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Due parole prima di iniziare la lettura. Troverete delle parti che già conoscete, vi prego di leggere senza saltarle a pie' pari. Come farei io😄😄Capirete perché. Grazie, buona lettura e vi aspetto alla fine del capitolo. Scusatemi se il capitolo è più lungo del solito, ma non potevo fare diversamente.
Il sole era già alto e i suoi raggi entravano dalle finestre illuminando tutto l'ambiente. Alice aprì a fatica gli occhi. Immobile. Lo sguardo perso nel vuoto. In pieno stato confusionale, con la netta sensazione di dover ricordare qualcosa, ma cosa?
Si era svegliata nel suo letto, questo le era chiaro, ma non ricordava come ci fosse arrivata.
Gli avvenimenti del giorno precedente erano confusi.
Frammenti di ricordi, più che fatti realmente accaduti. Aveva il dubbio che fossero sogni e non veri ricordi.
Le tornarono in mente le tende oscuranti che avrebbe voluto comprare e che non aveva comprato perché troppo presa a risolvere strani problemi che non aveva preventivato.
Si trascinò verso i fornelli decisa a prepararsi un caffè doppio.
Mentre si versava il caffè nella tazzina all'improvviso ricordò tutto ciò che era accaduto la sera precedente e sorseggiando il suo caffè bollente rifletteva su questi avvenimenti.
Se l'interno 9 era vuoto, chi era l'autore di quei rumori?
Nessun inquilino della palazzina sembrava saperne qualcosa. Possibile?
E poi, perché la guardavano così, come fosse un fantasma?
Però erano accadute delle... cose, che non sapeva spiegarsi, come quella... cosa che aveva visto, o forse immaginato. Davvero strano.
Si rimproverò di non aver chiesto maggiori informazioni alla padrona di casa. Ora che ci pensava, anche il suo comportamento... non vedeva l'ora di andar via.
Più rifletteva sull'accaduto, più le sembrava chiaro che forse c'era qualcosa di strano in tutta la faccenda.
Alice era certa di avere la soluzione davanti agli occhi, ma qualcosa le sfuggiva.
Non sapeva bene cosa ma...
A interrompere questo ragionamento sconclusionato arrivò Sofia in preda all'agitazione.
"Alice, sono ore che tento di chiamarti, hai il telefono spento!"
"Anche io sono felice di vederti! Batteria scarica. Il negozio?"
"L'ho mollato a Nicoletta. Oggi voglio stare con te e accertarmi che tu stia bene... Ma da quello che vedo, non mi sembra proprio! È un po' che non ti guardi allo specchio, vero? No, non mi rispondere, non ce n'è bisogno. Sembri uno straccio! Sei pallidissima e... scusami se te lo dico, ma puzzi! Da quanto non ti lavi? E sono due giorni che ti vedo sempre con gli stessi abiti!"
"Mi sembra di impazzire... forse sono già pazza!
"Su, è un semplice attacco di panico."
"E poi stanotte..."
"Cosa ti è successo stanotte" chiese allarmata Sofia.
Alice rimase immobile con lo sguardo perso nel vuoto, assente.
All'improvviso quelle tre parole le erano familiari, come se le avesse già pronunciate.
"Alice, ti senti bene?" Le chiese Sofia, distogliendola dai suoi pensieri assurdi.
"Cosa? Sì... sto bene. Tranquilla..."
"Facciamo una cosa, ora tu vai in bagno, inauguri la doccia prima che i ragni ci costruiscano case abusive, ti trucchi per bene e usciamo. Facciamo anche noi le turiste!"
"Sì, vado" rispose come un automa.
"Fila in bagno e niente storie!"
Contro voglia, Alice andò in bagno.
"Non sento lo scroscio dell'acqua!" Urlò Sofia.
Alice aprì il rubinetto, entrò nella doccia, e si mise sotto il getto d'acqua calda. Chiuse gli occhi lasciando che l'acqua scendesse lungo i capelli, il viso, scivolando sul corpo fino a scomparire nello scarico. Chissà, forse portandosi via anche la sua angoscia.
In effetti, doveva riconoscere il potere rilassante di un semplice getto d'acqua calda.
Ad un certo punto le parve di sentire la voce di Sofia.
"È inutile che parli, non ti sento con... il rumore... dell'acqua..."
