30- Iniziazione
Emma
Nei giorni appena successivi alla chiacchierata con Anthemis ci siamo impegnati tutti quanti a preparare nel dettaglio le prossime mosse: la prima necessità è senza dubbio quella di annunciare a tutto questo mondo la sua salvezza, raccontare la verità ad entrambe le due Genti e dire loro quando accadrà il miracolo.
Anthemis e Alhena hanno scritto una lettera con tutte le informazioni necessarie, lettera che a breve sarà letta contemporaneamente sia a Komorebi che a Yakamoz dalle uniche guardie informate di tutta la questione, alcune tra le più degne di fiducia secondo le due Guardiane.
Dall'altana di una delle torri del palazzo di Yakamoz vedo frotte di persone accorrere verso il parco delle lanterne appena fuori dalle mura, spazio dove è solita riunirsi la Gente della Notte per ascoltare le proclamazioni ufficiali del palazzo.
«A breve scoppierà il putiferio, credetemi», dice Jeremy osservando a sua volta la macchia verde sotto alla quale centinaia di persone stanno per ricevere la notizia che hanno atteso senza speranza per diciassette anni.
«Ci crederanno? I Notturni crederanno a tutta la storia?» chiedo un po' preoccupata.
«I Notturni sì, senza ombra di dubbio», risponde Axel, appoggiato alla balaustra alle nostre spalle.
«La Gente della Notte amava Deneb e stimava Claire e Ophrys, non avranno difficoltà a credere che avessero studiato un piano per salvare questo mondo. È la Gente del Giorno a preoccuparmi invece.»
«Speriamo che Anthemis non debba ritrovarsi a sedare una rivolta», dice Jeremy, serio.
Improvvisamente un boato di grida e strepiti risuona per le strade deserte della Città della Notte, arrivando fino a noi sulla torre: ora tutti sanno chi siamo.
***
Jeremy aveva ragione: è scoppiato il putiferio.
Dopo la rivelazione di ciò che sta per accadere la gente si è riversata per le strade per festeggiare: dalle finestre del salone si vedono uomini, donne e bambini correre a destra e a manca, gli uni incontro agli altri, gruppi di persone che discutono animatamente, altri danzare e saltare al suono degli strumenti a corda e a fiato che alcuni musicisti si sono messi a suonare nelle piazze e agli incroci.
«Era troppo tempo che questo mondo non provava una felicità simile», afferma Axel, felice, proprio nel momento in cui nella stanza entrano Alhena e Anthemis, che è appena arrivata da Komorebi.
«Anthemis, com'è andata?» chiede subito mio fratello, preoccupato per come la notizia sia stata accolta dalla Gente del Giorno.
«Si sta festeggiando anche a Komorebi, non preoccupatevi! In molti hanno anche creduto al fatto che i Notturni non siano malvagi e che tutto sia stato un enorme malinteso. Non sono mancate contestazioni, ma me lo aspettavo», risponde la Guardiana.
«Ci sono stati disordini?» intervengo io.
«Niente di serio, la notizia che presto il giorno tornerà è bastata a far dimenticare presto tutto il resto», mi risponde lei.
«Ora torno nella mia città, ci vediamo domani per gli ultimi dettagli», conclude la Guardiana.
***
La voce di Axel assume tonalità bellissime nel pronunciare ancora e ancora le formule che dovremo recitare io e Jeremy nel momento dell'iniziazione, ovvero fra poche ore: sembra davvero che stia cantando la più dolce delle melodie anziché leggendo le parole di una lingua antica.
Io e mio fratello ci stiamo esercitando da ore assieme a lui per cercare di memorizzare correttamente le formule con le giuste tonalità, il che non è semplice dal momento che non possiamo ripeterle ad alta voce: se lo facessimo l'incantesimo si attuerebbe all'istante, mentre Alhena e Anthemis hanno deciso che ciò deve avvenire durante una cerimonia solenne sotto lo sguardo di entrambe le due Genti al completo.
Il tutto avverrà alle nove del mattino presso le rovine dell'Antica Accademia, il luogo dove Abies aveva trovato Jeremy intento a frugare tra i vecchi libri impolverati della biblioteca.
