5 - Verità
Il silenzio domina in tutta la cucina. Ci siamo tutti riuniti attorno al tavolo, ma nessuno di noi osa proferire parola e ciò mi rende terribilmente nervoso. Okay, ammetto di essere un lupo solitario, ma questo è un problema che mi riguarda e che è stato insabbiato dalla mia famiglia, perciò pretendo una risposta!
«Cominciate a parlare» incalzo con impazienza, fissando a uno a uno i miei genitori e la nonna. Loro ricambiano il mio sguardo con un'espressione sorpresa: non si aspettavano certo un approccio "violento" da parte mia, conoscendo il fatto che sono sempre quello più introverso.
«Franci, capisco la tua confusione, ma-»
«Mi stai facendo venire l'uggia, babbo! Smettila subito di inventare delle stupide scuse e dimmi subito la verità! 'Un voglio sentire altre storie: voglio avere risposte. Adesso!»
Lo interrompo a metà frase, completamente disinteressato a sentire un'altra delle scuse che ha continuato a rifilarmi per un mese a questa parte, e gli rispondo in modo aggressivo, alzandomi dalla sedia e sbattendo le mani sul tavolo.
Mentre dico queste parole, sento una potente scossa invadere il mio corpo, come se ogni fibra del mio essere stesse vibrando dopo aver ricevuto una grandissima quantità di energia.
«Adesso calmati subito,» cerca di ragionare mia madre, «ti spiegheremo tutto, caro. Abbi un po' di pazienza...»
Lo sguardo della mia mamma è addolorato, come se un coltello le avesse trafitto lo stomaco, e noto che i suoi occhi sono leggermente lucidi. Mi dispiace aver alzato il tono di voce – so molto bene che mia madre è una donna affettuosa, ma anche timida e molto emotiva – ma la mia brama di risposte oscura completamente il leggero senso di colpa che sento dentro.
«Credo che sia meglio cominciare a raccontarti la storia, ma dobbiamo partire dall'inizio» sentenzia la nonna, facendo un semplice gesto con le dita che mi fa cadere goffamente sulla sedia.
«Più di duemila anni fa, nel sud della Francia, c'era un piccolissimo villaggio, il cui nome è stato dimenticato da molto tempo. Gli abitanti erano delle persone molto potenti: si trattava di una grande comunità di streghe.»
«Streghe? Stai scherzando, vero?» domando sgranando gli occhi. Le streghe non esistono e quelle che si credono tali sono delle semplici ciarlatane che usano i loro presunti poteri per poter ottenere grandi somme di denaro dagli ignari clienti.
«Fammi finire e non interrompere! Sto raccontando una storia!
Queste streghe erano molto potenti: erano conosciute per aver creato numerosi talismani in grado di aumentare il proprio potere, ma ogni medaglia ha due facce...
«Erano famose per la loro grandissima maestria nelle arti oscure. Per farla breve, hanno praticamente inventato la Magia Nera» dichiara Cordelia, aprendo il pacchetto di Winston e portando una sigaretta alla bocca. Prende una scatola di fiammiferi e, dopo averne acceso uno, avvicina la fiamma alla punta del cicchino, cominciando ad aspirare un po' di fumo.
«La Magia Nera, unita a quella Tradizionale, era pericolosa: chiunque fosse stato in grado di padroneggiare entrambe avrebbe avuto un potere così grande da poter modellare il mondo a proprio piacimento.»
Sono sempre più basito: stento a credere alle parole che mi sta dicendo la nonna, ma, dopo tutto quello che mi è successo in questo mese, forse c'è un fondo di verità sotto. In silenzio, fisso la nonna aspirare grandi boccate di fumo, che vengono poi espulse dalla bocca con un soffio. Mi rivolgo poi ai miei genitori e noto lo sguardo preoccupato di mia madre e quello scocciato di mio padre. So bene che vorrebbe tenermi nascoste tutte le informazioni che mi sta raccontando la nonna, ma ormai non si può tornare indietro.
«Le altre streghe, però, sentirono che il pericolo stava per arrivare. I segni che la Natura stava inviando erano numerosi, così decisero di intervenire per fermarli: li maledirono con quella che viene chiamata "Marchiatura", grazie a cui riuscirono a privare loro la connessione con la Terra e, assieme ad essa, resero la loro Magia più debole.
«Per colpa della maledizione, tutte le streghe di quella comunità si disperarono, ma l'Antenato – così viene chiamato il loro capo – trovò un modo per poter continuare a praticare: grazie al potere di tutti loro, egli creò il Piano Ancestrale, il luogo dove le streghe consacrate dalla Magia Ancestrale possono continuare a vivere sotto forma di spiriti.» Cordelia fa una pausa, spegnendo la sigaretta nel posacenere e reclinando la testa all'indietro, ancora assorta nei suoi pensieri.
«Dopo la creazione del Piano Ancestrale, le streghe maledette ricominciarono a praticare una forma di magia più debole di quella Tradizionale, ma più imprevedibile. Coloro che praticano la Magia Ancestrale vengono chiamati "Marchiati", visto che sulla fronte possiedono una voglia a forma di stella» spiega la nonna, scostando i capelli e mostrando il segno da lei descritto.
