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"VENEZIA."

Mattia's POV

«Amò prendi te il passeggino e le altre valigie per favore!» Urla Micole una volta arrivati davanti al nastro trasportatore. Siamo atterrati da poco a Tessera dove verranno a prenderci la cugina della mia ragazza, Serena, e il suo nuovo compagno Erim, o Emir, ancora non ho capito bene quale sia il suo nome; me lo faccio ripetere da Micole per evitare pessime figure. Passeremo dei giorni a Venezia in loro compagnia e la donna al mio fianco non si regge più dalla gioia, tanto da trasmettere la sua felicità a Riccardo che sembra risponderle con grandi sorrisi mentre, dalle braccia della mamma, osserva tutto ciò che lo circonda estasiato.

Da lontano riconosco Serena che ci corre incontro dopo aver sussurrato due parole all'uomo che ha affianco. Ma come diavolo è vestito? Siamo in pieno agosto, ci sono almeno quaranta gradi all'ombra e lui indossa una camicia bianca a maniche lunghe, pantaloni blu con la piega e scarpe firmate. Tipico figlio di papà!

Stampo un bacio sulla guancia della brunetta che mi trovo di fronte mentre il suo ragazzo continua a fissarmi togliendo i suoi occhiali e portandoli sul colletto della camicia.
«Ma che me vòle uccide'?» Chiedo a Serena sottovoce facendola ridere; poi con disinvoltura mi avvicino per tendere la mano al suo uomo.
«Emir, è un piacere!» Esclamo facendomi serio, provando in tutti i modi a non sfoggiare subito la mia cadenza romana, dato che di fronte ho un tipo piuttosto serio e preciso.
«Il piacere è mio, Mattia.» Risponde lanciandomi un'occhiataccia che faccio finta di ignorare per non cominciare questa vacanza con il piede sbagliato.

Ma perché ha quest'aria di sfida nei miei confronti? Cos'avrò fatto di sbagliato ora? Tatuaggi e Jeans strappati non sono mica sinonimi di persona immatura e vandàlica; odio chi si ferma alle apparenze e questo tipo si sta dimostrando parecchio superficiale nei miei confronti.

Per fortuna i miei pensieri negativi vengono interrotti da una scena di una dolcezza unica: davanti ai miei occhi due ragazze che si abbracciano piangendo e si guardano trasmettendo tanto amore. Serena prende poi in braccio il suo nipotino e lo stritola lasciandogli tanti baci in ogni parte del corpo, mentre non fa altro che tremare e sorridere emozionata. Comprensibile, dato che questa è la prima volta che lo vede dal vivo; una chiamata Skype non potrà mai sostituire la bellezza del toccare, guardare negli occhi una persona e sentire il suo profumo nelle narici.

«Allora Nena, me presenti il tuo Emir o no? Mo' qui se li lasciamo da soli a guardarsi male famo notte!» esclama Micole con una smorfia.
Serena ride e si avvicina al suo compagno. «Emir, Micole. Mì, eccoti il mio amato Emir.»

Er fighetto si china verso Micole e le bacia il dorso della mano che lei gli ha porto in maniera molto teatrale.
«Enchantè» mormora lui.

-Oddio che provolone!- penso sogghignando. Micole però sembra lusingata da queste moine tanto da assumere un atteggiamento civettuolo.
Giro gli occhi non riuscendo proprio a capire cosa ci trovino le donne in tipi così estremamente perfetti e riprendo in mano valigie e passeggino.

«Allora, vogliamo andare?» Chiede Emir abbracciando Serena con fare possessivo.
«Certamente!» Risponde Micole facendo sobbalzare Riccardo che subito mostra le sue gengive rosee sorridendo.

«Aspetta, ti aiuto io.» Mi dice Emir allungando le braccia per prendere le valigie; accolgo questa sua gentilezza e gliele porgo ringraziandolo con un cenno del capo.
Arriviamo velocemente alla macchina e sistemiamo le nostre cose nel portabagagli.

