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"SONO SEMPRE IO, MICOLE."

"Mi s'impiglia lo sguardo nei sogni."

Mattia's POV

Mi domando spesso come io sia arrivato fin qui, da quando mi alzo al mattino a quando vado a dormire la sera: quand'è successo che quel ragazzo un po' tracotante si è messo a raccontare storie d'amore con delle canzoni?

Crescere non è facile per niente, sopratutto quando provi a farlo anche artisticamente.
Quei banchi del liceo ne hanno viste di frasi sparse su fogli strappati dal quaderno durante l'ora di francese; quelle vie di Madrid ne hanno sentite di imprecazioni quando l'ispirazione tardava ad arrivare; i miei vicini di casa stanno ancora urlando contro di me e la mia musica alle due del mattino; la sala registrazioni emana sempre quel calore ovattante e l'armadietto negli studi di "Amici" porta ancora il mio nome scritto in maniera prepotente con un pennarello nero indelebile.
Io qualcosa da dire l'ho sempre avuto, io ho sempre saputo chi volessi diventare a differenza di altri che si buttano nelle cose senza sapere neppure il motivo di tale gesto, ma non credete che sia facile salire su un palco e dimostrare a tutti, in primis a me stesso, che qualcosa di buono in questi anni l'ho fatto, non è facile sentirsi sempre all'altezza delle situazioni, farsi vedere sempre come quello che "non molla", come il duro a cui le critiche e gli ostacoli non fanno mai male.
Ogni giorno è una sfida continua, ma io comunque non potrei chiedere di meglio.
Ognuno ha la propria strada, io penso di essere nato per fare questo nella vita. Altrimenti niente avrebbe senso: la mia infanzia un po' tormentata, la separazione dei miei, i miei studi, i miei viaggi, gli anni lontano da casa, tutti i sogni, le sofferenze, i lavori per pagarmi da vivere, le serate buttate con gli amici, i periodi bui e le difficoltà affrontate. 

Giro nervoso per i camerini scuotendo le spalle, attorniato da musicisti e tecnici che provano a farmi rilassare con una battuta o offrendomi un tiro di sigaretta, ma in questo momento io non voglio nè vedere nè sentire nessuno. È il primo concerto a Roma dopo l'uscita del mio ultimo disco, l'Auditorum è stracolmo di persone che da stamattina sono in fila nell'attesa di sentirmi cantare. Mi sento così piccolo di fronte a tutto il loro affetto, vorrei solo ringraziarli facendoli entrare nel mio strano mondo fatto di parole, musica e sogni.

«Mattì, te serve quarcosa?» Il mio amico Davide si avvicina per calmare la mia tensione, mentre il mio camerino sta diventando un covo di ansia e paure.
«No.» Rispondo con tono freddo scuotendo la testa. Lui prende e fa per andarsene, ma io con un movimento veloce lo raggiungo bloccandogli un braccio. «Grazie de tutto fratè!» Esclamo abbracciandolo spontaneamente.
Leggo nel suo volto dei punti di domanda che provo a chiarirgli con poche parole. «È importante pe' me avette qui. Sei uno dei pochi che ha sempre creduto in me.»
«Oh ma che so' 'ste smancerie!» Ride lui tirandomi una pacca sul braccio. «Te pare che me devi ringrazià? Pensa a concentratte piuttosto, che manca poco!»
Lo saluto dopo aver ricevuto un grande in bocca al lupo da parte sua e degli altri ragazzi del gruppo sistemati già sotto il palco per assistere al concerto. Il legame che ho con Davide mi ha permesso di andare avanti in varie circostanze della mia vita; mi ha dato la forza necessaria per credere ancora di più nelle mie capacità e di questo non posso che esserne felice. Sono circondato da amici, ognuno di loro mi ha sempre arricchito, nel bene e nel male, e sopratutto Davide è stato sempre capace di capirmi e supportarmi in tutti questi anni.

Mi avvicino al guardaroba e indosso il completo fatto su misura color blu notte, camicia bianca e papillon a riporto; prendo un oggetto importante adagiato sul tavolo e lo sistemo bene in tasca avendo cura di non perderlo.

