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EPILOGO

"The stories we love best do live in us forever."
-J.K. Rowling

Roma, 3 Anni Dopo

Richiamo all'ordine Riccardo, ma con scarsi risultati dato che continua a correre seguito dalla sua cuginetta Shirley e dal cagnolone dei suoi genitori, Aethel, che di tanto in tanto abbaia alla mia Polì, molto più piccolina di lui.
Chiedo a Mattia di tenere d'occhio nostro figlio mentre io verso del succo di frutta al resto dei bambini presenti, aiutata da tutte le mie amiche e i miei amici che stanno animando la festa.

Intanto osservo mia cugina Serena, seduta stremata su una sedia in uno dei pochi angoli di ombra presenti in giardino a casa dei miei, mentre con una mano accarezza il suo ventre coperto da un leggero vestito bianco di lino. Essere consapevole che l'amore tra lei ed Emir abbia vinto su tutto e vederne il frutto scorrazzare insieme al mio bimbo, mi riempie di gioia.
La mia nipotina, Shirley, è stata una sorpresa per tutti noi, in particolare per i suoi genitori che la amano più di qualsiasi altra cosa al mondo. La piccolina, pelle scura e occhi quasi neri, viene dalla Turchia ed è stata adottata da Nena ed Emir dopo un periodo di grande crisi in cui, dopo essersi finalmente ricongiunti, non riuscivano ad avere un bimbo loro a causa di un aborto spontaneo che la mia cuginetta purtroppo aveva subito. Le cose ora sono cambiate, oltre ad avere una splendida ricciolona tra i piedi, tra qualche mese finalmente avranno tra le braccia anche un altro bimbo.

Non posso fare a meno di ascoltare i discorsi del bellissimo quadretto famigliare che ho davanti agli occhi.
«Se è un maschio si chiamerà Marco.» Afferma Emir rispondendo alla sua bambina assai curiosa che non fa altro che toccare la pancia della mamma.
«Come lo zio, velo mama?» esclama Shirley.
«Esatto piccì, proprio come il tuo zietto» esclamo avvicinandomi di corsa a questa principessa e stringendola a me mentre lei ride a crepapelle. «Ma quanto bella sei Shishi? Eh? Quanto bella sei, amore de zia?» Continuo a giocare con lei fin quando non vengo spaventata dal tocco di Mattia che non vedeva l'ora di farmi uno scherzo.
«E io? Nun so' bello io, mojettina mia?» mi sussurra all'orecchio, stringendomi i fianchi tra le mani.

Io scatto in avanti tenendo saldamente Shirley, che scoppia a ridere davanti alla mia faccia sbigottita.
«Sei una paulosa ziaaaa!» urla, prendendomi in giro spudoratamente insieme a Nena ed Emir, mentre Mattia ride come un pazzo e se la prende in braccio.
«Te invece no, vero Shishi? Te sei 'na piccola e coraggiosa tigre, vero? Dillo a mamma tua che sei una tigre, su!» esclama Mattia.

Shil si gira verso mia cugina con i suoi occhi neri che si scontrano, in un gioco di colori mozzafiato, con gli occhi chiari del mio uomo.  «Sono una tigle ma', capito?»

In tutto questo il nostro bambino non fa altro che giocare a destra e sinistra, esaltato dalla musica e da tutte le persone che se lo spupazzano per festeggiare i suoi meravigliosi tre anni.
Neppure Mattia riesci a imporsi per farlo calmare un po', ci guardiamo senza speranza, scoppiando in una risata e in un abbraccio caloroso ricordandoci a vicenda quanto sia bello vedere così contento il ranocchietto che ci riempie la vita di una gioia sovrumana ogni giorno.
Riccardo non ha reso solo me e Mattia persone migliori; da quando è nato lui la mia famiglia si è nuovamente riunita come una volta: oggi ci sonno i nonni, i miei zii e i miei genitori che respirano una nuova serenità; io, mio fratello Simone e le nostre bellissime cugine Nena e Cami che ci scambiamo sguardi d'intesa proprio come quando eravamo piccolini; tutti i miei amici non fanno altro che essere sempre più delle persone fidate che dimostrano in ogni occasione di esserci; inoltre anche la mamma e la sorella di Mattia ormai fanno completamente parte di questa grande famiglia un po' caciarona, ma che non cambierei per nessun'altra al mondo.

«Emir, se continui a toccarle la pancia va a finire che la consumi!» I miei pensieri vengono interrotti dalla voce squillante di Emma, la grande amica di mia cugina, che commenta ironicamente le attenzioni di Emir verso la sua donna.
«Em, nun poteva proprio mancà qualche osservazione da parte tua, eh?» esclamo, correndo ad abbracciare la bionda che è appena arrivata in giardino.

Con lei ci sono anche Edoardo, Sofia e Pietro, il resto della ciurma direttamente da Venezia qui per il compleanno del mio piccolo.

Mattia's POV
Decido insieme agli uomini presenti in casa di andare a bere una cosa in cucina per sfuggire cinque minuti dal caos che c'è in giardino. Io, Simone, Federico, Ettore, Davide e Fabio veniamo raggiunti da Emir e gli appena arrivati Pietro ed Edoardo.

«Dio come urlano» mormora Edoardo, sedendosi su una delle sedie che circondano il tavolo in mogano.

«Si vede che non sei abituato ai bambini» risponde ridacchiando Ettore. «Io ormai convivo con una peste in casa da nove anni, non mi spaventa più niente.»

«Non voglio immaginare il giorno in cui anch'io avrò un figlio da rincorrere» sussurra Pietro in modo quasi impercettibile.

«Vuoi chiedere a Sofi di sposarti?» esclama sorpreso Emir. Pietro sorride e in un attimo si trova stretto nell'abbraccio mio, di Edo e di Emir. «Finalmente te sei deciso! Nun ce la facevamo più ad aspettà» esclamo, mollandogli pacche contro la schiena.
Dopo poco prendiamo delle birre per festeggiare la notizia.
«Ar matrimonio, fine de ogni libertà» esclamo ridendo alzando la bottiglia.

«E a questo sparuto gruppo di uomini, che in pochi anni diventerà pieno di figli maschi che vorranno sentirsi parte della banda» aggiunge Ettore.

Prendiamo tutti un sorso di birra, continuando a scherzare e a fare battute sulle nostre compagne e sui figli.

Faccio tanto lo sbruffone, ma in realtà non sopravviverei un secondo ormai senza la mia donna e il mio ometto: sono la cosa più bella che la vita potesse regalarmi, la colonna sonora della mia esistenza.
Negli ultimi tempi le mie giornate sono strapiene tra musica, lavoro e famiglia, ma finalmente mi sento completo e realizzato e questo lo devo sicuramente a Micole e all'amore che sa donarmi facendomi sentire un uomo migliore.

Micole's POV

«Tutto bene Nena?» Chiedo, avvicinandomi e sedendomi al suo fianco.
Lei mi posa una mano sul ginocchio e sorride. «Sì tesoro, tutto ok. Il problema è ormai non ce la faccio più a correre, sono davvero stanca ultimamente.»

Io la rassicuro come posso, dicendole che gli ultimi mesi sono stati difficili anche per me, ma che passerà presto e senza che se ne accorgerà il suo batuffolo sarà già nato.
Il ritmo frenetico del pomeriggio mi costringe a rialzarmi dopo poco per sistemare un disastro fatto sul tavolo dai bambini.

«Serve aiuto tesò?» Mi domanda la mia amica Rebecca prendendo l'iniziativa di darmi una mano a sistemare. Poi, con gli occhi quasi lucidi, formula un pensiero che mi fa commuovere.
«Ti rendi conto, Mì? Fino a qualche tempo fa i nostri unici problemi erano scegliere il vestito giusto per andare a fare serata o pensare alle tattiche per conquistare i ragazzi che ci piacevano. Ora invece te hai una famiglia tutta tua, un bimbo meraviglioso che cresce a vista d'occhio, mentre io da quasi un anno convivo con Federico e stiamo pensando anche noi di avere un figlio. La vita è così bella!»
«Ciccia mia, ma quando è successo che sei diventata così profonda?» Dico per sdrammatizzare dopo essere cadute entrambe in un abbraccio misto a qualche lacrimuccia.

***

Gli occhi grigi di Riccardo si illuminano di gioia pura quando Emir gli posiziona davanti l'enorme pacco del regalo suo e di mia cugina.

«Ma zio, è pe' me?» sussurra storpiando le parole, guardando l'uomo altissimo che sta davanti a lui.

Emir annuisce e Ricky inizia a strappare con foga la carta da pacchi blu, lanciando dietro di sé i pezzi che si staccano. Tutti gli occhi sono puntati su di lui mentre finalmente si inizia ad intravedere un enorme orso di peluche.
Io abbraccio Mattia nuovamente commossa nel vedere gli occhi sbalorditi di nostro figlio che si butta nelle braccia del peluche urlando di gioia mentre Nena le da un bacio sulla testolina
«Grattie zia Nena. Ti vojo tanto bene» esclama con la sua voce cristallina.

Poco dopo Mattia appare nella stanza con una gigantesca torta ricoperta di panna, su cui spiccano le tre candeline. Riccardo, trascinando anche me, corre dal suo papà che rischia di cadere a terra per lo slancio dei bambini che gli si affollano intorno.

Il mio nanetto, in ginocchio su una sedia, spegne ad una ad una le candeline, aiutato dagli altri bambini che per dispetto stanno infilando le loro piccole dita nella torta per poi scappare dai genitori che cercano di impedirlo.

Una bella foto di famiglia viene scattata in automatico dalla macchinetta della mia fotografa preferita, Serena.

Non posso fare a meno di ringraziare tutti per la splendida giornata passata insieme e per essere parte della vita di Riccardo.

Incrocio gli occhi di Mattia che da lontano, tenendo in braccio nostro figlio, mi sussurra un "Ti amo" accompagnato da un bacio spedito nel vento.
Lo blocco con una mano e lo poggio sulle mie labbra sottili.
«Ti amo anche io.» Affermo commossa abbandonandomi alla gioia che mi invade.





Perdonate il mio enorme ritardo nel pubblicare questo epilogo, purtroppo gli impegni personali non mi hanno permesso di farlo prima, ma ve l'avevo promesso e volevo portare definitivamente a termine la mia storia, la nostra storia.
I ringraziamenti già li ho fatti lo so, ma io GRAZIE ve lo dico ancora, perché è sempre bello tornare qui e rivivere ciò che di bello mi avete regalato in questi anni.
Vi adoro,
Emme.

A presto! ♥️

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