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40


HUNTER

L'amore non è quello che nei libri vogliono farti credere. Un sentimento così vasto e prezioso non può essere ridotto così facilmente. Mi sono innamorato lentamente e poi di colpo. Mi sono perso in quegli sguardi che sanno tanto di appartenenza, in quei messaggi nascosti dietro le ciglia che trasmettono parole come "è bello averti qui con me" o "è bello che esisti". Mi sono lasciato colpire dal suono di una voce, di una sirena che ha attirato il mio cuore facendomi sentire come un marinaio pronto a schiantarsi contro gli scogli. Mi è mancato il fiato di fronte alla bellezza, alla gentilezza e poi ancora alla fragile dolcezza in grado di insegnarmi ad essere migliore. Mi sono lasciato trasportare dalla corrente, ho assorbito un sentimento nuovo in grado di lasciarmi dentro non solo felicità, una gioia incontenibile ma anche una forte ansia e tristezza, tutte quelle lacrime che si sono accumulate e non hanno mai avuto la forza di uscire. Ma non le parole. Le parole sono sempre state un fiume in piena. Tutto questo perché mi sono innamorato quando non ero pronto, quando non sapevo cosa fosse l'amore, quando ero stanco di non sentire niente, di non sentirmi niente. Ma è arrivato. L'amore è arrivato senza chiedere il permesso, facendo un gran fracasso addosso. L'amore si è presentato davanti ai miei occhi con prepotenza e non è andato più via. L'amore è qui davanti a me mentre il mio cuore chiede di non arrendermi, di sperarci e provarci con tutte le mie forze.
Rimango fermo e in attesa mentre un vento freddo mi sferza addosso facendomi irrigidire e infreddolire.
Forse non è stata poi un'idea intelligente farla uscire qui fuori per parlarle, per aprire il mio cuore e mostrarle ogni mio demone interiore, ogni paranoia avuta nel corso di tutte queste notti in cui, oltre ai pensieri, alla paura, si è confermata la voglia di condividere di più con la persona che adesso se ne sta ad occhi sgranati e rossi e la mano sulla bocca.
Ci ho pensato così tanto che alla fine ho dimenticato totalmente ogni discorso scritto nella memoria che, di fronte a lei ha solo fatto cilecca. Perché lei è in grado di farmi sbandare e perdere in un istante la rotta. Forse l'ho trattata male e dopo oggi me la farà pagare ma sono pronto ad accettare ogni sua risposta; anche se mi piacerebbe tanto che questo momento fosse come l'ho immaginato.
Iris non parla ancora, sembra in uno stato di forte emozione. La capisco, il mio cuore sta per scoppiare dal petto mentre la tensione si innalza ancora tra di noi che continuiamo a fissarci.
Deglutisco, sento il sudore freddo sulla fronte e lo stomaco aggrovigliarsi insieme a quei pensieri che continuano ad attraversarmi la mente fino a rendere tutto un posto caotico e invivibile.
«Io non lo so se riuscirò a vivere senza di te dopo oggi. Non so se riuscirò a svegliarmi senza vedere il tuo bel viso, quell'espressione serena dipinta in volto. Non so se riuscirò a fare a meno delle tue labbra, della tua bocca così dolce che amo anche quando non sa come mentire ma ci provo lo stesso e mi distrugge immaginare di non potere più sentire la tua voce, il tuo sapore dentro la mia bocca. Mi hai fatto innamorare a morte, perché ti amo così tanto da morirne dentro. Tu mi fai sentire così vivo che ho paura di potermi sentire spento, morto dentro senza di te. Non esisterà mai altro sguardo in cui potrò sentirmi a casa perché solo tu riesci a farmi sentire nel posto giusto. Quindi se non te la senti, se non sei pronta o... se non vuoi avermi nella tua vita come tuo compagno, non illudermi e dimmi di no. Ma se al contrario il tuo cuore ha bisogno di emozioni forti per zittire quei pensieri che ti devastano e ti impediscono di vivere, di essere felice, allora buttati e dimmi di sì. Ma fallo per sempre.»
Mi alzo posandole sul palmo l'anello. «Io sono sicuro e ti ho detto di si sin dal primo istante in cui ci siamo incontrati e scontrati. Forse non te ne sei accorta e credimi, non l'ho premeditato. Per me è sempre stato un sì, Iris.»
