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#10 terza notte

(Ricordiamoci di questa grafia apposita per i pensieri)

Jake aprì lentamente la porta del locale, mentre William, rimasto immobile ad aspettare a pochi metri da lui, contemplava in silenzio ciò che riusciva ad intravedere dalla finestra. Nel locale, dove il buio regnava sovrano; il palco dei mostri metallizzati, pur essendo immerso nell'oscurità, svettava come nient'altro in quella topaia.

William rimase quasi incantato, e dopo essere entrato in quel posto così macabro, il suo stupore non fece che aumentare, piano piano, mentre si avvicinava traballante al palco. L'aria era improvvisamente diventata gelida; le pareti scure e così macabre di quel posto, la vista dei tavoli dalla tovaglia bianca così ben schierati, e quella dannata puzza di morto, che William continuava a percepire per chissà quale concezione astrale, tutto sotto lo sguardo spento di quegli animali antropomorfi; aveva trasportato le due guardie notturne in una sorta di dimensione parallela, più oscura, più terrificante, e molto più pericolosa di quella reale.

I passi dei due riecheggiavano indisturbati, nel silenzio di quel mondo a parte; e la camminata lenta di Jake, così meccanica e sicura, era l'unico fattore che teneva William ancorato al mondo reale. La guardia notturna non si fermò nemmeno per un attimo, ed avanzò nell'oscurità, senza rivolgere uno sguardo agli animatronics.
D'altro canto William, una volta arrivato ai piedi del palco, venne come rapito da quella scena inquietante: i tre mostri metallici erano lì, immobili, coi loro occhi spalancati, le loro pupille morte, le mandibole semi-aperte, e le parti meccaniche interne coperte da quei denti bianchi umani, che in effetti, visti ben piazzati su un coniglio, o su una gallina, non facevano altro che aumentare l'inquietudine.

Dalla porta di vetro di certo era impossibile riconoscere per bene quegli esseri, ma una volta avvicinatosi abbastanza, e dopo aver lasciato ai propri occhi qualche istante per abituarsi all'oscurità, l'ex guardia notturna si rese effettivamente conto della spaventosa somiglianza tra gli animatronics che aveva davanti, e quelli che già conosceva da tempo. In un attimo il suo volto indifferente, mutò in uno più sprezzante, se non completamente schifato.

William:-Quindi vi producono in serie?- Fece una piccola pausa, per meglio osservare quei corpi metallici dalle teste inclinate, il disgusto nel suo sguardo aumentò velocemente:-Ma perché cazzo la gente continua a comprarvi?-
Aggiunse, quasi sussurrando, per poi voltare lo sguardo in direzione di uno dei corridoi, alla ricerca di Jake, che nel mentre si era volatilizzato negli oscuri cunicoli del locale.

L'uomo sobbalzò per un attimo, dopo essersi reso conto di essere rimasto solo, in quell' atrio così oscuro; eppure, vista la staticità di quel posto, insieme all'assenza di altri rumori e l'assenza di altri corpi in movimento, avrebbe dovuto notare facilmente l'assenza dei passi di Jake.
L'ex guardia girò su sé stessa più volte, nel tentativo di orientarsi, ma vista la sua "rinomata pazienza" smise dopo appena un minuto; poi con voce irritata tentò di chiamare l'amico, spezzando completamente il silenzio di quel mondo surreale:-Jake!-.
Nessuna risposta.
William sospirò, se Jake non si fosse fatto vedere, l'unica soluzione sarebbe stata quella di avventurarsi nel buio e sperare di non essere ucciso dai mostri meccanici, gli stessi che si ritrovava alle spalle... Ma nonostante provasse in ogni modo a convincersi della pericolosità e dalla mostruosità di quegli esseri, l'ex guardia notturna davvero non riusciva ad averne paura; li considerava ancora come parte della sua opera; come prova della sua superiorità; come semplici macchine che, seppur orripilanti, erano sempre oggetti inferiori a lui; e soprattutto li vedeva come tombe, inquietantissime tombe meccaniche. In un attimo, i ricordi balzarono davanti a William più vivi che mai, ed egli, in un evidente picco d'euforia, si voltò verso gli animatronics, con un sorriso da far spavento, e con gli occhi pieni d'un odio profondo.

William:-Voi vi muovete di notte, no?- attese qualche attimo una risposta, senza nemmeno sapere il perché; e senza ovviamente riceverne alcuna.
-E davvero verrete ad uccidermi? Ad infilarmi in una fantomatica tuta dorata, e mi lascerete lì, a piangere tutte le mie lacrime?!-.
Attese nuovamente una risposta, ma nel mentre, il suo strano sorriso, mutò in uno più falso, forzato come pochi e custode di tutta la cattiveria e l'odio di questo mondo.
Visto il silenzio degli animatronics, William emise una risatina in maniera tanto saccente quanto arrogante, si avvicinò di qualche passo al palco e disse:-Beh... dovete sapere, miei cari abomini...- rimase davanti al palco per un secondo, sbattè poi violentemente la mano destra su questo -Che io ho già pianto tutte le mie lacrime...- l'ex guardia si spinse poi sul palco, e si avvicino ai mostri metallici -Ho sofferto come nessuno a questo mondo, ho vissuto solo come un cane, anzi peggio! Ho vissuto per tre anni con me stesso! L'essere più orrido del mondo, secondo solo a voi!-. L'oscurità del locale, sembrava attutire ogni singola parola, urlata o sussurrata che fosse; e William, in quel silenzio innaturale, era arrivato di fronte ad un animatronic a forma di orso, dalla pelliccia in plastica color marroncino, e con due occhi vitrei ricolmi d'odio (a parer suo).

L'uomo arrivava appena alla bocca dell'essere meccanico, e fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista) volle che da questa, fuoriuscì un leggero venticello, che durò appena per un attimo, e che sfiorò appena le guance di William. Egli apparve inizialmente sorpreso, quasi spaventato da quel microscopico segno di vita da parte dell'orso; ma subito, l'impulso di superiorità dell'uomo, fece svanire ogni sorta di incertezza e qualsiasi tipo di paura dal suo volto.

-Venite pure...- disse con voce apparentemente tranquilla, sussurrando.
-Ma quando mi ritroverò uno di voi bastardi davanti...- William alzò il tono, e la sua voce iniziò ad incrinarsi.
-Lo farò a pezzi, a mani nude se necessario!- William praticamente urlò quell'ultima frase; rimase poi immobile, mentre pian piano, la sua euforia scendeva.

Dopo quella scenata William si sentì più tranquillo; aveva in qualche modo impresso il suo dominio, e non poteva che esserne soddisfatto.
-Ci siamo intesi, orso da circo?- Chiese poi con aria di sfida.
-haha... Scusa, hai ragione, non puoi rispondermi...- l'orso meccanico pareva trattenersi dal saltare addosso all'uomo; sembrava davvero stesse per esplodere, e anche se non l'avrebbe mai fatto, dalla sua bocca metallica, fuoriuscì un suono; una voce strozzata, un qualcosa di incredibilmente flebile e disperatissimo... -Y-you...-

Il volto di William improvvisamente s'illuminò; avrebbe voluto rispondere immediatamente a quella sottospecie di demone; ma ebbe la fortuna di voltare il suo sguardo, anche se di poco, alla sua destra; dove aveva visto Jake, e dove aveva incontrato, anche se solo per un secondo, il suo sguardo ricolmo di disprezzo; l'istante successivo la guardia notturna aveva infatti un sorriso paziente stampato in volto.

-William! Finalmente ti ho trovato, coraggio seguimi, è quasi mezzanotte- Dicendo ciò, Jake s'incamminò verso il corridoio oscuro.

-Ma che cazzo... e quello, cos'era?- Quello sguardo così freddo da parte di Jake diede una strana sensazione a William...
-Sicuramente, stava guardando questi pezzi di ferraglia- pensò sorridendo; diede poi un ultimo sguardo agli animatronics, per poi scendere dal palco e sparire nell'oscurità a sua volta.

Arrivato nell'ufficio della guardia, William ebbe quasi un capogiro nel vedere tutti quei poster e quei gadget dei mostri metallici. -Che merda...-

Jake:-Allora? Che te ne pare?-.

L'ex guardia notturna analizzò per bene quello spazio così angusto, diede una bella occhiata alla sedia girevole e alla scrivania, provò poi a pigiare uno dei pulsanti laterali, vicino alle porte.

Jake:-Fermo! Quello fa sprecare energia elettrica, dobbiamo usarlo solo se necessario-.

-Ah davvero?- disse William, in tono sarcastico. -E come funziona?- Chiese, sempre con moltissimo "interesse".

Jake:-Bisogna controllare le porte, accendendo la torcia elettrica; solo se uno di... quei cosi è alla porta, allora devo chiudere-.

-Ma che razza di sistema è?-
William:-Capisco... non hai una pistola, un ascia o... qualcosa del genere?-.

Jake semplicemente scosse la testa, lasciando l'amico piuttosto perplesso. Insomma, si potevano davvero lasciare dei dipendenti in situazioni simili? Non che lui avesse ricevuto un trattamento migliore quando lavorava come "animatronic".

Jake:-Ho... firmato un contratto, nessuno in questa topaia è responsabile di quello che mi succede, delle ferite che posso ricevere e... delle ulteriori conseguenze...-.

William:-Chissà perché tutte le persone che lavorano con quelle macchine di morte ricevono questo contratto... davvero non riesco a capire!-. Disse in tono sarcastico

Jake:-haha... già... è che ho davvero bisogno di soldi, e per quale altro lavoro mi avrebbero preso?-.

William:-Potevi fare il fioraio, di sicuro si guadagna di più-.

Jake sorrise:-Quando finirò questa dannata settimana allora, andrò a fare il fioraio-.

-Perché non l'hai fatto subito? Se hai bisogno di soldi, questo non è di certo il posto giusto...- Chiese nuovamente William, irritato pesantemente dalla stupidità dell'amico.

Jake:-Ha ha... giusto-. Disse quell'ultima parola sussurrando; William si accorse della differenza nel suo tono di voce, si voltò così verso l'amico, e lo vide intento a contemplare il tablet. Jake non si muoveva, l'ex guardia notturna, però, avrebbe giurato di averlo visto tremare; era evidentemente pietrificato, e, con altrettanta evidenza, tentava di nascondere il suo terrore.
-Jake... che cazzo ti succedere oggi?-

Dopo qualche secondo, la guardia tirò un sospiro di sollievo, posò il tablet sulla scrivania, e con una lentezza meccanica si adagiò sulla sua sedia girevole; tremava ancora, ed era incredibilmente rigido.

-Jake?- William attirò l'attenzione dell'amico; ottenne poi una risposta prima di fare una qualche domanda.
Jake:-Ah... sì sì, scusa... un animatronic mi...-. Si fermò un momento, deglutì e buttò per qualche attimo l'occhio alle spalle di William, verso la porta aperta.
Jake:-Mi fissava, e mi ha leggermente inquietato-. Subito dopo sorrise, prese il tablet in mano per la seconda volta, e lo diede a William. -Vuoi provare a controllare un po' tu?-.

L'uomo apparve sorpreso, fece spallucce e rispose:-E va bene...-. Dopo aver acceso quello strano apparecchio, si ritrovò nuovamente, dopo tanti anni, completamente immerso in quell'ambiente inquietante. L'ex guardia percepì come un brivido, e dopo aver controllato un paio di telecamere, sobbalzò nel vedere lo stesso orso bruno di prima, con il volto praticamente schiacciato sull'obbiettivo.
Dopo essersi ripreso, l'uomo rimase come rapito dallo sguardo del mostro: del suo intero volto, era visibile davvero ben poco; la telecamera era fin troppo scura, ma le pupille bianchissime dei suoi occhi, s'illuminavano come lucine di natale, e marcavano la sua presenza; mentre il suo intero corpo, si confondeva con il resto della stanza buia in cui si ritrovava. D'improvviso, una strana voce incominciò a risuonare nella stanza; era una voce metallica, spezzata e piuttosto grave...
-it's me...-
-Ma che cazzo...-

Un attimo dopo lo schermo del tablet inizio a glitchare, e l'audio, si alzò di botto, esponendo i due uomini ad una voce roca e soffocata, la quale sussurrava cose in maniera incomprensibile.