«Oddio, ma è bellissima! Non me la ricordavo così stupenda! Che felice che sono!»
Subito Micole inizia a guardare la laguna sul Ponte della Libertà e mostra meraviglia ad ogni punto che le viene indicato da Serena. Mi sembra una bambina quando si atteggia in questo modo, ma forse è proprio per questo che l'adoro, per la sua capacità di stupirsi davanti alle piccole cose.
Emir osserva la scena dallo specchietto retrovisore mentre io, con un braccio posato sulla portiera, mi godo la distesa di acqua alla mia destra. Non lo do a vedere, ma sono estasiato da ciò che mi circonda, questa città è una tra le mie preferite.

«Ci sei già stato?» mi chiede l'uomo alla guida, alzando il tono della voce per farsi sentire al di sopra delle chiacchiere delle nostre due donne.

Mi volto di scatto e annuisco in silenzio, ancora incantato da ciò che ho appena visto. Vorrei raccontargli delle volte che sono stato qui per i miei impegni lavorativi, ma sono frenato dal fatto che sono sicuro lui abbia una brutta considerazione della mia passione e di conseguenza del mio lavoro, data la sua carriera da ricco editore avviata ormai da parecchi anni.

«Emir, ma da quant'è che vivi qui?» domanda Micole facendomi smettere di fare queste pippe mentali.
«Da quando avevo dieci anni, più o meno. Sono spesso anche ad Istanbul, ma ormai è questa casa mia.»
«Due città spettacolari» mormoro.
«Sei stato anche lì?» mi chiede.
Anche qui ho solo il tempo di annuire perchè siamo arrivati a destinazione e dobbiamo scendere dalla macchina.

«Nena, il passeggino lo possiamo usà?» chiede Micole.
«Non ve conviene» risponde lei assorbendo l'accento della cugina.
Subito non perdo l'occasione per prenderla in giro.
«Ah Serè, se popo vòi parlà come me, impara prima bene! Se dice "nun ve conviene"! Nun fa come Micole che fa solo finta de saperlo er romano.» La mia presa in giro si allarga anche alla mia ragazza che di scatto si gira a menarmi. «Mattia non è che io non lo so il romano, è solo che evito de fa' 'a burina coattona come invece fai te!» Sembra incazzarsi come suo solito, mentre io non trattengo le risate accompagnato da Serena che per fortuna sta allo scherzo e non è permalosa come la cugina.
«Daje incazzosè, damme 'n bacetto!» Mi avvicino a Micole abbracciandola e sfoggiando di proposito il mio dialetto non curante di avere davanti un uomo a cui sicuramente darà più che fastidio sentire la mia voce.

«Comunque fino a casa per adesso fate pure, tanto dobbiamo solo prende' il battello e lì lo potete chiude', no?» Serena riprende poi il discorso del passeggino che io apro per metterci dentro Riccardo, ormai stanco. Strofina gli occhietti e inizia a piangere, così lo cullo un po' nell'attesa che si addormenti mentre Micole mi passa il ciuccio da donargli.
Inizio a spingere la carrozzina, mentre Serena e Micole si tengono a braccetto e partono spedite.

«Se vanno così veloci sul Calatrava le perdiamo» mormora Emir, ma io non riesco a rispondergli perchè Riccardo continua a piangere disperato fin quando non lo prendo in braccio e lo faccio addormentare così, reggendo lui con un braccio e trainando il passeggino con l'altro.
I giocolieri me fanno un baffo!

Quando saliamo sul ponte di vetro che collega Piazzale Roma con la Stazione di Santa Lucia e finalmente il pupo si è addormentato, Serena si volta e guarda me e Emir. «Stai attento, Mattì. Cammina in centro, sulla passerella in pietra, altrimenti rischi di scivolà» mi avvisa.

«Statte tranquilla, Serè. Ce so passato diverse volte pe' di quà. Nun so scemo come pensi te, un passeggino lo so guidà!» esclamo, facendole scoppiare a ridere entrambe.

Dopo questa breve ma intensa camminata, arriviamo a casa di Emir che già da fuori sembra essere spettacolare. Serena mostra le stanze a Micole e io intanto vengo aiutato da Emir a portare di sopra le valigie e a sistemarle nella camera degli ospiti, dove dormiremo questi giorni.