Premo la fronte sulla sua. Chiudo gli occhi, le poso un bacio delicato tra le sopracciglia dove gli si è appena formata una linea. «Pensaci», sussurro roco e dandole le spalle mi sposto in casa, scendo in camera dove entro in bagno e per scaldarmi mi infilo dentro la doccia aprendo il getto caldo. Rimango qui dentro per un tempo apparentemente lungo, lasciandomi divorare dai pensieri.
Ho fatto la cosa giusta? L'ho turbata o spaventata? E se mi dice di no? Ho rovinato tutto?
Stringo un pugno e poi lo picchio contro le piastrelle grigie e nere opache. «Cazzo!», urlo.
Chiudo il getto girando la manopola argento ed esco dal bagno avvolto da un accappatoio, accompagnato dalla condensa. Strofino l'asciugamano sulla nuca e i capelli mentre entro in camera.
Qui non c'è nessuno e il mio cuore perde un battito mentre i miei occhi intercettano qualcosa sul letto.
Mi avvicino a passo pesante. Quando vedo l'anello perdo il fiato e poi chiudo la bocca incanalando tutto quello che riesco a contenere dentro.
Avanzo fino a notare sul piumone bianco e color tortora un biglietto. Lo sollevo cercando di mettere a fuoco quello che c'è scritto mentre i miei occhi si riempiono di lacrime e bruciano come mai in tutta la mia vita. Non oso immaginare, non oso pensare, perché questo momento mi sta distruggendo.
"Sei il mio buco nero, ricordi?"
Corrugo la fronte e mi volto. Sulla soglia c'è un altro biglietto. Stringo l'anello in mano e raggiungo la soglia, prendo il pezzo di carta e leggo ancora sempre più agitato e adesso anche tramortito da questi messaggi apparentemente criptici. Perché con Iris può essere una cosa positiva come negativa. Con lei non sai mai cosa succederà a breve.
"Sei la mia catastrofe, ricordi?"
C'è una freccia che porta lungo il corridoio. Un biglietto si trova sul mobile di legno proprio sotto la lampada.
"Sei una bella persona, ricordi?"
Tiro su con il naso raggiungendo le scale. Non c'è un biglietto ma una foto. La sollevo e dalla mia bocca sfugge un singhiozzo. Non posso crederci. E questa? Quando l'ha fatta sviluppare? Giro la foto, la prima che ci siamo fatti insieme, eravamo al mare.
"Io e il mio nemico preferito. Olio su tela."
Sorrido e strizzo le palpebre. Salgo di corsa le scale, raggiungo la vetrata che conduce al balcone e qui mi fermo perché trovo un post-it attaccato alla maniglia.
"Aprimi", leggo ad alta voce. Sotto ce n'è un altro.
"Raggiungimi.
Prendimi.
Portami via."
Apro la porta, anzi la spalanco come un pazzo indemoniato che non ha ancora capito niente e rimango impalato sulla soglia mentre la guardo. Se ne sta dentro la vasca idromassaggio, mi dà le spalle e sembra assorta. Mi spoglio rischiando di cadere con la fretta che ho di raggiungerla ed entro nella vasca. «Non credo di avere capito», sussurro fissando come lei il panorama mentre la notte cala su di noi con le sue brillanti stelle, la luna ad illuminare intorno con il suo tenue pallore, la neve ben visibile e le luci del paesino che sembrano piccole lucciole intermittenti.
Iris non si volta, mi lascia in sospeso per un tempo apparentemente lungo. Un po' me lo merito, per essere rimasto in silenzio per ore, per non averla trattata come merita.
Mi sistemo dietro di lei mettendole sotto il naso l'anello. «Si o no?»
Fremo mentre si volta. Guarda l'anello poi me. Mi incatena dopo avermi incantato e mi scava dentro una voragine. «Ti dico no perché sei come un buco nero, risucchi dentro tutto quello che ti circonda, compresa me. Ti dico no perché sei un bastardo egoista, uno stronzo egocentrico. Ti dico no perché non sei in grado di fermarti. Ti dico no perché corri senza mai aspettarmi. Ti dico no perché sei già un pessimo fidanzato, figuriamoci un marito. Ti dico no perché lo stai facendo per egoismo. Ti dico no perché lo stai facendo per vincere contro un'altra persona...», inizia.
Il mio cuore si ferma. Sto per sentirmi male. Ha ragione su tutto questo. Mi conosce. Lei sa tutto di me. Sa anche quello che non so io perché mi vede. Lei si è accorta di me quando ero solo un trattino in mezzo alla bella punteggiatura.