Jake per qualche strano motivo strinse i braccioli della sua sedia, e guardò l'amico con sguardo serio.
Il suo battito iniziò ad aumentare, e l'adrenalina a salire
Sembrava stesse per esplodere, sembrava stesse per morire in quel preciso istante, ma non poteva tirarsi indietro, non poteva spaventarsi per così poco.
E con un sorriso sforzato al limite, con il terrore negli occhi, e dopo essersi fatto mezzo metro indietro sulla sedia, finalmente Jake parlò:
-Il tablet non prende? Ha ha... che sfortuna, prova a fare qualche passo indietro, così ti avvicini un po' di più al generatore-.

William, ancora stordito dalla strana voce, volle fidarsi dell'amico, fece così un paio di passi lunghi all'indietro; il tablet continuava a non funzionare.
-Che sfiga...- l'ex guardia notturna non si rese però conto, di essere uscito dallo studio, e di trovarsi circa ad un metro di distanza da esso, appena dentro al corridoio, appena dentro, il loro territorio. E mentre egli teneva la testa china sull'apparecchio, La voce soffocata di qualche secondo prima, tornò a rimbombare nell'oscurità; in maniera però più forte.

-Hai ragione Jake, l'audio è tornato a funzionare- disse allora William, e visto il risultato positivo del suo spostamento, fece un altro passo indietro, ritrovandosi così propiamente al centro del corridoio. Lo strano suono, intanto, si fece più forte; ed iniziò ad essere quasi più chiaro: era una semplice emissione di voce, non era articolata in nessun modo; come se chi o cosa la producesse, non avesse abbastanza forza per muovere la bocca; come se... provasse un dolore atroce nel farlo; come se... non potesse permettersi di emettere un suono troppo lungo; come se avesse il fiato corto; come se... non avesse più fiato, come se avesse le corde vocali martoriate, stanche di chiedere aiuto da ormai troppo tempo.

-Jake... continuo a non vedere lo schermo... come cazzo funziona?- chiese l'uomo picchiettando più volte contro il display del tablet... nessuna risposta.
William era parecchio irritato da quel silenzio, ma allo stesso tempo, era così preso dal tablet, dalle telecamere, da tutto quel suo potere sugli aninatronics, che nemmeno provò ad avvicinarsi alla porta dell'ufficio; si limitò infatti a chiamare una seconda volta. -Jake! Allora?- nessuna risposta, di nuovo.

Irritato, l'uomo alzò lo sguardo dall'apparecchio, fece per chiamare nuovamente :-Jak...- William si bloccò di botto, subito dopo essersi reso conto di trovarsi fuori dall'ufficio, dalla "zona sicura".
Non fece in tempo a meravigliarsi per la sua stupidità, che alla strana voce soffocata, si vennero ad aggiungere dei tonfi; due consecutivi, molto forti, per la precisione. Un attimo dopo, silenzio.

Orribile, agghiacciante, ed oscuro silenzio... perché? Perché Jake continuava a non rispondere? E lo stramaledettissimo tablet, perché non andava? William era lì da poco più di mezz'ora, e già non ne poteva più. E come, come avrebbe mai potuto, la nostra carissima ex guardia notturna, provare ad usare il cervello, e provare a capire anche solo per un attimo... le esigenze del suo caro amico...?

William abbandonò completamente il tablet, reggendolo con la mano sinistra, e lasciando il braccio cadente; mise l'altra mano (la destra) sul corrispettivo fianco, attese una parola da Jake, e spostò lo sguardo a terra, verso destra.
In quel preciso istante, la voce strozzata si fece risentire, e William, si rese conto della sua provenienza; non partiva infatti dal tablet, ma dal corridoio, ad una discreta vicinanza oserei dire.
L'uomo alzò immediatamente lo sguardo, spaventato da quel suono così improvviso. Ma a pensarci bene, credo sia più opportuno usare l'aggettivo "terrorizzato", visto l'abominio che da qualche minuto, era lì fermo, nell'oscurità: un animatronic; e fissava, coi suoi occhi morti, proprio l'ex guardia notturna.