«Noi abbiamo finito il tour» esclama Serena, entrando nella stanza con Micole e precipitandosi ad abbracciare il suo compagno. «Ora che facciamo, Emir?» chiede.
«Che dici, un giro turistico come si deve? Sono soltanto le undici, abbiamo tutta la giornata per cominciare.»
Serena annuisce, si stacca da lui e mi guarda.
«Su, prendi er marsupio che andiamo!»
«Lo sapevo io che 'a fatica toccava a me! Nun potevamo mica visità 'na città senza ponti!» esclamo stiracchiandomi la schiena.

Micole mi si avvicina con Riccardo ancora dormiente e subito io stringo entrambi a me, guardando innamorato il mio pesciolino.
Sembrerò pazzo e anche falso, ma io la mia dolcezza la mostro solo ed esclusivamente a chi se lo merita, alle persone giuste. Serena un po' ha imparato a conoscermi e poi sicuramente gliene avrà parlato Micole, ma Emir rimane spiazzato dal mio atteggiamento. So già cosa starà pensando, che indosso maschere, che mi fingo un duro, si starà chiedendo se sono davvero un teppistello oppure no.

Caro Emir, prima di giudicarmi magari prova a parlare con me o ad ascoltare una mia canzone, ho un mondo dentro che sono disposto a condividere con le persone giuste che sono pronte a capirmi.

«Dai Mattì, smettila de lamentarti e collabora. Lo sai che siamo qui perché ci hanno invitato loro. E io voglio stare con la mia cuginetta, quindi nun fa' lo stronzo...» mi dice Micole, ma io non la faccio finire che subito le tappo la bocca con un bacio.

Ci lasciano soli per prepararci, così faccio in tempo a darmi una rinfrescata e cambiarmi la maglietta.
«Che dici amò me metto in giacca e cravatta?» Rido, criticando bonariamente l'abbigliamento di Emir.
«Mattia per piacere non esagerare e cerca di instaurare una relazione con quel ragazzo, che lui ce sta provando con te!»
«Ragazzo? C'ha dieci anni più de me! E poi sta sempre sulle sue, semo così diversi. Se te la devo dì tutta me sento anche un po' a disagio...»
«Perché? Mattia Briga a disagio?» mi chiede perplessa.
«Sì, sarà la prima vorta infatti che me capita de sta' così. Io tutto preso con Riccardo in lacrime, con mille cose in testa, delle nuove responsabilità che spero di saper affrontate... e lui che manda mail con i suoi trecento cellulari ogni tre per due da perfetto uomo realizzato.»
«Non te senti realizzato?»
«No amore mio, assolutamente nun è questo er discorso mio.» Le dico avvicinandomi a lei per rassicurarla dato che sta incupendo lo sguardo. «Nel mio lavoro, anche se completamente diverso da quello di Emir perché nun ho le sue stesse certezze, sai benissimo che me sento più che realizzato... e per quanto riguarda l'ambito personale, la mia più grande soddisfazione siete voi due e non potrei chiedere de meglio dalla vita. Solo che sai anche che con l'arrivo di Riccardo sono riaffiorate in me molte insicurezze, quelle che non vedo assolutamente in Emir...»
«Guarda che Serena m'ha parlato molto della loro relazione e della vita di Emir. Ne ha eccome di insicurezze! Perché tutte e due non fate un passo indietro e provate a capirvi? Siete più simili di quanto pensate!»

Usciamo dalla stanza per non farci attendere troppo e una volta legato il marsupio alla mia schiena ci incamminiamo nuovamente.

***

Riccardo si sveglia ed inizio a farlo divertire come un pazzo, mentre le due donne continuano con i loro schiamazzi.
Noto l'espressione disperata di Emir di fronte a tutta questa caciara e rido tra me e me mantenendo il passo.

«Nena, andiamo a Rialto? Ti prego ti prego ti prego!» esclama Micole, felice come una bimba piccola, mentre si guarda attorno con due occhi enormi per assorbire tutta la bellezza di Piazza San Marco.
«Ma certo Col! Per strada ci sono pure tutti i negozi delle Mercerie, ci facciamo anche shopping!» le risponde Serena, prima di prenderle la mano e avviarsi verso la Torre dell'Orologio.