«Ho tantissime ragioni per dirti di no. E credimi, potrei usare qualsiasi scusa per scappare, perché diciamocela chiaramente sei letteralmente squilibrato. Ma farei solo male a me stessa perché ti amo e perché sarebbe come strappare quel filo che ci tiene legati. Pertanto mi aggrapperò all'unica ragione per cui il mio cuore ti urla di sì...», sussurra così piano che stento a capire quello che sta dicendo. «Ti dico sì perché ti amo ed è l'unica ragione che conta.»
Schiudo le labbra. Porto la sua mano sul mio petto e lei mi sorride. «Mi hai detto sì?», chiedo ulteriore conferma prima di comportarmi da pazzo che ha appena ricevuto la più bella risposta della sua vita.
Annuisce. «Ti dirò sempre di sì, Hunter. Te lo dirò nonostante la paura, il pericolo e tutto il resto perché voglio stare insieme a te.»
Chiudo gli occhi appoggiando la fronte sulla sua. Le infilo l'anello sull'anulare che adesso si trova insieme a quello con il cuore di plastica che non ha mai tolto e lascio uscire un sospiro. «Non lo toglierai più.»
Le sue dita si posano sotto le mie palpebre e mi accorgo di essermi lasciato prendere dall'emozione, di essermi sciolto come cera a contatto con il calore. Mi asciuga delicatamente quelle lacrime che ho lasciato andare, che le ho permesso di vedere e non mi prende in giro ma, nonostante questo, distolgo ugualmente lo sguardo passando la mano sul viso e quando cerca di farmi voltare la bacio.
«Sai che questo per me significa essere già sposati?», domando sfiorando l'anello.
Le sue mani sul mio petto si spostano sul mio collo. «Facciamolo. Non voglio nessuna stupida cerimonia, nessuno spreco. Mi basti tu.»
Sorrido come uno stupido. «So chi può sposarci», dico in fretta provando ad uscire dalla vasca. «Che c'è, già ti tiri indietro?»
Iris mi ferma. «Dici davvero?»
Non sembra spaventata o altro. La cosa mi rincuora.
«Si, vieni», l'aiuto ad uscire e a scendere dalla vasca idromassaggio, prendo i biglietti e la foto poi la copro con l'accappatoio e insieme scendiamo di sotto in camera. «Quando le hai fatte sviluppare queste foto?»
Mette le mani dietro la schiena. «Qualche giorno fa. Volevo riempire almeno un album di ricordi positivi.»
L'emozione che sento è troppo forte, indescrivibile, mi risucchia via l'aria dai polmoni. «Tutti insieme a me?»
«A quanto pare...»
Inarco un sopracciglio e lei ridacchia abbracciandomi. «Stiamo per farlo davvero?», chiede in trepidazione, con un sorriso che potrebbe stendere chiunque, soprattutto me. Continuo a guardarla come la cosa più preziosa che ho. E lo è. «Tu che dici?»
«Vuoi proprio sentirtelo dire, eh?»
Ghigno. «Solo un'altra volta.»
Strofina la punta del naso sul mio. «Sì.»
Non riesco a contenermi. «Allora preparati, indossa qualcosa, perché tra poco sarai mia moglie. Intanto vado ad organizzare tutto.»
Mi ferma. «Tu sei pazzo, Hunter Ford.»
«Vuoi proprio sentirtelo dire, eh?»
Si morde il labbro. «Solo una volta.»
Mi avvicino, la sollevo dopo averla afferrata per i fianchi e averle fatto fare una giravolta. «Io sono pazzo di te, Iris Harrison.»
Non so dire quello che mi provoca dentro il suo sguardo ma so che in un attimo mi è tutto più chiaro. «Ci vediamo all'altare?»
«Sarai tu quello in bianco?»
Le strizzo l'occhio. «Mi sembra ovvio, devo mettermi in mostra.»
Ride. «Mi farò bella per te, apprezza lo sforzo. Con così poco preavviso però non aspettarti miracoli.»
«Per me puoi anche scendere come madre natura ti ha fatta, ma rischierei di finire davvero chiuso in una cella quindi fa del tuo meglio», replico e per non perdere altro tempo, mentre lei si sposta nell'altra stanza, apro l'armadio e indosso un completo elegante, quasi perfetto per l'occasione. Un paio di pantaloni neri, una camicia bianca, un gilet e una giacca damascata. Sistemo i capelli, indosso l'orologio e i miei occhi si soffermano sul bracciale che non ho mai tolto da quel giorno, da quell'incontro che mi ha stravolto la vita.
