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29- Lo scrigno di Deneb

Jeremy

Siamo davanti alla porta della stanza del Nucleo.

Mentre Axel inserisce la chiave nella serratura ed Emma controlla che non arrivi nessuno, io sto studiando freddo, con il cuore a mille.

Troppe cose potrebbero andare storte e... E ormai sono stufo io stesso di starmi a sentire.

Sono sempre gli stessi pensieri, sempre le stesse paure. "Adesso basta, voglio dimostrare di non essere un vigliacco", penso.

Cerco così di racimolare tutto il coraggio che riesco a trovare, riuscendo dopo qualche istante a calmarmi un po' e a sentirmi più fiducioso, anzi, sentendomi quasi elettrizzato mentre la porta si apre di fronte a noi.

È una bella sensazione, anche se non so quanto possa durare.

Una volta entrati mia sorella prende subito a guardarsi attorno febbrilmente: forse cerca lo scrigno, forse è rapita dalla bellezza della stanza, più probabilmente tutte e due le cose insieme.

«È sul piedistallo al centro della vasca», affermo indicando il punto in cui si trova lo scrigno, appena visibile sopra il marmo scuro pieno di venature.

«Ora lo vedo!» esclama Emma osservando entusiasta il piedistallo.

«Chi si tuffa?» aggiunge poi voltandosi verso di noi.

«Non ce ne sarà bisogno», risponde Axel con un mezzo sorriso sulle labbra tendendo una mano di fronte a sé e chiudendo gli occhi.

Mentre io ed Emma tratteniamo il respiro lo scrigno si solleva nell'aria, leggero, cominciando ad avanzare lentamente verso la mano tesa di Axel sorvolando la vasca piena d'acqua e il pavimento di marmo.

Voltandomi istintivamente verso Emma per esprimere la mia sorpresa, noto però che mia sorella non sta fissando lo scrigno fluttuante come mi sarei aspettato. No, lei sta fissando Axel con un'espressione che non le avevo mai visto addosso.

È uno sguardo talmente carico di sentimenti, uno sguardo così intimo, che l'istinto mi ordina subito di voltarmi da un'altra parte, anche se prima di riuscire a farlo lo scrigno arriva a destinazione ed Emma distoglie di scatto gli occhi dal ragazzo accanto a noi, tornando a fissare il pavimento e asciugandosi frettolosamente dal viso una piccola lacrima solitaria che aveva fatto capolino dalle sue ciglia.

«Eccolo qui», afferma Axel aprendo gli occhi e guardando quella piccola scatola di legno come se fosse il tesoro più prezioso del mondo, cosa che in effetti è.

«Perfetto, e adesso? Dobbiamo fuggire dal palazzo altrimenti quando Alhena si sveglierà...» dico, ma una voce familiare mi interrompe mentre la Guardiana della Notte fa irruzione nella sala come una furia, facendomi immobilizzare dal terrore: non ho neanche il coraggio di voltarmi verso i miei complici per saggiare le loro reazioni.

«Per vostra sfortuna sono già sveglia! Si può sapere cosa pensavate di fare, eh?! Tradire così la mia fiducia dopo tutto quello che ho fatto per voi!» grida fuori di sé, mentre nessuno di noi osa proferire parola.

«Se non fosse per me adesso sareste prigionieri a Komorebi e voi che fate?! Mi drogate! Almeno dovevate fare meglio i vostri conti! Voi non avete idea di quante pozioni soporifere io abbia preso dopo quel dannato giorno per riuscire a dormire, non lo sapete! Stavo impazzendo, non riuscivo a chiudere occhio, così ne prendevo una ogni giorno, fino a rendere il mio organismo così assuefatto di quella dannata sostanza che il suo effetto su di me dura appena qualche minuto!» continua a sbraitare gesticolando nervosamente, gli occhi neri iniettati di sangue.

Il suo sguardo poi si sposta su di me, passando di colpo dall'adirato al deluso:

«Jeremy...» dice piano.

«Ti ho fatto delle confidenze, pensavo di potermi fidare di te! Perché mi hai fatto questo?» continua visibilmente ferita, facendomi sentire nel profondo una persona davvero orribile.

«Alhena, ti prego, possiamo spiegare!» dico cercando di far sembrare le nostre azioni meno gravi di quello che sono in realtà.

«Spiegare cosa?! Il perché vi interessa quella dannata scatola?!» sbotta lei indicando lo scrigno tra le mani di Axel.

