Capitolo 16
Quasi una decina di ore dopo, arrivati quasi in superficie, il gruppo si fermò prima che ognuno potesse uscire la testa dall'acqua e, in particolare, le ragazze si guardarono negli occhi, come se stessero pensando tutte la stessa cosa.
Tuttavia, quel gioco di sguardi aveva messo su un silenzio fastidioso che venne rotto, solo dopo qualche minuto, da Vincent che non aveva capito bene la situazione.
«Scusate, perché ci siamo fermati tutti e proprio qui, vicino la meta?» chiese l'umano che non aveva proferito più parola dalle ammonizioni di Isdra.
«Ecco... Ci siamo appena accorte di esserci scordate uno scialle o comunque qualcosa che potrebbe coprire il nostro corpo nella trasformazione umana da... Diciamo, dal basso ventre in giù. E dato che tra voi umani vedere una donna mezza nuda per strada o, comunque, in una spiaggia non per nudisti è inusuale...» tentò di spiegare timidamente Ly-Cee, lasciando la frase in sospeso e non arrivando di fatto a nulla.
Vincent, infatti, la guardava con una faccia da ebete.
«In poche parole: rischiamo di attirare l'attenzione perché avremo il didietro, e non solo quello, praticamente di fuori, davanti a una possibile folla di abitanti della superficie terrestre» chiarì Isdra, abbastanza scocciata.
Ci fu un altro minuto di silenzio interrotto nuovamente da Vincent che, sta volta, ghignò guadagnosi occhiatacce e insulti vari.
Poco dopo, sempre a lui vennero in mente, vagamente, le parole di una conversazione avuta con un vicino di cella quando era stato rinchiuso nel castello di Draembyss.
Fallen riesce a creare qualsiasi tipo di corpo fisico anche solo con il pensiero gli aveva riferito il tritone.
Vincent disse ciò che aveva ricordato al resto delle sue compagne e, finalmente, sembrarono tutte prenderlo sul serio, tanto che Fallen non si fece ripetere una frase in più, chiudendo gli occhi e facendo apparire annodato ai fianchi di ognuno un pareo lungo semplice e di color scarlatta.
Fatto ciò, Rosa domandò sbigottita all'ancella «Ma non sapevi già prima quali fossero i tuoi poteri?»
«Sì, ma, a differenza della maggioranza delle sirene, non posso usare le mie potenzialità senza il consenso degli altri» chiarì Fallen.
Rosa a quelle parole fece uno sguardo triste, quasi compatendola.
Una mezz'ora dopo, alle prime luci abbaglianti dell'alba, si trovavano tutti nella loro forma umana sulla spiaggia dell'isola di Huahiné.
Vincent noto poco la visibile mancanza delle dita dei piedi, ma questo non gli impedì di dover usare le stampelle per camminare: senza di quelle non riusciva nemmeno a reggersi in piedi.
Tuttavia, in quel momento c'era un'altra persona che aveva bisogno di aiuto per la medesima cosa: Kaesis.
La nobile sirena, infatti, si ritrovava sdraiata sulla sabbia dorata a guardare inerme e spaesata tutti gli altri.
«Sorella, ora che ci penso non mi pare di averti mai vista uscire qua sopra» disse Ly-Cee, notando la rossa in difficoltà.
«Parla a voce un po' più bassa, se certi umani ci scoprono ci fanno diventare animali da spettacolo» la rimproverò la maggiore con voce cauta, cercando di mimetizzare la propria frustrazione «E, comunque, sì, sono stata già qui, anche se una volta sola ed è stato quando ero una bambina; all'epoca io e la tua matrigna non ti avevamo nemmeno mai incontrato, per questo non lo sai, suppongo. In ogni caso, da allora non ho più fatto visita alla superficie perché poi è iniziata la guerra e successivamente sono diventata regina... E adesso neanche mi ricordo più come funzionano questi cosi!» concluse, indicando con una mano gli arti inferiori.
«Non preoccuparti, conosco una cosa che fa per te, almeno per il momento» la principessa rincuorò la sorella chinandosi e avvicinandosi all'orecchio di quest'ultima e poi fissò intensamente l'ancella.
Quest'ultima, per risposta, fece apparire una sedia a rotelle pieghevole davanti a sé e poi prese faticosamente in braccio la regina per farla sedere sulla nuova carrozza.
«Fallen, oggi io e te ci alterneremo per trasportarla, ok? Comincia tu, per favore» Ly-Cee diede istruzioni, mentre Fallen annuiva sorridente.
Nel frattempo, poco distante a loro potevano vedere una crociera approdata e i passeggeri ben vestiti scendevano dando documenti a una donna dai corti capelli neri, minuta e con indosso il pezzo di sopra viola di un bikini, dei pantaloncini in jeans e un paio di infradito.
«Avviciniamoci e confondiamoci tra i turisti» buttò l'idea Lady Kaesis.
«Sì, e quali documenti presentiamo?» commentò sarcastico Vincent.