Sentendomi pronto ed euforico, mi sposto verso l'ala opposta della villa dove spero di trovare Nelson.
Raggiungo la porta della stanza dove alloggia con la moglie e busso una volta ma abbastanza forte da essere sentito. Dalla stanza non proviene alcun rumore. Aspetto e sto per andarmene pescando il telefono dalla tasca che accendo per chiamarlo quando la porta si apre ed esce proprio lui. Sta allacciando la vestaglia di un azzurro sbiadito. Quando mi vede si sente subito colto alla sprovvista.
«Signore, mi dia solo un attimo per...»
«Non è un problema. Hai ancora la licenza per sposare le persone?», vado dritto al sodo. Non dovrebbe imbarazzarsi, ho visto di peggio. Ad esempio mio nonno impegnato in attività fisica con le cameriere, oppure Issac in uno dei suoi momenti di scoperta fisica in compagnia di uomini e donne.
Nelson esita, non sa che cosa dire. «Si, signore», balbetta infine. «Perché me lo chiede?»
«Perfetto. Preparati a celebrare il matrimonio più importante e prestigioso di tutti i tempi. Sei fortunato e hai anche l'esclusiva per farci un mucchio di soldi. Dillo anche a Myrtle, sarà una testimone nel caso in cui nessuno dovesse crederci o fare obiezioni.»
Adesso mi sento agitato, mi sudano persino le mani. Nelson invece è stordito ma dopo un momento sorride guardandomi come se fossi impazzito. «Signore, ha bevuto?»
«No, non sono mai stato tanto lucido in vita mia. Ho chiesto ad Iris di sposarmi e ha detto sì. Vogliamo farlo adesso, in segreto e forse anche prima di cambiare idea. Ci aiuterai?»
«Mi preparo e arrivo», non esita, non nega, non chiede altre spiegazioni. Gli voglio bene proprio per questo.
Torno in camera di corsa. Iris adesso è in bagno. Quando provo ad entrare mi urla di non farlo. Chiude persino la porta a chiave.
«Perché?»
«Porta sfortuna. Almeno questa tradizione rispettiamola, ti prego. Smettiamola di sfidare la sorte.»
Rido. «Ok piccola, ti aspetto di sotto, in giardino, ci vediamo all'altare. Ah, e non metterci troppo o tornerò e ti prenderò di peso. E per favore, non scappare, sarebbe imbarazzante.»
«Non essere codardo, Hunter Ford», risponde.
Sorrido standomene appoggiato alla porta. Ha proprio ragione, sono io quello che se la sta facendo sotto dalla paura.
Recupero la giacca, allaccio il papillon e scendo al piano di sotto sentendomi euforico, pieno di adrenalina e, allo stesso tempo, impaurito.
Non ho mai pensato al matrimonio o ad una vita da passare insieme a qualcuno; ma da quando conosco lei, ho rivalutato ogni cosa e adesso sono pronto a tutto.
In giardino, in breve, si crea un certo caos. Faccio sistemare delle luci natalizie pallide intorno ad un albero insieme a delle lanterne che, faccio disporre ai lati di un lungo tappeto al centro esatto del prato sulla quale vengono sparpagliati dei petali e aspetto facendo avanti e indietro, strofinandomi le mani, mordendomi il labbro e l'interno di una guancia fino a sentire il sapore del sangue in bocca.
Nelson arriva insieme a Myrtle molto emozionata. Mi abbraccia con affetto. «Finalmente!», esclama.
È la prima volta che si spinge a tanto. Poi dando un bacio sulla guancia al marito dice: «Vado a vedere come sta la sposa e se ha bisogno di aiuto», si dilegua forse per lasciarmi da solo con il mio amico che, sembra ansioso e nervoso quanto me. Ad un certo punto posa una mano sulla mia spalla. «Sono fiero di voi, signore. Ottima scelta.»
«Sono nervoso. Prima stavo facendo un gran casino. Sono un disastro. Non me la merito una persona così speciale ma continuo ad essere egoista.»
«Ha risolto?»
«Penso di sì. Insomma, non è scappata e mi ha detto di sì.»
«Allora ha fatto la cosa giusta. Adesso si rilassi e si goda questo momento. La signorina Iris stravede per lei. Per quanto riguarda l'aspetto pratico, non avete gli anelli quindi sarò breve, ma possiamo ripetere l'esperienza quando e come volete, magari organizzandoci meglio in futuro e con largo preavviso.»