Inizio a riscaldare la voce con degli esercizi e a muovere le dita per allentare la tensione; vado avanti e indietro per la stanza ripassando il testo delle canzoni mentre il cuore inizia ad accelerare.
Un gridolino acuto rimbomba nel corridoio dell'edificio, per un attimo il cuore rallenta e il peso che porto sul petto sembra sparire; mio figlio è quì di fronte a me in braccio alla donna della mia vita che gesticola frettolosamente per poi passarmi nostro figlio e togliersi la matita che porta tra i capelli.
«Amore mio, ho fatto prima che potevo. Scusame!» Pronuncia poche parole in mezzo secondo, con fare dispiaciuto. Non le do retta, ma mi avvicino per baciarla con molto trasporto mentre Riccardo continua a tirarmi degli schiaffi sul viso perché evidentemente è geloso della mamma.
«Quando tornamo a casa ne famo n'altro de fijo!» Sogghigno stringendola a me per continuare a infilare la mia lingua tra la sua: stasera è particolarmente bella, con il suo vestitino corto e gli stivali alti fin sopra al ginocchio. Lei si aggrappa al mio colletto e si lascia trasportare dalla mia foga, rovinandosi tutto il rossetto che sono sicuro abbia messo impiegando circa mezz'ora del suo tempo.

Tre colpi sulla porta interrompono questo nostro magico momento; a bussare è uno dei responsabili che mi avvisa del fatto che mancano poco più di dieci minuti all'inizio della serata.

«Amore, comunque ho fatto venire de proposito Tata Maya così stasera starà lei con Riccardo. Te volevi ci fosse anche il pupo stasera, ma io voglio assolutamente assistere al tuo concerto sotto al palco insieme agli altri!» Afferma aggiustandomi i capelli, come suo solito, mentre si muove felice come una bambina.
«Perfetto, basta che so che siete entrambi quì con me.» Affermo avvinghiandomi a tutte e due.
«Sono così fiera de te!» Continua lei a bassa voce.

«Lì fuori è pieno de gente... tutti per te!» Entra in camerino mia sorella Rebecca saltellando, con in testa la fascia del mio merchandising. «Amore de zia!» Subito mi ruba Riccardo dalle braccia e inizia a coccolarlo dalla testa ai piedi.
Lei e Micole iniziano a schiamazzare, scambiandosi battute e sorrisi che fatico a comprendere dato il mio stato attuale di trans.

Saluto loro e lascio un bacio sulla testolina del mio bimbo per poi prepararmi a salire sul palco e iniziare la serata.

Micole's POV

Una manciata di secondi e il buio del palazzetto scoppia in un boato sorprendente, in cui un coro di voci si alza ad accogliere l'entrata di Mattia sul palco. Il suo viso emozionato è il protagonista della serata, le sue grandi mani si adagiano sopra al microfono il quale fa risuonare una voce calda, roca, scrigno di passione e desiderio.
Improvvisamente davanti ai miei occhi l'immagine di quella calda sera d'estate di qualche anno fa in cui sentii per la prima volta cantare quello che sarebbe diventano il mio uomo: eravamo lì per fare uno weekend tra amici (sono stati giorni per me indimenticabili) e a Mattia era stato chiesto di suonare sulla spiaggia.

«Quindi tra poco te sentirò cantare!» Gli avevo detto avvicinandomi a lui timidamente.
«Rimpiangerai de non averlo fatto prima tesò!» Mi aveva risposto con il suo solito tono strafottente mettendomi un braccio intorno al collo.

