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17 - Visita notturna

Andromeda sobbalzò facendo cadere dell'acqua dal bicchiere che aveva in mano. Riuscì a sentire il tonfo persino dalla cucina. Sospirò stancamente pronta a trovarsi sua figlia Ninfadora sbucare da un momento all'altro dal camino per un qualsiasi motivo: non voleva studiare, non voleva fare l'esame di pozioni, voleva fare uno scherzo... ormai la solfa era sempre la stessa. Ma non poteva avere una figlia diligente e ordinaria? No: le era capitata lei.

Si diresse verso il salotto pronta a qualunque scusa da parte di Ninfadora: "Non ci posso credere" disse mentre percorreva la casa "Avanti: che cosa non vuoi fare questa volta, trasfigurazioni? Incantesimi? Erbologia? Eppure lì sei anche brava" ma quando arrivò davanti al camino si bloccò di colpo, perché la persona che era sbucata dal camino le si era precipitata addosso abbracciandola, e non era Ninfadora.

"Antheo!" Esclamò la donna guardando il nipote sporco di cenere abbracciarla con forza, seppur avesse un braccio fuori uso, e la zia se ne accorse.

"Per l'amor di Dio Antheo ma che ci fai qui?! E che hai fatto al braccio?!"
"Mi sei mancata tanto zia!" Cambiò discorso Antheo come faceva sempre per non farla preoccupare "Non puoi nemmeno immaginare che tortura! A scuola mi hanno proibito tutto e non posso usare la mia bacchetta!"

Piagnucolò affondando la testa nel seno di Andromeda. Di solito funzionava sempre.

"Oh cielo..." sospirò la donna "Tra te e tua cucina non so chi sia messo peggio. Cosa diavolo hai combinato?"

"Io potrei... aver usato un incantesimo proibito durante un duello... ma loro mi hanno praticamente rinchiuso in una prigione! Esonerato da tutte le lezioni di magia e non posso volare! Ma che razza di vita è questa?!" E la guardò con quegli occhi così diversi che la facevano sempre sciogliere. Ma questa volta Antheo non aveva più sette anni "Tesoro mio: te la sei cercata. Non si usano certe magie, lo sai" poi rise e appoggiò la guancia sulla testa del nipote ricambiando l'abbraccio.

Andromeda era sempre stata come una seconda mamma per Antheo: dove Bellatrix era severa, Andromeda era permissiva. Aveva un carattere molto diverso dalle sorelle: non era mai stata d'accordo sul marchiare Antheo alla nascita, non voleva che un bambino così piccolo potesse già avere del veleno di magia nera in corpo. Ma lei non aveva mai avuto voce in capitolo, tanto che nessuno le aveva mai detto che Antheo fosse nato, almeno non direttamente. Lo aveva saputo da una lettera di Narcissa inviata di nascosto:
Andromeda, ti scrivo per informarti che siamo diventate zie: Bellatrix ha regalato ai Lestrange un piccolo erede.

Già Narcissa non era di tante parole dopo la sua fuga con Ted, e in realtà quella lettera era più un modo formale per informarla di aver ottenuto il diritto di sangue di essere zia. Adorava quel ragazzo: in lui rivedeva la sorella negli anni più belli, quando erano unite e inseparabili, sua sorella era anche la sua migliore amica, e Antheo lo era per Ninfadora.

La sua paura più grande era Ted: un nato babbano, e suo nipote era già Mangiamorte prima di nascere, come l'avrebbe presa? Bene? Male? Lo avrebbe accolto o disprezzato? Ne aveva parlato a lungo col marito, nonostante la diversa idea, Ted teneva tantissimo a conoscerlo, infondo li accomunava la magia.

Antheo era in tutto e per tutto uguale ai genitori, ma fino a un certo punto: quando vide per la prima Ted, gli si era fiondato tra le braccia ridendo e subito gli aveva chiesto un sacco di cose: com'erano i babbani, come vivevano... adorava sentire le sue storie mentre si accoccolava tra le braccia degli zii.
Una sola cosa Andromeda non riusciva a digerirla: nessuno sapeva che Antheo veniva da lei così spesso, ogni volta che arrivava faceva giurare all'elfo domestico di non dirlo a nessuno, anche se lei comunque iniziava a considerare il fatto che Bellatrix lo sapesse perfettamente, ma forse non voleva negargli l'ora d'aria.

Dalla scala si sentirono dei passi: "Andy? Va tutto bene?" La voce stanca di Ted si faceva sempre più forte e quando si trovò davanti Antheo, non era proprio sicuro di essere sveglio.
"Ma... tu non dovresti essere a scuola?"

"Dovrei zio, maaa... non potevo più reggere quella vita da carcerato!"

"Non fidarti: questo qui ha avuto la brillante idea di usare una maledizione proibita durante un duello ed ora ne paga le conseguenze"

"Ah!" Esclamò Ted ridendo "Tu e Dora siete veramente uguali!" E accarezzò i ricci neri di Antheo "Ma come mai sei qui in pieno anno scolastico? Di solito vieni d'estate"

"Avevo bisogno di aria di famiglia, vera aria di famiglia"

Ai sedettero sul divano, Antheo al centro, Andromeda alla sua destra e Ted a sinistra. Il Mangiamorte raccontò agli zii del sogno, del crimine dei suoi genitori, del processo e di tutto il resto. Ad ogni parola Andromeda guardava in basso e Ted si grattava la barba, non posarono mai interrompere il nipote, che finalmente poteva sfogarsi. Alla fine del racconto calò un breve silenzio.
"Lo sapevo..." disse alla fine Andromeda "Sapevo che prima o poi avrebbe commesso qualcosa di stupido; le dicevo sempre di stare attenta e di pensare bene alle conseguenze, non ha mai voluto ascoltarmi; ed ora ha lasciato da solo il suo unico figlio"
"Sicuramente non era il suo scopo, ma bisogna ammettere che ultimamente metteva tu-sai-chi al primo posto; grazie a Dio questo non ha influito sul suo ruolo materno"

"Menomale Ted, menomale... be' caro Antheo, sarà meglio che ora tu vada, oppure domani non ti svegli più" disse infine Andromeda sorridendo. Antheo di risposta appoggiò la testa sulle sue gambe aspettando le sue coccole: "Tra poco vado, ma non senza aver prima impresso il tuo odore suo miei vestiti"

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