«Penso sia perfetto così ma se lo vorrà lo rifaremo.»
Quando Iris esce dalla porta secondaria, rimango spiazzato mentre un forte calore mi si forma sul petto e il cuore accelera senza controllo.
Mio Dio quanto la amo!
Iris è bellissima. Sorrido come uno stupido notando il vestitino bianco e le scarpe di tela. È quello che ha indossato il giorno del funerale di mio nonno. Come dimenticare quel momento?
Avanza tenendo in mano un mazzo di fiori, guarda ovunque con occhi limpidi e carichi di emozione, mentre Myrtle la guida verso di me prima di mettersi accanto a Nelson. Le prendo le mani portandole alle labbra per un bacio. «Wow», sussurro. «Pensavo ti vestissi di nero. Non dovevo essere io quello in bianco?»
Ride scuotendo la testa. «Lieta di averti sorpresa, signor Ford.»
«Non abbiamo deciso come chiamarci.»
Nelson schiarisce la voce. «Mettetevi qui.»
Ci sistemiamo davanti a lui.
«Volete dirvi qualcosa prima?»
Neghiamo entrambi. «Procedi pure. Spenderemo due parole in privato tra poco.»
«Bene. Siamo qui riuniti per celebrare il sacro vincolo del matrimonio tra questi due ragazzi che si amano e intendono sposarsi di nascosto dalle loro famiglie, in parte anche per vendicarsi con loro per averli costretti a stipulare un accordo per mantenere la ricchezza. Scherzi a parte, tu Hunter Ford, vuoi prendere come tua sposa Iris Harrison, amarla e onorarla, sempre e per sempre?»
«Si, ora, sempre e per sempre», dico con voce tenue.
«E tu, Iris Harrison, vuoi prendere Hunter Ford come tuo sposo, sopportarlo e supportarlo, sempre e per sempre?»
«Si, ora, sempre e per sempre», dice senza aspettare, senza prendere un respiro.
Nelson e Myrtle sorridono. «Con il potere conferitomi dallo stato io vi dichiaro marito e moglie. Adesso puoi baciare la sposa e smettere di nasconderti, perché lo sappiamo tutti che la ami e a quanto pare sei anche fortunato perché lei ama te.»
Sorrido poi mi avvicino ad Iris e la bacio.
Percepisco la sua pelle così vicina, la pressione delle nostre mani che si sfiorano, delle nostre bocche che si toccano. Un forte calore si diffonde penetrando nelle vene, nelle ossa, nell'anima provocando qualcosa di sconosciuto e mai provato sulla pelle. Intorno a noi ogni singola cosa scompare. Quello che è certo sono le nostre labbra premute le une sulle altre e quel desiderio tramutato in realtà.
Ci siamo baciati tanto, ma mai come adesso. Ed io sono sicuro che questo sarà sempre e solo l'unico bacio che ricorderò sino alla fine dei miei giorni. L'unica traccia simile ad una carezza sul cuore in mezzo a tutto questo inferno che aleggia intorno a noi.
I due applaudono. Credo di avere visto Nelson emozionarsi e asciugarsi velocemente le lacrime. Abbraccio Iris mentre lo guardo. Lui ricambia orgoglioso, così fiero da farmi sentire amato. Avvicinandosi mi stringe una spalla dando una carezza affettuosa ad Iris. «Quando saremo a Miami firmerete i documenti per rendere tutto ufficiale. Trovate anche degli anelli, mi raccomando.»
Annuiamo all'unisono poi i due si congedano e io guardo ancora la donna che adesso è mia moglie. La cosa è così assurda da farmi sentire euforico. Io, Hunter Ford, il re degli sfigati al liceo. Io, lo stronzo all'università, il bastardo ricco privo di tatto, ho sposato una donna meravigliosa che amo e, cosa più importante che ricambia.
La bacio e lei mi trattiene per prolungare il momento. «Sei bellissima.»
«Anche tu non sei niente male», sorride.
Notando che sta tremando dal freddo, la porto in casa, la prendo in braccio e la conduco in camera, qui la adagio sul piumone. «Scusa ma le tradizioni vanno rispettate», dico.
Guarda l'anello poi me e sorride. Un sorriso che le arriva dal cuore e che allevia ogni mio malumore. «È stato terribile. Ero terrorizzata.»
Rido. «Anch'io», passo la mano sulla nuca. «Adesso?», chiedo guardandomi intorno. Notando un carrello pieno, probabilmente fatto portare qui da Nelson, stappo una bottiglia di champagne e gli passo un bicchiere per brindare.
