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Gioco Di Sguardi

Un sogno strano mi sveglia, un sogno stranissimo, il mondo in balìa di un virus, le videolezioni, le mascherine, io che stavo male, poi il tampone e infine quella parola.

Positiva.

Menomale è stato solo un sogno, alzo lo sguardo, non riconoscendo la mia camera, sono confusa dove sono?

Dal letto scomodo e pieno di tendine e dai muri bianchi sembra quasi...

Oh no! No, no, no! Non può essere vero!

Gli occhi si spalancano, il cuore inizia a battere più veloce, il respiro si fa corto, le gambe molli, la bocca spalancata in cerca di aria da mandare ai polmoni, le mani tremanti...

<signorina! Si distenda, si tranquillizzi, ora deve solo stare tranquilla se vuole guarire, l'abbiamo portata in ospedale per evitare il contagio con i suoi genitori, dato che a loro, a differenza sua, il tampone è risultato negativo>

Al pensiero dei miei genitori, mi tranquillizzo, almeno non avevo contagiato loro, mi sarei sentita malissimo, questo virus è persino mortale.

Inizio a osservare per bene l'infermiera davanti al lettino, una donna sulla quarantina, occhi azzurri come il cielo, il resto della pelle è coperta da una tuta e diverse mascherine tra cui quella chirurgica.

<ora che si è tranquillizzata, le devo dire un paio di cose, prima di tutto sei nel reparto dei ragazzi malati di covid e non puoi uscire da questo reparto, le lezioni le puoi seguire senza problema dall'ospedale, quel pulsante dietro di lei è in caso di emergenza, per favore non lo premi solo per dare noia, come alcuni fanno, è una cosa seria>

Durante tutto il discorso era stata interrotta dalla mia maledetta tosse, ma lei non ha dato segni di frustrazione o noia, deve essere una donna con una grande pazienza.

<signorina potrei darle del tu? Faccio una fatica enorme a dare del lei, come si chiama?>

Sorridendo gli rispondo:

<certo! Con piacere! Mi chiamo Celia, posso darle anche io del tu?>

<ovvio che mi puoi dare del tu, mi fa sentire troppo vecchia, comunque mi chiamo Ermia, piacere>

<perfetto>

Dopo qualche minuto a sorriderci, lei raggiante, io timidamente, Ermia ruppe il silenzio con la sua voce calda:

<allora, per fortuna hai solo una forma leggera di virus, quindi per ora hai una leggera febbre e tosse, la temperatura la misureremo due volte al giorno, per vedere se ci sono sviluppi negativi o positivi...>

Il mio sorriso è sparito di poco a poco, lo sguardo spento, pensando a dove poteva andare a finire in caso gli sviluppi fossero stati negativi, sollevo piano il capo sentendo uno sguardo dolce posarsi su di me, Ermia.

<tranquilla, faremo il possibile per salvarti, per salvare tutti voi>

Il suo sguardo ha trasmesso così tanta convinzione e sicurezza da farmi rimanere di sasso, sono talmente sorpresa da non accorgermi che in lontananza stava succedendo qualcosa.

<Ermia! C'è un altro ragazzo! Lo lascio a te! Attenta che questo è una testa calda>

Ermia ha girato lo sguardo così velocemente e lo stesso la sua faccia, che ha cambiato subito espressione, da calda a fredda, da convinta a dura, da dolce a preoccupata.

<che ha fatto? I contagi stanno aumentando velocemente, dove cavolo lo ha preso questo virus?!>

L'altro dottore intanto stava tremando come una foglia, Ermia deve essere una donna molto forte e decisa.

<forse è meglio se lo chiedi a lui>

Quel dottore intanto è passato dal pauroso al serio, sono così lunatici i dottori?

<Celia, ti lascio con il dottore, io vado a vedere che ha combinato questo povero ragazzo>

Prima di andare via, Ermia si volta facendomi un occhiolino ammiccante, di rimando le sorrido compiaciuta.

Intanto il dottore, che ha assistito a tutta la scena, scuote fortemente la testa, probabilmente non capendo il motivo di quelle occhiate.

<eddai Edgar! Ci stiamo solo divertendo! Ah, dimenticavo, Celia! Se riesci a stare in piedi, puoi farti una girata e andare dove vuoi, basta che resti a questo piano! Ci sono anche delle macchinette se hai fame! Io però ti consiglio di aspettare, tanto tra poco dovrebbero darti la cena!>

<grazie tante!>

Intanto il dottor di nome Edgar si era avvicinato con una barretta al cioccolato.

<tieni, mangia, ti rimetterà in forze in poco tempo, Ermia è leggermente scontrosa, ti ci abituerai, però con te almeno non ha detto nulla di male no?>

<no, anzi, mi è sembrata molto simpatica, a proposito, Ermia mi ha detto di chiamarla con il suo nome, lei come la posso chiamare?>

Dopo qualche minuto a pensarci, il dottore trova la risposta alla mia domanda.

<chiamami pure o dottore o Edgar, come preferisci, comunque attenta, non sono tutti simpatici come noi, qualche dottore o dottoressa è molto stressata, quindi attenta alle parole che usi, bene! Vado ad aiutare Ermia, sennò mi spezza il collo>

Dopo avermi fatto un occhiolino, se ne va allegramente, verso la sua collega, lasciandomi sola; così provo ad alzarmi lentamente, notando le mie gambe stabili, sorrido e faccio una passeggiata.

Dopo qualche minuto a girare a vuoto, una voce dura e arrabbiata mi distoglie dai miei pensieri.

<ma davvero? In ospedale? Io, non, sono, malato, di, covid! Lo volete capire?>

Mi avvicino velocemente alla voce, capendo che quel ragazzo era lo stesso ragazzo di cui parlavano prima Edgar e Ermia.

La scena che si stava svolgendo era abbastanza buffa, un ragazzo della mia età che veniva trascinato da due omoni verso un lettino, Ermia e Edgar che cercavano di convincerlo, la scena è stata così buffa che sono scoppiata a ridere lì davanti a tutti.

A quel punto si girarono tutti verso di me e io, per fare la figuraccia del giorno, inizio a tossire come non mai.

<Celia? Tutto bene? Forse è meglio se torni a letto>

Ermia è leggermente preoccupata, ma quando finisco di tossire rivolgo la mia attenzione a Mr. non voglio andare in ospedale.

Un bel ragazzo, occhi verdi, capelli scuri, muscoloso il giusto, ma purtroppo poco inteligente, perché mentre i suoi occhi avevano incrociato i miei, i dottori gli stavano iniettando un calmante, infatti dopo poco stava crollando sul letto con gli occhi chiusi.

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