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16 - Alleanza

«Cosa intendi con "far rinascere la nostra Congrega"? Ne avevamo una? E che fine ha fatto?» tempesto i miei genitori con domande che spero abbiano risposta.

«Francesco... non ti abbiamo detto tutta la verità» confessa mamma, scostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Come sempre» commento contrariato, roteando gli occhi e sbuffando infastidito.

«Fra, non te l'abbiamo detto perché pensavamo non fosse importante» tenta di far luce il babbo, lasciandomi più dubbi rispetto a prima. «Noi Marchiati avevamo una Congrega, ma si è sciolta subito dopo che... ecco...»

«Dopo che tuo nonno è stato bruciato sul rogo. Da allora abbiamo smesso di riunirci» interviene la nonna, accarezzando la schiena di mio padre per tranquilizzarlo.

«Nonno era il capo?» domando cercando di far luce sulla questione.

«Sì, lo era, poi gli Ancestrali hanno nominato un successore... me» rivela il mio babbo.

Come?!

No, non ci credo!

Lui è il Re dei Marchiati e non l'ha mai detto? E meno male che non bisognava più avere segreti, penso furioso.

«E quando avevi intenzione di dirmelo? Tra altri diciassette anni?!» lo prendo in giro sarcastico, fulminandolo con lo sguardo.

«Non rivolgerti a me con questo tono, Francesco!» esclama irritato. «Ormai non ha più importanza, la Crongrega si è dissolta.»

«Non ha importanza?! La ha e te me l'hai tenuta nascosta, come hai potuto?!» ribatto incazzato, cercando di tenere a bada la magia che scorre violenta in tutto il corpo. «Credevo avessi finito con segreti e bugie!»

«Non ti ho mentito!» ribatte lui puntandomi i suoi occhi glaciali. «A cosa ti sarebbe servito sapere? Un re senza regno non è un re!»

«Basta!» irrompe la nonna urlando, zittendoci entrambi. «Questo battibecco finisce qui! Francesco, il babbo non te l'ha voluto dire perché era inutile saperlo. Non puoi fargliene una colpa, specie se una nostra Congrega non esiste.» Fa una pausa, guardando poi mio padre e incrociando le braccia. «Te, invece, Toni, dovresti darti una calmata e non fare fuoco e fiamme per tutto quello che ti di'ano. Chiaro?»

Annuiamo entrambi, leggermente intimoriti dalla sfuriata della nonna. Non capita spesso che perda le staffe, ma quando accade... meglio correre ai ripari il più in fretta possibile.

«Cosa dovremmo fare, allora?» domando, incerto sulla situazione attuale.

«Per adesso, cerchiamo di tenere un profilo basso. Proviamo a non abusare della magia e di limitarne l'utilizzo: dobbiamo anche nascondere il Marchio come meglio possiamo, così da non farci riconoscere» ordina il babbo in tono autoritario, guardandoci e soffermandosi in particolare su di me. «Te, invece, cerca di indagare e scoprire se ci sono altri Marchiati a scuola, ma sta' attento a non farti sgamare.»

_________

Dopo aver passato il fine settimana a esercitarmi con la magia, studiare e uscire con Serena – che ha sclerato non appena le ho mostrato i miei nuovi occhi – è arrivato il momento di tornare a scuola. Dicembre è il mese che odio di più: nessun professore sa organizzarsi e quindi noi studenti ci ritroviamo pieni di compiti in classe prima delle vacanze natalizie. Ad aggiungere il danno alla beffa, inoltre, c'è il fatto che non solo non devo farmi scoprire dai cacciatori, ma anche cercare altri Marchiati in giro per la scuola e tener d'occhio Alessandro il prof vampiro.

Appena arrivo in classe, poso gli occhiali da sole sul banco, guardandomi attorno e notando che quasi tutti i miei compagni di classe sono sbalorditi. Gli unici che, invece, sembrano disgustati sono Giovanni e la sua cricca, ma decido di non dare troppo peso alla loro reazione e di aspettare che entri la prof di italiano.

La campanella suona e la lezione inizia.

«Oggi lavorerete in gruppi» esordisce la prof, subito dopo aver fatto l'appello. «Col vostro compagno di banco, dovrete scrivere l'introduzione di un testo espositivo sull'argomento "Le Radici dell'Europa" seguendo le linee guida della scheda che vi ho dato la scorsa lezione.»