«Deneb ti disse che quello scrigno conteneva la salvezza di questo mondo e aveva ragione! Ti prego Alhena, lasciaci spiegare», la supplico.

La Guardiana spalanca gli occhi, sorpresa e allo stesso tempo confusa:

«Come puoi saperlo, Jeremy? Nessuno è mai riuscito ad aprire lo scrigno e tu hai scoperto l'esistenza di questo mondo praticamente l'altro ieri! Non prendermi in giro!» ribatte lei tornando ad alzare la voce.

«Questo non è vero, mia Signora», interviene Emma facendomi voltare di scatto verso di lei. "Cos'ha in mente?" penso sempre più nel panico.

«Io e Jeremy non abbiamo oltrepassato l'Arcata per sbaglio, lo abbiamo fatto consapevoli del fatto che facendolo saremmo finiti qui: sono stati i nostri nonni a parlarci di questo mondo», continua lei con sicurezza.

«Questo non è possibile! Nessun di Fuori conosce la nostra esistenza!» le dà contro Alhena.

«Siamo i figli di Claire e Ophrys», sbotta infine Emma facendo defluire di colpo tutto il colore dal viso della Guardiana.

«Come?» sussurra Alhena dopo svariati istanti lasciandosi cadere le braccia lungo i fianchi.

«I nostri genitori ci portarono fuori da qui prima della battaglia, ci portarono dai nostri nonni, facendo loro promettere di mandarci qui a diciassette anni in caso loro non fossero più venuti prenderci. Così è stato», dice ancora Emma.

«Deneb compì il rito su di noi prima di mandarci via, ma bloccò i nostri poteri per non far insospettire eventuali di Fuori che fossero venuti a contatto con noi. Quando i Nuclei furono distrutti io e mio fratello eravamo fuori da questo mondo, dunque gli elementi dentro di noi si sono conservati: la notte in me e il giorno in Jeremy! Quello scrigno contiene la formula per sciogliere il blocco dei nostri poteri: se la apriamo possiamo far ripartire tutto!» conclude Emma mentre Axel assume uno strano colore verdastro: chiaramente è terrorizzato all'idea di uscire allo scoperto e non posso biasimarlo.

«No, no, no... Non è possibile!» geme Alhena indietreggiando.

«Se anche fosse vero, voi non potreste sapere comunque cosa contiene lo scrigno, eravate solo dei neonati!»

«Ma i nostri genitori lo sapevano, così lasciarono ai nonni una lettera per noi in cui spiegavano ogni cosa nel caso in cui non fossero tornati a prenderci. Io e Jeremy siamo qui precisamente con l'intento di prendere quello scrigno e salvare questo mondo», afferma Emma avvicinandosi alla scatola intarsiata tre le mani di Axel.

«Guardate, mia Signora, lo scrigno è progettato proprio per esse aperto solamente da me o da mio fratello», continua poi toccando il coperchio della scatola.

Nel silenzio della stanza rotto solo dai nostri respiri affannati si sente un click, poi lo scrigno si apre rivelando al suo interno un foglio di carta ingiallita arrotolato e tenuto insieme da un nastro rosso.

La Guardiana, ricevuta la conferma della nostra buona fede, crolla in ginocchio portandosi le mani alla bocca per non gridare, in lacrime.

«Siamo salvi, siamo salvi davvero!» dice con voce spezzata.

«È tutto vero, Alhena», intervengo io avvicinandomi alla Guardiana e offrendole una mano per aiutarla a rialzarsi.

Lei la afferra e, ancora scossa, si rialza in piedi.

«I gemelli... I figli di Claire e Ophrys...» dice continuando a fissarmi, senza lasciare la mia mano.

«Vi credevo morti, ero convinta che Altair avesse ucciso anche voi... Ma perché mi avete mentito? Perché fare le cose di nascosto? Se mi aveste detto subito la verità vi avrei aiutati immediatamente!» chiede poi confusa rivolgendosi a tutti noi.

«Abbiamo sbagliato, Alhena, perdonaci. Avremmo dovuto coinvolgerti fin da subito, ma pensavamo che non ci avresti creduto», le dico.

Non mi è mai piaciuto mentire, la trovo una cosa spregevole, però ormai il danno è fatto e bisogna continuare per questa strada nonostante le remore morali: Emma non permetterebbe mai di mettere Axel in pericolo. Bisognerà aspettare di ricreare i Nuclei per una completa sincerità.