Le Guardiane ci hanno spiegato che quel luogo è per eccellenza il simbolo della concordia perduta tra Diurni e Notturni: l'edificio e il giardino infatti venivano usati anticamente come scuola per bambini e ragazzi di entrambe le Genti, era un luogo di pace, fratellanza e serenità. Esso poi andò distrutto durante uno scontro tra le due Genti, quando ormai i rapporti tra esse si erano fatti tesi, già secoli prima che Corylus li distruggesse completamente.
Quale miglior posto dunque per sancire una nuova alleanza? Quale miglior posto per regalare a questo mondo una nuova alba? (Io e Alhena avremmo preferito regalare un nuovo tramonto, ma alla fine Anthemis e Jeremy hanno avuto la meglio: i Notturni dovranno aspettare parecchie ore prima di avere indietro le loro ombre e le loro stelle).
«Ok, adesso basta! L'ho memorizzata, Axel, fidati», sbotta Jeremy all'ennesima lettura delle formule da parte del nostro "insegnante".
«Sei sicuro? Sai, sarebbe abbastanza spiacevole interrompere la cerimonia di fronte a migliaia di persone perché tu non ti ricordi le parole esatte», dice Axel sollevando un sopracciglio.
«Così non sei per niente d'aiuto!» ribatte mio fratello alzandosi in piedi dal divanetto della biblioteca dove siamo stati seduti fin dal tardo pomeriggio.
«Non preoccuparti, Axel, le abbiamo imparate», dico alzandomi a mia volta e sgranchendomi la schiena.
Lui si limita a scrollare le spalle e a sollevare lo sguardo verso il cielo oltre la cupola, sospirando.
«Hey, sei agitato?» gli chiedo sedendomi nuovamente accanto a lui mentre Jeremy esce in silenzio dalla sala, lasciandoci soli.
Axel sorride voltandosi verso di me:
«Non puoi neanche immaginare quanto. È come se non riuscissi a credere che tutto stia accadendo davvero, che presto riavremo il mondo di prima, le abitudini di prima, la vita di prima... Beh, non proprio come prima: loro non ci saranno, e quello che è accaduto quel giorno non cambia, però forse posso provare ricominciare anche io, nonostante tutto.»
«Certo che puoi, Axel: tutti meritiamo una seconda opportunità. Ti sei punito per diciassette anni pensando di essere dannato, pensando di non meritare più niente, ma non è così: ti conosco, sei una persona fantastica, nessuno più di te merita un po' di felicità adesso. Oggi tutto cambierà e io sarò qui con te per aiutarti», dico felice, col cuore pieno di gioia al pensiero che finalmente Axel veda un nuovo futuro davanti a sé.
«Dunque hai deciso di rimanere qui?» esclama il ragazzo accanto a me spalancando gli occhi, speranzoso.
«Certo... Ho trascorso tutta la mia esistenza nella speranza di incappare un giorno in un mondo migliore rispetto a quello in cui pensavo di essere nata, e poi, contro ogni mia aspettativa, è successo davvero. Come potrei abbandonare questo posto, il mio mondo, la mia vera casa, adesso che l'ho finalmente trovata?» affermo.
"Come potrei abbandonare te?" aggiungo tra me e me.
Il viso di Axel si apre in un luminoso sorriso nell'ascoltare le mie parole, il sorriso più vero e sincero che io gli abbia mai visto fare, e io mi sento andare a fuoco al pensiero che sia stata io, proprio io, a fargli questo effetto.
«Emma...» sussurra Axel senza smettere di sorridere e sollevando una mano per sfiorarmi il viso, come per assicurarsi che io sia reale e non solo un frutto della sua immaginazione.
Il cuore mi batte forte mentre intreccio le mie dita alle sue, ancora ferme sulla mia guancia arrossata. Pochi istanti dopo siamo ancora più vicini, fronte contro fronte, lottando con tutta la nostra forza di volontà per non annullare completamente la distanza che resta tra di noi.