Non era possibile, di nuovo l'inquietante sensazione di aver già vissuto quella situazione e di aver detto quelle parole.
No, no. Fu un pensiero che scacciò immediatamente. Aveva fin troppi problemi per pensare anche ai dejà vu.
Sofia aveva ragione. Doveva distrarsi, ecco cosa doveva fare. Uscire di casa, prendere un po' d'aria le avrebbe senz'altro giovato alla sua salute mentale.
Uscì dalla doccia, si asciugò in fretta. E uscì dal bagno.
"Oh, eccoti finalmente, pensavo ti avesse risucchiato lo scarico della doccia. Guardati sembri un'altra. Toh, ti ho preso questo vestito. Svelta, vestiti che usciamo a fare conquiste! Dove andiamo?" Chiese Sofia, entusiasta.
"Non saprei, conosco solo il bar di...", ecco, ci risiamo, nuovamente il déjà vu!
"Facciamo due passi sul lungotevere, ti va?" le chiese Sofia.
"Se proprio devo. Con questo caldo... il Tevere..."
"Sei sicura di sentirti bene, mi sembri con la testa da un'altra parte. Se non ti va di uscire basta dirlo. Non mi offendo, lo sai!"
"No, cioè sì... mi va di uscire", rispose Alice pensierosa.
Non riusciva a capacitarsi. Quelle parole, quelle situazioni, era come se le avesse già vissute. Ne era sempre più convinta.
Scesero in strada, e percorrendo i vicoli cercarono di raggiungere la meta.
"Senti, non ti ricorda...", esordì Alice.
"Non saprei, chi o cosa mi dovrebbe ricordare?", domandò Sofia.
"Nulla... Secondo me, stiano girando in tondo." Alice, cambiando discorso.
"No, che dici, ci siamo quasi." Rispose Sofia sicura del fatto suo.
"Ti dico che stiamo girando in tondo."
"Ti dico di no! Sono nota per il mio proverbiale senso dell'orientamento, fidati."
"Dai, non è possibile che tu non te ne sia accorta!"
"Di cosa mi dovrei accorgere?" rispose Sofia, cominciando a perdere la pazienza.
"Di aver già vissuto questa situazione!"
"No, non mi sembra proprio!"
«Invece sì, guarda, stiamo per passare davanti a un negozio di scarpe.»
Dopo alcuni metri.
«Ecco, la vetrina di quel negozio!», esclamò Alice
"E allora? Cos'ha di strano la vetrina di quel negozio?"
"Ci siamo già passate davanti!"
"Davvero? Forse stiamo semplicemente girando in tondo, il mio proverbiale senso dell'orientamento mi ha abbandonato. Tutto qua!"
"Nonono, non parlo di oggi. Parlo di prima..."
"Prima, quando?"
"Prima... Senti, al prossimo incrocio, svoltiamo a sinistra e incontrerò una mia vicina di casa, la signora Goggi! Te ne ho parlato ricordi?"
"No tesoro non mi ricordo. Ma quanti caffè..."
"Oh, lascia perdere" concluse Alice.
Svoltando l'angolo Alice si scontrò con la signora Goggi.
"Signora Goggi, mi scusi, non l'avevo vista!"
"Lo so, lo so. Sono alta come un tappo di sughero. Non è colpa sua se non mi ha visto. Tranquilla, sono abituata..."
Alice tagliò corto e chiese alla signora Goggi di poter passare da lei per fare due chiacchiere da buone vicine.
"Ma certo cara, allora l'aspetto. Buona passeggiata."
"Chi era quella signora?" Chiese Sofia, che non capiva nulla della situazione che si era creata.
"Abita nella mia palazzina..."
"Sei sicura che abbia tutte le rotelle a posto?"
"No, ma lo scoprirò presto. Inoltre qualcosa mi dice che lei sa..."
"Sa cosa, di che stai parlando?"
"Non so come spiegartelo, ma lei sa cosa mi sta succedendo, per questo voglio vederla subito. Scusami, ma ti devo lasciare".
Detto questo, Alice salutò Sofia e scappò a razzo verso casa.
"Ma..."
Nonostante il cuore in gola per la corsa, per la tensione e per tutto il resto, senza indugiare oltre bussò alla porta della sua vicina.
