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CAPITOLO 1.2

21 novembre 1922

La vettura finalmente uscì dalla fitta foresta, addentrandosi nelle praterie e poi in un paesaggio collinare, dove molti alberi erano stati abbattuti e sostituiti da una brughiera desolata. Benché il sovrintendente conoscesse quella strada, ogni curva e ogni sentiero che la caratterizzava, non si era mai abituato all'inquietudine portata dalla notte. I sussurri del vento tra l'erba alta lo facevano sobbalzare e rimanere all'erta, nonostante la sua mente, quella sera, fosse presa in ostaggio da quella figura che sedeva a poca distanza. La ragazza guardò intorno, notando la luna nel punto più alto dell'astro stellato. Alzando l'orlo del cappotto, controllò l'orologio da polso che segnava le dieci passate. Girò leggermente la testa, quel tanto che bastava per interrogare l'uomo di fianco. Benjamin viaggiava senza distogliere lo sguardo dalla strada, con le mani saldamente sul volante e le orecchie tese per cogliere ogni rumore circostante.

- Se avessi saputo che Spellmount stava a due ore di distanza dalla stazione, sarei partita molto prima.

- Non potevate sapere che questa era l'unica via. - la rincuorò. - Ma non preoccupatevi, siamo quasi arrivati. -

Poco dopo, infatti, il mezzo avvistò un piccolo paesino all'orizzonte e il giovane sovraintendente si offrì di descriverne brevemente il profilo. La ragazza accettò con entusiasmo, regalando un sorriso timido, pur mantenendo un atteggiamento composto e freddo agli occhi del giovane. Attraversarono il centro abitato con la Triumph, passando sotto un arco che conduceva a una struttura abitativa. Superarono alcuni quartieri e la piazza principale. Oltrepassarono un ponte sopra un fiume, che scorreva tranquillo, e una strada in pendenza, seguendo per due sobborghi bui prima di fermarsi davanti a una modesta abitazione.

- Qui, solo pochi edifici risalgono al milleseicento, mentre la maggior parte, come la casa di Miss Mary, sono state recentemente ristrutturate, - commentò l'ispettore, aprendo lo sportello per aiutare la donna a scendere. - Oggi Spellmount ha una biblioteca, un rifugio per animali, un piccolo ospedale e una scuola elementare, insieme a negozi di vario genere come in qualsiasi altra città, - aggiunse Benjamin, scaricando le prime valigie.

La detective osservò la casa di Miss Mary, costatando che non si distingueva dalle altre abitazioni situate nella periferia del territorio inglese, ideali per chi desiderava vivere lontano dal caos della città. La dimora era un cottage immerso nel tessuto urbano, circondato da strade isolate illuminate da qualche lampione. Con un piccolo giardino antistante, ideale per rilassarsi in estate, e un ampio sentiero in pietra, la mansione presentava un tetto a falde con due finestre abbaino, una più piccola a sinistra e una più grande a destra, sopra un grande portone d'ingresso incorniciato da una trave sporgente. Sul lato sinistro, di fronte a una grande vetrata oscurata, c'era un portico con colonne e una ringhiera in legno che circondava metà della casa. Mentre la detective Sutton si avvicinava per suonare il campanello di bronzo, l'ispettore la precedette, posando le valigie a terra.

- Ho la chiave! - disse con mezzo sorriso, inserendo il piccolo oggetto di ferro nella serratura - Prego! - continuò poi quando aprì la porta.

L'ispettore si era impegnato personalmente nella ricerca di una sistemazione adeguata e non c'era un alloggio più adatto di quello in città. Miss Mary era una padrona di casa eccellente e molto amica del giovane. Spesso, lui stesso aveva scelto di dormire lì, nonostante avesse un'abitazione a pochi metri dalla stazione di polizia. L'atmosfera di casa, di calore, d'amore e anche di conoscenza trasaliva da ogni muro, ispirando chiunque varcasse la soglia. L'ingresso era una piccola stanza rettangolare con una seconda entrata di fronte alla porta, un arco con una finestra a lunetta, delimitato da vasi con piante di banano. Al centro c'era un tappeto persiano lungo e stretto, circondato da un settee e una credenza in mogano con pochi oggetti decorativi sopra di essa, ricordi del passato di diverse generazioni che si erano susseguite nei secoli. Dietro e alla sinistra della scala c'erano tre passaggi chiusi, identici al portone d'ingresso, un lungo portone massiccio, semplice e di un legno scuro. L'aria era impregnata dell'aroma del pane appena sfornato e delle erbe fresche, accompagnato dal calore emanato da un forno vicino. Tutto questo fece sentire Loren a casa, ricordandogli la campagna che aveva lasciato. Benjamin, spostandosi in avanti e portando i bagagli, proseguì verso i piani superiori.