Ecco quà, solo lo shopping ce mancava. Ciò significa che dovrò rimanere solo con Emir, meglio che trovi qualcosa da fare con mi fijo. Già aleggia nell'aria troppo imbarazzo.

Micole's POV

«Te prego Nena, compralo! Te sta d'incanto!» ribadisco per l'ennesima volta, cercando di convincere Serena ad acquistare un bellissimo vestito verde smeraldo con la gonna lunga e il corpetto stretto e scollato che mette in risalto le sue forme.

«Sicura Col? Cioè, secondo me mi segna i fianchi...» mormora, titubante.
«Oh, ma che devo fà pe' convincerte? Te sta che è 'na meravija, credime!» esclamo nuovamente, sorridendole.

«Ragazze ne avete ancora per molto? Riccardo è un po' agitato e...» dice Emir, entrando all'improvviso nella saletta di prova.

Ormai è più di mezz'ora che io e Serena siamo entrate da Coin abbandonando i nostri tre uomini fuori nel campiello vicino a Rialto. Non sono menefreghista, è solo che era troppo tempo che non andavo a fare shopping senza avere tra i piedi il mio mostriciattolo, infatti con Serena sono riuscita a comprare già diversi vestiti; se fossi stata con Riccardo non avrei avuto neppure il tempo di provarli.

«Sen» mormora Emir spostando gli occhi sulla sua principessa. «Sei meravigliosa.»

Mi alzo dal divanetto ringraziando il cielo e battendo entusiasta le mani. «Che t'avevo Nena? Te sta da Dio! Grazie del sostegno Emir, per fortuna che ce sei!» esclamo, abbracciandolo di slancio.
Sento però di essere stata un po' troppo istintiva e inopportuna, dato che di carattere sono molto affettuosa, perciò inizio a tirarmi indietro ma vengo bloccata dalle braccia di Emir che ricambiano, per fortuna, il mio gesto.
Gli sorrido come mio solito e lui sembra essere molto più a suo agio di prima, sono contenta che si sia un po' sbloccato, almeno con me.
Prossimo step: Mattia!

Usciamo dal negozio soddisfatte e subito incrocio gli occhi di mio figlio in braccio al mio uomo. Appena il piccolo mi vede allarga subito le braccine per farsi prendere e io non tardo un secondo ad accontentarlo.
«Amore mio, quanto me sei mancato!» Lo stringo forte per respirare a pieni polmoni il suo profumo di talco, mente con le manine mi tira dei piccoli schiaffi sul naso.
Ormai sono mesi che io e lui viviamo in simbiosi e quando non l'ho con me è difficile resistere, ma per fortuna questo tipo di rapporto ce l'ha anche con il papà perciò il più delle volte non soffre il distacco da me. Inoltre, è un bambino super solare e affettuoso disposto a buttarsi tra le braccia di tutti, tant'è che non si fa ripetere due volte di andare dalla zia Nena.

«Vieni qui batuffolino mio!» Esclama lei prendendolo in braccio. «Ce la fate a resistere un'oretta ancora?» ci chiede poi. «Vorrei portarvi a San Giorgio prima di tornare a casa. La vista dal campanile è fantastica.»

Sia io che Mattia accettiamo molto volentieri anche se effettivamente la stanchezza inizia a farsi sentire.
Tornati a San Marco prendiamo il battello e scendiamo a San Giorgio; nel sagrato davanti alla chiesa Serena riesce a convincermi a fare una foto con Riccardo e Mattia, di fronte al panorama. Presa dall'emozione Serena dimentica di togliere il copri-obiettivo, so benissimo che sarà la prima volta che le capita data la sua professionalità nel fare le foto, nonostante questo però Mattia attacca a prenderla in giro come sa fare solo lui perciò scoppiamo tutti in una grossa risata accompagnati dagli urletti di Riccardo; la foto viene scattata nell'isatto istante in cui siamo tutti e tre sorridenti come non mai. Un ricordo meraviglioso!