«Dobbiamo parlare meglio di tutto quanto, ci sono troppe cose da chiarire», afferma Alhena ancora decisamente scossa, come se dopo un primo momento di euforia non credesse già più che ciò che tutti reputano impossibile stia per succedere davvero.

Probabilmente non vuole farsi illusioni: una nuova speranza infranta la spezzerebbe, come farebbe con qualunque abitante di questo mondo.

«Certo, possiamo tornare nel salone o in biblioteca», afferma la mia gemella sorridendo, anche se io vedo chiaramente che è molto tesa per la situazione in cui ci siamo infilati.

«Per prima cosa voglio indietro la chiave di questa sala», ordina seria Alhena incrociando le braccia, così Axel, che da quando la Guardiana ha fatto il suo ingresso non ha proferito parola, gliela porge tenendola dalla catenina.

«E anche lo scrigno», ribatte lei afferrando la catenina e strappando contemporaneamente la scatola dalle mani del Notturno.

«Bene, ora andiamo in biblioteca», conclude girando i tacchi e avviandosi fuori dalla porta.

Noi tre ci lanciamo un ultimo sguardo preoccupato, poi la seguiamo.

***

«Ma se fosse così, questo significherebbe che Deneb, Claire e Ophrys sapevano ciò che Altair stava per fare... Vorrebbe dire che era tutto un piano per salvare il mondo e questo non può essere vero! Altrimenti perché non fermare Altair prima?» dice Alhena dopo essersi fatta ripetere tutta la storia con più calma e ordine, dal nostro ingresso in questo mondo in poi.

Per fortuna Emma ha un'ottima memoria che le ha permesso di non cadere in contraddizione con quello che ha affermato prima.

Siamo in biblioteca, soli, circondati da libri, polvere e penombra; la grande cupola di vetro sopra di noi ci mostra il solito cielo grigio-azzurro, lo stesso di quando a inizio serata io e gli altri abbiamo iniziato a cercare lo scrigno, lo stesso cielo sempre identico a sé stesso da ormai troppo tempo, lo stesso cielo che adesso potrebbe avere davvero le ore contate.

«È così, mia Signora,» dice Emma, «anche se non abbiamo idea del perché non prevenirono le azioni di Altair anziché curarne le conseguenze in seguito.»

«Personalmente credo che non avessero altra scelta», intervengo io.

«Dovevano sapere qualcosa che a noi sfugge, sapevano di non poter fermare Altair prima e hanno così cercato un modo per rimediare.»

«Sì, è l'unica spiegazione», ribadisce mia sorella.

«Direi che questo ora è secondario», sbotta Axel attirando la nostra attenzione.

«Mia Signora, avete tra le mani ciò che potrebbe salvarci tutti, cosa aspettiamo a leggere il contenuto di quel foglio di carta?» insiste giustamente.

«Sì, hai ragione, Axel: rivangare il passato alla ricerca di spiegazioni che non troveremo mai è completamente inutile», gli dà ragione la Guardiana di Yakamoz tornando a guardare lo scrigno aperto posato sulle sue ginocchia.

Dopo qualche secondo di esitazione, dovuto evidentemente alla paura di una cocente delusione, Alhena afferra il rotolo di carta e prende a sciogliere il nastro rosso con mani tremanti.

Il cuore di tutti noi comincia a battere forte quando quello viene srotolato e la Guardiana inizia a leggere ad alta voce.

Yakamoz, 3 agosto 1998

«Io, Deneb, figlio di Sirio e Guardiano del Nucleo della Notte e della città di Yakamoz, dichiaro di aver compiuto volontariamente il rituale di iniziazione sui fratelli gemelli Adhara e Jasione, figli di Ophrys, principe di Komorebi, e della sua consorte Claire Baker, Notturna, in pieno accordo con le volontà dei loro genitori.

Dichiaro di aver reso Adhara, figlia di Ophrys, una membra a tutti gli effetti della Gente della Notte e di aver reso Jasione, figlio di Ophrys, un membro a tutti gli effetti della Gente del Giorno.

