Capitolo 4
Il castello di Draembyss era tutto tranne che un castello, per la mentalità di un umano.
Illuminato dai soliti invertebrati luminoscenti visti in altri nuovi e sottomarini luoghi da Vincent, tale "palazzo" si presentava costituito da quello che sembrava un antico - anzi antichissimo - e grande veliero di legno, protetto da altre sirene a loro volta affiancate da pesci carnivori che, forse, erano stati addestrati come si fa nella terraferma per i cani.
Il complesso, però, sembrava avere un aspetto anche allegro per via delle numerose decorazioni che costellavano tutto lo scafo.
Infatti, di quel storico bastimento, oltre allo scheletro di legno di cui era formato, rimanevano solo le logore vele ingiallite e rattoppate dal tempo, mentre graziose conchiglie dai colori vivaci, che spaziavano dal rosa all'arancione, erano stranamente sparpagliate e attaccate alla struttura cadente, così come alghe (anch'esse colorate) si arricciavano agli alberi dell'imbarcazione alle barre delle balconate.
Tutto ciò attirava sicuramente l'attenzione, ma mai quanto una scritta rudimentale e strana incisa su una tavola - di chissà quale materiale - a sua volta appesa con una corda che, in direzione della corrente (o a destra o a sinistra), stava sopra il velo dell'albero maestro del mezzo.
Una tavola con una scritta veramente incomprensibile per il ragazzo che la guardava interrogativo chiedendosi cosa mai volessero dire quei segni grafici.
Cosa sono? Geroglifici? pensò curioso lui.
Vincent non fu sorpreso, invece, dai segni evidenti di cedimento come la muffa e la ruggine dei chiodi, i quali avevano fissato quel legno già generazioni di generazioni prima.
D'un tratto, credette di essersi fatto, inizialmente, un'idea sbagliata di quel posto e degli esseri che lo abitavano: stava conoscendo un popolo che aveva, decisamente, cattivo gusto se anche i membri di alto rango considerassero un'antica e pomposa nave - come quella che aveva davanti - una residenza reale.
Chissà come fanno a reggerlo in piedi soprattutto con l'umidità e la muffa che lo corrodono pensò Vincent, mentre, guardando l'immensa costruzione, seguiva le tre arpie dotate di spina di pesce che lo avevano rapito e stavano rapidamente avanzando verso la dimora della sovrana.
Arrivati alle vicinanze dell'ingresso della residenza della loro amata regina, le tre sirene si fermarono davanti a un sviluppato pesce piranha dalla squamosa pelle color sabbia, il quale era dotato sul cranio da un cordone ricurvo verso l'alto che culminava con una voluminosa sfera che si illuminava sull'estremità; in faccia aveva due grandi occhi dalle pupille totalmente bianche e dall'aspetto feroce con una bocca sempre aperta che mostrava grandi e spaventose fauci molto affilate.
La bestia, appena vide l'estranio, stava quasi per avanzare verso di quest'ultimo per farsene qualche boccone, tanto che il mal capitato stava pensando, a che ne era ancora in tempo, di filarsela e cercare di trovare un posto più sicuro dove stare (anche se non aveva idea sul dove).
Per fortuna, però, una sconosciuta guardia molto alta ed esile, dai lughi e lisci capelli bianchi e gli occhi color ambra, raggiunse l'animale ed emise un suono strano che lo fece placare subito.
Successivamente, l'esile figura sorrise alle altre tre ragazze e poi diede uno sguardo interrogativo - e allo stesso tempo di sfida - al diciassettenne che, da stupido "Don Giovanni", stava già sbavando dietro alla donna.
Ly-Cee emise un colpo di tosse e precisò, con la sua rassicurante voce «No, tranquilla, è solo un umano. Isdra si è promurata di trasformarlo in tritone con una delle sue perle per permettere alla regina di dargli una punizione senza che lui presentasse problemi fisici... Scusa, adesso potremmo entrare? Io non sto più nelle pinne»
«Lady Ly-Cee, come faccio a sapere che quello che state dicendo è vero?» chiese la fiera guardiana, titubante.
«Cara Pearl, dovresti credermi per il semplice fatto che» si affrettò a rispondere Ly-Cee «so che in questo momento sei talmente annoiata che hai tanto sonno. O mi sbaglio?» concluse la sirena.
«Ok, adesso ho la conferma che siete davvero voi tre, ma come faccio a dire che lui sia un umano? C'è una guerra in corso, ti ricordo. E se c'è un tritone in giro ho l'obbligo di attaccare» chiese nuovamente l'altra.
Guerra? Che guerra? si allarmò, mentalmente, Vincent. Questo, per lui, era peggio di fare arrabbiare i suoi genitori o sua sorella.
Forse si era messo nei guai seri.
«Hai la mia garanzia, ora scusa, ma dobbiamo portarlo dalla Signora» si intromise spazientita Isdra.
La guardia fece un cenno del capo e, dopo aver emesso uno strano suono in direzione del pesce, sia lei sia il piranha fecero spazio per far passare il quartetto.
