni serie, poi disse: "Tu sappi solo che da questo momento in poi nessuno dovrà mettersi contro di me, soprattutto i maghi sporchi e Bill che i suoi amici Grifonstronzi!"

"Ehm... scusate" intervenne Adreo, che era rimasto ad ascoltare imbarazzato per tutto il tempo "Ninfa... non credo siano caso di arrabbiarsi tanto: Remilia lo fa impazzire e sono certo che... che non succederà più, vero Antheo?"
"Ma..." Antheo si girò verso l'altro incredulo "Non dirai sul serio"

"Ah ehm... lo rifarai?"

Il mangiamorte gli si avvicinò perplesso: "Adreo? Ti hanno mai detto che non hai la stoffa da mangiamorte?"

"Non è questo il punto!" Lo spinse Ninfadora "Non ti puoi mettere ad aggredire cani e porci pe tutta scuola e alla luce del sole!"

"Ah ma non lo farò infatti" la informò lui piegando la testa lateralmente verso sinistra "Non sarebbe elegante; lo farò assicurandomi che nessuno disturbi"

"Cos...?"

"Mi dispiace Ninfadora, ma quando ero... svenuto, ho capito delle cose, tante cose: ho capito lo scopo della mia esistenza, il gesto estremo dei miei genitori nel farsi arrestare, ho capito tante cose" poi le si avvicinò e abbassò lo sguardo raggiungendo il suo livello "Non ti viene in mente niente? Non hai qualche idea?"

"Stai parlando di... tu-sai-chi?"

Antheo ridacchiò alzando gli occhi al cielo: "LORD VOLDEMORT ha in mente grandissimi progetti per me!" Allargò le braccia come per annunciare un grande evento.

"Ma Antheo... tu-sai-chi è MORTO! Non tornerà!"

"... questo è quello che credi tu, quello che credono tutti, ma solo io so come stanno le cose"

"Aspetta..." li interruppe Adreo perplesso avvicinandosi a loro "Cosa vuol dire che tu sai come stanno le cose? C'è qualcosa che dobbiamo sapere?"

"Mi dispiace Adreo, non posso parlare troppo" fece l'erede Lestrange alzando il mento in segno della sua superiorità; non poteva rivelare a tutti e due quello che gli era stato detto da lui in persona, sarebbero state troppe informazioni tutte in una volta. Inoltre, in cuor suo non voleva spaventare troppo la cugina, voleva che si vivesse quegli anni in tranquillità, e per farlo doveva lui per primo starle lontano.

Ninfadora guardò in basso, non sapeva né cosa fare né cosa dire, voleva avere una conferma da Antheo, una qualcunque: se le voleva ancora bene, se il loro legame sarebbe rimasto, se i suoi genitori erano comunque al sicuro, se lei stessa era al sicuro. Non era sicura di poter trattenere ancora tutta la tensione ma si sentì comunque di avvertire Antheo: "Lo sai che dopo questo, nessuno vorrà averti vicino vero?"

Antheo guardò la cugina negli occhi, senza scomporsi: "Molto meglio essere temuti"

"Ne sei sicuro?" Adreo si piazzò in mezzo a loro due guardando fisso il mangiamorte "Vuoi davvero vivere così? Sentendo tutte le occhiatacce che ti tireranno, sentendo i loro discorsi alle tue spalle? Non ti darà fastidio?"
"Se loro non vogliono vedermi, che chiudano gli occhi"

Dopo quelle parole Antheo sorpassò i due ragazzi, e mentre passava accanto a Ninfadora, le diede una lieve carezza sul volto col dorso della mano, come per dirle che in ogni caso lei era sempre sua cugina e non avrebbe mai smesso di definirla tale, e si ritirò lasciandoli soli lì a guardarlo.

Nel dormitorio maschile erano già tutti assopiti, accoccolati sotto le coperte, ma solo in un letto si vedeva il bagliore di un Lumos che traspariva da esse. Antheo infatti era ancora sveglio e stava leggendo un libro contenenti maledizioni proibite. Si era fermato su una un particolare: la maledizione Imperius. Da quello che le pagine riportavano, chi lanciasse tale maledizione poteva comandare una vittima a propria scelta lanciandogliela contro, la vittima avrebbe fatto tutto quello che ordinava il mago comandante.

"Usala... usala erede..."

La voce del suo signore gli si infilò nelle orecchie e subito dopo sentì qualcuno canticchiare nei corridoi. Ma chi poteva essere a quest'ora?

"Usala su di lui...usala..."

"Sì signore" sussurrò sorridendo Antheo.

Uscì di soppiatto dal dormitorio e vide passeggiare un Tassorosso: sembrava aver esagerato con le pozioni stordenti, forse aveva inalato qualcosa di annebbiante oppure aveva portato di nascosto della.burrobirra e l'aveva corretta con degli alcolici forti, un po' come aveva iniziato a fare Antheo a casa Malfoy.

Lo seguì per un po', assicurandosi che non fosse abbastanza lucido per accorgersi che ci fosse un mangiamorte alle sue spalle e gli puntò la bacchetta: "Imperio!"

Il Tassorosso si fermò di colpo e Antheo verificò che effettivamente potesse comandarlo: gli diede degli ordini banali, e una volta assicuratori che fosse totalmente dipendente dalle sue parole, lo condusse in giro per tutti i corridoi. Per quale motivo l'oscuro signore gli aveva chiesto di ipnotizzare uno studente? C'era uno scopo in particolare? Arrivò davanti a un corridoio da cui provenivano due voci: due Grifondoro che stavano tornando dai bagni. Antheo sapeva chi fossero: Jeremy Allow e Wilfred Moon, nati babbani e figli di due pezzi grossi del ministero della magia. Si nascose sotto a uno stendardo e fece avvicinare il Tassorosso, forse aveva capito cosa fare. I loro padri avevano contribuito come Auror ad arrestare diversi mangiamorte, inoltre non erano sanguepuro.

"Jared!" Fece il primo Grifondoro "Sei rimasto bloccato in bagno anche tu? Ti sei di nuovo intrufolato nel bagno dei prefetti?"

Il Tassorosso non rispose, non poteva, e rimaneva fermo a fissarli.

"Jeremy ma ha qualcosa che non va?" Fece il secondo Grifondoro "Guardalo sembra perso nel vuoto"

"Falli girare, non devono vedermi" sussurrò Antheo e guidò la sua esca dietro i due studenti che lo seguirono con lo sguardo. Quando diedero le spalle al mangiamorte, uscì dallo stendardo e lanciò la maledizione cruciatus sui bersagli: uno era stato scaraventato via con l'incantesimo stupeficium mentre l'altro rantolava per terra in preda alle convulsioni. Appena sentì i passi e i miagolii della gatta e di Filch, stordì tutti e corse nel suo dormitorio. Come sempre, nessuno avrebbe potuto risalire a lui.

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