Inoltre, a causa dell'incerta situazione che ci stiamo ritrovando a vivere in seguito alle false accuse rivolte al mio popolo e alle ignobili azioni compiute dal Guardiano del Nucleo del Giorno e della città di Komorebi, Corylus, figlio di Oxalis, e attendendo un attacco immediato da parte di quest'ultimo, dichiaro di aver compiuto un secondo incantesimo sui gemelli, rendendo quiescenti i loro poteri con lo scopo di portare al sicuro dall'imminente battaglia nel Mondo di Fuori loro e gli elementi puri che si portano dentro, in modo da poter ricreare un giorno i Nuclei a partire da essi.

Riporterò qui di seguito le formule necessarie a sciogliere il secondo incantesimo compiuto sui gemelli, necessarie per sbloccare la loro vera natura e per reintegrarli nel nostro mondo nel momento in cui vi rientreranno una volta ristabilita la pace.

Inoltre, per evitare che nel tempo in cui Adhara e Jasione si troveranno al di fuori dei nostri confini qualcuno distrugga tale formula in malafede, chiuderò questo documento in uno scrigno che solo il tocco di uno dei gemelli potrà aprire.

Deneb

«Beh, direi che questo conferma il fatto che Deneb e i nostri genitori sapessero di Altair», affermo dopo la lettura della prima parte del documento.

«Altair qui non viene nominato, anche se è chiaro che loro sapessero che Nuclei sarebbero stati distrutti», nota Alhena.

«Si parla di Corylus, delle sue false accuse e dell'imminente attacco, dice poi dei riti compiuti su di voi e del loro scopo, ma non specifica che sarebbe stato Altair a distruggere la notte e il giorno.»

«Mia Signora, la formula per favore», supplica Axel sempre più impaziente.

«Sì, leggiamo questa formula, è inutile soffermarsi su teorie indimostrabili», lo sostiene Emma.

La Guardiana annuisce e inizia a far scorre di nuovo lo sguardo sul foglio, stavolta in silenzio.

«È scritta nella lingua dei nostri antenati, la più indicata per gli incantesimi», dice poi senza staccare gli occhi dalle parole scritte in nero con un elegante calligrafia.

«Il problema è che dovrete recitarla voi stessi, ragazzi, perché solo a voi è rimasto il potere per compiere un incantesimo, per quanto tale potere sia al momento bloccato.»

«Anche se non conosciamo la lingua, possiamo imparare a memoria le parole», affermo alzando le spalle.

«Sì, certo, faremo così», conferma Alhena.

«Per il resto non so dirvi molto, non sono un'esperta in questo genere di cose. Mio zio lo era invece: lo dimostra il fatto di essere riuscito a ideare un rituale di iniziazione in cui non sia l'iniziato stesso a pronunciare le parole dell'incantesimo. Lo fece con Altair all'inizio, poi con voi... È un uso scorretto della magia, ma almeno stavolta porterà a qualcosa di buono. Di molto buono», continua.

«Mia Signora, potrei vedere la formula? Mio padre di incantesimi se ne intendeva e qualcosa mi ha insegnato», chiede Axel.

Alhena lo guarda sorpresa, ma poi annuisce e gli consegna il foglio.

«Le formule sono due, una per Emma e una per Jeremy, e sono davvero molto simili a quelle che pronunciavano gli iniziati per diventare Notturni o Diurni: anche questi sono incantesimi che vanno a rimuovere luce o buio dall'anima di una persona che li possiede entrambi. Penso che il blocco ideato da Deneb consistesse nell'innestare un po' dell'elemento contrario al vostro dentro di voi, cosicché andasse ad annullare gli effetti prodotti dall'elemento puro. Questo incantesimo serve a rimuovere quella piccola parte di luce in Emma e di buio in Jeremy», spiega il Notturno dopo aver dato un'occhiata.

«Axel, tu puoi insegnarci le parole della formula?» chiede Emma.

«Certo.»

«Non ci posso ancora credere che dopo diciassette anni tutto tornerà come prima», esclama Alhena commossa.

«Riavrete tutto quanto: la notte, il giorno, la magia...», dico entusiasta come lei, come tutti noi.

«Dobbiamo avvertire Anthemis, questo evento riguarda tutto il nostro mondo!» continua la Guardiana.

«Spero davvero che questo sia l'inizio di un'epoca nuova, un'epoca di pace e rispetto tra le due città e i due popoli. Dovranno capire che noi Notturni non siamo malvagi dal momento che avremo contribuito a salvare il mondo!»

«Lo spero tanto anche io», dice Axel annuendo.

«Bene ragazzi, pronti a rivedere vostra nonna?» chiede Alhena alzandosi in piedi.