Stringe le dita sulla mia giacca tirandomi a sé dopo avere bevuto un sorso e avere posato i nostri bicchieri. «Adesso ci toccherà organizzare la nostra vita. Non vivrò nel tuo appartamento, questo lo sai.»
«Lo userò come studio, non è un problema. Mi piace stare in quella scatola da scarpe che tu chiami casa.»
«Mi stai facendo vincere facile, perché?»
«Perché adesso sei mia moglie e dovrai seguirmi ovunque, anche a cena dai miei e sopportare le mie nonne», dico scherzoso.
Impallidisce e io rido. Mi spinge. «Sei già ad un passo dal divorzio, ricordalo.»
Stringendomi la mano corre di sopra. La seguo inebetito. «Sai, la prima notte di nozze si dovrebbe passare a letto.»
«Le persone normali e noiose la passano così, ricordalo. E noi non lo siamo. Abbiamo fatto tutto al contrario, possiamo continuare a farlo per un altro po'.»
Sollevo l'angolo del labbro mentre usciamo sul terrazzo. «Quindi che facciamo?»
Si avvicina con le mani dietro la schiena. «Come vuoi passarla la nostra prima notte insieme da sposati?»
Guardo le stelle. «Se vuoi te lo mostro», le sussurro.
«Si.»
Mi avvicino. Le sfilo via il vestitino proprio come avrei voluto fare la prima volta che gliel'ho visto addosso. È già a piedi nudi e le sue mani stanno sfilando via la mia giacca e il gilet, sbottonano la camicia e infine i miei pantaloni. Il tutto nel suo modo sensuale di sempre. La sollevo facendola entrare in acqua e lei si immerge per scaldarsi aspettandomi poi guarda il cielo indicando le stelle. «Ci siamo sposati sotto queste stelle, tanti desideri nascosti, lontani.»
«Uno si è appena realizzato», mormoro sistemandomi dietro di lei. Si adagia su di me quando mi metto comodo e la circondo con le braccia mentre come una bambina, con il naso all'insù continua a fissare quei punti luminosi sulle nostre teste.
Annuso la sua pelle. Ha una nuova fragranza. Sembra crema solare. Bacio fino alla spalla. «Credi che si arrabbieranno i nostri genitori?»
«Quando gli diremo dopo sei mesi che ci siamo già sposati? Oh si, ci sarà proprio da divertirsi», ghigno. «Voglio proprio vedere la faccia di mio padre e quella di mio fratello contorcersi dalla furia. In fondo sarà bello vederli pieni di paranoie e pensieri su come salvare il patrimonio che è già nelle nostre mani. È tutto nostro, Iris, ma loro lo vogliono per sé.»
«Quindi li faremo disperare un po' prima di dargli quello che vogliono? Possiamo sempre vendergli tutto. Se lo vogliono gli toccherà comprarlo, no?»
«Esatto, ottima idea.»
Ci capiamo al volo io e lei. Gioca con la mia mano mentre permette all'altra di vagare sul suo ventre. «Hai pensato a come passare la nostra prima notte di nozze insieme?»
Le bacio sotto l'orecchio. «Abbiamo due opzioni.»
«Quali?»
«Opzione uno», la mia mano scivola dentro i suoi slip cogliendola di sorpresa. Mugola. «E la seconda?», chiede in affanno.
La faccio spostare verso il bordo, di spalle, mi premo addosso a lei sfiorandole il bordo degli slip e muovo i fianchi. «Potrei prenderti così. Voglio farlo da tanto.»
Si volta e mi circonda il collo con le braccia. Le sue gambe mi avvolgono mentre cerco la sua bocca. «Puoi...», sussurra.
«Posso?»
Mi morde il labbro e sfugge quando provo ad accontentare e ad assecondare il suo gioco. «Puoi...»
Le sbottono il reggiseno. Abbasso le spalline e lei schiude le labbra prima di liberarsene lanciando il tessuto fuori dalla vasca. Si spinge su di me e con uno strattone tira giù i boxer lasciando libera la mia erezione che guarda divertita. Lecca le labbra e mi eccito di più. «Stai giocando sporco.»
«Chi ti dice che sto giocando?»
«Nessuno, impressione mia. Che cosa vuoi, Iris?»
Avvicina le labbra alle mie. «Mio marito?»