- Al secondo piano ci sono tre camere da letto, un bagno e un salotto, che sono in comune, così come quelle al piano di sotto. Se avete bisogno, potete chiedere a Miss Mary. - spiegò l'ispettore. - La sua stanza è di fronte alla vostra. - aggiunse alla fine, consegnando la chiave della camera alla donna. - Vado a prendere le altre valigie. - disse, apprestandosi a scendere le scale, mentre la ragazza apriva le porte della sua camera personale.

Le pareti, di un delicato grigio, erano perfettamente coordinate con le tende della finestra e le coperte del letto, che avevano lo stesso colore. Il letto, spazioso e con uno schienale, era posizionato sulla parete centrale, accanto a un quadro che raffigurava un paesaggio di campagna, una brughiera con una piccola fattoria ai piedi di una montagna. Ai lati del giaciglio c'erano due comodini con un solo cassetto, mentre ai piedi c'era un tavolino rettangolare lungo quanto il letto stesso. Vicino alla finestra, un settimanile con cinque cassetti si affacciava su un armadio robusto, sulla parete destra. L'aria era pervasa da un piacevole profumo di lavanda proveniente dal bucato sistemato sopra il materasso e dalle piante posizionate in vari angoli della stanza. Loren gettò il suo soprabito sul letto e poi posò le valigie a terra accanto all'ampio guardaroba. Poco dopo, Benjamin entrò con l'ultima valigia, la più grande che la ragazza aveva portato con sé.

- Bene. - concluse l'ispettore, mettendo a terra il bagaglio. - Vi auguro una buona notte, detective Sutton.

- Grazie, ispettore. - rispose educatamente - Vi ringrazio per avermi aiutato con le valigie, - aggiunse con calma e gentilezza.

- Di niente! - finì il ragazzo con un sorriso, allontanandosi verso la porta. - Non potevo lasciarvi sollevare quella da sola. - disse, indicando l'ultimo bagaglio, prima di scomparire definitivamente.

Loren finalmente sospirò, aprendo la sua valigia più grande, dove aveva riposto tutti i suoi vestiti e oggetti personali, mentre le altre tre le lasciò ancora chiuse nell'armadio, sperando di non doverle mai aprire. Poi si mise la vestaglia sulle spalle e si diresse verso il bagno in comune che l'ispettore Carter le aveva indicato. Anche in quella stanza c'era un piacevole profumo di lavanda, che contribuì a rilassare la tensione e a rendere il respiro della ragazza più leggero. Alla fine, quando tornò in camera, si inginocchiò sul letto, unendo le mani in preghiera. Rimase in quella posizione per una ventina di minuti, poi si sistemò sotto le coperte, chiudendo immediatamente gli occhi e addormentandosi poco dopo, troppo stanca dal lungo viaggio appena affrontato.

Benjamin, invece, rimase sveglio fino a tarda notte, sdraiato sul letto, con gli occhi spalancati, pieni di stupore per la novità appena arrivata a Spellmount. La persona che si presentò non era quella che si aspettava. Era una situazione insolita, perché per la prima volta avrebbe dovuto collaborare con una detective donna. Nella sua esperienza all'accademia, non aveva mai visto donne interessate a praticare quella professione. Non sapeva se poteva fidarsi di quella voce, dato che tutti gli altri investigatori di cui aveva sentito parlare erano qualificati e famosi. I loro nomi comparivano spesso sui giornali e i loro volti erano riconoscibili tra la folla. Nella sua camera da letto c'erano vari articoli, ma nessuno riportava il nome o il volto dell'investigatrice. Doveva fidarsi? Quella voce gli ricordava che doveva farlo.

Ma come avrebbe potuto?

Tutto ciò che sapeva di lei era che era estremamente attraente. Null'altro. Si voltò verso il lato destro del letto, dove una foto sul comodino catturò la sua attenzione. Nonostante fosse buio, riusciva a vederla perfettamente. Belle era lì, con le sue guance paffute e il suo radioso sorriso. Se si concentrava abbastanza, riusciva persino a percepire il suo profumo, quell'odore di fiori freschi che aveva sempre caratterizzato il suo abbigliamento e la sua casa. Prese la cornice e la strinse tra le mani, addormentandosi. Isabelle... si sarebbe fidato di lei.

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