In velocità riusciamo a salire sul campanile, appena in tempo per l'ultima visita. Quando io e Mattia iniziamo a vedere la bellissima Venezia che si stende sotto di noi, tra acqua verde ed edifici in pietra e mattoni, rimaniamo stupefatti e meravigliati, in religioso silenzio.

Dopo essere stati per vari minuti ad osservare incantati la città, sentiamo Riccardo piangere in braccio a Serena e ci avviciniamo interrompendo un momento suo e di Emir.

«Piccioncini, scusate l'interruzione, che ne dite de scende'?» Chiede Mattia mentre io prendo Riccardo per calmarlo. «Qua iniziamo ad avere fame de latte e sicuramente non permetterò alla mì donna de fa' vede' le sue...-» dice poi, prima che io lo interrompa con un pugno sulla spalla.
«Vergognate! Sei 'no scemo» borbotto, tutta rossa in faccia per l'imbarazzo.

Emir scoppia a ridere e lo segue Serena, mentre io continuo a vergognarmi per la pessima figura.

«Dai, andiamo a casa. Stasera cucino io, se non vi dispiace» dice Emir dimostrandosi molto più aperto di qualche ora fa.
«Basta che non ce metti troppe spezie» ribatte Mattia facendo una smorfia divertita.
«Mattì, ma la vuoi smettere?» esclamo esasperata. «Così lo offendi! Vive qui da una vita! È anche italiano, non solo turco.»
Mattia stringe gli occhi e si fa serio. «Emir non ti volevo offendere, stavo solo scherzando. Se l'ho fatto, perdonami» dice, scandendo tutte le parole in un italiano perfetto.
«Macché, nessuna offesa. Davvero. Non sembra, ma anche io ho il senso dell'ironia!» Risponde lui con disinvoltura. «Ora però andiamo, dai. Se no Riccardo rinizia a piangere e sinceramente per oggi ho già sentito urla a sufficienza» esclama, facendo l'occhiolino a me e Serena.

Noi scoppiano a ridere, capendo che la sua battuta è rivolta ai nostri gridolini da pazze, poi metto Riccardo in braccio a Mattia e inizio a scendere le scale reggendomi a Serena.
«Che faccia un po' di fatica anche lui. Sono io che l'ho partorito, o no? È ora che me riposi un po'!» le dico scherzando, ma non troppo.
«Oddio Col, ma è stato così tanto doloroso?» Mi chiede mia cugina con aria interessata.
«Perché Nena? Cos'hai in mente?» Rispondo aggrottando le sopracciglia.
«Ma niente! Chiedo per curiosità!» Esclama ridendo.
«Comunque sì è doloroso, non posso dirti il contrario. Considera che Mattia, cuor di leone, è dovuto uscire dalla stanza!» Affermo girando gli occhi per poi sorridere. «Però ti giuro che una volta che mi hanno messo Riccardo sul cuore, tutta la sofferenza è scomparsa in un secondo. Piangevo e lo baciavo, lo baciavo e piangevo. Baciavo Mattia e piangevo. Qualcosa di indescrivibile, una gioia sovrumana.»

Serena mi abbraccia dolcemente e poi pronuncia delle parole che le danno molta soddisfazione. «Io te l'avevo detto che sareste stati felici più che mai.»

«E voi? Siete felici? Continuo a chiedermi quanta forza vi ci voglia per andare avanti» le chiedo.
Serena si immobilizza un attimo, un piede su un gradino e l'altro che cerca il successivo. «Ne possiamo parlare in un secondo momento? Ho bisogno di tempo per dirti tutto» mormora.

Le sorrido comprensiva e le stringo con forza la mano. «Certo tesoro. Quando vuoi. Sono qui per te Nena, lo sai. Sono venuta per te e non me ne vado finchè non sarai felice. Te voglio bene.»
«Anche io te ne voglio Col. E credimi, non hai idea di quanto.»

***

Tornati a casa, io e Mattia andiamo a farci una doccia prima che sia pronta la cena.
Già dalla camera sentiamo arrivare un profumo inebriante di odori tant'è che esorto il mio ragazzo a sbrigarsi perché la fame inizia a farsi sentire.
Mangiamo in giardino, su un tavolo apparecchiato alla perfezione: Serena ha sempre avuto la mania di pensare ai particolari, nonostante la sua inclinazione ad essere molto disordinata, e noto con piacere che questa sua qualità non è andata persa.