Eppure aveva ragione, dopo quella sera non ho potuto più fare a meno della sua voce, della sua musica. Era stato un colpo al cuore per me sentire quelle parole che mi avevano proiettato davanti agli occhi un quadro completo della mia vita; e tutt'ora le canzoni del mio ragazzo su di me hanno strani effetti.
È assurdo pensare che a quel tempo non sapevo nulla di Mattia se non che fosse un ragazzo troppo sicuro di sè che con uno sguardo sapeva rapirti.
Non conoscevo il suo cuore grande e puro, il suo sorriso di prima mattina, non sapevo che ama dormire interi pomeriggi, che mangerebbe tre piatti di carbonara uno dopo l'altro, non conoscevo il suo lato dolce e sensibile che nasconde dietro a dei pantaloni strappati e a dei cappelli con la visiera, non conoscevo la sua tenerezza verso i bimbi, la sua passione per il calcio oltre che, ovviamente, per la musica; non sapevo che adora fare colazione insieme alla sua donna, che quando è preoccupato per qualcuno sarebbe capace di attraversare il mondo intero pur di aiutarlo, non conoscevo i suoi messaggi brevi ma intensi alle tre di mattina quando è fuori per lavoro; non conoscevo i suoi difetti, la sua ostinazione ad avere sempre ragione, il suo atteggiamento parecchio indisponente; non sapevo che ama il suono del violino e della chitarra, che fa la doccia due volte al giorno, che ad ogni cambio di stagione puntualmente si ammala e vuole essere coccolato come un bambino; non conoscevo la sua meravigliosa famiglia, sua madre e la sua pazzia, sua sorella che ormai è anche la mia, non conoscevo il suo gatto ciccione; non sapevo che sistema i calzini in base al colore, che quando fa la barba ogni volta riesce a tagliarsi; non sapevo che farebbe l'amore in ogni momento della giornata, che odia l'ignoranza e la falsità nelle persone; non conoscevo il suo neo vicino al capezzolo, i suoi capelli morbidi appena lavati e le sue pantofole di topolino numero quarantasei; non sapevo che è sempre l'anima della festa, che riesce a fare delle battute in ogni occasione, a sdrammatizzare quando c'è da sdrammatizzare e ad essere serio quando c'è da essere seri; che saprebbe relazionarsi con chiunque, che è un papà perfetto; non conoscevo la sua collezione di film e cd, l'album delle foto di quando era piccolino e i mille quaderni con appunti di frasi e canzoni.
Non sapevo nulla di lui se non che con una notte fosse riuscito ad analizzare la mia vita; non sapevo nulla di lui se non che fosse stato capace di catturarmi con un gesto, non sapevo nulla di lui se non che fosse insopportabile, ma nello stesso tempo attraente.
Non sapevamo nulla l'uno dell'altro eppure fin da subito tra di noi qualcosa era nato, qualcosa di magico, di unico, di raro.

«Mì 'sta canzone è stupenda, vero?» La mia amica Rebecca riesce a riportarmi alla realtà urlandomi in un orecchio quanto sia bello il brano che sta eseguendo Mattia. Cerco di farle capire come lui l'abbia scritto, quale sia la storia che c'è dietro, ma comunicare diventa alquanto difficile dal momento che intorno a noi c'è un folla di migliaia di persone pronta a scandire ogni parola del testo urlando a squarciagola.

Improvvisamente la musica si interrompe e Mattia intraprende un discorso di ringraziamento verso tutte le persone presenti, verso i suoi musicisti, verso la sua famiglia, i suoi amici e, soprattutto, verso me e suo figlio.

«Nun sono solito parlare molto ai miei concerti, sarà che quello che vojo dirve, ve lo dico sempre con la mia musica. Però in questo momento me sento de ringraziare voi e tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questo mio ultimo disco. A partire dalla mia super squadra di musicista al produttore Boosta, passando per la mia famiglia che mi appoggia ormai da anni come anche tutti i miei amici, per finire con la mia ragazza e nostro figlio senza i quali penso non avrei nessun tipo di ispirazione.» Un applauso si diffonde nel palazzetto ad un ritmo sorprendente mentre io inizio ad arrossire avendo gli occhi di tutti puntati addosso. «A proposito de questo vorrei che Micole e Riccardo salissero un attimo sul palco!»
Sbarro gli occhi sorpresa, mentre Davide e Federico iniziano a spingermi per farmi raggiungere Mattia.

Ma che cosa sta succedendo?

