33- Rinascita
Emma
«Emma, dobbiamo parlare», dice Axel non appena quasi tutte le guardie sono uscite da palazzo per dirigersi verso il Bosco di Far.
Sospiro.
Sono ancora molto scossa da tutto ciò che ho appena vissuto: a stento riesco a trattenere il tremore che pervade il mio corpo fin dal momento in cui mi sono risvegliata sopra a quella pira, legata, circondata da uomini e donne con maschere mostruose.
Poi c'è stato il bacio, la morte di Abies... il sangue.
Ne ho l'abito impregnato: riesco ancora a sentirne l'odore ferroso che mi pizzica il naso. L'ennesimo brivido mi scorre giù per la schiena.
"Non sono ancora pronta ad affrontare Axel", penso con il viso abbassato, le braccia strette attorno al mio stesso corpo.
In questo momento non riesco neppure ad immaginare di dovermi sobbarcare, oltre a tutto il resto, anche il peso del suo ennesimo: "E' stato uno sbaglio dettato dal momento, non dovrà riaccadere mai più."
So infatti che è di questo che vuole parlare, non mi faccio illusioni. Anche se ora vorrei solamente togliermi questi vestiti e dormire nella camera assegnatami da Anthemis, tuttavia, decido di annuire.
"Sarà meglio togliermi questo pensiero subito", tento di convincere me stessa mentre seguo Axel fuori dalla sala d'ingresso del palazzo di Komorebi, sotto lo sguardo di Jeremy e Anthemis: Alhena è infatti già ripartita per Yakamoz per ordinare alle sue guardie di aiutare i colleghi del giorno a catturare i Custodi.
Una volta arrivati sulla terrazza affacciata sulla città e sul mare, alzo lo sguardo sul Notturno dall'aria bella e dannata di fronte a me.
Non pronuncio una sola parola, non ne ho la forza, semplicemente rimango in attesa del suo discorso pregando di avere energie a sufficienza per digerirlo senza troppo danno. Sono proprio un'illusa.
«Come stai?» inizia lui dopo qualche istante d'esitazione, sospirando.
«Come vuoi che stia, Axel?» gli rispondo guardando oltre la sua spalla, verso il mare immobile che si estende senza fine davanti a noi.
«Mi sento completamente sottosopra... Troppe emozioni diverse tutte nello stesso giorno: l'ansia prima del rituale, la paura del rapimento, il puro terrore quando mi sono risvegliata sulla pira, l'amore quando mi hai baciata, lo shock e il dolore per la morte di Abies...» continuo tutto d'un fiato, rendendomi conto troppo tardi delle parole che ho appena pronunciato.
Ma non me ne importa niente: la vita non dura che un fottuto secondo, oggi me ne sono resa conto come mai prima d'ora. È inutile oltre che dannoso imporsi troppi filtri, tenersi dentro parole ed emozioni solo per paura, paura di cosa poi? Del giudizio degli altri? Che sciocchezza.
E poi Axel sa perfettamente quello che provo per lui, così come io so che lui prova lo stesso per me, anche se non ne abbiamo mai parlato apertamente. Come ho sempre sostenuto da quando ho memoria, in molte situazioni le parole sono completamente inutili. Questa è una di quelle situazioni.
Axel al mio sfogo reagisce chiudendo gli occhi e annuendo. Poi ricomincia a parlare.
«Non posso più continuare così, non te lo meriti. Ti sto facendo solo del male e questa cosa deve finire. Io ti amo, nonostante tutto, e ti devo la verità, Emma, tutta la verità dall'inizio alla fine. Ti dirò chi sono davvero, ti dirò quello che ho fatto, ti dirò le bugie con le quali ti ho sommersa. Saprai ogni cosa. Allora deciderai tu cosa ne sarà di me, solo tu. Stabilirai se tenere per te le cose che ti dirò oppure no. Io accetterò ogni tua singola decisione, perché, in tutta sincerità, sono stanco. Davvero tanto stanco di questa farsa.»
