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18- Pregiudizio

Emma

«Voi siete pazzi!» afferma Hamal scuotendo la testa veementemente non appena io e Axel ci stacchiamo.

«Ragazzo, come pensi di poter entrare come nulla fosse in un palazzo che non conosci e uscirne vivo con un prigioniero?! Con tutte quelle guardie poi!»

«Entrare nel palazzo?» lo guardo sbigottita distogliendo di scatto lo sguardo da Axel, mentre ancora le mie mani sono sulle sue spalle.

«No! Io intendevo chiedere aiuto alla Guardiana di Yakamoz o a qualcun altro, trattare con questa Anthemis, convincerla insomma! Non chiederei mai ad Axel di rischiare così tanto! E poi sarebbe pericoloso anche per Jeremy stesso! Se la Guardiana è così corretta come dite...»

«Emma, introdurci nell'edificio è l'unico modo», risponde il ragazzo accanto a me, lasciandomi andare.

«Anche se chiedessimo aiuto ad Alhena e lei ce lo concedesse, sarebbe inutile: Anthemis non è in alcun modo tenuta ad obbedire ad una Notturna, e in ogni caso non lascerebbe mai andare via Jeremy così come nulla fosse, ne va della sua reputazione presso i Diurni. La sua posizione è già abbastanza debole, non può rischiare di mostrarsi troppo accondiscendente.»

«Axel, ma ti stai sentendo? Un Notturno che fa scappare un prigioniero di Fuori dalla Città del Giorno?» ribatte Hamal.

«Non ti ho mai visto così poco prudente, tu che sei la prudenza fatta persona! Vuoi forse scatenare un'altra guerra tra Komorebi e Yakamoz?! Se in ciò che ha fatto quel figlio di puttana di Altair c'è qualcosa di positivo, questo qualcosa è stato proprio l'aver portato la pace!»

«Altair?» chiedo confusa.

«Non glielo hai detto?!» dice Hamal sempre più esasperato guardando Axel, il quale distoglie lo sguardo, rabbuiandosi.

«Questo ora come ora non è importante!» intervengo.

«Decidiamo prima come agire! Axel, ci deve pur essere un altro modo! Dobbiamo solo pensare meglio a come fare!» continuo convinta.

Lui scuote la testa: «Se vuoi liberare tuo fratello, questa è l'unica strada, Emma. Fidati, se ci fosse un altro modo lo saprei.»

«Che sia l'unico modo non ci piove, ma non puoi essere serio, ragazzo... Vuoi davvero rischiare così tanto? E per cosa?! Una di Fuori che consci da quanto, cinque giorni?! Con tutto il rispetto, Emma, ma qui c'è in ballo qualcosa di molto grosso!»

A queste parole rimango in silenzio.

Sono consapevole di non poter rischiare di riaprire delle ostilità placate ormai da anni, ma non posso nemmeno non tentare di fare tutto il possibile per aiutare Jeremy.

«Non scoppierà un'altra guerra, Hamal», ricomincia Axel.

«Non c'è più niente per cui combattere ormai. Far fuggire Jeremy non cambierà le cose: Anthemis non riaprirebbe mai il conflitto e Alhena non ne avrebbe motivo.»

«Come puoi esserne così sicuro, Axel?» insiste il vecchio.

«Lo sono e basta.»

***

Hamal alla fine si è lasciato convincere da Axel e così ho fatto anche io. Mentirei se dicessi di non essere spaventata all'idea di ciò che stiamo per fare, ma se questo mi porterà a liberare Jeremy, ben venga.

Abbiamo trascorso la "notte" in casa di Hamal come avevamo stabilito e io ho potuto finalmente riposare come si deve: in un letto vero e con la consapevolezza che, nonostante la situazione, Jeremy almeno è vivo.

Io e Axel siamo ripartiti questa mattina alla volta di Komorebi.

Io e il mio salvatore, al quale ormai devo tantissimo, stiamo costeggiando il lago per raggiungere il portale che utilizzeremo per arrivare nella Città del Giorno.

Se ieri non fossero sopraggiunte quelle guardie, lo stesso portale lo avremmo attraversato per raggiungere invece Yakamoz: questo era il nostro itinerario.

«Non ti ho mai chiesto come mai il giorno in cui ci siamo incontrati stavi andando al Confine», chiedo ad Axel mentre lui mi aiuta a scavalcare un tronco d'albero caduto in mezzo al sentiero.

