Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Eugene Gresham


Eugene

Gresham, dopo l'uscita della dottoressa, rimase a fissare la porta con un'espressione contrariata. Indossava ancora la camicia con la manica tagliata, che lasciava intravedere il braccio ferito, avvolto in una fasciatura che ne limitava i movimenti. La giacca, ormai strappata e irrecuperabile, giaceva abbandonata. Si appoggiò allo schienale, perdendosi nei suoi pensieri. Doveva ammettere che l'arrivo della donna lo aveva inizialmente irritato; non sopportava medici o ospedali. Eppure era riuscita ad affrontare la situazione con fermezza, senza il minimo segno di esitazione. La sua impeccabile competenza era stata inaspettata e piacevole.

Ciò che lo lasciava perplesso erano quegli occhi verdi che mascheravano un velo di tristezza, un'espressione che lo aveva destabilizzato. Non poteva ignorare il livido sul collo, un dettaglio che assomigliava tanto all'impronta di due dita ben distinte. Si chiedeva cosa potesse esserle successo e sospettava che non si trattasse di un incidente casuale.

Se avesse avuto problemi personali, avrebbe potuto scoprirlo facilmente grazie ai mezzi a sua disposizione: dopotutto, dirigeva i servizi di sicurezza di tutta Londra. Tuttavia, non intendeva invaderne la privacy senza una valida ragione, benché fosse forte l'impulso di offrirle il proprio aiuto.

Si toccò la medicazione sul braccio, riflettendo su quanto poco la conoscesse. Nonostante i dubbi, si chiese se potesse essere la persona giusta per aiutarlo con il problema del Primo Ministro.

Si pizzicò il ponte del naso: quel progetto per il PM lo assillava da settimane: avere un medico al fianco era indispensabile, dato il comportamento imprevedibile dovuto agli eccessi di Sir Nigel.

Si alzò dalla scrivania per fare due passi, chiamò la segretaria. Doveva cambiarsi e prendere una decisione. La ferita gli doleva, ma sopportò senza lamentarsi.
L'arrivo della giovane lo distolse dai pensieri.
«Arianne, ho bisogno di un cambio di vestiario,» disse, alzando la testa. «Cosa sappiamo della dottoressa Legrant?»
«Fascicolo completo?»
«Solo la parte professionale. La vita privata lasciamola stare, per ora.»
«Signore, se è per il progetto Prime Minister Coverage, ho avuto una buona impressione.»
«Devo dire che non si è lasciata intimorire.» Ridacchiò lui. «E mi ha tagliato una camicia da centosettanta sterline.»
Arianne se ne andò con una risata cristallina che risuonò in tutto lo studio, subito smorzata dal fatto che in quel momento comparve Elisabeth.

Come faceva spesso, invase la stanza senza presentarsi. Indossava, con la solita eleganza, un vestito azzurro che richiamava il colore dei suoi occhi.

Lo osservò seria e le sue labbra carnose si contrassero in una linea dura.
«Ho saputo la notizia da mio padre! Il PM gli ha raccontato dell'attentato, qui dentro lo sanno tutti! Potevi avvertirmi almeno.» puntualizzò seccata. «Non puoi fare qualcosa per fermare quegli esagitati? Non capiscono che Nigel lavora per loro?»
Sir Aron Austin, era un accanito sostenitore di Garrel e di conseguenza anche la figlia.
«Scusami. Non ho avuto il tempo di chiamarti.» Fece per avvicinarla ma la donna lo fermò alzando la mano.
«Non ti sei ancora cambiato? Lo sai che le ferite mi fanno impressione,» reagì rabbrividendo e scrutando il suo abbigliamento con occhi critici.

«Stavo per farlo, ma sei arrivata,» borbottò tornando a sedersi. Sapeva quanto odiasse la sciatteria, ma sperava capisse la situazione in cui si era trovato.

«Non credere che non mi preoccupi per te, ma sei così difficile da capire.» obiettò lei con un sorriso riparatore.

«Sai che il lavoro mi assorbe molto, e non ti ho promesso nulla di più che un rapporto aperto.» dichiarò lui mantenendo un tono calmo e rassicurante.

Lei sbuffò, visibilmente innervosita da quella presa di posizione. «Non ripetermelo sempre, Eugene, lo so. Stasera quindi salta la cena che avevamo in programma.»

«Temo di sì, me ne sto a casa a riposare. Mi dà un po' di fastidio,» confessò lui, sperando che capisse che il dolore fisico era la ragione per cui voleva evitare di uscire.