«Axel, ma di cosa stai parlando?» sbotto spalancando gli occhi, non riuscendo ad afferrare neppure la metà delle cose che sta cercando di dirmi. Non è esattamente il discorso che mi aspettavo, questo è certo.
Tra tutto, senza ombra di dubbio, non mi aspettavo quel ti amo che mi ha fatta tramare ancora più forte.
«Lo so che non puoi cogliere completamente ciò che ti sto dicendo, Emma, ma quando verrai a conoscenza di ogni cosa lo capirai, te lo assicuro», dice Axel sfiorandomi il viso con le dita, mandandomi definitivamente in brodo di giuggiole.
"Non sono lucida, non sono lucida", penso frustrata rendendomi conto di non stare dando il minimo ascolto alla testa, la quale mi sta urlando da un po' di fare caso anche alle altre cose che Axel ha detto oltre a quel ti amo, per esempio al fatto di avermi sommersa di bugie.
"Perché anche un momento come questo, il primo in cui parliamo chiaramente dei nostri sentimenti, deve essere gravato da un simile macigno? Perché deve essere tutto così dannatamente complicato?" penso con un nodo in gola.
A malincuore faccio un passo indietro, sfuggendo alla sua carezza.
«Bene allora: parla. Dimmi ogni cosa», lo esorto guardandolo in quei bellissimi occhi tormentati che si ritrova.
«Non adesso, Emma. Lo farò, te lo giuro, ma prima voglio far tornare la notte e il giorno. Voglio essere sicuro che ogni cosa sia risolta prima di mettere la mia vita nelle tue mani», afferma.
«Come vuoi», sussurro allora senza nemmeno cercare di dissimulare la confusione e la delusione che mi attanagliano lo stomaco.
«E di quello che siamo noi adesso, Axel? Neanche di questo vuoi parlare?»
«Quando saprai la verità, Emma, non avrai più dubbi. Quando saprai ogni cosa smetterai di amarmi all'istante e inizierai a odiarmi. E per quanto adesso ti sembri impossibile, ti assicuro che non lo sarà. Non lo sarà affatto. Ti avevo già detto che sarebbe successo, ed è giusto così. In fondo l'ho sempre saputo.»
Detto questo Axel mi volta le spalle e rientra nel Palazzo del Giorno, lasciandomi sola ad annegare tra mille dubbi e speranze, alla sola presenza del cielo e del mare.
***
Il vestito nero che porto è decisamente meno bello di quello indossato un paio di giorni fa per il rito, tuttavia dentro mi ci sento decisamente più a mio agio.
Dicono che il nero appaia tale perché non può fare a meno di assorbire in sé tutta la luce che lo colpisce, trattenendola interamente al suo interno. Anche io mi sento così: sono sopraffatta dalle emozioni e dai ricordi che mi colpiscono come pugnalate, ma mi ostino a tenermi tutto dentro.
Dopo la conversazione con Axel non ho voluto parlare con nessuno, non ho voluto sfogarmi con nessuno, neppure con Jeremy. Mi sono chiusa in un silenzio rotto solamente da qualche monosillabo di cortesia rivolto a mio fratello e ad Anthemis, che ci ha ospitati in questi giorni.
Axel da parte sua, convinto com'è che potrei davvero iniziare a odiarlo da un momento all' altro quando mi rivelerà, finalmente, la verità, non mi ha più rivolto la parola.
Sono davvero preoccupata per ciò che potrebbe dirmi. Se fosse davvero qualcosa di così terribile? E in che modo la sua vita sarà nelle mie mani nel momento in cui lo saprò?
Ma ora, per quanto possibile, non voglio pensarci. Non sarebbe corretto nei confronti di Abies che, in questo momento, avvolto in un sudario bianco con ricami a forma di abeti, in memoria del suo nome, sta per essere calato nella terra umida che sarà per sempre il giaciglio del suo corpo ormai spento.
La sua anima invece la immagino finalmente libera. Libera da quella rabbia e da quella frustrazione che l'avevano accompagnato fin da ragazzino.