***

«Andrà tutto bene, Jeremy, non temere. Hai detto tu stesso che Anthemis è una persona corretta, ci perdonerà quando saprà la verità!» dice Emma.

Siamo ancora in biblioteca in attesa dell'arrivo della Guardiana del Giorno, nostra nonna, che Alhena ha mandato a chiamare con urgenza senza però riferire il motivo della convocazione.

«Sì, ne sono convinto anche io», interviene Axel guardandosi attorno nervosamente, chiaramente inquieto.

Dato ciò che gli è accaduto all'ultimo incontro con Anthemis, evidentemente non è tranquillo all'idea di rivivere l'esperienza.

«Vi ricordate tutti la versione da riferire ad Anthemis, giusto?», chiede poi mia sorella.

«Sì, tranquilla, lo sappiamo», la rassicuro io più in ansia che mai per ciò che sta per accadere in questa stanza.

E se Anthemis non ci credesse? E se poi vorrà comunque punirci per essere scappati? E se non dovesse accettarci come nipoti? Se vorrà prove più concrete?

«A proposito, Emma, grazie per aver improvvisato quella storia per proteggermi», dice improvvisamente Axel sedendosi accanto a lei, facendola arrossire e sorridere.

«Hai detto tu stesso che se Alhena avesse saputo chi sei davvero non ci avrebbe mai creduto e non ci avrebbe aiutati», gli dice lei di rimando.

«Anche dicendo la verità lei sarebbe stata costretta a credervi, il documento nel cofanetto è una prova inconfutabile, come anche il fatto che quello si sia aperto al tuo tocco. Per voi sarebbe stato perfino più conveniente dire la verità, ma non l'avete fatto. Ve ne sono grato», insiste lui rivolgendosi ora a entrambi.

«Non avrei mai potuto tradirti, Axel, lo sai. Tu per noi avresti fatto lo stesso», afferma Emma coprendo la mano di Axel con la propria, facendo calmare un po' il ragazzo accanto a lei.

La porta della stanza cattura la nostra attenzione aprendosi proprio in questo momento, facendoci scattare tutti in piedi: fa il suo ingresso Alhena, seguita a ruota da Anthemis, che sembra avere un diavolo per capello.

«Adesso basta, Alhena, sono stanca dei tuoi giochetti! Prima ti rifiuti di consegnarmi i di Fuori solamente per prenderti gioco di me e della mia autorità, poi mi convochi qui senza uno straccio di spiegazione! Quando la smetterete di...»

«Anthemis, ti prego, capirai tutto fra poco. Questo è l'inizio di una nuova era», la interrompe Alhena indicandoci.

La Guardiana del Giorno alza lo sguardo, accorgersi così improvvisamente di noi.

«Oh, ci siete anche voi», dice fulminandoci tutti e tre con lo sguardo, con voce carica di biasimo e delusione, rivolgendosi però in particolare modo a me: sono stato io a giurarle di non essere come mia madre, a giurarle che non mi sarei mai schierato con la notte, per poi fare tutto il contrario.

Tuttavia, anche se mi sento estremamente a disagio nell' incontrare per la prima volta dal mio "tradimento" la Guardiana, non mi sento in colpa: se non avessi seguito Emma e Axel non saremo qui, oggi, pronti a salvare questo mondo, il nostro mondo.

«Dobbiamo parlare tutti assieme, non ti pentirai di essere venuta, Anthemis. Siediti pure», dice Alhena prendendo posto a sua volta.

«Tu devi essere Emma», afferma la Guardiana del Giorno rivolgendosi a mia sorella, la quale annuisce piano.

«Mi ricordi tanto qualcuno, Emma, sai? E non mi riferisco a tuo fratello, anche se gli assomigli moltissimo», continua poi Anthemis affilando lo sguardo e lasciandosi cadere sul divanetto di fronte al nostro.

«C'è un motivo se Emma vi ricorda qualcuno, mia Signora. Lasciatemi spiegare», dico: credo di dover essere io a spiegare le cose ad Anthemis, d'altra parte sono quello che lei conosce meglio.

«Avanti, parla Jeremy, ma non pretendere di essere creduto da me. Faccio errori grandi, questo è vero, ma non li faccio mai due volte», mi risponde lei, seria.

«Mia Signora, cogliendo l'occasione per scusarmi con voi per il mio inqualificabile comportamento dell'ultima volta, vi chiedo di credere a ciò che stiamo per dirvi: è la verità, non potremo mai mentire su una questione così importante e delicata», interviene Axel tenendo gli occhi bassi, la mascella contratta e i pugni chiusi.

«Prima parlate, poi valuterò se credervi», ribatte la Guardiana.

«Per quanto riguarda te, piccolo Notturno, non ho potere su di te, ma se c'è lo avessi saresti già stato punito severamente per la tua mancanza di rispetto», sbotta poi, chiaramente irata.

«E ora parlate, mi sto stufando di tergiversare!»

«Prima di tutto dovete sapere che io e mia sorella, anche se vi sembrerà impossibile, abbiamo il potere per far tornare il giorno e la notte: possiamo far ripartire questo mondo, perché gli elementi puri si sono salvati dentro di noi», dico facendole sgranare gli occhi.

«Non prendetemi in giro!» sbotta subito lei scattando in piedi.

«Non sono venuta qui per sentirmi dire queste baggianate!»

«Non sono menzogne, mia Signora, ve lo giuro! Io ed Emma siamo nati qui, non nel Mondo di Fuori: alla nostra nascita Deneb ha compiuto il rito su di noi, poi ha bloccato i nostri poteri come aveva fatto con Altair e i nostri genitori ci hanno portati fuori prima della distruzione dei Nuclei.»

«Vorreste farmi credere che una famiglia del nostro mondo abbia vissuto nel Mondo di Fuori per diciassette anni?! Non può essere!» grida Anthemis tornando a sedersi, mostrando forse un primo segnale di cedimento.

«Non una famiglia, solo noi. Mamma e papà sono tornati qui a combattere dopo averci lasciati dai nostri nonni materni, ma non sono più tornati a prenderci», continuo a spiegare.

«Nonni materni nel Mondo di Fuori?! Ma cosa stai dicendo, Jeremy?»

«I genitori di Claire», affermo infine.

«Io ed Emma siamo figli di Claire e di vostro figlio Ophrys.»

A queste mie parole la stanza piomba in un silenzio surreale; tutti tratteniamo il respiro in attesa della reazione di Anthemis.

Tutto nella Guardiana del Giorno si è immobilizzato, fuorché gli occhi così simili ai nostri che continuano a spostarsi da me ed Emma in continuazione, febbrilmente, come se cercasse una prova, un indizio della veridicità della mia dichiarazione.

«Io non so chi vi abbia ricordato Emma, mia Signora, ma vi prego di considerarla una prova della mia, della nostra sincerità», insisto io.

«Mi ricorda me stessa da giovane, ecco chi», dice finalmente Anthemis con voce spezzata lasciandosi cadere in ginocchio di fronte a noi, due grosse lacrime che gli scavano le guance arrossate.

«Quale miracolo è mai questo? Ho dei nipoti, figli del mio Ophrys, non sono più sola...» continua singhiozzando, prendendo le nostre mani tra le sue.

«Non tutta la mia famiglia è distrutta, questo è un miracolo», ribatte facendoci stringere il cuore.

Un secondo dopo sia io che Emma siamo per terra al suo fianco, abbracciandola, tentando di farle percepire che quello che sta vivendo non è un sogno, che noi siamo reali.

«Mia Signora, ci dispiace di essere fuggiti così da Komorebi, ma...» dico dopo qualche minuto, ma vengo subito fermato dalla Guardiana:

«Jeremy, sono tua nonna, ti prego, basta formalità! E vale anche per te, Emma, nipotina mia...» dice Anthemis facendo una carezza a entrambi.

«Raccontatemi tutto, vi prego, voglio sapere tutto! Perché Ophrys non mi ha detto di voi? Perché non mi ha detto che Claire era incinta? Dove siete stati per tutto questo tempo?» chiede poi dopo essersi calmata un po'.

Così, una volta tornati sui divanetti, io ed Emma ci alterniamo nelle spiegazioni attenendoci il più possibile alla verità, a parte in quelle questioni sulle quali abbiamo mentito anche ad Alhena.

Parliamo dell'incontro dei nostri genitori fuori dall'Arcata, della richiesta fatta da nostra madre ad Altair, del malinteso in cui Ophrys era incappato vedendo uscire assieme Claire e suo fratello, della successiva comprensione della vera natura dei Notturni da parte di nostro padre, dei mesi che precedettero lo scontro.

Parliamo del piano di Deneb e dei nostri genitori, della sua attuazione, del fatto che avevano capito già prima ciò che stava per fare Altair, della loro missione per portarci fuori da questo mondo, della loro richiesta ai nonni, della loro morte.

Passiamo poi alla parte difficile: il dover mentire; ma lo facciamo, non avendo altra scelta.

«Ma è stato un Notturno ad uccidere il padre di mio marito, è stato un Notturno a distruggere i Nuclei! Quando era possibile vivevano sempre nell'oscurità, ombre tra le ombre... Come posso pensare che la Gente della Notte non sia corrotta dalle tenebre?» chiede Anthemis, scossa come mai l'avevo vista.

«Mia madre e Deneb erano Notturni, eppure diedero la vita pur di garantire un futuro a questo mondo», le risponde Emma.

«Axel è un Notturno, eppure mi ha aiutata senza mai lasciarmi un istante da quando sono qui, rischiando perfino di entrare nel palazzo di Komorebi per me. Alhena è una Notturna, eppure ci ha ospitati senza esitare in casa sua quando gli abbiamo chiesto protezione, ti ha avvisata subito non appena ha saputo la verità su di noi. Io stessa sono una Notturna, eppure sono qui pronta a pronunciare quella formula, pronta a rimediare alle azioni dell'unico malvagio di questa storia, Altair. La Gente della Notte non è malvagia, Anthemis, è soltanto diversa: non è buio quello che abbiamo dentro, ma luce delle stelle.»

«Deneb voleva prendere il controllo di Komorebi, ha fatto degli esperimenti sulla mia Gente! Per settimane tutti continuavamo ad avere dei vuoti di memoria, a risvegliarci improvvisamente in posti diversi senza ricordare di averli raggiunti, pezzi interi di giornate sparivano dalle nostre menti! Era un incubo, per questo Corylus ha attaccato Yakamoz! Deneb voleva la fine di questo mondo così come lo conosciamo, voleva che la notte dominasse sul giorno spezzando l'Equilibrio! Non sarebbe arrivato a fare ciò che poi ha compiuto mio... suo figlio, ma non posso credere che Deneb avesse a cuore la salvezza di questo mondo!» insiste Anthemis scuotendo la testa.

«No Anthemis», interviene Alhena.

«Mio zio non ha mai fatto quegli esperimenti magici su voi Diurni, te lo giuro! Improvvisamente ci siamo ritrovati a dover fronteggiare una guerra di cui non conoscevamo le ragioni: se non fosse stato per Ophrys non avremmo neanche saputo quali erano le accuse che ci muoveva Corylus! Tuo marito si sbagliava, Anthemis, si è sempre sbagliato, e questo l'aveva capito anche tuo figlio: noi Notturni non siamo cattivi, noi Notturni vogliamo l'Equilibrio di notte e giorno esattamente quanto voi! Solamente Altair era diverso, solamente lui aveva idee diverse! Io non so cosa successe alla Gente del Giorno quando viveste quelle amnesie, ma io ero qui al fianco di mio zio quando accadde: lui era stupito quanto tutti noi di ciò che stava succedendo. A parte le parole di tuo marito, quali altre prove ci sono contro Deneb? Quali altre prove ci sono, a parte le azioni di Altair, contro l'intera Gente della Notte?»

«Io amavo Corylus, mi fidavo di lui, credevo a tutto quello che mi diceva... Come posso disonorare la sua memoria cominciando a credere che tutte le sue affermazioni sui Notturni fossero false? Che motivo poteva avere per inventarsi tutto?» dice la Guardiana del Giorno ormai vinta, cercando di affrontare la nuova consapevolezza che, oltre ad Altair, la sua famiglia contava un altro membro poco onesto.

«Questo non lo so, Anthemis», le rispondo, «ma forse tuo marito credeva davvero in ciò che diceva, forse non ha mai avuto intenzione di mentire inventandosi tutto. Per qualche ragione odiava i Notturni e questo lo portava ad avere idee completamente sbagliate sul loro conto, idee alle quali lui credeva fortemente, purtroppo.»

Alla fine riusciamo a convincere Anthemis, la quale, dopo essersi calmata, sorride fiduciosa e piena di speranza come non lo era da diciassette anni.

Komorebi e Yakamoz dopo decenni sono finalmente alleate di nuovo e questa è la cosa migliore che potesse mai capitare a questo mondo.

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