«Adoro l'orata!» Esclamo non appena mi viene servita dallo stesso Emir, dopo avergli già fatto una miriade di complimenti per l'antipasto.
«Dove hai imparato a cucinare così?» Chiede Mattia meravigliato, degustando il buon vino che ci hanno offerto.
«Dote naturale?! Se così si può dire!» Risponde Emir sorridendo, mostrandosi lusingato.
«Amò, te invece che dote naturale hai?» Mi giro verso Mattia per prenderlo in giro; qualche volta è concesso farlo anche a me, o no?
«Te devo risponne'?» Controbatte lui spostando i suoi occhi lì dove non batte il sole.

Io rimango senza parole per l'ennesima volta, mentre Emir e Serena scoppiano in una forte risata che, ovviamente, non fa altro che gonfiare l'ego del mio ragazzo.

«Coglione!» Gli sussurro io facendo una smorfia.

Per concludere questo delizioso pasto, tutti e quattro beviamo del wishky, direi dell'ottimo whisky data la passione che ha Emir nello sceglierlo.
Non potendo esagerare, io faccio solo pochi sorsi lasciando il resto nel bicchierino, che viene ripulito da Mattia.

Poi prendo Riccardo per farlo mangiare e senza vergogna mostro il mio seno che subito viene coperto dal viso del mio bimbo. Mattia mi si avvicina per godersi il momento come fosse la prima volta, mente Emir, evidentemente imbarazzato, va via con la scusa di sparecchiare. Lo segue poi Serena per aiutarlo dopo avermi detto con il labiale un «siete dolcissimi.»

«Ecco. Ora andiamo a nanna piccino.» Mattia prende con delicatezza Riccardo, con gli occhi ormai chiusi, dalla mie braccia per portarlo a dormire. Nel frattempo torna Serena che mi annuncia che il suo ragazzo è a fare una doccia.
La squadro attentamente e le chiedo senza pensarci due volte: «Ora me vuoi dire che succede?»
Annuisce tirando un sospiro e poi entrambe andiamo a sederci sul dondolo in acciaio sotto un manto di stelle.

«Da dove devo partire, Col? Ci sono così tante cose da dire...» inizia, incerta. «Come ti ho già spiegato, la mia storia con Emir è iniziata quasi per scherzo. In un attimo mi sono trovata catapultata nel suo mondo, nel suo cuore, tanto da non capirci più nulla. Lui poi, come hai potuto capire, è un tipo che ci sa fare parecchio! Insomma... le mie amiche pensavano stessi correndo troppo, ma io ero così presa, così innamorata come lui lo era di me; dopo poco abbiamo deciso di andare a vivere insieme e ancora oggi penso di aver fatto la scelta migliore perché credo con tutta me stessa che lui sia l'uomo giusto per me. Però purtroppo, dopo l'attentato a cui ha assistito Emir, sono cambiate troppe cose. È stato un evento tragico che ha segnato sia lui che indirettamente anche me, perché da allora il nostro rapporto non è più lo stesso. Emir soffre di attacchi di panico, di depressione, prende delle pasticche... le stesse che prendeva mamma quando morì Marco. Scoprirlo è stato per me un dolore troppo grande, anche perché non me ne aveva parlato subito dato che non sapeva neppure lui cosa gli stesse accadendo. Abbiamo litigato come mai era successo, pensavo in quel momento di averlo perso per sempre. La mattina dopo, sentivo dentro di me che stavano cambiando delle cose: avevo paura di lui, ero incazzata con lui. Nonostante questo, abbiamo provato a chiarire e l'ho portato a pranzo a casa con mamma e papà per farli conoscere. Nel suo sguardo ho letto la delusione per come stavano andando le cose, ma anche la voglia di ricominciare e di amarci più di prima. Quindi eccoci qui, stiamo provando ad essere felici e seppur con molta difficoltà, penso che ci stiamo riuscendo. Ci amiamo, Col, ci amiamo da morire. E spero con tutto il mio cuore che questo possa bastare. Spero che basterà per superare questo momento. Spero che arriveranno giorni migliori.»