Attorno a noi, un piccolissimo gruppo di figure nere al centro del cimitero dei Querceti Ardenti, si sentono solamente le note tristi di un flauto lontano e i gemiti di una donna giunta oramai alla morte del terzo figlio, perché questo era diventato Abies per Anthemis dopo la morte di Altair e Ophrys.
È così ingiusto. Nessuno dovrebbe sopportare tanto dolore nel corso della propria vita. Nessuno.
***
Alla fine le guardie non hanno avuto problemi nell'arrestare tutti i Custodi dell'Eternità: al loro arrivo nel Bosco di Far erano ancora tutti senza conoscenza, tranne alcuni che si guardavano attorno spaesati cercando di capire cosa fosse accaduto. Sono stati trasferiti ciascuno nelle celle della propria città in attesa che le Guardiane decidano cosa farne di loro.
Ma questo per il momento può aspettare: adesso è tempo di pensare solo a far tornare il tempo e tutto il resto.
In questi giorni ci siamo dovuti rendere conto che la disavventura con i Custodi ha portato anche a qualcosa di positivo: le guardie delle due città hanno avuto modo di collaborare per il bene di questo mondo, così quelle di Komorebi hanno accettato con maggiore consapevolezza la verità sui Notturni, che da parte loro stanno cominciando a farsi scivolare via di dosso l'astio nei confronti di coloro che li hanno ingiustificatamente odiati per anni.
Ma il beneficio senz'altro più importante è stato quello di capire che la foga e la fretta di compiere il rito aveva fatto scordare a tutti di adottare alcune precauzioni importanti.
Far tornare il tempo a scorrere comporterà naturalmente che tutti riprendano ad aver bisogno di cibo e acqua: in queste ore Anthemis ed Alhena si stanno assicurando che ci siano riserve di grano per tutti, conservate intatte da diciassette anni, oltre che animali da macellare nelle fattorie ed ex contadini pronti a riprendere il lavoro per gli anni a venire.
Oltre a questo si è deciso che il giorno più esatto per sbloccare questo mondo sia il dieci di agosto, l'anniversario della distruzione dei Nuclei, in modo tale da non sfasare in partenza l'equilibrio che presto sarà ristabilito.
Giorno dopo giorno mi rendo conto di starmi riprendendo sempre di più: sto tornando ad essere la Emma piena di speranza e gioia che ero fino a quel tentativo fallito di pronunciare la formula. Certo, il macigno sul cuore c'è ancora e ci sarà fino a quando Axel non mi parlerà, ma sto imparando a conviverci.
***
È il dieci di agosto. Alla fine, il momento è arrivato.
Ovviamente la cosa è stata organizzata diversamente dall'ultima volta: siamo sempre nell'Antica Accademia in rovina, nella solita sala circolare con i giuramenti incisi sulla pietra, ma questa volta siamo soli.
Io, Jeremy, Alhena, Anthemis, Axel e alcune guardie.
Il resto della popolazione di questo mondo sta aspettando il nuovo inizio o nel parco qui fuori, attorno alle rovine, oppure in città o dovunque essi preferiscono. Per precauzione a nessuno è stato dato il permesso di entrare nella sala.
Il cuore mi batte forte mentre guardo negli occhi Jeremy, che è qui di fronte a me vestito in modo simile all'ultima volta, come me, del resto. Attorno a noi tutti si zittiscono e Anthemis, con occhi lucidi di commozione, ci fa cenno di cominciare: sono le cinque e trenta del mattino, l'ora dell'alba in questo periodo dell'anno.
Il primo a iniziare è Jeremy: dopo aver preso un respiro profondo ed avermi sorriso, inizia a parlare. La formula lasciataci in eredità da Deneb comincia a fluire dalle sue labbra, uguale a come ce l'ha insegnata Axel.
"Tutto sta per cambiare per sempre", penso stringendo forte le mani di mio fratello, il quale continua a parlare senza esitazione, consapevole quanto me che il nostro futuro comincia adesso.
