L'avvento della magia
La magia non era mai stata così reale, prima d'ora. Tutte le storie che avevo ascoltato, tutte le imprese delle fate, gli inganni delle streghe cattive di ogni favola... Erano solo storie, fino a quella notte.
Il popolo terrestre fu risvegliato da un boato assordante, era come se fossero esplose milioni di bombe in contemporanea. Mi alzai dal letto con un'agilità che non credevo di avere e corsi alla finestra: fuori era il caos.
Vidi molte cose che apparentemente non avevano senso, se non sotto effetto di funghi allucinogeni. Di certo, non crescevano nel parco di Seattle, e non avevo dei pazzi maniaci per genitori, quindi la possibilità che ne avessi ingeriti era nulla.
Casey irruppe in camera mia, spaventata. «Mer, ho paura!» mi abbracciò stretta. Nonostante i suoi sette anni temetti che potesse stritolarmi.
«Meredith, Casey!» urlarono i miei genitori. Non mi ero neanche accorta che fossero accorsi dopo il grande boato. «State bene?» chiese papà, venendoci subito incontro insieme alla mamma. «Sì. Casey è solo spav-» feci per dire, ma dovetti interrompermi. Qualcuno uscì dalla porta della villa di fronte alla nostra. E qualcun altro lo stava inseguendo. «Jimmy! Torna qui, subito!» urlarono i signori Thompson al loro bambino di cinque anni.
Ma ciò che vedemmo dopo lasciò di stucco tutti e quattro. Il bambino sfiorò appena la staccionata della villa, che subito questa si infiammò. Rimanemmo tutti esterrefatti.
«L'avete visto anche voi?» chiesi allibita, prima di voltarmi verso i miei genitori e poi verso Casey. Sgranai gli occhi, sotto shock. Tutti e tre annuirono, esterrefatti almeno quanto me.
Dalla casa di fianco, sentimmo un rumore, come di legno in procinto di rompersi, fino a quando non vedemmo la porta dei signori Hamilton volare dall'altra parte della strada. E la loro figlia, Abigail, di appena quattro anni, con una mano tesa davanti a sé. L'aveva davvero scardinata con un raggio... O qualsiasi cosa le fosse scaturita dalle mani?
E poi fu un attimo. Con ancora mia sorella tra le braccia, pensai alla mia migliore amica, Helen. E d'un tratto, mi ritrovai nel salotto di casa sua, proprio a circa un metro dalle sue scarpe. Helen fece un salto all'indietro degno del campione mondiale del salto in lungo. Tralasciando il particolare che il salto viene solitamente spiccato in avanti... «Mer? Casey?» con gli occhi sgranati, mi guardò come se mi fosse spuntata un'altra testa. O forse, come se le fossi spuntata davanti in un batter di ciglia, nel cuore della notte, dopo un boato assordante.
«Helen, io-» provai a dire, ma mi accorsi di non avere parole.
Qualcuno mi scosse forte la spalla. «Meredith, cavolo, svegliati! Siamo già in ritardo!» urlò una voce. Chi, se non Helen? Era rimasta a dormire a casa mia, e come al solito si era svegliata prima della sottoscritta. Mi rilassai immediatamente.
Era stato solo un sogno!
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