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7- Il richiamo del sangue

Emma

Quando mi sveglio impiego qualche secondo per capire dove mi trovo.

"Ah, già... Boundary", penso poi ancora assonata.

Mettendomi a sedere stropicciandomi gli occhi noto subito che il letto di Jeremy è vuoto: deve essersi alzato presto.

Dopo essermi alzata mi preparo in fretta sciacquandomi il viso e indossando un semplice vestito estivo bianco e giallo, poi scendo in cucina, ma lì trovo solo i nonni intenti a preparare qualcosa da mangiare; sembrano tesi e davvero molto stanchi, evidentemente questa notte sono stata l'unica a riuscire a chiudere occhio.

Dopo averli salutati, in attesa che la colazione sia pronta, esco in giardino.

Il sole è caldo, il cielo più azzurro che mai, ma c'è anche un leggero venticello che fa muovere e frusciare le chiome degli alberi; inspiro profondamente godendomi la sensazione di tepore che si percepisce qui fuori.

Trovo Jeremy seduto a terra al sole, accovacciato contro il muro frontale della grande casa: scruta l'orizzonte davanti a sé con il viso contratto in un'espressione indecifrabile anche per me.

La bella sensazione di poco prima sparisce completamente, lasciando posto ad una grande preoccupazione: non è mai un buon segnale trovare Jeremy di cattivo umore al mattino.

Venire qui è stato davvero dannoso per lui, ha fatto riaffiorare pensieri che lo tormentano da ormai troppo tempo, pensieri che ero convinta lo stessero abbandonando per sempre.

«Hey, ti sei svegliato presto oggi!» provo a dirgli per cercare di capire cosa lo abbia turbato.

«Avrò dormito sì e no un paio d'ore», mi risponde lui senza muoversi di un millimetro, così non mi rimane altro da fare se non sedermi accanto a lui.

«Allora, che cos'hai?»

«Perché siamo qui, Emma?» mi chiede voltandosi finalmente verso di me.

«I nonni hanno deciso di raccontarci tutto e lo vogliono fare qui dove si sono svolti i fatti», affermo io, ma lui scuote la testa.

«No, a quanto pare siamo qui perché i nonni devono mantenere una certa promessa che avevano fatto ai nostri genitori», dice sottovoce.

Lo guardo allibita.

«Cosa?! E questa novità da dove arriva adesso?»

«Ieri notte non riuscivo a dormire, ho origliato una loro la conversazione.»

«Beh, ora questa gita improvvisa ha forse un po' più di senso», gli rispondo incerta.

«A me non sembra proprio, ora è ancora tutto più incasinato di prima!» afferma mio fratello tornando a incupirsi.

«Ragazzi, la colazione è pronta!» sentiamo gridare dall'interno della casa.

«Jeremy, manca poco, me lo sento. Non abbatterti così, ti prego, sono sicura che questi saranno gli ultimi giorni in cui brancoleremo nel buio, la verità arriverà presto, ce l'hanno promesso! E comunque non ho alcuna intenzione di tornare a casa senza avere ottenuto le risposte che vogliamo, questo te lo assicuro!»

Finalmente un lieve sorriso gli illumina il viso.

«Staremo a vedere», dice.

«Giusto», confermo io.

***

La mattinata trascorre tranquilla fino a quando il nonno ci propone di fare una passeggiata.

«Esattamente dove vorresti portarci?» chiedo io curiosa.

«Nel bosco dietro casa: c'è un bellissimo sentiero che si imbocca poco lontano, non è un percorso difficile», mi risponde lui apparendomi più agitato del solito.

«Il bosco!» esclamo allora io, sorpresa.

«Ma non era un luogo estremamente pericoloso?»

«Sono solo leggende, Emma, credenze popolari! Ho vissuto qui per anni, lo saprei se ci fosse qualche covo di banditi dietro casa mia, non credi?» tenta di rassicurarmi lui, ma io noto immediatamente che sta evitando di guardarmi negli occhi.

Brutto segno.

«Nonno stai bene? Sembri un po' strano... C'è qualcosa che non va?» interviene Jeremy in tono preoccupato.

«Sì ragazzi, sto bene, davvero, è solo che tornare qui ha fatto riaffiorare tanti ricordi. Camminare mi distrarrebbe molto, per questo ve l'ho proposto», ci rassicura lui, ma la sua espressione tradisce uno stato d'animo ben diverso.

Alla fine tuttavia lo accontentiamo, dopotutto è da quando siamo arrivati che desidero esplorare la zona: questo luogo ha un qualcosa che non riesco a spiegarmi, come un'energia che mi pervade spingendomi a desiderare di conoscere ogni suo centimetro di terra, ogni mistero che racchiude.

So di star viaggiando con la fantasia, so che ormai a questo mondo non ci sono più terre inesplorate e misteri da risolvere, eppure qualcosa di particolare qui sento che esiste: io voglio scoprire cosa.

Dopo aver indossato vestiti più comodi raggiungiamo il nonno in soggiorno.

«Pronti?» ci chiede.

«Direi di sì, possiamo andare», conferma mio fratello.

«Emma! Jeremy! Aspettate!» sentiamo improvvisamente gridare la nonna mentre scende dalle scale.

Appena superato l'ultimo gradino ci corre in contro e ci abbraccia forte, con tanta intensità da farci rimanere entrambi interdetti dalla sorpresa; soltanto dopo lunghi istanti ci lascia andare: sta piangendo.

«Vi voglio un mondo di bene, ragazzi miei, state attenti, vi prego!» dice, ma poi è costretta a interrompersi a causa dei troppi singhiozzi.

Così, tutto d'un tratto, quello che prima mi assillava smette di importarmi di colpo: la curiosità, il desiderio di sapere, tutto; sono giorni che le condizioni della nonna peggiorano a vista d'occhio, giorni interi che non fa altro che asciugarsi le lacrime di nascosto.

Questo deve finire ora, non ce la faccio più a vedere lei e tutto il resto della mia famiglia in queste condizioni.

«Ok, adesso basta!» sbotto.

«Stare qui ci sta distruggendo, torniamo a casa immediatamente! Non so per quale assurdo motivo abbiate deciso di portarci qui, ma questa follia deve finire subito!

Dai nonna, su, andiamo a rifare i bagagli!» insisto mettendole una mano sulla spalla.

«No Emma, non dire così, va tutto bene...» ribatte lei cercando di controllarsi.

«No nonna, non va affatto tutto bene! A Jeremy fa male stare qui, al nonno fa male stare qui, a te fa male stare qui! Anche per me non è facile per quanto questo posto sia bellissimo! Non ho intenzione di passare due mesi vedendo le persone a cui voglio più bene al mondo chiudersi in una gabbia di dolore, rimpianto e chissà cos'altro! Torniamo a casa!»

«Emma ha ragione, questa casa porta con sé ricordi troppo dolorosi, andiamo via. Ci racconterete tutto a Wells», mi supporta Jeremy.

«D'accordo, forse avete ragione», cede alla fine il nonno.

«Al ritorno dalla nostra passeggiata partiremo.»

«Che bisogno c'è di camminare, nonno? Partiamo subito!» insisto io.

«Visto che ormai siamo qui ci tengo a mostrarvi una cosa, vi prego, partiremo subito al nostro ritorno!» ci supplica lui.

«D'accordo,» cede infine Jeremy, «ma non staremo via neanche un secondo in più del necessario, ok?»

«Certo», conferma il nonno.

«Tornate presto ragazzi, mi mancherete tanto», sussurra allora la nonna ancora con le lacrime che le rigano il viso e i singhiozzi che la fanno tremare.

«Non ti preoccupare nonna, torneremo così in fretta che non ti accorgerai neanche che ci siamo allontanati», la rassicuro baciandole la fronte.

Spero che il nonno abbia un ottimo motivo per farci lasciare da sola la nonna in queste condizioni.

Così, senza poter fare altro, usciamo e ci dirigiamo verso il retro della casa; noto solo adesso che a dividere il bosco dal giardino c'è un muricciolo di pietra abbastanza alto, interrotto nel mezzo da una massiccia porta in legno.

Il nonno estrae dalla tasca posteriore dei pantaloni una grossa chiave e la fa girare nella serratura: la porta si apre scricchiolando, facendo così apparire davanti a noi il bosco tanto temuto dagli abitanti del paese e, credo di poterlo dire senza dubbi, dalla nonna.

Effettivamente ora che me lo trovo davanti, senza più nulla a dividermi da esso, sento un brivido percorrermi la schiena: gli alberi sono così alti, maestosi, antichi...