Io lo so che Axel prova quello che provo io: lo sento ogni volta che mi guarda, ogni volta che siamo soli, ogni volta che mi è vicino; inoltre me lo ha dimostrato innumerevoli volte aiutandomi là dove nessuno l'avrebbe mai fatto.
Eppure lui continua a persistere nel suo folle intento di mantenere le distanze, quando in realtà non ci riesce davvero nemmeno lui.
Un tempo era amico di mio padre, e allora? Il tempo si è fermato permettendoci di incontrarci qui, ora, due anime così simili che si sono riconosciute tra tante contro ogni probabilità del destino: perché rinunciare a questo regalo dell'universo?
Ma questa è una decisione che deve partire da lui.
Non importa quanto ci vorrà, io sarò qui ad aspettarlo.
Sempre.
***
Sono nella mia stanza, davanti allo specchio.
La mia immagine riflessa sorride emozionata, vestita di tutto punto con uno dei più bei abiti da cerimonia di Alhena, la quale me l'ha prestato per l'occasione: si tratta di un vestito blu scuro, colore sacro per i Notturni così come il bianco lo è per i Diurni.
L'abito di Jeremy è infatti proprio bianco, glielo ha portato poco fa Anthemis da Komorebi. Era di nostro padre: mio fratello si è quasi commosso nel riceverlo.
I miei pensieri vengono interrotti da un insistente bussare alla mia porta, così mi affretto ad aprire.
«Ti sta perfettamente, ero sicura che avessimo la stessa taglia», dice Alhena entrando nella stanza con un cofanetto tra le mani.
«Grazie a voi per avermelo prestato, mia Signora, è meraviglioso», le rispondo grata.
«Chiamami pure Alhena e dammi del tu, Emma: basta con queste formalità, dopotutto anche tu fai parte di una famiglia di Guardiani», afferma lei strizzandomi l'occhio.
«Ti ho portato una cosa», aggiunge poi porgendomi la scatola che tiene tra le mani.
«Oh, grazie Alhena!» dico sorpresa prendendola e sollevando delicatamente il coperchio.
Ai miei occhi compare un bellissimo diadema d'argento, fine e raffinato, con una mezzaluna nella sua parte centrale ricoperta di piccole pietre preziose dello stesso colore del vestito.
Non riesco a dire una parola, posso solo ammirare quest'oggetto tanto bello tra le mie mani in silenzio, sentendolo pieno di un'energia che non riesco a spiegarmi del tutto.
«Era di tua madre, Emma. Lo indossò il giorno in cui compì il rito e scelse la notte, seguendo la sua vera natura invece delle regole di Komorebi. Avrei voluto portarti anche il suo vestito, ho conservato anche quello, ma lei era più bassa di te, non ti sarebbe andato bene», confessa la Guardiana.
Due grosse lacrime mi scendono dagli occhi nel momento stesso in cui mi rendo conto di cosa sto tenendo tra le mie mani.
«Grazie Alhena, è la cosa più bella che potessi fare per me», dico con voce spezzata, posando la scatola e sollevando il diadema.
«Aspetta, lasciati aiutare», dice lei facendosi dare il diadema e ponendolo tra i miei capelli biondi, incastrandolo alla perfezione nell' acconciatura raccolta che poco fa mi ha portato via un sacco di tempo.
«Ecco fatto, adesso sì che sei perfetta.»
«Grazie Alhena, grazie infinite per tutto», dico incrociando gli occhi neri della Guardiana dentro lo specchio.
«Farai venire un infarto al caro Axel, ne sono sicura!» afferma lei facendomi arrossire imbarazzata.
«Ti lascio sola, ci vediamo più tardi», conclude poi sorridendomi e dirigendosi verso la porta.
Quando la Guardiana esce mi siedo sul bordo del letto, fissando un punto indeterminato oltre la finestra.
"Fra pochissimo sarò una vera Notturna", penso.
Una magia autentica scorrerà dentro di me, sarò ciò che ho sempre desiderato essere, ciò che sono sempre stata anche se non me ne rendevo conto.