«Sir Nigel ha detto che non avevi nulla di grave! È per questo motivo che sono venuta, visto che devo cambiare l'agenda come al solito.» le uscì un tono quasi freddo.

«Mi sembra di essere ampiamente giustificato,» rispose lui, con una leggera nota di irritazione nella voce.

«Va bene,» concluse la donna, avvicinandosi e chinandosi per dargli un bacio sulla guancia. «Perdonami, ma tu sei solo capace di mettermi ansia.» Il gesto risultò frettoloso. «Guarisci in fretta, mi manchi già,» aggiunse, evitando di guardarlo negli occhi.

«Farò il possibile,» terminò il dirigente, rammaricato per la tensione che si manifestava spesso tra di loro.

Lei annuì e uscì con la solita eleganza.

Gresham sbuffò, afferrando il portatile, ma i pensieri legati a quel rapporto complesso continuavano a distrarlo. Conosceva bene il carattere volubile e superficiale di Elisabeth, ma ne aveva accettato la corte per mettere a tacere le voci sulla sua solitudine da scapolo. Quella relazione era più fisica che emotiva: lei era distante dal suo modo di essere e incapace di cogliere il valore del lavoro che svolgeva.
Tuttavia, trascorrere del tempo con lei risultava piacevole quando le circostanze lo consentivano, e spesso quei momenti finivano per portarli a letto.

Non che a lui dispiacesse, ma lo trovava un mero esercizio virile, uno scambio di sudore inutile. Molti avrebbero riso se avessero decifrato i suoi pensieri, ma non poteva nascondere quello che provava nel frequentare Betty.

Arianne lo distolse dalle sue meditazioni, tornando con un abito. Gresham si cambiò nel piccolo bagno adiacente, cercando di liberarsi del disagio e del dolore, sia fisico che emotivo, che quella breve conversazione gli aveva lasciato addosso.

Indossò un completo blu notte, con gilet a disegni geometrici e cravatta bordeaux. Sentire la stoffa scivolare sulla pelle lo rasserenò dopo una mattinata storta.

Doveva obbligare Garrel a prendere la scorta fissa, anche se, per ora, erano riusciti a evitare il peggio. Cosa sarebbe successo se gli attentati fossero andati a segno? Era il suo lavoro e ne andava della sua credibilità. Ultimamente, il Primo Ministro indugiava con l'alcool mentre il diabete iniziava a risentirne, infatti passava dalla sonnolenza, agli accessi di rabbia, quindi, un medico nelle vicinanze diventava più urgente.

Si sistemò la cravatta davanti allo specchio, notando un po' di pallore nel volto, ma per il resto si sentiva bene. Sospirò e strinse le labbra. Uscì e si trovò Arianne ad aspettarlo con un dossier in mano. «Ecco il fascicolo professionale della Legrant,» disse porgendoglielo.

Gresham prese il carteggio e iniziò a sfogliarlo avvicinandosi alla finestra. Nonostante la giovane età, la dottoressa vantava un curriculum impeccabile. Specializzata in medicina d'urgenza, aveva lavorato nei due pronto soccorso più affollati della città, dimostrando una solida preparazione.

Inoltre, possedeva un diploma in malattie metaboliche, un ulteriore punto a suo favore. Non era sposata e la sua famiglia risiedeva in Scozia.

Sorrise divertito, pensando a quanto fosse risoluta come tutti gli scozzesi che conosceva.

Gresham si decise alla svelta, chiamò di nuovo la segretaria e le impartì gli ordini. «Arianne, assicurati che la Legrant sia reperibile per un incontro tra un paio di giorni. Ho bisogno di parlarle e capire i suoi progetti.»

La donna annuì e si allontanò proprio mentre rientrava Paul.

«Hai avuto problemi con la dottoressa?» chiese il diplomatico accomodandosi dietro alla scrivania.

«Nessuno, era solo un po' incuriosita dalla situazione. Domani leggerà sul giornale cosa le è accaduto.»

«Beh, aver suscitato il suo interesse non guasta. Forse allora è interessata al nostro mondo quanto basta.» sbuffò Gresham massaggiandosi il braccio.

Warton lo osservò con uno sguardo preoccupato. «Capo, è sicuro di voler procedere con questa riunione? La ferita non deve essere sottovalutata.»

«Stai tranquillo, l'incontro è saltato e ho deciso di chiudere la giornata.» Rispose interrompendosi per sistemare le penne sulla superficie di legno.