William per poco non gridò dal terrore, ma... si trattenne dal farlo, e non per l'assenza di spavento o per la curiosità, no... lo fece per la troppa paura, anzi per il terrore che provò in quel millesimo di secondo, e che portò il suo piccolo e raggrinzito cuore, a saltare un battito. La vista dell'uomo si fece più debole, ed egli tornò a vedere perfettamente, solo dopo qualche attimo. Ma fu proprio quella microscopica attesa, quel brevissimo buio, ad accentuare la mostruosità dell'animatronic davanti a lui; William infatti, riuscì a guardarlo bene, quel mostro, anche troppo a dirla tutta: colore giallo, molto sporco; occhi vitrei violetti, busto grasso, davvero mal collegato alle gambe strette e scolorite, con buchi ove i fili necessitavano spazio, per le articolazioni; orbite larghissime, nere; becco da volatile provvisto di denti bianchi, umani. Il mostro fissava imperterrito William, ed i due, rimasero così immobili, a guardarsi negli occhi, per un lasso di tempo indefinito.

D'un tratto poi, il nero delle orbite del mostro metallico, si espanse, fino ad oscurargli le cornee e le iridi; le pupille, al contrario, sbiancarono, e s'illuminarono, trascinando l'essere meccanico, in un intoccabile aura demoniaca, pericolosa, agghiacciante. Ed ecco, in quell'attimo, quando William si rese conto di essere vicino ad una morte cruenta e lentissima, si accorse della bellissima, grande porta aperta alla sua sinistra. Uno scatto, ecco cosa doveva fare, nulla di più... ma doveva farlo in fretta. Guardò per qualche secondo la porta, doveva solo essere veloce, doveva solo agire prima della... gallina omicida, poteva riuscirci... cazzo doveva! Ma la sua stupidità, volle attendere, e lo spinse a provare un piccolo conto alla rovescia:-Tre... due... u-.

L'uomo venne interrotto dall'animatronic, che all'improvviso, iniziò a gridare; e quel suono così acuto da far sanguinare le orecchie, così alto da far saltare per il terrore qualsiasi essere vivente, e così innaturale, che pareva venisse propriamente dall'inferno; al posto di incitare la fuga di William, la rimandò, e catturò per una seconda volta, lo sguardo ed il terrore dell'uomo.
Subito l'animatronic si lanciò a gran velocità verso il povero sventurato, e quando egli, finalmente fece quello scatto, che gli avrebbe assicurato la salvezza, provò un ultima volta a chiamare aiuto:-JAKE!- Il grido disperato fu così forte da risuonare in tutto il locale... ma nessuno arrivò per soccorrerlo.

Ogni rumore poi, dall'urlo demoniaco dell'animatronic, al respiro affannoso di William, scomparve in una bolla di sapone; poiché il mostro metallico, appena arrivato alla gamba dell'uomo, l'aveva afferrata con una velocità impressionante. In quella microscopica frazione di secondo, in quella microscopica frazione di terrore, il silenzio arrivò ad un punto tale, da inghiottire nel suo nulla addirittura i pensieri di quel pover uomo spaventato, che di lì a poco sarebbe stato trascinato nell'oscurità... verso la morte.

William di certo non voleva morire, non l'avrebbe mai permesso, almeno non voleva morire in quel modo; fu così che si aggrappò ad una mattonella poco più alta delle altre, pur di non essere trascinato via... ovviamente quel microscopico appiglio fu utile quanto un preservativo bucato...
-JAKE!- Gridò poi l'uomo un ultima volta, prima di venir trascinato nel buio... e proprio prima di entrare nell'oscurità completa, l'uomo poté chiaramente vedere, la porta in ferro, chiudersi.
-Jake...- l'aveva davvero lasciato lì fuori... a morire? DAVVERO? -JAKE! LURIDO BASTARDO!- le ultime parole dell'ex guardia notturna, prima di sparire, trascinata nei corridoi del locale maledetto.

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