Dietro le quinte trovo pronta Tata Maya a porgermi il mio bimbo che però dorme beato già da un po'.
«Tieni, portalo con te, forza!» Lei mi costringe comunque a prenderlo, come se fosse necessario allo svolgimento della serata. Dispiaciuta di toglierlo dal suo passeggino, ma nello stesso tempo curiosa di sapere cosa succederà, mi avvio verso il palco richiamata più volte da Mattia.
Vengo accolta da urli e applausi che però il mio uomo interrompe notando lo stato di suo figlio.
«Ssssh, famo silenzio che er pupo dorme!» Scherzando, sussurra al microfono queste parole richiamando l'attenzione e il silenzio di tutti.
Io, con un sorriso stampato in volto, domando più volte cosa stia succedendo, ma lui maliziosamente fa di tutto per non rispondermi, solo mi prende e mi posiziona al centro del palco con la schiena rivolta al pubblico.
Davanti ai miei occhi, su un telone bianco enorme, iniziano ad apparire, accompagnate da un sottofondo musicale, immagini e video della nostra storia d'amore: dalle prime foto in spiaggia di quando ancora non eravamo fidanzati, a quelle della nostra gita a Venezia; dai video stupidi a letto insieme a Riccardo a quelli girati mentre percorrevamo Roma in Vespa.
Come mio solito non riesco a trattenere le lacrime, le quali sgorgano furiose alla vista di questi ricordi meravigliosi condivisi con l'amore della mia vita. Mattia mi prende la mano destra e la stringe forte, lasciandomi un bacio sui capelli una volta finita la sorpresa.

«Non te facevo così romantico!» Esclamo dopo qualche secondo, riprendendomi da questo momento così commovente. Poi mi avvicino a lui e gli dono un umido bacio sulle labbra che viene accompagnato dalle urle del pubblico in delirio per questo momento.

«Nun è finita qui però!» Riprende Mattia ottenendo nuovamente la mia attenzione e quella della gente. «Sai benissimo che le cose plateali nun me piacciono, che ho sempre voluto separare vita pubblica da vita privata, ma in questo momento me sembra giusto che tutti sappiano quanto io ami te e il nostro bambino. Sei la donna che m'ha letteralmente migliorato la vita, sei il mio cambiamento, il mio punto fermo, la mia forza. Sei la mia essenza, la madre de mi fijo, il centro della mia esistenza.» Si ferma un secondo per poi continuare il discorso, mentre io, sorpresa, penso al fatto che tutto ciò che dice vale esattamente nello stesso modo anche per me.

«Ho sempre pensato tu abbia una bellissima camminata, sai?»
Rimango spiazzata da queste parole e rivolgo il mio sguardo perplesso prima a lui e poi a tutte le persone intorno a noi.
«Ah comunque dicono che er bianco quest'anno andrà molto de moda!» Aggiunge con espressione alquanto seria.
«Amò ma che stai a dì?» Chiedo ridendo non riuscendo più a seguire il filo del suo discorso.
«Niente, pensavo solo che te ce vedo a camminare lungo la navata de quella Chiesa vicino casa tua, con un bellissimo vestito da sposa, sottobraccio al tuo papà!» Afferma tutto d'un fiato inginocchiandosi per terra e sfilando dalla sua giacca una piccola scatolina nera che, una volta aperta, mostra un meraviglioso anello d'oro bianco.

«Micole Fioranti, me vuoi sposare?»

Porto una mano davanti la bocca spalancata in una smorfia di sorpresa e emozione, mentre con l'altra tento di reggere Riccardo. Le migliaia di voci sembrano ovattarsi, la forza che in questo momento scorre tra il mio sguardo e quello di Mattia è talmente profonda da rompere qualsiasi schema, da coprire tutto ciò che abbiamo intorno. Mi avvicino buttandomi su di lui ancora inginocchiato e inizio a baciarlo come mai fatto prima; ovviamente urlo un "Sì" immenso, in riposta alla sua richiesta, che si diffonde nelle casse dell'intero luogo.

Viviamo insieme un momento magico che porterò con me per il resto della vita.

***

Eccomi quì, sono ancora una volta io, un metro e settanta di gioia e serenità.
Sono sempre Micole, ma non quella di tre anni fa. Ora sono libera, felice, ho un uomo accanto che mi riempie di vita e un figlio meraviglioso che la vita me la fa amare ancor di più.
Ho una famiglia splendida, nonostante tutti i suoi difetti, ma diciamocelo, quelli ogni famiglia li ha!
Ho degli amici pazzeschi, che condividono tutte le mie soddisfazioni e i miei traguardi.

Ho affianco mio padre che con fare serio e commosso mi accompagna verso l'altare per unirmi al ragazzo che mi ha salvato la vita.

Sto per sposarmi, chi l'avrebbe mai detto?



FINE.

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