Sembra quasi che siano dei guardiani, delle creature primordiali poste a protezione di chissà quale segreto, è come se fossero coscienti, come se ci stessero osservando.

A differenza di tutti coloro provano l'impulso di tenersi alla larga da questo posto io inspiegabilmente provo l'istinto contrario: una sete di conoscenza ancora più forte germoglia in me; io voglio sapere, voglio sapere cosa nasconde questo bosco.

C'è qualcosa, me lo sento dentro, è come un richiamo, un qualcosa di più forte dello stesso istinto, di più forte della razionalità.

Sono sempre stata attratta dai misteri e dai segreti che nessuno conosce, questo è vero, ma mai tanto come ora.

Dovrei temere questo bosco, ma la verità è che di paura non ne provo neppure un po': è molto più forte l'eccitazione all'idea di stare per esplorare questo luogo oserei dire... Magico.

Lo so, è folle, ma è come se questo posto fosse permeato di una potente e antica magia.

Improvvisamente un corvo plana sopra le nostre teste emettendo il suo canto stridulo e suggestivo, allora il battito del mio cuore accelera e un senso di inquietudine mi assale: mi sento come fuori dal mondo, fuori dalla vita a cui sono sempre stata abituata fino ad ora, come se esistessimo solo io, mio fratello e gli alberi alti e frondosi davanti a noi, con tutte le loro promesse.

È come se fossi caduta dentro ad uno dei miei libri, uno di quelli che parlano di streghe e magie arcane.

«Emma... Lo senti anche tu?» mi sussurra Jeremy.

«Si, lo sento, è così...»

«Ragazzi, forza, venite!» grida il nonno facendoci tornare alla realtà dalla quale ci eravamo per un attimo eclissati: eravamo così incantati che non ci eravamo neppure accorti che lui aveva ripreso a camminare, così ci affrettiamo a raggiungerlo.

Ci inoltriamo così con il cuore in gola in quest' ambiente tanto suggestivo, guardando rapiti tutto quello che ci circonda; il sentiero è lievemente in salita e si snoda attraverso le colonne degli alberi, sembra continuare all'infinito, non si riesce a scorgerne la fine.

Ad ogni passo cresce in me quel richiamo che mi spinge a continuare ad avanzare, che mi fa venire voglia di non fermarmi mai, di percorrere quel sentiero finché ho fiato in corpo; so che per Jeremy è lo stesso, lo vedo chiaramente quando lo guardo.

Dopo parecchio tempo, sono troppo fuori di me per rendermi conto di quanto esattamente, il nonno si ferma di colpo: sollevando lo sguardo noto che davanti a noi si trovano alcuni alberi diversi dagli alti, ancora più alti e nodosi, ma senza foglie.

Sono disposti in maniera strana, uno a fianco all'altro, ognuno con i rami intricati a quelli dei due alberi vicini; tutti insieme formano una lunghissima riga di archi che taglia a metà l'intero bosco.

Sembrano quasi voler segnare un confine, anche se dall'altra parte dell'arcata il bosco sembra continuare uguale a prima.

Io e Jeremy, un po' titubanti ma anche molto curiosi, ci dirigiamo così verso quello strano fenomeno della natura.

"Com' è possibile che degli alberi si dispongano in maniera così particolare naturalmente?" penso rapita continuando ad avanzare.

Un attimo prima di passare sotto uno di quegli archi però nonno James si blocca di colpo:

«Emma, Jeremy, buona fortuna. Siate coraggiosi. Io e la nonna vi aspettiamo.»

«Nonno, ma di cosa stai parlando?» chiedo io stranita voltandomi verso di lui.

«A Wells vi ho promesso che qui avreste conosciuto la verità, ragazzi: bene, oltre questa arcata di alberi la troverete. Io non posso dirvi niente di più, non posso parlare di cose che non ho mai compreso fino in fondo, rischierei di distorcerle e di compromettere tutto. Come mi chiese di fare vostro padre, lascerò che scopriate da voi ogni singola cosa.»

Detto questo, senza darci il tempo di ribattere, nonno James si avvicina a noi spingendoci con forza, facendoci cadere al di là della riga di alberi.

Perdo i sensi ancora prima di toccare il suolo.

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