Come concordato Jeremy termina di recitare la sua formula saltando l'ultimo verso, quello che pronunceremo assieme quando anche io avrò terminato di recitare la mia parte.
Prima di iniziare a mia volta mi prendo il tempo per chiudere gli occhi, mi prendo il tempo per guardarmi dentro, per rivivere nella mia mente ogni singolo passo che mi ha condotta fin qui. Non ne rimpiango nessuno.
Lancio un'occhiata ad Axel, un po' in disparte rispetto agli altri spettatori: sorride. Un sorriso sereno che sembra farlo ringiovanire, che sembra togliergli dalle spalle questi ultimi diciassette anni che, se non nel volto, lo hanno di certo segnato profondamente nell'anima. Oggi è anche il suo nuovo inizio.
Senza più esitare inizio a recitare le parole senza paura, semplicemente non vedendo l'ora che ogni cosa sia compiuta.
Quando anche la mia parte giunge al termine io e Jeremy ci guardiamo ancora e, in perfetta sincronia, pronunciamo insieme l'ultimo verso.
Subito un grande dolore mi invade il petto, per poi sparire così in fretta da non darmi neppure il tempo di aprire la bocca per urlare. Una strana energia prende allora a scorrermi dentro, un'energia potente che mi parla di ombre tra le ombre, che mi parla della luce delle stelle.
Quando apro gli occhi noto immediatamente di essere circondata da una strana aura scura, come se tutta la poca luce di questo mondo spezzato non riuscisse più a raggiungere la mia figura.
Improvvisamente mi tornano in mente le parole di Axel, quelle parole pronunciate per spiegarci il perché Anthemis fosse certa del fatto che Altair fosse un mezzosangue:
"Non c'era però dubbio che il bimbo fosse un mezzosangue: diversamente sarebbe stato circondato da un'aura scura durante le ore del giorno, così come tutti i Notturni."
"Ha funzionato", penso con il cuore a mille un secondo prima che un grande boato rompa il silenzio.
Tutti ci portiamo le mani alle orecchie, spaventati, ma ogni turbamento sparisce non appena ci accorgiamo che il cielo visibile oltre l'apertura circolare della sala sta cambiando colore: il grigio-azzurro a cui tutti qui ormai sono abituati si sta tingendo di blu, un blu profondo come il mare, mentre pennellate rosse e arancioni colorano l'orizzonte a oriente.
Il giorno è tornato, la notte arriverà stasera, il tempo è ripartito.
La folla nel parco attorno all'Accademia inizia a gridare di gioia, ad esultare, a piangere, ad abbracciarsi. È il momento di tornare a vivere.
Ma non è ancora finita: adesso dobbiamo ricreare i Nuclei. Per fortuna Deneb ha lasciato precise istruzioni anche su questo nel suo scrigno.
Nonostante le grida all'esterno dell'Accademia, la sala dove ci troviamo è ancora immersa nel silenzio; ognuno qui dentro sa infatti quanto questo sia il momento più delicato di tutti: un solo errore e io e Jeremy potremmo morire, su questo l'ex Guardiano di Yakamoz è stato molto chiaro nei suoi scritti.
Ancora mi sembra di vedere la faccia di Axel quando, durante lo studio degli appunti di Deneb, aveva letto ciò che il Guardiano aveva scritto a proposito di questa seconda parte del rituale.
Axel era sbiancato, poi aveva cominciato a dire che era troppo pericoloso per noi, che bisognava trovare un altro modo, che non avrebbe permesso di farci correre un pericolo così grande e concreto. Ma ben presto si era reso conto anche lui che questa è l'unica possibilità che abbiamo.
Cercando di scacciare dalla mente il ricordo di quegli occhi ambrati così spaventati, torno a concentrarmi il più possibile. Jeremy fa lo stesso.
"Ti prego, non sbagliare fratello mio. Non potrei sopportare di perderti", mi concedo di pensare un attimo prima di sedermi a gambe incrociate e chiudere gli occhi assieme a Jeremy.