«Sono certa che arriveranno, Serena» sussurro dopo aver ascoltato attentamente le parole di mia cugina.
Poi mi alzo e l'abbraccio con forza immensa, donandole comprensione e supporto.
«Tornerà il sereno, tesoro mio. V'amate troppo perché ciò non succeda; lo vedo da come ve guardate, dai sorridi d'intesa, dalle parole che pronunciate all'unisono capendovi al volo. Abbi pazienza, le cose s'aggiusteranno. Purtroppo ce so' passata anche io e capisco che per te non sia facile, ma se ben te ricordi, sei stata proprio te a farmi capire che i momenti bui non sono altro che anticipazione di qualcosa de splendente, de molto più bello. Ormai non siamo più delle bambine Nena, se Dio vuole questi due ragazzacci c'accompagneranno per tutta la vita, perciò dobbiamo lottare con tutte le nostre forze per far sì che le cose vadano bene. Prendi Nonno e Nonna, sono più di cinquant'anni che si sopportano e supportano a vicenda; credi che loro non abbiano mai affrontato periodi de crisi? Io penso proprio de sì. Solo che loro hanno avuto il coraggio di prendere il vaso rotto e rimettere insieme ad uno ad uno ogni piccolo pezzo. Dovete fare questo tu ed Emir, sono più che sicura che ce la farete e che verrà fuori un vaso ancor più bello di come era prima perché fatto con le vostre mani, con il vostro amore.»

Nena, come suo solito, non riesce a trattenere le lacrime (beh, è di famiglia!). Poi le asciuga con una mano, portandosi dietro anche il trucco e sorride leggermente. Mi bacia le guance e il naso come facevamo sempre da piccole e io non posso far altro che ripetere i suoi gesti.
«Grazie» sussurra. Ma per me non c'era bisogno che lei mi ringraziasse, insomma è mia cugina, è parte di me, vorrei solo che fosse felice dopo tutto quello che ha passato.

Prima di rientrare in casa mi blocca un attimo, trattenendomi per il braccio.
«Col?»
«Sì, Nena?»
«Hai una fortuna immensa ad avere con te Mattia. È meraviglioso e lo è anche Riccardo. Quel batuffolo renderà la vostra vita ancora più bella e vi farà amare ancora di più tra voi. Sono così felice per te. Te lo meritavi» sussurra, aprendomi il suo cuore ancora una volta. «Sei realizzata e felice, hai tutto ciò che potresti desiderare: una famiglia, amore, affetto, sicurezza... È meraviglioso, Col. Semplicemente fantastico. È la vita che sognavamo ed è arrivata, finalmente.»

Io non dico niente ma sorrido e due lacrime iniziano a scorrermi sulle guance.
Niente, non potevo usci' da questa chiacchierata senza piagne!

Le auguro con tutto il cuore che si realizzino anche a lei tutti i suoi sogni e sono più che convinta che Emir ne farà parte.



Spazio autrice:
Allora belle mieee💚 Cosa ne dite di questo capitolo super bello e anche un po' lunghetto? Ahah!!
Come fu per un altro, è stato scritto con la grande collaborazione di ellybit , perciò correte a leggere la versione di Emir e Serena nella sua storia "SE SOLO MI LASCIASSI ENTRARE" capitolo numero 28.
Fatelo, non ve ne pentirete ;)

Noi ci divertiamo da pazze a scrivere questi capitoli insieme, infatti come potete notare le parole escono di getto a fiumi! 😂
Spero che questo nostro entusiasmo vi arrivi, noi ci mettiamo il cuore!

Ringrazio la mia grande amica scrittrice Elisa, perché sta contribuendo a rendere questa storia PAZZESCA, SPECIALE E UNICA! Grazie!!!!💚
È un'esperienza che non scorderò mai!

Ps: fatemi sapere cosa ne pensate lettrici, lasciate magari una stellina, un commentino...guardate che non mordo! Ahahah😂 anzi, quando leggo quello che scrivete divento un cucciolo di foca super emozionato!!!
Baciiiiii

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