Fremo e spingendola all'angolo le tolgo quei dannati slip bianchi. Nella foga per poco non li strappo e lei ride avvicinandomi a sé mentre mi sistemo tra le sue gambe facendo sfiorare i nostri corpi. Le attacco con baci il collo e lei inarcandosi mi permette di spingere e con un colpo di reni farla mia. «Qui dentro ci sarò solo io?»
Mugola. «Si», soffia accaldata mentre mi muovo tenendola ferma, impedendole di fare movimenti bruschi. «Solo io?»
«Si.»
Mi piace quando non esita e non mi allontana. Mi piace quando si lascia andare, accantona la paura e mi fa perdere insieme a lei. Le mordo la spalla quando riesce a muovere i fianchi facendomi arrivare un po' più a fondo e sfregarmi contro di lei che piega la testa indietro rimanendo ad occhi chiusi. Mi eccito e sempre più spinto dalla voglia le divarico le cosce e mi avvicino a quel punto sensibile del suo corpo che la fa sussultare, agitare e poi contorcere dal piangere che le sto offrendo.
«Non abbiamo organizzato niente, siamo un disastro», ansima lasciandomi fare.
Le riempio ancora il collo di baci mentre lei con la sua mano tiene fermo il mio per mantenersi in equilibrio.
«Facciamolo adesso», le sussurro affondando piano, così piano da farle inarcare la schiena e trattenere il fiato.
«Abbiamo detto che... starai da me?»
«Possiamo anche prendere un'altra casa. Ma se ti senti più a tuo agio lì, ci starò volentieri.»
Emette un breve urlo e mi fermo facendola lamentare. «E con i tuoi indumenti, le tue cose...»
«Ho tutto quello che mi serve qui», dico indicandomi.
Ride e mugola quando torno a muovere i fianchi. «Lavorerò anche fuori e tu non me lo impedirai...», stringe le dita sulle mie spalle.
Ha le guance rosse, le labbra serrate tra i denti e il corpo smanioso di essere toccato. Abbasso il viso baciandole il seno. «Andrai ancora alla mensa dei poveri a distribuire pasti?»
«Si», ancora una volta non esita.
«Bene. Mi permetterai di venire con te?»
«Vuoi...», non riesce a parlare è sempre più persa.
Mi si spinge addosso e mi bacia muovendosi, facendomi impazzire. Mi coglie alla sprovvista e mi fermo ad osservarla mentre prende quello che adesso vuole.
Affondo il viso in mezzo al suo seno e lei geme divaricando appena le gambe prima di stringerle e farmi premere così a fondo da non trattenermi più. Risalgo con la bocca e lei è pronta ad accogliermi. Scivolo via e si lamenta, tenta di trattenermi ma scuoto la testa. «Le tradizioni sono tradizioni...»
Esco dalla vasca porgendole la mano. Lei si abbraccia un momento prima di seguirmi coperta da un asciugamano.
La prendo in braccio e scendiamo nella nostra stanza. Chiudo la porta con una spinta del piede e avvicinandomi al bordo del letto la faccio scivolare sul piumone. Tiro le sue gambe verso di me, slaccio il tessuto morbido al tatto lasciandolo aperto davanti e lasciando cadere il mio a terra, rimanendo in piedi, torno dentro di lei che trova piacevole questa nuova posizione. Stringe le cosce quando c'è troppa pressione e tensione ed io comprendo al volo di dovermi muovere.
«Verrai alle riunioni di famiglia con me?»
«Possiamo trattare per quelle», sorride.
«E alle feste di lavoro in qualità di mia moglie e compagna di vita?»
«Solo se mi vuoi lì con te per gongolarti», mi prende in giro.
Conosce ogni mio punto debole ma non lo usa mai per farmi del male. In questo momento lo sta facendo perché sa quanto mi piace quando risponde senza timore.
Stringo i suoi fianchi. Il mio corpo ormai si muove in automatico ma per non perdermi mi sto aggrappando a tutto.
«E tu... verrai con me a raccogliere fondi?»
Gemo. «Si.»
«Anche se dovessi farti indossare una maglietta stupida?»
«Si. Se ti serve il mio corpo da mettere in mostra per guadagnare qualcosa in più da quegli stronzi ricchi possiamo sempre trattare...»
Sorride avvicinando il mio viso. «Che cosa vuoi in cambio?»
La faccio mugolare, ansimare e poi gemere. «Questo pagamento andrà bene.»
Ride poi si morde il labbro graffiandomi la schiena. «Va bene...»