Anthemis, Alhena, Axel e tutte le guardie trattengono il fiato.
Io comincio a percepire la nuova energia che ha preso a scorrermi dentro, la sento fluire nelle vene e dentro le ossa, concreta più che mai: mi rendo conto di poterla controllare.
Come mi è stato spiegato, senza esitare, cerco di far confluire più energia possibile in un unico punto dentro di me, per poi proiettarlo all'esterno con tutta la forza di cui sono capace. Dopo un tempo che non saprei quantificare mi rendo conto di sentirmi stremata: l'energia rimasta dentro di me deve essere ormai davvero poca.
Cerco di resistere ancora un po', stringendo i denti, finché non capisco che insistere ancora finirebbe col prosciugarmi completamente; così, mollo la presa.
Di colpo riapro gli occhi accovacciandomi su me stessa: ho il cuore a mille e il fiato corto, come se avessi corso per chilometri. Quello che vedo di fronte a me, però, riesce a ripagarmi di tutto: tra me e Jeremy, stremato e sorridente quanto me, volteggiano due piccole sfere luminose, una bianca e l'altra blu.
Subito le poche persone attorno a noi si portano le mani al petto, colpite da un dolore improvviso, forse da una scossa: gli antichi elementi sono rinati anche dentro di loro adesso. Come prova di ciò Alhena, Axel e le guardie della notte vengono circondati dalla stessa aura scura che ha avvolto anche me poco fa.
Dopo essersi concesse qualche istante per riprendersi, le due Guardiane si avvicinano cautamente a noi con due scrigni tra le mani: lentamente racchiudono al loro interno i due nuovi Nuclei, pronti finalmente ad essere riportati nelle loro stanze nei palazzi di Komorebi e Yakamoz.
Ce l'abbiamo fatta. Tutto è compiuto. Altair, anche se dopo diciassette anni, ha perso.
Voltandomi verso le persone che mi circondano noto come grandi sorrisi e occhi lucidi siano presenti sui volti di ognuno, sia su quelli illuminati dai raggi del sole nascente sia su quelli che da essi non saranno mai toccati: Alhena, Axel, le guardie di Yakamoz ed io. Io. La luce del sole non toccherà più la mia pelle perché sono una creatura della notte ormai. Non si torna più indietro. E se anche si potesse tornare, io non lo vorrei.
Improvvisamente, in mezzo alla confusione che si sente provenire dall'esterno e al silenzio della grande sala, dove tutti sono troppo emozionati per pronunciare anche solo una parola, un pensiero mi fulmina la mente: oltre a tutto il resto è tornata anche la magia.
Un po' titubante mi guardo i palmi delle mani, muovendo piano le dita e chiedendomi quali immense possibilità mi si sono appena aperte di fronte. Sorrido tra me e me. Per questo ci sarà tempo, tutto il tempo che voglio.
Non appena i Nuclei sono al sicuro nei loro scrigni Axel si avvicina, inginocchiandosi al mio fianco.
«Emma, come stai? Tutto a posto?» domanda preoccupato.
«Ce la fai ad alzarti?»
«Sì, Axel, grazie», gli rispondo tirandomi in piedi con il suo aiuto.
Mi sento stanca, questo è vero, ma non eccessivamente: l'energia che ho perso durante il rituale si sta già ricreando dentro di me grazie ai nuovi Nuclei. Per Jeremy è lo stesso.
«Grazie ragazzi, grazie davvero. Ci avete salvati. Nessuno di noi, nessun abitante di questo mondo, potrà mai ripagarvi abbastanza per ciò che avete fatto oggi. Vi saremo debitori per sempre», dice improvvisamente Anthemis rompendo il silenzio con voce incrinata dall'emozione, guardando orgogliosamente me e Jeremy.
I suoi nipoti ritrovati. La sua famiglia.
