CAPITOLO 11.2
Il cadavere
Fermatisi immediatamente di fronte allo studio, si diressero nella camera di fronte. Loren proseguì direttamente, mentre il dottor Collins si fermò sulla soglia, informando la ragazza con aria arrogante e sfidante che avrebbe avuto solo quindici minuti per "analizzare" il cadavere, se fosse riuscita a rimanere. L'investigatrice gli sorrise, ringraziandolo per la sua "cortesia" e assicurandogli che quei minuti sarebbero stati più che sufficienti. Con il rapporto sotto il braccio, entrò da sola nella sala post-mortem, avvolta da un silenzio quasi tangibile. Nella gelida stanza, una figura coperta da un lenzuolo bianco giaceva su una branda accanto a due letti vuoti. Posando il rapporto sul lettino accanto, sollevò il telo di stoffa senza esitazione, rivelando l'orrore che si celava sotto.
Oltre al viso immacolato, il torace e la parte molle del collo sinistro erano stati strappati fino all'osso. Lungo le gambe c'erano diversi lividi, indicando alcune ossa rotte o fratturate, di cui una sporgeva appena dal femore. La carne era stata mangiata in modo irregolare, soprattutto nella zona addominale. Inoltre, alcune dita dei piedi erano state colpite da un avanzato processo di gangrena. Senza coprire la scena, si mise a esaminare attentamente il cadavere, basandosi sul rapporto che indicava la morte per aggressione, probabilmente da parte di un grosso lupo che si era cibato con le sue membra. Indossò i guanti che erano posati su un carrello vicino e, senza lasciare il fascicolo, si avvicinò al corpo.
Esaminò attentamente la grave ferita aperta, dove gli organi erano visibili all'esterno, cercando di individuare con precisione il punto in cui il lupo aveva morso. Non rilevò alcun pelo sulle ferite, al contrario, però, notò dei pezzi di tessuto attaccati alla pelle attraverso il sangue. Ma dopo un po', si rialzò bruscamente, tornando a leggere il rapporto del dottor Collins. L'autopsia redatta affermava che le principali arterie del corpo, in particolare quelle collegate al cuore, erano state gravemente danneggiate, mentre quelle polmonari sembravano intatte. Quando tornò a guardare la ferita, si allontanò da essa, rischiando di urtare la branda accanto a lei, mentre la porta della stanza si apriva.
- Il vostro tempo è scaduto – informò il dottor. Collins con voce ferma, sorpreso nel vedere che Loren era rimasta impassibile di fronte a quello scempio.
- Me ne vado – rispose la ragazza, coprendo il cadavere e uscendo di corsa dalla stanza.
Senza guardare altro che il pavimento, superò il medico sulla soglia e corse verso la vettura. Si chiuse dentro, passandosi le mani tra i capelli, con uno sguardo scioccato e distante. Infine, infilò la mano nella tasca del soprabito, tirando fuori la spilla che aveva trovato nella terra. La osservò per un istante, quasi ipnotizzata da essa.
Non c'era alcun segno di trascinamento né impronte di lupo sul terreno, solo una spilla... solo una spilla. Rifletté.
Avviando il motore e dirigendosi verso la stazione con il rapporto di fianco, non poteva fare a meno di riflettere su ciò che aveva visto. Doveva accettare che quel legame non esisteva solo nella sua mente. E mentre ripensava a tutto ciò, si rese conto di essere già arrivata. Si precipitò nell'ufficio e si concentrò su quell'angolo dove era riposto il fucile, trovato poco distante da dove era stato scoperto il signor Ellis. Senza esitazione, Loren svuotò il bossolo, facendo cadere quattro proiettili perforanti sul pavimento. Ella era un esperta di proiettili e armi di ogni tipo, conosceva bene il mercato e sapeva dove trovarli facilmente. In particolari, quelli perforanti erano utilizzati nell'ambito militare per penetrare la corazzatura delle navi da guerra, ma in alcune parti del nord America venivano illegalmente utilizzati dai cacciatori per la caccia ai lupi. In Europa era difficile trovarli, soprattutto in Inghilterra, dove non avevano praticamente nessuna utilità.
Quindi, come aveva fatto il signor Ellis ad ottenerli? Pensò l'investigatrice.
Un pensiero la scosse, ma decise di non esprimerlo ad alta voce. Infilò la mano nella tasca interna del suo soprabito e tirò fuori una spilla, quella stessa spilla con cui aveva dimostrato a Benjamin di far parte della famosa squadra di Mr. Taylor. Quella piuma sembrava insignificante tra le sue mani... Ricordava di averla presa in prestito da un allievo dell'investigatore che aveva incontrato prima di partire per Spellmount. Quel distintivo sembrava inutile, privo di significato, inadatto per l'evento che aveva scoperto essere molto più di un semplice caso di investigazione, molto diverso da quello che sembrava all'inizio. Tuttavia, quella scoperta non la intimorì affatto. Se c'era una persona in grado di risolvere quel dilemma, quella persona era proprio lei. Il suo addestramento e i suoi studi la distinguevano, la rendevano diversa da quella squadra maestosa di cui non aveva mai fatto parte.
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