Mi abbasso e placcandola muovo i fianchi con maggiore forza. Lei ha uno spasmo e si avvinghia cercando di non cedere. Resiste e quando sento di non potercela più fare, le bacio le labbra. Lei capisce e chiudendo gli occhi si libera dal piacere mentre l'incendio che ho dentro si scatena e mi dimentico di tutto perdendomi dentro di lei.

La sensazione che provo quando apro gli occhi è piacevole, del tutto nuova. Mi sento rilassato, così tanto da non essermi neanche reso conto del sonno profondo in cui sono piombato. Sono stati giorni pesanti, giorni in cui ho messo sotto stress il mio corpo, la mia mente. Quello che ho fatto per liberarmi della tensione è stato utile per sbarazzarmi da ogni problema.
Un rumore di posate che cozzano sui piatti mi fa sollevare la testa. I miei occhi vengono feriti dalla luce e vagano in fretta dentro la stanza fino a raggiungere il piccolo soggiorno con i divani posti dinanzi al camino acceso che scoppietta allegramente. Seduta con un piede sotto il sedere, avvolta in un asciugamano, con un turbante intorno alla testa, c'è lei.
Mi alzo infilandomi i boxer puliti e la raggiungo. Lei mi sorride riempendo subito una tazza di caffè per me. Prima di prenderla le rubo un bacio sulla tempia. «Hai fatto la doccia senza di me», dico roco mettendo il finto broncio.
Si stringe sotto il tessuto percependo anche lei quei brividi che, non smetteranno mai di attraversarci e coinvolgerci. «Volevo prepararti la colazione e trovandoti ancora addormentato ne ho approfittato per fare una doccia. Così non perderemo tempo e non ci distrarremo. In programma abbiamo tante cose belle da fare oggi.»
Mi piace quando è di ottimo umore. Ancora di più mi piace quando sa quello che vuole e quando prende tutto positivamente nonostante il momento non sia propriamente dei migliori.
Le circondo il fondoschiena con un braccio. «Anche se mi dispiace non avere fatto la doccia con te sono felice di averti trovata in camera.»
Sorride in modo dolce avvicinandomi alle labbra un pezzo di toast. «Siamo in luna di miele, godiamocela prima di tornare a Miami ad affrontare quello che abbiamo lasciato. A proposito, il tuo telefono continuava a vibrare quando sono andata a recuperare i nostri vestiti.»
Bevo un lungo sorso di caffè. «L'ho acceso ieri ma non ho controllato niente. Per ora non ci sono per nessuno, solo per te.»
Le passo l'altro pezzo di toast e la guardo mangiare voracemente. Un altro aspetto che amo di lei. Cazzo si, adesso posso dirlo, posso urlarlo al mondo che amo questa donna e che ha scelto me. Le bacio il collo prima di alzarmi. «Cara mogliettina, vado a fare una doccia. Se vuoi unirti alla festa... ti aspetto lì dentro», le strizzo l'occhio avviandomi alla porta. Mi volto guardandola con malizia e lei tiene la tazza tra le mani. Dopo un istante alza gli occhi al cielo e scendendo dal divano con una risata giocosa mi raggiunge. «Solo due minuti», dice allegra.
«Me li farò bastare», rispondo prontamente.
Abbiamo bisogno di sentirci interi, meno soli, capiti, amati. Abbiamo bisogno di qualcuno che sia in grado di ammazzare la tristezza che ci portiamo addosso come una colpa da espiare, insieme alla paura di non essere abbastanza. Abbastanza forti. Abbastanza sicuri. Abbastanza. E, quando non ci credi più, quando senti di non averne bisogno, di non crederci neanche, un bel giorno però arriva. L'amore ti raggiunge come un temporale estivo, come una catastrofe e spazza via ogni traccia di dolore che tieni dentro da tanto, troppo tempo. L'amore arriva e non è come lo avevi immaginato o previsto, perché non è un sentimento semplice da gestire. Non è una cura, ma è un cerotto in grado di coprire le vecchie ferite. Allo stesso tempo è in grado di provocarne altre più profonde. Ma arriva. Arriva e ti porta fuori di testa, di strapazza il cuore, ti riempie gli occhi, ti graffia l'anima fino a riempirti di sensazioni ed emozioni ingestibili. Arriva e ti fa sentire come un ubriaco, privo di controllo ed inibizioni. Arriva e riempie quei silenzi, genera caos. Ti scombussola. Ti fa sentire altrove.
E tu stupido incapace, pur avendo paura di rimanerci secco, ti lasci coinvolgere e ti butti in questa folle avventura. Ami.

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