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«Il tuo vero nome? Immagino che Goggi non sia il tuo vero nome.»
«Gholgia, il mio vero nome è Gholgia.»
Alice rimase in trepida attesa. Non erano molto loquaci gli alieni.
«Goggi era un nome più consono alla mia permanenza qui sulla terra. La prima regola è non farsi scoprire. Mantenere un profilo basso per noi è fondamentale. Così ho preso le sembianze di una anziana donna. Nessuno fa caso ad una vecchia stramba che si aggira per le strade delle vostre città.»
Per quella sera era sufficiente. Troppe rivelazioni, troppe emozioni. Era arrivato il momento per Alice di tornare a casa.
Era stanca, provata, aveva bisogno di riposare. Aveva saltato la cena, aveva un calo di zuccheri e non riusciva a concentrarsi. Doveva mangiare qualcosa per poter riflettere e metabolizzare quanto era successo negli ultimi giorni. Non aveva mai avuto in vita sua tanti avvenimenti da metabolizzare come negli ultimi giorni.
Aveva dimenticato cosa fosse una vita normale.
Prima di salutarla, Gholgia le rammentò di nuovo la promessa fatta. Alice annuì con un cenno del capo e se ne andò.
Mentre saliva lentamente le scale, ripensò anche ad un altro fatto che in principio non le era sembrato rilevante ma che ora, ripensandoci, poteva avere una sua importanza.
Infilò la chiave nella toppa, fece le consuete due mandate e aprì la porta.
Sembrava essere trascorsa un'eternità da quando era stata lì l'ultima volta.
Chiuse la porta con le mandate e il paletto, si diresse verso il letto e vi si sdraiò sopra.
Con le mani dietro la testa fissava il soffitto e rifletteva. Le tornava in mente quella domanda che Gholgia le aveva rivolto con impazienza per ben due volte: «non ricordi nulla?».
In realtà Alice ricordava tutto del sogno, ma l'aveva tenuto per sé.
Perché doveva capire prima lei stessa cosa stava succedendo, e soprattutto perché non riusciva a fidarsi della signora Goggi.
E a quanto pare ne aveva ben motivo. Dopotutto, chi era la Goggi, o Gholgia? Un'aliena. Questo, per quanto assurdo, sembrava essere l'unica verità uscita dalla bocca di quella donna.
Ma chi era in realtà? Faceva parte dei buoni o dei cattivi? Perché si trovava sulla Terra? E soprattutto perché questo interesse nei suoi confronti? Cosa voleva da lei! Anche il suo racconto, ha sempre detto e non detto.
Proveniva da una costellazione lontana di cui non aveva mai sentito parlare prima d'ora. Forse cercando su internet, qualcosa sarebbe saltato fuori. Chissà forse con una connessione molto remota poteva anche chattare con uno di loro. Sicuramente avevano una connessione veloce anni luce.
Pensandoci bene, anche gli altri abitanti della palazzina sembravano strani. Anche loro alieni? E se fosse una cospirazione, un'invasione silenziosa della Terra di cui, forse, solo lei poteva essere a conoscenza? Ora lei sapeva della loro presenza! Forse era in percolo di vita! Con questo turbinio di domande si addormentò. Era quasi l'alba.
«A quanto pare, sono l'unico a entrare nei tuoi sogni!»
«Non essere sciocco, Arima, posso sognare chi voglio!»
«Oh, non lo metto in dubbio» rispose beffardo.
«E fai bene! Guarda, chiudo gli occhi, e sogno un bellissimo ragazzo che mi fa da modello per uno dei miei stupendi quadri!»
«Ma tu hai già gli occhi chiusi, e non vedo nessun ragazzo. Ci sono solo io» rispose Arima canticchiando.
Dopo una pausa.
«Però, dovremmo smetterla di vederci così» continuò Alice.
«Non è possibile.»
«Perché, non è possibile?» chiese Alice.
«Perché io sono nella tua mente.»
«Peccato!»
Dopo una pausa.
«Non è possibile, a meno che...» seguitò Arima.
«A meno che, cosa?»
«A meno che, io non riabbia indietro il mio corpo»
«Oh, è vero! Tu sei solo un'immagine intermittente. Vai, vieni, vai, vieni. Ma non ti stanchi?» chiese Alice.
«Se tu comprassi delle pile più potenti, forse riuscirei a farmi vedere, invece di intrufolarmi nella tua mente... Ma non è questo il punto. Il punto è che vorrei riavere il mio corpo, possibilmente prima che sia troppo tardi!» rispose Arima.
«Troppo tardi per cosa?»
«Non lo so!»
«Forse posso aiutarti. Dimmi cosa devo fare» domandò Alice.
«Devi rispondere al cellulare!»
«Solo questo? Rispondo al cellulare e tu troverai il tuo corpo? Forte, lo faccio subito!»
«No, devi rispondere al cellulare perché Sofia ti sta chiamando!»
«Oh, peccato! Credevo che... non ho voglia di rispondere al telefono. Per farlo dovrei svegliarmi e non ne ho nessuna voglia! Sto dormendo così bene. Parliamo ancora un po'? Mi piace parlare con te...» rispose Alice piagnucolando.
«Devi rispondere! È fondamentale mantenere un profilo basso» concluse Arima.
«Sì, è fondamentale mantenere un profilo basso» rispose Alice meccanicamente.
La storia continua a piccoli passetti 😄 perché sto camminando al buio e non vorrei sbattere il naso😊 ma lo sapete già
L'ho già detto che la storia è un tantino claustrofobica? Perché il correttore mi segna errore? Claustrofobica, non gli piace la parola 😰o c'è un errore che non vedo? Vabbè
Spero sia interessante 😄 vi ringrazio sempre del vostro sostegno e buona lettura ♥️
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