L'agente attese in silenzio, abituato a vederlo mettere ordine sulla scrivania quando pensava. Collocata l'ultima matita insieme alle altre, alzò lo sguardo.

«Paul, ho un'altra questione da affrontare. Abbiamo bisogno di una strategia più efficace per Sir Garrel. E ho già un'idea su come possiamo migliorare. Vorrei coinvolgere la dottoressa nella nostra squadra. La sua esperienza medica potrebbe rivelarsi cruciale.»

Warton annuì soddisfatto. «Ho trovato Legrant una persona in gamba e se pensa che possa fare la differenza, mi trova d'accordo. Le intemperanze del PM sono ingestibili, e a volte è sopra le righe, ma non accetterà di avere un medico in giro che lo controlli.»

Gresham sospirò. «Per questo motivo, non gli diremo tutto subito. Lo metterò al corrente che avvierò un ambulatorio qui in sede, per ogni evenienza sanitaria. Sperando che lei accetti l'incarico, si intende. Non insospettiremo il primo ministro e avremo comunque la sicurezza di un supporto di emergenza a portata di mano.»

Paul allargò le braccia, approvando il piano. «Bene. Vedremo come reagirà sir Garrel. È fondamentale che non si senta sotto controllo o farà di tutto per far danni.»

«Insisterò sul suo diabete e forse accetterà questa novità, punterò anche sulla moglie.» puntualizzò il diplomatico.

Finì di pianificare gli ultimi dettagli, mentre l'agente lo aspettò fuori.

Arianne tornò nella stanza con un foglio in mano. «Legrant è di servizio dopodomani nel tardo pomeriggio. Potrebbe interpellarla per controllare la fasciatura e parlarle.»

«È una buona idea, ma se devo ammettere che andare in clinica non mi attira. Cercherò di adattarmi,» rispose sospirando. «Ora vado dal primo ministro per chiudere la questione odierna e tornarmene a casa a pranzare.»

Paul approvò e si diressero insieme verso l'ufficio di Garrel.

Lui rimase fuori mentre Eugene entrò.

Lo trovò intento a firmare documenti con ancora l'espressione seccata per l'inconveniente della mattina. Alzò lo sguardo.

«Come sta?» chiese il PM, lasciando cadere la penna e appoggiandosi alla sedia. «Quel pazzo furioso mi ha rovinato la giornata.»

«Veramente l'ha rovinata a me. Ma se le interessa sto meglio.» Ridacchiò lui e continuò scegliendo le parole con cura.

«Sir Nigel, la riunione è spostata a domani, ma prima di andare a casa, volevo avvisarla di alcune modifiche organizzative. Ho deciso di avviare uno studio medico qui in sede. Sarà gestito da una dottoressa che ho già individuato, una professionista qualificata che dovrebbe unirsi al nostro staff.»

Garrel aggrottò la fronte. «Un ambulatorio? Perché ora?»

«È una misura preventiva. Visto i fatti di oggi. E poi c'è sempre qualche problema di stress alle riunioni, a volte i membri anziani risentono di vecchie patologie. Il programma frenetico mette tutti a dura prova, anche gli agenti. Disporre di assistenza medica immediata è una necessità.»

Il primo ministro sospirò, massaggiandosi le tempie. «Non mi piace l'idea di avere un medico che gira ovunque, ma se è necessario... è lei che si occupa del personale.»

«Sarà discreta e lavorerà principalmente dietro le quinte. Ma la sua presenza potrebbe fare la differenza in caso di emergenza.»

Sir Nigel guardò Gresham negli occhi, cercando di valutare la serietà della richiesta.

«D'accordo, mi fido. Ma faccia in modo che non sia invadente. L'ultima cosa di cui ho bisogno è che la stampa mi dia per malato e beone.»

«Faremo tutto il possibile per mantenere la discrezione. Contatterò la dottoressa per un controllo preliminare.»

«Bene, finisco il lavoro, non si preoccupi, può andare a casa.» Agitò la mano tornando ai suoi documenti.

Gresham uscì dall'ufficio sorridendo a Warton che capì che il piano aveva funzionato.

Avevano fatto un passo avanti importante per la sicurezza del Primo Ministro e, con Legrant nella squadra, si sentiva sicuro di poter gestire le distrazioni distruttive di Garrel.

Pose fine a quella giornata spiacevole e, come gli era stato consigliato, si fece portare a Villa Camelia per riposare.

O meglio, per lavorare da casa.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro