Capitolo 18
Una risata da dietro di loro si levò nell'aria.
Eccola lì, la donna che controllava i documenti al momento del loro arrivo sull'isola che, in quella nuova circostanza, era solo a qualche metro in più di distanza mentre li guardava con sguardo a metà compiaciuto e a metà quasi famelico.
Sembrava avere anche qualcos'altro che non andava: era come se il tessuto della sua pelle si allargasse e si restringesse a ritmo, creando talvolta una specie di preoccupanti brufoli sul suo corpo che poi si sgonfiavano automaticamente, senza rilasciare alcuna traccia di sebo o sangue.
«Sinceramente, viste tutte le cose che stanno succedendo nella profondità degli abissi, non mi sarei mai aspettata di vedere un tritone e una metà-scimmia in mezzo a così tante sirene» attaccò bottone lei.
«Francamente non so di che cosa tu stia parlando. Le sirene e tutta quell'altra roba di cui parli non esistono» rispose Isdra sicura di sé, spostandosi verso Vincent alla sua destra, senza farsi notare molto.
«Ma chi vuoi prendere in giro?!» rise nuovamente Miriam per poi aggiungere «Ok, quel ragazzo in effetti è strano: non mi esprime nessun stimolo e ogni volta che lo vedo mi tremono quasi le gambe. È come se mi ricordasse qualcuno di pericoloso. Tuttavia so riconoscere il buon cibo quando è nei paraggi. E tu sei uno dei piatti leggeri, brunetta»
In quel momento, Isdra fece per andarsene, richiamando a sé il gruppetto che la seguiva, ma non fece in tempo perché sì sentì un suono simile a un brontolio di stomaco e vi fu la sensazione generale che la terra tremasse.
Vincent si rigirò di scatto (rischiando di cadere con tutte le stampelle) verso Miriam, ma al posto della bella guida turistica di quel giorno vide un gigante, spaventoso ed enorme serpente nero e maculato.
Il serpente si trascinava in avanti con una lunga coda cosparsa di migliaia di piccole macchie arancioni, mentre la testa che faceva capolino a una punta puntava le sue prede con due grandi occhi grigi molto curiosi, quasi famelici.
Dal muso allungato sporgevano gli affilati denti e una lunga lingua ferita e cadente.
Dentro di sé Vincent sentiva la paura crescere, ma montava inaspettatamente anche l'adrenalina.
«Vincent, dietro di me» ordinò Isdra, mentre con qualche calcio faceva scomparire quelli che erano (a quanto pare) cloni del resto della comitiva attorno a loro.
«Cosssa? Mis avsete ingannatsa?» sibilò il serpente, stupito.
«Francamente ti ritenevo più sveglio e più potente di così... Poco male, vorrà dire che abbiamo un vantaggio in più» sentenziò Isdra con la faccia di chi la sa lunga.
«Vincent, corri a chiamare i rinforzi subito, qui ci penso io» aggiunse subito dopo la sirena verso l'umano, il quale era rimasto fermo a guardarsi intorno come un baccalà.
Vincent sembrò risvegliarsi da uno stato di trance e tuonò preoccupato «Stai scherzando? Io non ti lascio qui»
«Senti, cosetto, non è il momento di fare l'eroe. Muovi quel didietro secco che ti ritrovi!» insistette Isdra.
«No» Vincent affondò i propri piedi sulla sabbia.
«Mis dispiase inserrompere ils discorso» si intromise la murena che nel frattempo aveva circondato i due con il suo corpo.
«Complimenti Vincent, davvero. Siamo diventati ufficialmente la sua cena...» Isdra stava continuando a rimproverare il vice, ma lui non l'ascoltava, piuttosto fissava i movimenti del serpente che sembrava fissare sempre più i due mentre avvicinava la testa pericolosamente.
Subito Vincent si girò sdraiandosi a pancia sotto spingendo la compagna con una stampella, in maniera tale che anche lei cadesse di botto e scansasse un possibile morso da parte del mostro.
Per fortuna ci riuscì, perché se Isdra avrebbe incassato il colpo, si sarebbe fatta seriamente male.
Ora non rimaneva che scappare da quelle spire malefiche, ma il ragazzo non riusciva a trovare via di fuga.
Poi, d'un tratto, il serpente emise qualcosa di molto simile a uno strillo.
«Giusto in tempo» urlò qualcuno dall'alto.
Il duetto alzò stranito la testa, alla ricerca di qualcosa o qualcuno, fino a quando videro una figura femminile arrampicata sul ramo di una alta palma di fianco al selvaggio animale.
Mettendo più a fuoco, capirono che si trattava di Diana, la dottoressa del Diana's Ocean Hospital.
«Che ci fai qui, tu? Che hai fatto?» chiese Isdra.
«Mi sono accorta in ritardo che questa meta era pericolosa per voi e sono venuta per dare una mano. Non ha importanza il "come", vi basti sapere che ho tolto la vista a quel coso. Ora scappate che qui ci penso io» rispose velocemente Diana.
«Non si svedo» urlò il mostro.
A Vincent quell'essere iniziava quasi a fargli pena... Sapeva che le metà-scimmie (come Diana) erano gli unici in grado di sistemarlo per le feste, ma, se fosse davvero diventato cieco, lo compativa perché significava che fosse passato in svantaggio.
«Non avrai intenzione di ucciderlo, Diana?» si lasciò sfuggire lui.
«Beh, vista la situazione, ovviamente sì» chiarì Diana.
«No, ferma lì» la bloccò Vincent con fare autoritario.
«Ma che diamine... » si lasciarono scappare sia Isdra sia Diana.
«Zitte entrambe, per favore» le interruppe lui.
«Ascoltami, mostriciattolo... Anzi, Miriam, giusto?» Vincent si rivolse al serpente. Il ragazzo in quel momento si ergeva fiero sulle stampelle e parlò con voce ferma e decisa: un tono che non sapeva nemmeno di avere.
«Papàs?» rispose il serpente.
«Ti ho fatto una domanda» controribatté Vincent.
«Ssì Papàs, ssono Smiriasm» disse quello.
«Bene, Miriam, per tua informazione non sono assolutamente tuo padre» la delucidò Vincent per poi aggiungere «Mi chiamo Vincent e sono un umano alleato delle sirene. A proposito di questo, loro mi hanno detto che tu e la tua razza siete imparentate con loro e con i tritoni, dato che tu, la prima murena della storia, sei la figlia di Poseidone tanto quanto loro. È così?»
«Ssì» sibilò Miriam «Sono fislia del S dio Possseidone e della sisana Eilika. Les prisme ssirene e i prismi strisoni eranos rispessisvamente mies ssorelle e fraselli, mentres quelli di ossi sono miei niposi e cusini deis mieis fisli»
«E se è così, allora perché tu e i tuoi figli mangiate i vostri stessi lontani parenti?» la incalzò l'umano.
«È inssito nellas nossstra nasura pes vias dess mia madres» disse con sufficienza Miriam.
«Beh, è ora di modificarla» le riferì Vincent, per poi spiegarsi meglio «Sappi che se adesso ci lascerai andare avrai salva la vita, tuttavia devi promettermi di impegnarti a mangiare alghe e plancton d'ora In poi e di usare questa tua attuale "natura" solo in combattimento, perché tra qualche tempo potremmo aver bisogno di te in una guerra (in cui ovviamente metteremo in ballo anche qualche bottino per te e per i tuoi figli)»
«Sguerre? Les hos ssempre amase squelle!» esclamò Miriam, sbattendo la punta della sua coda rumorosamente, forse per la contentezza.
«Quindi accetti?» Vincent sorrise furbescamente.
«Serto. Ssiete salmense sstrani ches mis porsereste asidità e poi cossì sguadagno il striplo. Ansate» ribadì Miriam, mollando le sue spire dai due.
*
Arrivati alla riva - dove le vere Ly-Cee, Fallen, Kaesis e Rosa li aspettavano - il terzetto rimasto indietro si fece avanti tranquillamente per tornare negli abissi.
«Eh? Pensavo di vedere almeno qualche graffio» finse di lamentarsi la regina, sorpresa.
«No, stavolta ci hanno salvato le capacità di negoziazione del signorino. Poi questa ce la spiega però, perché non credo di aver capito bene» la riccia sembrò dare voce al suo fastidio interiore, terminando il discorso con quella che sembrò un'amara risata.
«La dottoressa Diana qui?» chiese felice la principessa, notando la metà-scimmia.
«Lunga storia anche questa che vi spiegheremo dopo» affermò quella sorridendo.
Dopo di ciò, il gruppo si preparò a tornare a Draembyss: la vacanza nella superficie era già finita prima ancora di iniziare.
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