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CAPITOLO 8

Ero seduta su quel maledetto divanetto da ormai dieci minuti, e già un paio di ragazzi mi avevano invitato a ballare.
A un certo punto avevo intravisto pure Matthew che si era già trovata una ragazza con cui ballare; appena mi aveva visto in mezzo alla folla di persone sudaticce mi aveva salutato con un cenno della mano.
"Allora, ti stai divertendo?" Chiese una voce femminile fastidiosa e fin troppo familiare per i miei gusti.
"Vattene Abigail e lasciami in pace." Le intimai, facendole segno di andarsene; lei però si sedette affianco a me con fare sprezzante.
Indossava un abito che lasciava poco all'immaginazione: era fin troppo corto, la scollatura a cuore era talmente profonda che era un miracolo che riuscisse a tenere il seno coperto; le scarpe erano altissime, minimo dodici centimetri. I colori non riuscii a distinguerli a causa delle luci stroboscopiche e dell'atmosfera soffusa.
"Andiamo, davvero hai intenzione di non parlarmi fino alla fine della tua miserabile vita? Non ti interessa proprio niente sapere del tuo caro Loggy?" Mi provocò con tono civettuolo.
"Loggy?" Ripetei disgustata e malinconica, reprimendo a stento un conato di vomito e delle lacrime che cominciavano a pizzicarmi agli angoli degli occhi.
"Ho colpito un nervo scoperto, vero?" Disse con una punta di soddisfazione. "Comunque, tu non hai in mente in che guaio ti sei cacciata." Aggiunse poco dopo.
"Che cosa intendi?" Mi fece cenno di fronte a me e vidi Jason che stava tornando, due bicchieri in mano mentre tentava di non spanderne il contenuto passando tra i vari ballerini al centro della pista.
"Tu me l'hai portato via." Sibilò a denti stretti, lo sguardo cattivo mentre mi guardava.
"Ma che stai dicendo? Se sei tu che l'hai lasciato!" Esclamai furiosa.
"Era una prova, per vedere se sarebbe tornato da me. A quanto pare è tornato dalla sua vecchia fiamma a piangere, come un bambino dalla mamma."
"Senti," Cominciai, cercando di non esplodere e utilizzando il tono più calmo possibile. "non è che lasciando una persona dicendole che non l'hai mai amata e che l'hai solo usata per i tuoi scopi le faccia tanto bene; ha sofferto, l'ho visto nei suoi occhi quando me l'ha raccontato. Non era un buon modo se volevi che tornasse."
"Ma guarda chi parla, tu, figlia di un assassino di piccoli e innocenti bam..."
"VATTENE IMMEDIATAMENTE!" Le urlai contro, interrompendola e usando tutto il fiato che avevo nei polmoni.
Sentivo il sangue che mi era affluito alle guance, rendendomele di sicuro rosse, come il resto del mio viso.
No potevo credere che Logan le avesse raccontato della storia di mio padre.
"No, non dirmi cosa devo o..."
"Hai sentito cosa ti ha detto?" La voce di Jason si sentì al di sopra del tutto il chiasso della musica, il tono glaciale.
"Va bene." Soffiò a denti stretti Abigail dopo qualche secondo che si furono guardati negli occhi; però prima di alzarsi e andarsene si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò: "Non pensare di passarla liscia tesorino, ti porterò via ciò che più ami, proprio come hai fatto tu." E detto questo, finalmente se ne andò.
Jason la osservò andarsene con sguardo disgustato, per poi passarmi il bicchiere una volta che Abigail fosse scomparsa tra la folla rumorosa, sculettando.
Feci un respiro profondo, cercando di non pensare più a tutto ciò che era appena successo.
"Tutto a posto?" Mi chiese Jason, una volta che si fu accomodato di fianco a me.
Tirai nervosamente le maniche della felpa, giocherellando con l'orlo che mi arrivava poco sotto la punta del dito medio, quello più lungo.
"Sì, stai tranquillo; tu invece?" Avevo notato un lampo di tristezza nei suoi occhi quando aveva intimato implicitamente ad Abigail di andarsene, capendo subito il perché: le mancava ancora.
"Sì, non preoccuparti, non mi fa più lo stesso effetto che mi faceva prima." Mi rassicurò abbozzando un sorriso, per dopo sorseggiare un po' della sua bevanda.
Guardai il liquido nel mio bicchiere, non capendo che cosa fosse inizialmente.
"Tranquilla, per stasera il bar vende solo birra, e non di provenienza strana." Spiegò quando notò il mio sguardo scettico.
Bevvi un sorso sentendo la gola bruciarmi appena il liquido scivolò giù. Strabuzzai gli occhi per il forte sapore della birra, ottenendo solo risate da parte di Jason.
"Ah, è così che la metti?" Lo sfidai, trangugiando in un colpo solo tutto il contenuto del bicchiere di cartone.
La testa cominciò a girarmi lievemente, per questo premetti con due dita le tempie, cercando di scacciare il dolore, o almeno alleviarlo un po'.