Per risposta, la principessa Ly-Cee e Fallen chiusero entrambe gli occhi per poi fare apparire una grande carpetta chiusa che cadde sulla sabbia ai loro piedi.
Ly-Cee la raccolse in mano aprendola e annunciò trionfante «Eccoli qui, identici a quelli di banali esseri umani!» e li distribuì a tutti gli altri.
Sulle carte vi era una foto di ognuno di loro, ma i dati anagrafici - partendo da nome e cognome a tutto il resto - erano inventati.
Ly-Cee secondo le carte si chiamava Jennie Lyjei, mentre sua sorella Kaesis era diventata Karen Lyjei; Isdra aveva ricevuto il pseudonimo di Hilary Stayfear, Fallen e Rosa ebbero i soprannomi rispettivi di Sharon e Zoey Goodob. Quanto a Vincent, invece, gli dettero il nominativo di Christian heartbored.
Secondo le carte, venivano tutti dal Sud Inghilterra e tutti avevano un'età compresa tra i 12 e i 20 anni, tranne l'ancella che secondo le fonti fasulle ne aveva 43.
Dopo aver riferito queste nuove informazioni tra loro, Vincent si lamentò di nuovo «Ma come faremo con i soldi?».
«Quelli non saranno un problema» chiarì Kaesis, anzi, Karen «Tu, piuttosto, metti gli occhiali e il berrettino che ti ha dato la mia ancella all'ospedale. E abituati sia al tuo nome sia ai nostri, Lawrence» aggiunse poi quella.
Detto ciò, mentre la donna era girata e distratta a parlare con altra gente, il gruppetto - formato da Isdra, Ly-Cee, Rosa e Vincent - avanzò in maniera svelta verso un lato della nave arrampicandosi per addentrarsi nella Prua che conduceva a un pontile di legno fatto apposta per scendere, mentre Fallen e la sua regina si nascosero dietro un angolino all'ombra per poi spuntare solo quando gli altri erano appena scesi.
Ci volle poco tempo e filò tutto liscio, tanto che, quando la signora si era liberata dalla conversazione e si rigirò verso l'imbarcazione, gli infiltrati erano ormai tutti di fronte a lei.
«Salve a tutti e benvenuti sull'isola di Huahiné con l'agenzia "Vacanze di Lady Murena". Spero abbiate fatto buon viaggio, fin'ora. Io sono Miriam e vorrei confrontare i nominativi con quelli della lista dei passeggeri attraverso i vostri documenti» disse meccanicamente la donna in inglese, con un leggero accento australiano.
A quelle parole, Fallen, (anzi, Sharon) sembrò sbiancare. Ma fu solo un attimo, dato che poi si ricompose.
Ly-Cee/Jennie diede alla tipa i suoi documenti, facendosi imitare dagli altri, poi fissò la tipa come se stesse usando i suoi poteri, forse per farle vedere gli stessi nomi che avevano presentato nella fantomatica lista.
Eppure, la donna non controllò nessun elenco, apparentemente: si limitò a guardare i documenti e a sorridere beffarda.
«Tutto apposto, cari. Scegliete una location tra gli appartamenti da quel lato e accomodatevi» sentenziò, indicando delle capanne che si trovavano in lontananza alla sua destra per poi allungare il discorso «Non prima di non aver accettato questa busta con vestiti e intimo di cotone leggero: tranquilli è tutto taglia unica e totalmente gratis. Cielo, sembra che abbiate perso i bagagli e la nostra compagnia non può certo far girare nudi i suoi clienti!» e porse loro una sacca in plastica con dentro una marea di indumenti stropicciati di tanti colori pastello come rosa, giallo, blu, verde acqua, rosso, arancione e chi più ne ha più ne metta.
Jennie prese la borsa stizzita, come se qualcosa non andasse bene.
«Beh, allora buona continuazione della vacanza!» salutò Miriam con ancora quel suo sorriso inquietante sul volto.
Il gruppo ringraziò e si allontanò verso le capanne velocemente.
Entrati in una capanna a caso, mentre gli altri parlavano tra loro o si cambiavano gli indumenti che avevano addosso con quelli che gli erano stati generosamente offerti, Ly-Cee prese in disparte sua sorella.
«Non sono riuscita ad entrare nella mente di quella tizia. Significa che i miei poteri con lei non funzionano. E, probabilmente, nemmeno quelli di tutte le altre sirene. Ho avuto la sensazione che potesse essere... » disse a bassa voce.
«Per Poseidone, potrebbe essere una... » Kaesis quasi strillò, ma la principessa le mise una mano sulla bocca per zittirla.
«Appunto... Che ne diresti di andarcene da qui prima che faccia troppo buio?» chiese cauta Ly-Cee, infine.
Prima che la regina potesse rispondere, Isdra uscì dal bagno della capanna in cui si era intanata a sciacquarsi la faccia e chiese loro preoccupata «Che succede? Ho sentito un verso strano»
«Succede che siamo quasi sicuramente in guai seri» chiarì Ly-Cee.
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