«Ci vado spesso, praticamente ogni giorno a dire il vero. L'Arcata per me è un luogo particolare, davanti ad essa sono successe molte cose che hanno segnato profondamente la mia vita, sia cose belle che cose brutte», mi risponde lui sollevando le spalle, cupo.

Sto per intervenire nuovamente sull'argomento, curiosa, ma lui non me ne lascia il tempo:

«Emma, ascoltami, fra un paio d'ore arriveremo al portale, ma quando lo attraverseremo non ci trasporteremo nelle immediate vicinanza della città, altrimenti qualche passante potrebbe vederci.»

Mi volto verso di lui e annuisco.

«Sì, è la cosa migliore», dico.

«Quando entreremo in azione?»

«Passeremo la "notte" poco lontano da Komorebi e domani mattina entrerò nel palazzo.»

«Entreremo, vuoi dire», non ho la minima intenzione di rimanere nascosta in qualche cespuglio mentre Axel e Jeremy rischiano tutto da soli.

«Emma, è troppo pericoloso, non posso lasciartelo fare!»

«Voglio aiutarti, Axel, è già tanto quello che sei disposto a fare per me, non rimarrò ferma a guardare! E poi non credo che arriverebbero ad ucciderci, giusto?»

«No, credo di no, ma non si può mai sapere cosa potrebbe succedere in situazioni come questa! Non è un gioco, le guardie sono comunque armate. E non dimenticare che sono un Notturno, molti Diurni non esiterebbero a farmi fuori se ne avessero la possibilità.»

«Non scorre buon sangue tra le due Genti, vero?» chiedo riflettendo sul tono usato dalle guardie di Komorebi contro Hamal e su tante piccole cose che mi ha riferito Axel in questi giorni.

«Inizialmente non era così... Per secoli la Gente del Giorno e la Gente della Notte hanno convissuto in pace e armonia, senza pregiudizi e odio. C'era perfino una scuola dove i bambini di Komorebi e quelli di Yakamoz studiavano insieme ogni giorno, assieme anche ai mezzosangue che si apprestavano a fare la loro scelta una volta compiuti i sedici anni. Ma ormai sono tempi così lontani...»

«Cos'è che ha rovinato tutto questo?» gli chiedo pensando a quanto dovesse essere bello un mondo così.

«Col tempo le due Genti hanno cominciato ad incancrirsi ognuna sulla propria ideologia, sulle proprie specificità, cominciando a ritenere le diversità che caratterizzavano l'altro popolo non una ricchezza per il nostro mondo, ma qualcosa da disprezzare e ritenere inferiore. Nessuno riusciva più a comprendere le motivazioni che spingevano gli altri a vivere la loro vita in un modo rispetto ad un altro. Progressivamente le due Genti si staccarono sempre di più, andando a creare diciamo una reciproca antipatia, ma nulla più di questo. Le due città collaboravano ancora, i Guardiani si consultavano periodicamente sulle questioni più importanti, ci si scambiava merci, le persone di una Gente potevano entrare senza problemi nella città dell'altra», continua Axel con gli occhi spenti e tristi rivolti sul lago, calciando con la scarpa alcuni sassolini.

«Pensi che potrà mai tornare ad essere così? Insieme forse la disgrazia che la colpito questo mondo potrebbe risultare meno dolorosa.»

«Sarebbe sicuramente così, Emma, ma ormai è troppo tardi. Sono decenni che viene inculcato nelle menti dei Diurni che noi Gente della Notte siamo esseri malvagi e senza scrupoli, corrotti dalle tenebre che avevamo dentro noi. Ormai non ci reputano neanche più esseri umani a causa della mancanza di luce che ci caratterizzava. Ma noi non siamo la Gente del Buio e la Gente della Luce, sono cose molto diverse! Noi non siamo mai stati devoti alle tenebre, ma a un tipo diverso di luce, un tipo di luce che non feriva gli occhi, che non rendeva tutto così evidente, una luce che non tradiva ma anzi, ti proteggeva, una luce che regalava misteri ed emozioni...»

«...la luce della luna e delle stelle», concludo al suo posto.

I suoi occhi ambrati scattano su di me e un sorriso torna a dipingergli il volto:

«Se fosse ancora possibile scegliere, tu sceglieresti la notte, vero?» mi chiede istintivamente, e io non ho bisogno di pensare prima di rispondere. Conosco da sempre la risposta:

«Sceglierei la notte sempre e comunque, a qualunque costo», affermo avvicinandomi di un passo ad Axel.

Lui però all'improvviso si incupisce di nuovo, piegando il bel viso in una smorfia di dolore.