"Wow, non dovevi bere tutto d'un sorso così!" Mi rimproverò ridendo, togliendomi il bicchiere dalla mano.
"Voglio ballare." Dissi a un certo punto, balzando in piedi.
"Cosa?"
"Ho detto che voglio ballare." Ripetei, guardando lo sguardo stranito di Jason.
"E su, andiamo!" Mi lamentai, tirandolo per un braccio.
"E va bene!" Cedette alla fine, alzandosi e poggiando il bicchiere sul tavolino di fronte il divanetto.
Non avrei mai accettato di ballare, tantomeno ordinare a qualcuno di farlo perché ne avevo voglia; ma non ero abituata a bere, al massimo avevo bevuto un quarto di bicchiere di vino bianco al matrimonio di mio cugino; e in quel momento quel bicchiere di birra mi circolava nelle vene facendomi compiere quelle azioni che, nella vita quotidiana, non sarei riuscita a compiere.
Una volta giunti in pista poggiai le mani sulle spalle di Jason, mentre lui sistemava le sue sui miei fianchi.
"Mi raccomando, non farle scivolare troppo giù." Lo avvertì, dicendolo però in modo scherzoso.
Rimanemmo lì a ballare per un bel po', in silenzio, con la paura che aprendo bocca sciupassimo il momento.
Il primo a parlare fu Jason dopo circa una mezz'oretta: "Sei bellissima stasera, anche con quell'enorme felpa a coprirti la maggior parte del corpo."
Quelle parole erano dolcissime. Un sorriso mi andò a increspare le labbra quando le sentii.
"Grazie, anche tu non sei nien..." Mi interruppi, facendo scivolare via le mie mani dalle sue spalle e portandole lungo i fianchi.
Feci solo in tempo a vederlo girarsi nella direzione in cui stavo guardando anch'io, prima di mettermi una mano sulla bocca e cominciare a correre via per uscire dal locale, le lacrime che mi solcavano il viso.
Arrivai finalmente all'uscita della discoteca, le mani poggiate a coppa sul viso per nasconderlo.
Com'era potuto accadere?
Quando avevo lanciato lo sguardo oltre le spalle di Jason mentre lo ringraziavo per il complimento, avevo visto la scena più disgustosa e terribile che avessi mai potuto immaginare.
C'era Abigail seduta sulle ginocchia di un ragazzo con la quale si stava baciando. Il problema era che il ragazzo in questione era Logan. L'avevo riconosciuto nonostante l'aria soffusa del locale.
Mi faceva male il fatto di averlo visto baciare un'altra, soprattutto se la ragazza era Abigail.
"Vanessa, hey." Jason mi aveva raggiunto fuori dal locale, facendomi girare per fare in modo da guardarmi, il viso coperto dalle mani.
"Calmati, su." Cercò di consolarmi lui, togliendomi le mani per indirizzare i suoi occhi nei miei, ma quest'ultimi erano rivolti verso il marciapiede.
Sembrava meno scosso, constatai dal tono della sua voce. Me lo sarei immaginato che anche lui ci stesse male, ma a quanto pare il suo cuore ormai era chiuso nei confronti della ragazza che aveva amato.
"Hey, guardarmi." Mi sollevò il mento prendendolo tra l'indice e il pollice, facendo incastrare i nostri sguardi. "Fregatene di lui, hai capito?"
Scoppiai a piangere più forte.
"No, no, non piangere." Posò le mani sulle mie guance, cercando di asciugare le lacrime con i pollici. "Non se le merita; se è così stupido da lasciarti andare vuol dire che non ti merita. "Fece un debole sorriso, ripensando a ciò che aveva appena detto. "Io lo so per esperienza."
A quel punto non ce la feci più.
Era da quando lo avevo perdonato che faceva il gentile, e me la sentivo che quella volta non era per ingannarmi. Sentivo il suo affetto vicino, come un calore al petto quando mi era accanto.
Gli presi il viso tra le mani, accarezzandolo per un secondo, e poi lo baciai.
All'inizio fu semplice, ma poco dopo si fece più intenso, lo sentii dalla sua lingua che si insinuava nella mia bocca.
Non mi ero accorta di essere finita vicino a un'auto, me ne accorsi solo nel momento in cui ci sbattei contro con il corpo quando Jason mi spinse indietro, provocandomi un brivido lungo la schiena a causa dell'impatto. Avevo il corpo completamente aderente al veicolo.
Questa volta era un bacio diverso dagli altri che ci eravamo scambiati. Era dolce ma allo stesso tempo appassionato; percepivo le sue mani stringermi i fianchi, non in modo possessivo però, cercavano solo di avvicinare sempre di più i nostri corpi, facendomi percepire il suo calore nonostante l'aria fredda.
Sopra di noi brillava un cielo notturno pieno di stelle, come un pubblico che ammirava lo spettacolo per cui aveva pagato il biglietto, e la luna che faceva da faro ai protagonisti della storia nella scena più bella.
I protagonisti eravamo io e Jason.
La scena era il nostro bacio.
E la storia, era la mia vita.

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