Una volta arrivati, nuotando, in una balconata posta nella prua della nave, i quattro si diressero verso la piccola cabina situata nella zona opposta: la poppa.
Questa era una specie di capanna interamente in legno dotata di una porta anch'essa trasandata e allo stesso tempo spoglia, rispetto a tutto il resto dell'ambiente.
Una volta arrivati davanti quella soglia, Ly-Cee fece veramente molta fatica ad aprirla per passare oltre.
Era davvero un tipo di legno molto pesante o era la salsedine a procurare questo problema?
L'adolescente non riusciva a darsi una risposta su questa domanda.
Oltre a quell'entrata, faceva capolino una stanza striminzita, piena di tavole e rudimentali mobili e arnesi. Al centro di essa, vi era di spalle una sirena che si presentava agli occhi come una bella e giovane donna leggermente in carne, dotata di coda e pinne e che dimostrava fisicamente, secondo l'umano, poco più di quindici anni umani. Di lei, oltre alle pinne, Vincent notava soprattutto la pelle olivastra e i capelli rossicci, ricci e vaporosi.
Si vedeva che non era una comune sirena come le altre che Vincent aveva incontrato, soprattutto per via di alcune caratteristiche evidenti del suo look: al posto del solito reggiseno incrociato di alghe, questa indossava una lunga maglia composta di alghe che le copriva parte della coda e, inoltre, la sua testa, oltre a sostenere la massa di capelli rosso fuoco e la pressione dell'acqua, doveva sopportare il peso di una corona di corallo che sembrava fatta anche di ghiaccio, data la tonalità di azzurro chiaro che presentava.
La regina era attorniata da due assistenti, ai suoi lati, che la servivano con riverenze.
La prima, una sirena dai capelli corvini, molto bassa e leggermente robusta, teneva in mano un vassoio colmo di piante marine simili a fiori ed a alghe, ma che risultavano nuove agli occhi di Vincent.
L'altra, dal fisico un po' più atletico e i capelli cortissimi a caschetto biondi, invece, si premurava di muovere verso la regina quello che sembrava un ventaglio di piume d'uccello.
Ma a che serve il ventaglio? Tanto siamo sott'acqua, non c'è caldo qui... È poi dove le hanno trovate quelle piume di uccello? si domandava il ragazzo, guardando la scena divertito.
«Salve, sorella!» Vincent udì esclamare queste parole in inglese e capì, solo dopo qualche minuto, che erano state pronunciate da Ly-Cee.
Ma in che senso? pensò quello, visibilmente stranito.
La regina si girò, rivelando un paio di bellissimi occhi verdi e un meraviglioso sorriso rivolto al nuovo arrivato. Poi, dal vassoio, prese un fiore che porse a Ly-Cee, poco dopo essersi avvicinata e averle dato un caloroso abbraccio.
Nel frattempo, le due ancelle si fecero da parte, parlando a bassa voce tra loro.
Ly-Cee prese il fiore offertole dalla sovrana e lo addentò per mangiarlo, con sommo stupore del giovane ostaggio.
«Sei davvero tu, sorellina?» chiese nella stessa lingua la sovrana, visibilmente contenta.
Che voce soave si sorprese ancora una volta Vincent. Non poteva credere che un'esemplare di quel popolo così odioso potesse avere un aspetto, un comportamento e una voce così dolce.
«Sì, sorellona. Finalmente, direi» concluse con una risata Ly-Cee, risvegliando il diciassettenne dai suoi pensieri.
Ma fanno sul serio? Ma come... Non si somigliano per nulla rifletté lui meravigliato.
«Già, finalmente, cara. Allora, ragazze» aggiunse la regina, con grazia, iniziando a riferirsi anche a Isdra e a Uranis e guardando in maniera vuota e annoiata l'umano alla sua destra «Cosa mi avete portato, qua? Un altro tritone a cui dare la giusta punizione?».
«Non esattamente, Lady Kaesis. Si tratta di un umano che navigava vicino le nostre conquiste nelle acque superficiali. L'ho trasformato in tritone per portarlo più facilmente qui» rispose fiera, Isdra.
«Ah sì?» all'adolescente sembrò quasi che fosse balenata una scintilla negli occhi della bella regina delle sirene.
Isdra stava quasi dicendo altro, ma Kaesis la bloccò con un cenno della mano, girando attorno al ragazzo.
«Carino» commentò la sovrana, la quale prontamente spiegò «Era letteralmente un secolo, ovvero da quando ero molto piccola, che non vedevo un umano e, a differenza di Uranis e Isdra, non ho mai visitato la terraferma. Sono troppo emozionata, in questo momento ho un'occasione davvero interessante».
Quindi anche qui sarò trattato come una celebrità? pensò Vincent, leggermente irritato dalla situazione.
Si sentiva un oggetto o un animale.
«Come ti chiami?» gli chiese la rossa, gentilmente.
Vincent provò a parlare, ma niente da fare: gli avevano proprio tolto l'uso della parola.