Quanto ho invidiato i protagonisti dei miei libri in questi anni? Quante volte ho fatto scorrere le dita tra le pagine desiderando con tutto il cuore di essere catapultata dentro a quelle scritte scure? Volevo essere io ad esplorare mondi nuovi e bellissimi, lontani anni luce dal posto in cui mi trovavo, un mondo pieno di cose meravigliose, sì, ma anche di tante, tantissime cose orribili: l'avidità, la corruzione, l'inquinamento, la falsa libertà che incatena l'esistenza di tutti, costringendo a seguire una modalità di vita ben precisa, senza la possibilità di un'alternativa.
Ora invece sono qui, tutti i miei desideri realizzati.
O meglio, quasi tutti: vorrei tanto che mamma e papà fossero qui a vedere che il loro sacrificio fatto per me e Jeremy non è mai stato inutile...
Ma va bene lo stesso. Loro ci sono comunque, io lo so.
***
Busso tre volte alla porta della camera di Jeremy: lo conosco, so che in questo momento è in ansia per ciò che sta per succedere, dunque voglio stargli vicino.
Dopo pochi istanti mio fratello apre la porta; il vestito che era di nostro padre gli sta a pennello: pantaloni morbidi di raffinata stoffa bianca con ricami dorati e una casacca dalle ampie maniche con una fascia dorata sul petto, sulla quale ricade il ciondolo regalatogli dai nonni.
Anche io indosso il mio, non ho voluto altri gioielli se non quello per impreziosire la scollatura dell'abito.
«Io così non ci esco», sentenzia Jeremy indicandosi i vestiti.
«Non dire così, erano di papà!» affermo io ridacchiando ed entrando nella stanza.
«E poi sono gli abiti tipici della nostra terra, dobbiamo onorarli», aggiungo sedendomi sul bordo del letto, attenta a non stropicciare il vestito.
«Facile dirlo per te! Il vestito di Alhena è bellissimo... Voi donne siete sempre le più fortunate in queste cose», dice mio fratello incrociando le braccia.
«Vuoi un vestito da donna anche tu per caso? Sono sicura che Alhena ne abbia altri nell'armadio!» gli rispondo ironicamente, sforzandomi di non ridere.
Lui alza gli occhi.
«Non intendevo questo, Emma! Dicevo solo che una ragazza difficilmente risulta ridicola con un vestito addosso, per noi ragazzi è diverso!» sbuffa lui.
«Non sei ridicolo, Jeremy, ti sta benissimo», dico tornando più seria.
«Lo so, Emma, era solo per alleggerire la tensione... Sai che non potrei che essere onorato a portare il vestito di papà», dice sorridendo.
Io annuisco.
«Come stai, Jeremy? Ti senti pronto?» gli chiedo.
«Sì, certo, ho ripetuto mentalmente la formula ancora un paio di volte e me la ricordo bene.»
Sospiro.
«Sai a cosa mi riferisco, non fingere con me.»
«Sto bene, Emma», risponde lui dopo qualche istante, sedendosi accanto a me.
«Più di quanto credessi all'inizio», aggiunge.
«Quando Axel ci ha rivelato la nostra vera natura, quando ha detto che io sono sempre stato un Diurno, mi sono sentito strano, come se non mi riconoscessi più, come se mi sentissi un estraneo dentro la mia stessa pelle. Poi però quella sensazione è passata, adesso voglio diventare a tutti gli effetti ciò che sono sempre stato», conclude sollevando lo sguardo su di me.
«Lo sai che non si torna più indietro, vero?»
«Lo so, è quello che voglio», afferma solennemente.
«Alla fine quest'avventura ti ha aiutato tantissimo, Jeremy», gli dico abbracciandolo.
«Non sei più prigioniero di te stesso, io lo vedo.»
«Lo sento anche io, Emma, anche per questo non voglio tornare indietro, anche per questo voglio restare qui: in questo mondo mi sento libero, mi sento sereno. Non voglio rinunciarci per niente al mondo», dice sciogliendo l'abbraccio.
«Promettimi una cosa, Jeremy.»
«Tutto ciò che vuoi.»