Fantastico, ho Giovanni come compagno di lavoro... tra tutti e due non so chi sia peggio nei temi. Sicuramente ci sbraneremo vivi alla prima occasione.

«Begli occhi» commenta con ironia, ma senza sorridere. «So che li hai rubati, brutto bastardo. Scommetto che sei stato te a farli fuori.»

«Ti ricordo che ero cieco fino a qualche giorno fa, senza sapere nemmeno chi fosse l'artefice» spiego irritato, cercando di non farmi sentire troppo dal resto della classe. «E anche se fosse colpa mia, se lo meritavano.»

«Ti denuncerò per omicidio e la tu' vita sarà finita!» mi minaccia il biondo, fissandomi con gli occhi che mutano da azzurri a dorati.

«Te fallo e svelerò a tutto il tuo branco il piccolo segreto di tuo padre» ribatto con un sorrisetto beffardo. «In un momento di crisi come questo, non credo che uno scandalo nella comunità soprannaturale sia la soluzione adatta.»

«Di cosa stai parlando?» domanda perplesso, provando a scrivere qualcosa così da non destare attenzione.

«Non è il posto migliore per parlarne, vediamoci a ricreazione all'ultimo piano» propongo noncurante, concentrandomi sullo svolgimento dell'esercizio di scrittura.

Le ore dopo questa passano velocemente e, in men che non si dica, la campanella delle undici e un quarto suona, segnando l'inizio della ricreazione. Mi dirigo in fretta verso il luogo di incontro e creo con del sale un cerchio silenziatore, che rendo invisibile poco dopo.

«Comincia a parlare.»

È la voce di Giovanni, puntuale come la morte. Si avvicina ed entra nel cerchio.

«Invisique» sussurro, rendendo entrambi invisibili. «Ora possiamo parlare senza essere spiati dai tuoi lecchini.»

«Non sono i miei lecchini!» ribatte il biondo contrariato.

«Sai che me ne importa.» Faccio spallucce, appoggiandomi con la schiena al muro. «Da cosa partiamo, dal segreto di tuo padre o da chi ha ucciso i due detective?»

«Giuro che se mi stai mentendo—»

«Cosa farai?» lo interrompo divertito dalla reazione. «Diventerai un lupo grosso e cattivo? Sappiamo entrambi che non ne sei capace. E poi, non vorrai mica rotolare giù dalle scale un'altra volta. Datti una calmata, capito?»

Il lupo impedito borbotta qualcosa, ma decido di non fargli una filippica a riguardo e mi limito a spiegargli tutto ciò che c'è da sapere.

«Vedi, Guiccio—»

«Non chiamarmi "Guccio"!» protesta lui.

«Te non sei il primogenito, a dirla tutta. Tuo padre ha avuto un figlio prima di te e, da quel che so, è molto più bravo a controllare la trasformazione» continuo con fermezza.

«Sfotti poco, Lombardi!» inveisce irritato, trattenendosi dal fare qualsiasi azione sconsiderata. «Arriva al punto, non abbiamo molto tempo.»

«Insomma, il tu' babbo becca una gnoccona e se la fa, lasciandola incinta. Tuo nonno si incazza e quindi è costretto a ripudiare il nascituro, che oramai ha trent'anni» riassumo alla bell'e meglio, cercando di non tralasciare nessun dettaglio importante. «Questo qui si chiama Enrico Baldi ed è per metà umano.»

Lo sguardo di Giovanni è scettico e confuso: immagino non abbia intenzione di credere a nessuna parola che gli ho detto – ragionevole, dato che io e lui ci odiamo – e chiude gli occhi, nel tentativo di concentrarsi su qualcosa.

«Ehm... che fai?» domando stranito. «Strano che ti sia addormentato dopo aver scoperto il più grande segreto della tua famiglia.»

«Non stai mentendo. Io... Io ho un fratello» mormora incredulo e tremante, incapace di incrociare il mio sguardo. «E il mio babbo me l'ha sempre tenuto nascosto.»

«Eh già» commento con nonchalance.

Il biondo continua a sembrare confuso, poi scatta e mi blocca al muro, lo sguardo furioso.

«Come fai a saperlo?! Che cazzo hai combinato, maledetto stregone?!» ringhia fuori di sé.

«Lasciami, idiota!» ribatto altrettanto arrabbiato, liberandomi a fatica dalla presa e allontanandolo da me di qualche passo. «Io non ho fatto un bel niente! Se non mi credi, prova ad ascoltare il mio cuore. Se il battito accelera, significa che mento, non è così?»

Lui lo fa e si calma un po', ma l'ira che prova è leggibile dall'espressione che ha in volto e dagli occhi dorati. «Come hai fatto a scoprirlo, allora?»

«Che importanza ha? Ora lo sai, fine della storia!» Tento di sviare il discorso.

«No, dimmelo subito!» sbraita al limite della pazienza.

Stanco di questa situazione, gli faccio venire un'emicrania magica che lo costringe a inginocchiarsi, mentre il sangue comincia a colargli lentamente sia dal naso che dagli occhi.

«Ho detto che non ha importanza, okay?!» dichiaro autoritario. «Se vuoi che continui a raccontarti tutto ciò che so, allora vedi di darti una regolata! Sono stato chiaro?!»

«Chiarissimo» sussurra dolorante, lasciando scappare un sospiro di sollievo una volta che annullo l'incantesimo.

«Ora siamo arrivati alla seconda parte dell'incontro: chi ha ucciso i due lupi» esordisco riacquisendo lentamente la calma. «Cacciatori.»

Nel sentire quella parola, lo sguardo di Giovanni diventa terrorizzato e cominciano a tremargli le mani. Si morde lentamente il labbro e inizia a sudare freddo, mentre indietreggia spaventato.
«N-no, non è possibile... non è vero...» balbetta completamente nel panico, incapace di stare calmo.

«Cosa ho detto di strano?» chiedo con tono calmo, avvicinandomi di un passo.

In tutta risposta, però, quell'idiota di un lupo mannaro mi tira un pugno in viso e una ginocchiata nello stomaco. Mi accascio a terra per il dolore e tento di strisciare via, ma Giovanni è più veloce e mi afferra la gamba, tirandomi verso di lui. Comincia a tempestarmi di pugni, facendomi gemere dal dolore a ogni colpo che ricevo. Vorrei tanto lanciarlo giù dalle scale, ma non posso attirare attenzioni indesiderate.

Prima che possa colpirmi un'altra volta, riesco a tirargli un pugno. Approfittando del momento di stordimento, mi allontano e chiudo il cerchio di sale, trasformandolo in una barriera e annullando l'incantesimo di invisibilità.

«È tutta colpa tua! Sei stato te a portare i cacciatori a Firenze, maledetto bastardo!» ringhia il ragazzo spaventato. Sembra un animale in gabbia e in parte lo è.

«Secondo te io sarei così stupido da chiamare degli assassini di streghe e lupi?! Ma come ragioni, Guiccio?!» ribatto.

«Ti ho detto di non chiamarmi Guiccio!» Si inginocchia, tenendo la testa tra le mani. Giovanni trema come una foglia, temendo di essere scoperto. «Mi scopriranno... Mi scopriranno!»

«È per questo motivo che ti ho chiamato qui» aggiungo, tirando fuori l'anello incantato. «Diciamo che mi sono permesso di fare qualche piccolo incantesimo sull'anello di famiglia, così da poterti aiutare con la metamorfosi.»

«Te non fai mai nulla per nulla, specie se con me!»

«Esatto, ma preferisci farmi un favore in cambio o finire in obitorio? A te la scelta» dichiaro in tono freddo, tenendo con la mano libera la parte lesa.

Giovanni esita un momento, chiaramente diffidente. Quest'azione "caritatevole" è sicuramente sospetta e, se fossi al suo posto, sarei anch'io molto scettico.

«Cosa vuoi in cambio? Posso darti fino a cento euro, ma non di più» propone il Guicciardini, non consapevole del fatto che non mi interessano i soldi.

«'Un me ne fo nulla dei tu' sordi, Guiccio» rispondo freddo. «Ho qualcos'altro in mente e tra poco capirai di cosa si tratta. Abbiamo un accordo?»

Giovanni non risponde, ancora scettico. Non è mai corso buon sangue tra noi e dubito che riusciremo ad andare d'accordo. Nonostante ciò, entrambi sappiamo che bisogna stringere strane alleanze in guerra. È quello che sto facendo io, ma lui non sa che sono pronto a tradirlo. In fondo, è colpa sua se non ho mai avuto amici, quindi sarebbe più che giusto liberarmi di una testa di cazzo come lui. Col suo caratteraccio, dubito che qualcuno sentirà la sua mancanza, oltre ai suoi genitori.

«Affare fatto» dichiara in tono solenne, prendendo l'anello e infilandolo al dito.

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