«Non devi ringraziarci. Noi ci siamo semplicemente ritrovati dentro a questa vicenda all'improvviso, ma ogni cosa era già stata scritta dai nostri genitori e da Deneb. Sono loro i veri eroi questa storia», le risponde Jeremy, i capelli dorati splendenti nella luce dell'alba.
«Certo, loro sono stati degli eroi, ma lo siete anche voi, Jeremy. Loro hanno progettato la cosa, ma voi l'avete compiuta. Non è cosa da poco questa», interviene Alhena, raggiante.
«E ora?» dico dopo qualche secondo di silenzio.
«Adesso che succederà?»
«Siete liberi di fare ciò volete, Emma. Siete parte di questo mondo ormai, non dovete fare altro che vivere nel modo che preferite la vostra nuova vita», inizia Anthemis.
«Tu e Jeremy potreste vivere al palazzo di Komorebi, nulla mi farebbe più felice che avervi con me. Certo, tu sei una Notturna, dunque capirò se alla Città del Giorno preferirai Yakamoz», continua.
«La stessa cosa vale per me, Emma», interviene Alhena.
«Se vuoi vivere a Yakamoz sei la benvenuta: mi farebbe piacere un po' di compagnia», conclude annuendo.
«Vi ringrazio tanto entrambe...» rispondo allora io, un po' titubante: dentro di me infatti non so proprio cosa fare.
Da un lato non mi sento ancora pronta a perdere Jeremy, anche se mi rendo conto che pur vivendo separati potremmo comunque vederci tutti i giorni, dall'altro voglio davvero imparare ad essere una vera Notturna e so che solo vivendo a Yakamoz potrei riuscirci davvero.
"Già, Yakamoz è la scelta migliore", mi convinco alla fine.
"Così come per Jeremy la scelta migliore è Komorebi."
«Andrò a Yakamoz», annuncio convinta.
«Ma non temere, Anthemis: se vuoi posso venire a trovarti a Komorebi anche tutti i giorni», concludo sorridendo a mia nonna.
«D'accordo allora. E tu, Jeremy?» dice lei rivolgendosi al mio gemello.
«Io scelgo Komorebi, dopotutto voglio essere un Diurno fino in fondo. Voglio conoscere ogni cosa e voglio vivere lì dove è cresciuto mio padre. Prima però io ed Emma abbiamo ancora alcune questioni da risolvere: dobbiamo tornare a casa e parlare con i nostri nonni di Fuori. Anzi, direi che è la prima cosa da fare in assoluto, cosa ne pensi?» conclude Jeremy rivolgendosi a me.
Non posso che annuire.
«Hai perfettamente ragione, dobbiamo tornare da loro il prima possibile. Domani stesso andrebbe bene», concordo con lui.
«Bene, dunque faremo così: per qualche giorno rimarrò a Yakamoz con Emma, poi, quando tutto sarà risolto, mi trasferirò stabilmente a Komorebi», dice Jeremy.
«D'accordo», conferma Alhena.
«E tu, Axel? Tu cosa farai? Qualunque sarà la tua decisione sappi che a Yakamoz ci sarà sempre un posto anche per te: se non ci fossi stato tu a quest'ora Emma e Jeremy sarebbero morti e con loro ogni altra speranza. Inoltre vorrei saperne di più su quella tua magia, dunque se restassi almeno per un altro po' ne sarei felice. E non solo io, immagino», afferma la Guardiana della Notte senza risparmiarsi l'ennesima frecciatina.
Il mio sguardo allora si sposta su Axel in attesa della sua risposta, che non tarda ad arrivare.
«Vi ringrazio, mia Signora. Sarei felice di trattenermi a Yakamoz ancora per un paio di giorni, dopo di che si vedrà. Tutto dipende da cosa succederà nelle prossime ore», risponde lui lanciandomi un'occhiata penetrante, di quelle che dicono tutto senza bisogno di pronunciare una sola parola.
E iosento un macigno invadermi lo stomaco: Axel sta davvero per rivelarmi ognicosa, come promesso, dopo di che la sua vita sarà nelle mie mani. Qualunquecosa questo voglia dire.
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