«Ma non potrai scegliere, Emma, non potrai perché un pazzo te l'ha impedito, un pazzo che poteva essere fermato prima.»

«Non appena salveremo Jeremy vorrei sapere cos'è accaduto esattamente quel giorno, Axel. Se tu non te la senti a raccontarmelo potrai portarmi da qualcuno che lo faccia?»

«Ma certo, Emma. Hai ragione, ormai devi sapere.»

«Bene, ma non pensiamoci più per oggi, ok?»

«Ok.»

«Dicevamo... Chi ha sparso quelle voci sui Notturni a Komorebi?» riprendo la conversazione di prima dal punto in cui l'avevamo interrotta.

«Corylus, l'ex Guardiano di Komorebi. Il marito di Anthemis che è stato ucciso da Altair il giorno della distruzione dei Nuclei.»

«Ma perché fare questo? Perché spingere un'intera città a odiare i Notturni con delle calunnie?» rispondo sconcertata.

«Capisco l'antipatia reciproca che poteva esserci stata tra le due Genti, ma l'odio...»

«Questo non lo so, Emma. Nessuno è mai riuscito a capire cosa passasse per a testa di Corylus, da dove derivasse tutto quell' odio nei nostri confronti. Ha cominciato a diffondere le sue idee su di noi già prima di diventare Guardiano, arrivando perfino a dire che era stato il Guardiano di Yakamoz ad uccidere suo padre durante un incontro, cosa assolutamente falsa!»

«Però la Gente del Giorno ci ha creduto...»

«E ci crede tutt'ora, crede ad ogni singola parola che Corylus disse contro di noi nei suoi trent'anni di governo. Ciò che ha fatto Altair poi, che era un Notturno, è apparso ai loro occhi come la prova della malvagità insita in ogni membro della Gente della Notte.»

«Cioè a causa di una mela marcia vedono marcio l'intero frutteto. Questo però non è giusto.»

«I Diurni sono così, non possono sopportare il fatto che qualcosa non risulti immediatamente chiara, perciò quando le cose iniziano a complicarsi loro le semplificano a forza, impuntandosi di avere ragione e reputando ignoranti tutti coloro che osano contraddirli. La verità è che hanno paura delle cose che non comprendono, che non riescono a vedere chiaramente al primo sguardo. Noi notturni invece siamo diversi, essendo programmati per vivere di notte per noi è naturale sapere che non tutto è come appare, per noi è naturale cercare la verità sepolta nel buio, per loro no invece.»

«Axel...» sussurro quando lui finisce di parlare, folgorata da un pensiero che mi per nulla rassicurante.

«Pensi che abbiano riempito anche la testa di Jeremy con tutte queste idee sbagliate sui Notturni?»

«Sì, Emma, è quasi certo», mi risponde lui senza capire dove voglio andare a parare.

«Jeremy caratterialmente è più simile ai Diurni che ai Notturni, lui al contrario di me non esiterebbe mai a scegliere il giorno... Io mi sarei rifiutata di credere che la Gente della Notte, la notte che tanto amo, fosse malvagia, ma temo che Jeremy si sia lasciato persuadere.»

«Non preoccuparti di questo, Emma, capirà da solo la verità quando vi accompagnerò a Yakamoz», tenta di rassicurarmi lui.

«Se entri da solo nel palazzo di Anthemis, Jeremy non ti seguirà, Axel, anzi, opporrebbe resistenza. Non si fiderebbe mai di te dopo tutto quello che gli hanno raccontato sui Notturni», affermo convinta. Conosco Jeremy come le mie tasche, so come reagirebbe.

«Se invece ti vedesse con me si fiderebbe, è questo che vuoi dire?» chiede il ragazzo dagli occhi ambrati incrociando le braccia al petto.

«No, non se ne parla», continua testardo.

«Vuoi davvero rischiare che tutto quanto fallisca?» tento di convincerlo.

«Axel, in questi giorni ti ho ripetuto molte volte che mi fido di te, ed è vero, ma ora ti chiedo di essere tu a fidarti di me. Portami nel palazzo e avremo una probabilità di successo più alta!»

«Se davvero tuo fratello reagisse come dici, purtroppo devo darti ragione. Non avrei il tempo di fermarmi a convincerlo a seguirmi, la velocità d'azione è tutto in una missione come questa», ammette sconfitto.

«Dunque è deciso.»

«Emma, io non voglio che ti accada nulla!»

«E io non voglio che accada nulla a te, ci aiuteremo a vicenda!» insisto, riuscendo finalmente ad avere la meglio.

Resisti Jeremy, stiamo arrivando.

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