"Oh, salve cara! Ma... si sente bene? La vedo frastornata. Sarà sicuramente colpa del caldo. Prego si accomodi. Gradisce un tè, un succo?"
Alice la guardò esterrefatta! La Goggi sembrava non ricordare che il pomeriggio precedente era stata lei, proprio lei, a invitarla per un tè.
"No... la ringrazio..." rispose delusa.
"Mi permetto di insistere. Le è successo qualcosa? Un brutto incontro? Posso aiutarla in qualche modo? Non faccia complimenti"
"A dire il vero, qualcosa ci sarebbe..."
"Dica pure, l'ascolto!" la rassicurò l'anziana donna.
Alice era sempre più stordita. La Goggi non ricordava di aver avuto una conversazione con lei proprio in quella stanza, appena 24 ore prima. Ma le fece ugualmente la domanda.
"Volevo chiederle, mi rendo conto che la domanda può sembrarle alquanto bislacca, questa è la prima volta che mi vede qui, in casa sua?"
"Sì, è la prima volta mia cara. Perché me lo chiede?"
"Ne è proprio sicura? Ci pensi bene, è davvero importante!"
"Ho una certa età, è vero, ma sono più che sicura di non aver mai avuto il piacere di averla qui in casa mia."
Alice era frustrata. Non poteva essere. La Goggi non ricordava nulla della passata conversazione.
E adesso? I ricordi di Alice erano solo dei frammenti che le tornavano in mente in maniera confusa. Uno di questi frammenti era il tè preso dalla Goggi, poi avevano parlato di qualcosa, forse non era nulla di importante. Non la conosceva neanche, di cosa avrebbero dovuto parlare di così importante. Poi cosa aveva fatto? Mancavano all'appello parecchie ore. Cosa aveva fatto? Si sforzava di ricordare, ma era inutile. Buio totale.
Ma perché la Goggi non ricordava?
Forse quei frammenti di ricordi, non erano dei veri ricordi ma, i sintomi di qualcosa che non andava nella sua mente?
Forse la risposta doveva cercarla da un'altra parte, dal medico. Sì, dal medico dei pazzi!
"Il caldo gioca brutti scherzi alla memoria, figliola. Su, un buon tè freddo, e tornerà come nuova!"
Alice non sapeva cosa farsene del tè. Voleva solo tornare a casa. Ringraziò cordialmente la Goggi.
Si voltò in direzione della porta, all'improvviso qualcosa catturò la sua attenzione. Alzò lo sguardo e vide i quadri. Quei ritratti. Avevano qualcosa di familiare. Ma certo, gli antenati risalenti ai Moti del '48, con i loro sguardi severi, probabilmente chiedendosi chi osava interrompere il loro eterno riposo!
I loro sguardi indagatori se li ricordava benissimo. Di colpo, tutti i frammenti trovarono il loro posto. Ora ricordava tutto, tutta la sequenza dei ricordi trovava il suo ordine. Ricordò la distruzione, i cocci, le ferite, il sangue, il dolore, il terrore. Con sgomento ricordò il coltello, e ricordò di essere stata ad un passo dalla morte.
Ma non le sembrava si essere morta. O forse sì?
"È anche vero che non so cosa si provi a essere morti."
"A me sembra di essere viva e vegeta", pensò mentre guardava le dita della sua mano muoversi.
Improvvisamente le venne un sospetto!
"Forse sono morta, ma non posso accettarlo perché non voglio lasciare il mio adorato appartamento. Anche io mi sono trasformata in uno di quei fantasmi che non sanno di essere morti e vogliono restare attaccati alle loro cose e non vogliono passare oltre, e..."
Alice fu sopraffatta dalle emozioni. Le forze l'abbandonarono, la stanza cominciò a ruotarle intorno, finché tutto divenne buio.
Grazie di essere arrivati fin qui 😊
Come avrete senz'altro capito, Alice si ritrova sbalzata indietro nel tempo di 24 ore. Non chiedetemi il perché, perché non lo so nemmeno io. 😊
Per rendere l'idea del salto temporale ho pensato di riprendere parti del giorno precedente, aggiungendo i sospetti di Alice di aver già vissuto quel giorno, aggiungendo anche nuovi momenti di suspense alla storia. 😊Per questo motivo il capitolo è moooolto più lungo del solito.
Spero di aver raggiunto lo scopo. 😄😄❤️😘
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