«Mi scusi, mia regina, Isdra ha dato l'ordine a Ly-Cee di togliere all'umano la facoltà di parlare perché questi apriva quella sua boccaccia tutto il tempo. Isdra non ha ancora revocato l'ordine...» spiegò Uranis alla Signora che prontamente la bloccò infastidita «Cosa?! Beh l'ordine lo revoco io per lei. Su, Ly-Cee, ridargli la parola».
Così, Ly-Cee schioccò le dita e Vincent provò a parlare.
«Mi... Chiamo... Mi chiamo Vincent» balbettò incerto e in maniera impulsiva l'adolescente, con la sua lingua natia.
«Latino o francese?» chiese la sovrana in inglese, ridendo goffamente.
Ecco una cosa goffa di questa donna: la risata pensò Vincent mentre rispondeva alla sua interlocutrice «Francese. Sono nato in Francia e parlo il francese»
«Oh... Allora parliamo in francese, caro Vincent» rispose la sirena in francese, per poi volgersi verso le altre tre parlando la medesima lingua «Voi non sapevate che parlasse francese?»
Il terzetto scosse la testa in senso negativo.
Fino a quel momento, una cosa del genere non gli era minimamente interessata a nessuna di loro. Tanto avevano parlato l'inglese e, si sa: tutti gli umani parlavano tale linguaggio. E in ogni caso, erano riuscite a farsi capire.
«Bene... » sospirò Kaesis, riguardando negli occhi Vincent.
«Da quanto tempo sei nelle loro mani?» chiese ella, questa volta, al ragazzo.
«Sinceramente, ho perso il conto del tempo» rispose quello, sorridendo, sentendosi, improvvisamente, al sicuro.
La regina si girò nuovamente verso le ragazze, ma prima che lei potesse aprire bocca, ci pensò Uranis a rispondere «L'abbiamo trovato ieri nel primo pomeriggio»
«Mh... Un viaggio piuttosto lungo, credo, soprattutto per un essere della terraferma... » la ragazza si allontanò da Vincent un attimo per prendere un altro vegetale dal vassoio e porgerlo al nuovo arrivato.
Questi lo accettò contento, ma la sua contentezza finì quando udì le successive parole di Kaesis che furono «Mi spiace, il protocollo dice che, una volta trovato un umano nuotare o navigare per le nostre acque, questi debba essere immediatamente incarcerato nelle segrete per questione di ordine. Perciò, l'unica gentilezza che posso darti, al momento, è offrirti quella pianta marina da mangiare. Sì, tranquillo: è commestibile. Spero ti piaccia... Ragazze, incarceratelo».
Isdra e Uranis sorrisero perfidamente e presero, subito, per le braccia il ragazzo, mentre Ly-Cee stava quasi indulgendo, quando Kaesis la bloccò «No, tu per oggi sei congedata dai lavori nell'elité per mio ordine. Hai fatto un viaggio troppo lungo, facciamo colazione insieme».
«Ma... » stava quasi per controbattere la principessa.
«Niente ma» la interruppe Kaesis, nuovamente, decisa a tenerla con sé.
«Ah, Isdra, dai subito all'ospite una delle tue perle magiche. La trasformazione non durerà tanto a lungo, lo sai. Se gli succede qualcosa senza che l'avrò deciso io, ci saranno seri provvedimenti e sai di cosa parlo» espresse la regina.
Isdra annuì e, insieme alla compagna, trascinò via il mal capitato, che teneva ancora in mano il suo nuovo cibo.
«Sei sicura che sia giusto rinchiuderlo, sorella?» Vincent sentì la voce di Ly-Cee chiedere ciò chiaramente alla regina di Draembyss.
«Sinceramente no, mi sembra innocuo e anche leggermente spaventato. Ma, purtroppo, rinchiuderlo è un mio obbligo da sovrana...» udì Vincent rispondere così l'altra influente sirena e poi udì suoni e parole di una lingua totalmente sconosciuta che, dopo un po', non riuscì più a sentire per via della lontananza.
Una volta fuori la cabina, infatti, le ragazze lo condussero, attraverso una botola che si trovava a terra, verso la prua, la quale portava a un corridoio sottostante che, andando verso sinistra, conduceva alle celle dotate di porte e finestre di ferro arrugginito.
Isdra e Uranis lo lasciarono e aprirono le ante delle porte di ferro di una cella spingendolo all'interno, per poi richiudere le porte. Fatto ciò, Isdra prese da una coppa del reggiseno una piccola perla bianca e gliela lasciò nella cella, informandolo «Ingoiala per intero. Fidati, è meglio per te. Se non lo fai, rischi di affogare e noi non ci saremo per aiutarti. Te ne daremo una ogni due giorni. Arrivederci» e dopo di ciò se ne andò, seguita dall'altra sirena che rideva come una stupida.
«Aspettate, parliamone, vi prego! Fatemi uscire!» gridava disperato Vincent, sperando in una soluzione imminente che lo facesse uscire da quella prigionia.
Ma, purtroppo, dovette arrendersi.
Almeno per qualche tempo.
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