«Stiamo per diventare a tutti gli effetti creature diverse, opposte: uno fedele alla luce del sole e alla ragione, l'altra alle ombre della notte, alle stelle e all'istinto. Saremo diversi, più di quanto siamo mai stati, ma ti prego, promettimi che questo non cambierà le cose tra di noi. Promettimi che saremo sempre uniti, che ci aiuteremo sempre l'un l'altra, che se sarà necessario saremo noi due contro tutti, nonostante le diversità e le visioni diverse delle cose. Promettimi che saremo sempre Emma e Jeremy, fratelli gemelli, e mai nemici», dico stringendogli le mani.
Jeremy sorride al sentire la mia richiesta, un sorriso dolce e affettuoso.
«Non ricordi? Ti ho già promesso tutto questo il giorno del nostro compleanno, dopo aver ricevuto i ciondoli», dice sorprendendomi e facendomi rivivere quel momento nella cucina della casa di Wells che ora sembra lontano anni luce, come se quella promessa ce la fossimo scambiata non poche settimane fa, ma addirittura in una vita precedente. In un certo senso è proprio così: questa per noi è una vita diversa da quella che abbiamo conosciuto nel mondo di Fuori.
Le promesse però sono eterne, valicano qualunque tipo di confine sia spaziale che temporale, esattamente come l'affetto che unisce me e mio fratello.
«Oh, sì, lo ricordo.»
***
«Sai, poco prima che Abies mi trovasse nella biblioteca dell'Accademia mi ero soffermato a guardare un affresco bellissimo», dice Jeremy mentre insieme ci dirigiamo verso il salone del Palazzo della Notte.
«Tu e la tua passione per l'arte, anche nei momenti più critici», ridacchio io aggiustandomi il diadema della mamma sulla testa.
«Raffigurava due ragazzi vestiti all'incirca come lo siamo noi adesso: un Diurno e una Notturna, ora lo so, che danzavano insieme, in armonia», continua lui.
«Secondo te questo giorno riuscirà a riportare la gioia di un tempo a questo mondo? Riuscirà quello che stiamo per compiere a far tornare notte e giorno a danzare insieme senza più odio, senza più diffidenza?»
«Tu e la tua passione per la poesia, anche nei momenti più critici», sospiro.
«Che posso dirti, Jeremy, lo spero con tutto il cuore. Ma sai una cosa? Anche se far ripartire il tempo non cambierà la situazione, potremmo sempre cercare di risolvere la questione successivamente, in altri modi. Potremmo dedicare la nostra vita a curare le ferite che nostro nonno ha contribuito ad aprire», gli rispondo sentendomi addosso tutta la responsabilità delle mie parole.
«Sarebbe una vita ben spesa», afferma il mio gemello aprendo la porta del salone, dove le Guardiane ci stanno già aspettando.
Anthemis ci corre incontro:
«Ragazzi, siete bellissimi!» afferma con gli occhi lucidi dall'emozione, stampandoci un bacio a testa sulle guance.
«Mai avrei pensato di vedere questo giorno», continua la Guardiana i Komorebi portandosi una mano alle labbra.
«È arrivato, invece, è arrivato davvero», affermo io, sorridente.
Sono sempre stata abituata a pensare di avere una sola nonna, nonna Ada, inoltre in un primo momento sentivo di odiare Anthemis per ciò che aveva fatto a Jeremy; dopo averla conosciuta di persona però, dopo aver compreso a fondo ciò che ha passato, non ho potuto fare altro che cambiare idea su di lei. Sono certa che col tempo imparerò a volerle bene, chissà, forse addirittura a chiamarla nonna. Improvvisamente sentiamo Alhena ridacchiare nell'osservare un punto alle nostre spalle.
«Tutto bene, Axel?» dice la Guardiana senza neppure cercare di dissimulare la nota di divertimento nella sua voce.
Nel sentire quel nome, naturalmente, mi volto di scatto: Axel se ne sta fermo davanti alla porta, gli occhi ambrati sorpresi e inequivocabilmente fissi su di me.
Subito distolgo lo sguardo, avvampando fino alle radici dei capelli, e l'occhiolino d'intesa che Alhena mi rivolge non contribuisce a migliorare la situazione.
«Certo, tutto bene», dice Axel avvicinandosi, palesemente imbarazzato.
Per la prima volta da quando siamo qui mi chiedo come sia il falso aspetto che mostra a tutti fuorché a me e a Jeremy. "In ogni caso non potrebbe mai essere più bello del suo vero volto", penso sorridendo tra me e me.
***
Arriviamo alle rovine dell'Antica Accademia alle otto e trenta del mattino, dopo aver oltrepassato il portale privato del palazzo di Yakamoz scortati da un consistente manipolo di guardie vestite di blu.
Dopo la ormai consueta sensazione di vuoto sotto ai piedi, riemergiamo al centro di una grande sala ovale dalle pareti scolpite a bassorilievi geometrici, con ampi gradoni sia a destra che a sinistra della porta di ingresso, al momento presidiata da guardie in uniforma bianca.
Voltandomi, vedo che sulla parete curva posta di fronte ai gradoni si apre un'enorme apertura circolare che lascia correre lo sguardo fino al giardino della scuola: i sentieri contornati da statue sono gremiti di persone che evidentemente stanno attendendo il permesso di entrare nella sala, uno dei pochi ambienti dell'accademia che si sono salvati dalla distruzione assieme alla biblioteca e a pochi altri.
Non tutti potranno entrare, non c'è abbastanza spazio, ma forse saranno in molti a preferire di stare all'aperto nel momento in cui il tempo ripartirà, per vedere il cielo tingersi finalmente di azzurro dopo diciassette anni.
Ai lati della grande finestra sono incise due formule, una sotto a una mezzaluna e una sotto a un sole scolpiti in bassorilievo: le formule che i mezzosangue recitavano per scegliere a quale gente unirsi, versioni un po' diverse di quelle che reciteremo io e Jeremy tra pochissimo tempo.
Lo stomaco mi si stringe nel pensare a ciò che stiamo per fare e un entusiasmo mai provato prima mi inizia a scorrere nelle vene.
Cerco tra gli altri lo sguardo di Axel, che sta sorridendo come un bambino; i nostri occhi si incrociano per un lungo istante, un lungo istante di pura magia in cui ci confidiamo tutto ciò che al momento non possiamo affidare alle parole.
Attorno a noi le guardie di entrambe le corti sono in fermento, così come gli spettatori sulle gradinate: tutti sanno ciò che sta per succedere.
Mi accorgo solo ora di una figura appoggiata alla parete non molto distante da noi, un ragazzo piuttosto basso e smilzo dai capelli rossi e dagli occhi ardenti come braci scure: Abies.
Ci sta fissando con il volto contratto in un'espressione che non riesco a decifrare del tutto, anche se è chiaro che mille emozioni diverse lo stanno attraversando.
Mi torna in mente ciò che Jeremy ha detto sul suo conto, ovvero che durante il suo servizio come guardia di palazzo si era innamorato di nostro padre, all'epoca scapestrato erede della famiglia che lui serviva.
Ora anche Abies sa chi siamo davvero io e Jeremy: non mi sorprende che sia turbato nel riconoscere in noi i figli del suo amore impossibile e ormai perduto per sempre.
C'è poi la questione della sua teoria su Axel: spero almeno che Anthemis lo abbia persuaso a desistere dal covare sospetti, qualunque essi fossero.
«Emma», mi sento chiamare all'improvviso mentre una mano mi sfiora delicatamente il braccio lasciato scoperto dall'abito, che non esita un attimo a ricoprirsi di pelle d'oca.
«Emma, ti senti pronta?» mi chiede Axel sottovoce ma senza smettere di sorridere.
«Lo sono, non preoccuparti. Fra poco sarò come te», gli rispondo scostandogli dal viso un ricciolo nero.
«Lo sei sempre stata», afferma lui attirandomi improvvisamente verso di sé e stringendomi: un ultimo abbraccio prima che tutto cambi per sempre.
Nonostante la sorpresa iniziale il mio corpo e la mia anima reagiscono immediatamente al contatto con lui, un contatto che senza che me ne rendessi conto mi era mancato più di quanto ritenessi possibile. Per molti secondi mi godo la sensazione di trovarmi avvolta dalle sue braccia, con la testa posata sul suo petto e il suo profumo addosso, finché non sento le sue labbra lasciare un bacio tra i miei capelli.
«Buona fortuna, Emma», sussurra poi lasciandomi andare e dirigendosi verso la prima fila di gradoni, già gremiti di persone.
Tutti fissano insistentemente me è mio fratello sulla pedana, forse cercando di riconoscere in noi i tratti dei nostri genitori per chi di loro li conobbe o li vide almeno una volta, o forse semplicemente perché sanno che il loro futuro è nelle nostre mani.
Alle nove in punto Anthemis prende la parola.
«Possiamo iniziare», dice mentre la sala piomba nel silenzio.
«Come sapete oggi siamo qui perché questa giornata sarà ricordata come l'inizio di una nuova era», dice lasciando poi la parola ad Alhena.
«Oggi siamo qui grazie al sacrificio che diciassette anni fa fecero due ragazzi e un Guardiano: Claire, Ophrys e mio zio Deneb. Siamo qui oggi perché loro misero in gioco le loro stesse vite pur di garantire un futuro a questo mondo, il loro mondo», afferma la Guardiana della Notte ricevendo in cambio sguardi ben poco amichevoli da parte dagli abitanti di Komorebi, seduti tutti assieme sui gradoni alla destra della porta.
Alhena però non si lascia intimorire e continua imperterrita.
«Siamo qui oggi perché loro avevano capito ciò che voleva fare Altair e, sapendo di non poterlo fermare, organizzarono un piano per poter rimediare alle sue azioni. Oggi siamo qui per mettere in atto ciò che loro avevano architettato, oggi siamo qui perché il loro sacrificio porti finalmente suoi frutti, oggi siamo qui per far ricominciare a vivere questo mondo, siamo qui per riportare la notte e il giorno, siamo qui per far tornare questo mondo quello che era un tempo!» dice con voce alta e solenne.
Non appena le labbra di Alhena si chiudono, un boato scuote la sala: tutti si alzano in piedi ad applaudire, anche la maggior parte dei Diurni, tutti quelli stufi di provare un odio completamente ingiustificato nei confronti dei Notturni, quelli che hanno solo voglia di ricominciare a vivere.
«È con immenso piacere che vi presento Emma e Jeremy, non di Fuori come tutti pensavamo al loro arrivo, ma ragazzi nati qui, i miei nipoti ritrovati!» interviene Anthemis presentandoci al pubblico ancora esultante.
Prima di fare un passo avanti io e il mio gemello ci sorridiamo per farci coraggio, ma prima di poterci muovere di un solo centimetro nella sala scoppia il caos.
Circa una ventina di persone di entrambe le Genti si alzano in piedi e cominciano a correre nella nostra direzione senza darci il tempo di reagire, senza darci il tempo di capire quello che sta per succedere.
In un attimo due uomini ci sono addosso: afferrano me e Jeremy con brutalità sollevandoci da terra, mentre la sala piomba nel caos. Tutti iniziano a gridare mentre io cerco di divincolarmi urlando a mia volta di lasciarmi andare, urlando il nome di Jeremy e di quello di Axel, cercando per quanto possibile di mantenere la calma nonostante il panico crescente.
Nella foga dei movimenti vedo che altri uomini hanno bloccato le Guardiane, mentre in due si sono avventati sul mio Axel pur di tenerlo fermo: lo vedo dibattersi come un forsennato per cercare di liberarsi dalla presa ferrea dei due, inutilmente, gridando il mio nome.
A quella vista inizio a scalciare ancora più forte, ma l'uomo che mi tiene ferma mi tappa la bocca con la mano, impedendomi di urlare e di respirare, finché tutto diventa nero.
«Non ci porterete via l'immortalità, stupidi ragazzini», è l'ultima cosa che riesco a sentire prima che il nulla mi inghiotta.
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