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CAPITOLO 11

Il cadavere

La notizia del ritrovamento del cadavere del signor Ellis si diffuse rapidamente e con dolore in tutta Spellmount, che si trovò impotente di fronte a essa. Padre Isaac, il sacerdote della chiesa, si incaricò di organizzare una commemorazione in memoria di Morris, ex mercante e padre di Isabelle Ellis, scomparsa il 14 novembre di quello stesso anno. Alla messa partecipò quasi tutta la cittadina e i banchi furono così affollati che molti dovettero stare in piedi, appoggiati alle pareti, in silenzio a guardare una bara ancora vuota, poiché il cadavere dell'uomo si trovava nella sala post-mortem dell'ospedale, in quella stanza unica situata al piano inferiore, come a sottolineare il sottile distacco tra la vita e la morte. L'investigatrice, alla fine dell'ambiente ecclesiastico, si muoveva silenziosa, guardando con vuoto nello stomaco quei personaggi sui banchi che conosceva personalmente. 

Una coppia in prima fila, su uno dei primi banchi di fronte all'altare, si distruggeva piangendo lacrime silenziose. Il signor Brown fissava la bara vuota, senza smettere di singhiozzare, mentre la moglie, quella donna con cui Loren aveva scambiato qualche parola, cantava seguendo il coro, con gli occhi un po' lucidi, dispiaciuta per ciò che era successo. 

Miss Mary, seduta due banchi indietro, continuava a asciugarsi le guance con un fazzoletto bianco. La sua testa era appoggiata sulla spalla di Lord Charles, che, con uno sguardo triste e abbattuto, le teneva stretta la mano. Loren si era trovato nella scomoda posizione di dover comunicare loro la notizia di persona, osservando impotente un'altra scena devastante. Per un breve momento, i due erano rimasti in silenzio, senza riuscire a reagire, poi, dopo aver detto qualche parola, si ritirarono ognuno nella propria stanza, lasciando l'investigatrice da sola. Nell'altra fila, alcuni banchi più indietro, la fioraia Anna si dondolava delicatamente. Era seduta accanto a due donne e stringeva un bambino biondo, che dormiva tranquillo sulle sue spalle. 

Benjamin era seduto accanto a Hunter, con lo sguardo perso nel vuoto senza più lacrime da versare. Tuttavia, la detective sapeva che quelle lacrime non erano state versate solo per l'uomo, ma anche per quell'amica di cui temeva il destino simile a quello del padre. Per tutta la serata era rimasta con lui, senza dire una parola, limitandosi a stringergli la mano. Alla fine, dopo aver insistito a lungo, lo accompagnò a casa e si salutarono rapidamente. Tuttavia, l'investigatrice temeva di essere solo un'ombra ai suoi occhi, poiché lui era ancora concentrato su quella foto che non voleva assolutamente lasciare. Dopo aver girato un po' per la chiesa, la ragazza uscì lentamente e silenziosamente, rivolgendo un ultimo sguardo all'ispettore e alla comunità riunita. Aprì l'ombrello e camminò sotto la pioggia lungo una strada deserta, con il canto gregoriano della santa messa ancora nelle orecchie. Arrivata alla stazione, prese le chiavi della Triumph dell'ispettore e si diresse verso l'ospedale.

***

Nonostante il caos delle persone presenti, tra suore e medici che si muovevano freneticamente con camici e gonne svolazzanti, l'ospedale era pervaso da un silenzio quasi surreale, interrotto solo dai respiri dei pazienti sulle brande. Un orologio sulla parete scandiva i minuti, mentre i passi della detective risuonavano nei corridoi bianchi. Alla ricerca di informazioni, Loren si avvicinò a una suora di mezz'età con occhi pigri ma con portamento fiero, che usciva da una stanza con delle lenzuola in mano.

- Buongiorno.

- Buongiorno – rispose la suora cordialmente - Cercate qualcuno?

- Il dottor Collins.

- Il dottore è al piano di sotto, nella sala post-mortem. Dovrete aspettare che risalga o tornare un altro giorno. Mi dispiace – si scusò la suora.

- Sono qui per il rapporto dell'autopsia del signor Ellis. Mi ha mandato l'ispettore - ribatté la detective.

- Ah, siete l'assistente di Mr. Taylor - esclamò la suora, lasciando le lenzuola - Seguitemi, allora. -

***

In fondo al corridoio di sinistra del pian terreno si trovava una porta. Dietro di essa c'era una scala che portava a un piano inferiore, illuminato da una luce accecante di colore bianco. A differenza dei due superiori, questo piano aveva solo tre stanze per ciascuna delle due pareti che componevano l'androne. Proprio dalla prima stanza a destra uscì il dottor Collins, un uomo robusto, alto e dalla carnagione chiara. Guardando le due donne, si tolse gli occhiali dal naso, che rimasero sospesi sul suo camice tramite una catenina d'oro.

- Sì? – domandò, incrociando le mani dietro la schiena.

- La signorina è venuta per ritirare il rapporto del signor Ellis.

- Ah, sì - sibilò il medico quando vide la ragazza - la famosa assistente - continuò, scrutandola dal basso verso l'alto - Seguitemi! - disse, dirigendosi verso l'ultima camera di quella parte della parete.

***

Il colore verde scuro dei muri era appena visibile dietro i numerosi quadri anatomici appesi. Al centro della stanza si trovava una scrivania, circondata da vetrine piene di boccette di varie forme e dimensioni. Una libreria piena di fascicoli e un carrello con numerosi strumenti tecnici, invece, erano posizionati alla sua destra. Nonostante avesse visitato molti uffici medici in passato, Loren non aveva mai notato una piccola differenza che potesse rendere un medico unico nel suo genere, distinguendolo dagli altri. Tutti possedevano gli stessi mobili, lo stesso stile di arredamento e le stesse illustrazioni anatomiche che venivano esibite con orgoglio, accompagnate dal titolo ben visibile dietro la loro sedia.

- Posso chiedere, - iniziò il dottor. Collins, quasi in tono di rimprovero, - perché Mr. Taylor ha inviato un assistente anziché presentarsi personalmente?

- La mia presenza vi disturba, dottor Collins? - chiese Loren.

- Sì, in effetti - rispose senza mezzi termini, lasciandosi cadere sulla sedia - Da quando siete arrivata, non c'è stato alcun miglioramento su questo caso. Proprio ieri ho dovuto eseguire un'autopsia su un amico. Se il detective fosse stato qui, ciò non sarebbe mai successo.

- Perdonate, dottor Collins, ma ho l'impressione che abbiate confuso un investigatore con un indovino. Non credo che Mr. Taylor abbia questi poteri speciali. Quello che è successo sarebbe accaduto comunque, anche con la sua presenza.

- Non siate così arrogante - disse l'uomo - siete solo un'assistente di poco conto. Una donna - aggiunse con rabbia.

- E voi siete un medico – osservò Loren con fermezza - Un dottore che non ha competenze investigative, che si perde nel sessismo e che mette in dubbio le mie capacità e la scelta di uno dei migliori investigatori al mondo nel mandarmi al suo posto. Gradirei che mi informaste sull'autopsia del signor Ellis senza commentare questioni che non vi riguardano. -

L'uomo, ingoiando a fatica il suo orgoglio, si avvicinò alla scrivania e tirò fuori un documento che posò sul tavolo con forza. Poi si risedette, guardando Loren con aria di sufficienza. Lei lo sfidò con lo sguardo, sedendosi di fronte a lui, incrociando le gambe e prendendo il fascicolo per una rapida lettura. Alzò un sopracciglio di sorpresa e il medico sorrise, sibilando come un serpente.

- È troppo tecnico per voi! Non sforzatevi di capire e lasciate che sia io a informare il signor Taylor - Continuò con arroganza. Ma Loren lo guardò con aria stanca e indifferente.

- Ho letto in fretta, ma ho capito benissimo che il signor Ellis è morto a causa delle ferite - L'uomo rimase sbalordito - Vorrei vedere comunque il corpo.

- Mettete in dubbio il mio lavoro?

- Assolutamente – replicò Loren – desidero solo esaminarlo personalmente per ottenere informazioni più precise, poiché il signor Taylor continuerà a comunicare esclusivamente con me.

- Tutto ciò che c'è da sapere è contenuto in quel rapporto. Inoltre, non credo che potreste sopportare una visione così orribile. Io stesso l'ho a malapena sopportata.

- Io e voi non siamo la stessa persona.

- Se ne siete convinta – concluse il medico, con tono arrogante.

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