Deglutisco sonoramente, sgranando gli occhi dalla sorpresa. La rivelazione mi ha colpito in pieno, proprio come se io fossi un gatto e mi trovassi in mezzo all'Aurelia, e non posso fare a meno di balbettare: «Quindi... io... noi... siamo-»
«Streghe» risponde mio padre, anche lui impegnato ad aspirare dalla sua Marlboro rossa. Nei suoi occhi riesco a leggere disappunto e timore, come se avessi appena aperto lo scrigno di Pandora.
«Ho sperato invano di poterti nascondere la verità sul mondo soprannaturale, ma, a quanto pare, ho fallito» aggiunge avvilito.
Il mio sguardo cambia all'improvviso e, dalla sorpresa, passo alla rabbia più pura, una che non credevo mai di poter provare.
«E non hai mai pensato che forse avrei il diritto di sapere la verità sulla mia famiglia e sulle sue origini?! Questo non è un problema nella tua fabbrica e non riguarda solo te, ma riguarda tutti noi!» urlo infuriato, stringendo i pugni con tanta forza da sentire le unghie affondare nel palmo della mano. «Non sono un bambino piccolo e tu, in qualità di uomo che vive nel ventunesimo secolo, non hai il diritto di crederti il pater familias che decide qualsiasi cosa! Ma soprattutto, non riesco a credere che né te, mamma, né te, nonna Delia, abbiate provato a dirmi cosa succede davvero!»
Mi alzo dalla sedia e corro in camera mia, sbattendo la porta alle mie spalle. La chiudo a chiave e, dopo averla barricata con una poltrona e qualche sedia, mi butto sul letto e comincio a urlare contro il cuscino, che attutisce il suono delle mie grida. Non riesco a credere che la mia famiglia mi abbia mentito per tutti questi anni... ero convinto di potermi fidare di loro, ma, a quanto pare, non è così.
Mi giro in posizione supina e fisso il soffitto, ancora immerso nei miei pensieri, mentre sento Sonic correre dentro la sua ruota; sorrido pensando a come sia fortunato il mio piccolo animale domestico, visto che non ha gli stessi affanni e le preoccupazioni che mi affliggono.
Mi alzo dal letto, ma, all'improvviso, sento una forza invisibile premere sul mio petto, impedendomi qualsiasi movimento dal collo in giù.
Giro la testa e, con sorpresa, noto che i miei genitori e la nonna mi stanno guardando e, nel mentre, tengono le loro mano chiuse a pugno, puntate verso di me.
«So che stai per chiederci come abbiamo fatto,» comincia Cordelia ridacchiando leggermente, «e ti dico solo che sarà una delle cose che ti insegneremo.»
«Cosa ti fa pensare che io voglia impararle?» ribatto contrariato, sbuffando a causa della loro presa.
«Sei davvero così disposto a scoprire la verità? Vuoi le risposte che cerchi? Bene. Nonostante io sia estremamente contrario a praticare la magia in questa casa, dopo il vampiro di oggi credo sia necessario che tu apprenda almeno le basi della Magia Ancestrale,» spiega mio padre con un fil di voce, «ma non aspettarti chissà che diavolerie. Non sono abbastanza potente da fare certi incantesimi, ma me la cavo in inflizione del dolore e telecinesi, per non parlare della Magia Connettiva.»
«Io posso insegnarti a preparare le pozioni» interviene mia madre, che era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
«E io ti insegnerò... molto altro» taglia corto la nonna facendo spallucce.
Sento la loro presa allentarsi fino a scomparire del tutto e, finalmente, sono libero di muovermi. Mi metto in piedi e li fisso uno ad uno, poi comincio a parlare: «Avete aspettato diciassette anni per dirmi la verità... che non so neanche se sia affidabile o meno, ma mi sento più sollevato ora che so di non essere pazzo... ma ho ancora molte domande da farvi.»
I miei familiari si guardano tra di loro, per poi porre la loro attenzione su di me, e mi decido a rivolger loro le domande che mi tartassano: «Per prima cosa, voglio sapere che cos'era quel coso che mi ha attaccato e perché non ho due buchi all'altezza della giugulare» domando incrociando le braccia al petto.
«Un vampiro... e ti abbiamo fatto bere il suo sangue, poiché esso ha proprietà curative» spiega la mamma.
«Mi state dicendo che... esistono pure i vampiri?!» domando sbalordito sgranando gli occhi e rimanendo a bocca aperta.
«Poi cosa mi direte? Che esistono anche le fate e gli unicorni?»
«Non essere stupido, figliolo,» rimbecca mio padre, «ma adesso basta con le domande. A partire da domani, cominceremo subito con l'insegnamento. Immediatamente dopo la fine della giornata scolastica, tornerai a casa e ti insegneremo la magia per quattro ore nel pomeriggio. Durante la settimana, verrai seguito dalla mamma e dalla nonna; nel weekend, invece, sarò io a occuparmi di te.»
Annuisco leggermente, ancora scosso da tutte le informazioni che mi sono state appena dette, e cerco di rimanere impassibile nonostante l'enorme turbinio di emozioni che sento dentro.
«Ricordati sempre una cosa,» interviene la nonna, «la Magia Ancestrale non è una passeggiata. È imprevedibile e pericolosa, per cui fa' sempre attenzione agli incantesimi che lanci.»
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro