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Capitolo 3 - Primo incontro

"La donna è come un libro che, buono o cattivo, deve piacere fin dalla copertina."

Giacomo Casanova

Marco tornò varie volte in Rocca, e dato che il posto a causa del COV19 era quasi sempre semideserto, ebbe modo di visitare, durante le pause pranzo, tutti e tre i palazzi, fra loro comunicanti: Spannocchi, Tantucci e Salimbeni, spesso imbattendosi a dialogare con l'immaginaria signora in rosso, che via via si era fatta sempre più moderna. La nobil donna, era passata progressivamente dagli abiti medievali ad un semplice ma elegante tubino scarlatto con collana di perle. Tuttavia, la sua figura, ancora bella, serena e beatificatrice, sparì di colpo un venerdì d'ottobre.

Dopo varie settimane di uscite a tarda ora, finalmente, riuscì ad uscire molto prima del solito. Ciò gli consentì di godere del tiepido sole autunnale, che allunga le ombre a dismisura e che riscalda piacevolmente le membra.

Scendendo per Via di Vallerozzi, con l'animo pieno di energia e sollevato dal buon andamento del progetto, lo chiamò al cellulare un collega che non sentiva da tanto tempo e per questo motivo si fermò e si mise a parlare con lui entusiasta del suo recente incarico nella sede. Ad un certo punto, però, dalla cima di Via Vallerozzi vide comparire una figura femminile: una sagoma affusolata e nervosa stava scendendo con passo molleggiato.

La sagoma, uscendo dall'ombra, mostrava i suoi colori, in particolare il rosso acceso della tracolla principale. Improvvisamente rallentò l'andatura e si fermò a controllare il contenuto della borsa, poi di un'altra, dato che ne aveva più di una.

Anche se ancora lontana, Marco si accorse che la donna lo guardava di sfuggita, cercando di non farsi notare, e poi abbassava lo sguardo.

Sembrava una gazzella che deve passare davanti ai leoni. Fissarla lo divertiva assai.

Era alta circa un metro e sessanta, ma ben proporzionata con il punto vita accentuato da un tubino nero leggermente più largo in fondo e svolazzante, che scopriva in parte le cosce ancora abbronzate di un caldo marrone dorato che fluttuavano sulle scarpette nere con un tacco medio. Aveva delle bellissime gambe: più si avvicinava più Marco poteva ammirare la muscolatura scolpita e lucente. Il suo passo esitante ma vigoroso lo ipnotizzava e non riusciva a distogliere lo sguardo.

Quando fu vicina a lui girò rapida alla sua sinistra, in via della Stufa Secca. Marco pensava che sarebbe scesa da Via di Vallerozzi e che quindi avrebbe potuto abbordarla con calma. Quando si accorse della variazione del programma, riattaccò il telefono senza preavviso e balzò verso di lei: "Scusami, posso farti una domanda? Dove lavori?". La ragazza si fermò allarmata.

Il cuore di Marco batteva fortissimo, non riusciva neppure a sentire la sua voce mentre rispondeva. Aveva i capelli lisci scuri, lunghi fino alle spalle ed il suo volto era coperto da un'enorme mascherina nera e lo guardava perplessa con i suoi occhi scuri truccati di nero, attraverso gli occhiali da vista. Il viso sembrava familiare, poteva essere sua moglie dieci anni prima, quando ancora stava bene ed era attraente. Quando ancora facevano l'amore.

La borsa scarlatta, i capelli scuri e le gambe sinuose color bronzo dorato, avevano acceso come una miccia i sensi del povero Marco i cui ormoni, a causa della protratta mancanza femminile, erano alquanto frustrati.

Di quello che lei stava dicendo capì soltanto che lo aveva già visto e che era una collega, forse una stagista. Non era sicuro di aver inteso cosa gli avesse appena detto, ma non stava bene richiederlo.

Chissà dove si erano visti, strano non ricordarla. Continuando la conversazione capì che la ragazza l'aveva scambiato per un altro che lavorava all'Audit.

Marco era sconvolto da quello strano incontro ma ebbe la forza di chiederle il numero di telefono. "Se vuoi contattarmi basta che mi cerchi su teams, mi chiamo Tiziana Fadda".

Poi la ragazza proseguì per la sua strada.

Marco rimase ad osservarla e quando sparì dal campo visivo si chiese se fosse reale o immaginaria.

Pensò a lei per tutto il viaggio di ritorno a casa, quest'ultima situata nel territorio della Berardenga, zona delimitata dall'Arbia e dall'Ombrone, dalle colline del Chianti a Nord, e a Sud dal territorio delle crete ascianesi, caratterizzate dalle famose colline brulle e dolcemente ondulate, dalle querce e dai cipressi solitari.

Non si era comportato per niente bene, in pratica l'aveva aggredita. Per questo motivo, il giorno dopo dovette per forza chiederle scusa, scrivendole una mail, prova evidente che la ragazza esisteva.

"Ciao Tiziana

Volevo scusarmi per l'intromissione improvvisa di ieri.

Sono stato preso da un impulso attrattivo della tua figura che mi camminava davanti da qualche minuto.

Spero non averti ferito.

Ti prego di prendere il tutto come un complimento sincero, emotivo e spassionato alla tua persona.

Marco Tedeschi"

Rispose dopo circa due ore.

"Buongiorno Marco,

Grazie del complimento

Cordiali Saluti,

Tiziana"

Sbrigativa, tuttavia, poco dopo lei lo chiamò su teams.

Marco aveva mille domande da farle, ma non ne fece neppure una. Invece lei lo intrattenne con una serie di argomenti lavorativi perché era addetta di una Segreteria. Lui era addirittura Responsabile, ma da così poco tempo che non aveva idea di cosa si facesse in quegli uffici.

Tiziana invece lo sapeva benissimo, gli fece un resoconto talmente dettagliato che Marco non ebbe più dubbi: non era il lavoro adatto per lui. Nei giorni che seguirono, dato che i ruoli di responsabilità andavano ridotti, per prima cosa abdicò a favore di un suo addetto.

Almeno quel collega avrebbe avuto un ruolo di responsabilità per qualche mese e ciò avrebbe migliorato il suo curriculum. Tanto il nuovo anno, tutti gli addetti di cui era stato responsabile in quella Segreteria, e Marco compreso, sarebbe stati assegnati ad altri incarichi. Inoltre lui si sarebbe potuto occupare solo del progetto di Riorganizzazione della DG, a cui teneva molto.

Provò anche a contattarla altre svariate volte per offrirle un caffè e per conoscerla meglio, ma la ragazza rifiutò sempre, anche perché in quel periodo si doveva lavorare in smart working e lei non aveva un ruolo che giustificasse la sua presenza in Rocca. C'era stata per caso quel giorno perché un applicativo non funzionava senza il cavo di rete attaccato al PC.

Marco non insisteva troppo, perché era curioso di avere informazioni, ma nello stesso tempo era anche terrorizzato di essersi invaghito di lei.

Un giorno, dopo numerose ricerche, trovò la stanza dove lavorava la ragazza: il suo nome era scritto nel cartellino insieme a quello di un'altra donna. C'erano quattro scrivanie, ma solo due potevano essere occupate perché doveva essere mantenuto il distanziamento minimo per non diffondere il COV19.

Da allora, quando era in Rocca, si sedeva quasi sempre in uno di quei due posti e provava ad indovinare quale fosse il suo. Una postazione aveva i cassetti chiusi a chiave e nessun foglio sulla scrivania. L'altra invece aveva i cassetti apribili e pieni di oggetti: cancelleria, cuffie, taccuini, fogli, una bottiglia d'acqua da aprire, un ombrello, igienizzante per le mani, una confezione di mascherine usa e getta, assorbenti. Inoltre, la scrivania era piena di stampe, piccoli soprammobili e una pianta secca stecchita. Era precisa ed essenziale, oppure era disordinata e ingenua come sua moglie?

Un giorno fece una foto e la mandò a Tiziana. Come immaginava, la sua scrivania era quella piena di oggetti, ma non li aveva lasciati per ingenuità. C'era una motivazione altruistica, infatti, se qualcuno o qualcuna si fosse seduto al suo posto, avrebbe trovato tutto ciò che serviva senza dover uscire dalla stanza con il rischio di prendere il COV19; e c'era una motivazione opportunistica, ossia voleva che si sapesse che quello era il suo posto e che non era incustodito, perché il proverbio recita "Chi va a Roma, perde la poltrona". Quella stanza era molto ambita e quindi andava mantenuta gelosamente. Nell'occasione, Tiziana gli chiese di buttare la pianta secca, perché dimostrava una lunga assenza.

Marco, da una parte voleva dimenticarla perché non si sentiva pronto per una storia, dall'altra, più dettagli di lei scopriva più si incuriosiva. E comunque non avevano una relazione, quindi non c'era niente di male ad informarsi. Si fece allora coraggio e le chiese l'amicizia su facebook. Dopo un mese, ancora non l'aveva accettata, per questo le scrisse appositamente su teams.

Allora lei accettò subito e gli scrisse che gli aveva messo alcuni "Mi piace". Gli spiegò che era poco social e che navigava su facebook soprattutto in estate per mettere i "like" alle sue amiche.

Solo adesso Marco si sentì autorizzato a scrutare il suo profilo: perché erano amici. Era un uomo all'antica ed in generale, eccetto le avventure fugaci necessarie per motivi fisiologici, ci teneva al rispetto suo e degli altri. Vide diverse foto in costume di Tiziana dove stava davvero bene. Aveva un bellissimo corpo super tonico. In alcune, invece, era ripresa in primo piano e si vedeva bene in viso, non bellissimo, ma particolare. Era olivastra con occhi e capelli scuri e lo sguardo sbarazzino, come quello di sua moglie un po' di anni prima. Le gambe erano belle anche in foto, ma non facevano lo stesso effetto che dal vivo, quando erano in movimento. Per fortuna, perché Marco era rimasto turbato da quell'incontro e non riusciva a toglierlo dalla testa.

Scorrendo le prime foto in costume, aveva pensato che fosse una ballerina di qualche ballo moderno, ma sul profilo non c'era niente a riguardo. In genere le ballerine pubblicano anche le foto in costume da ballo, tutte truccate e luccicanti. Nel suo profilo, invece, oltre alle foto di lei da sola o insieme con amiche, c'erano inizialmente soltanto fiori e paesaggi, segno che amava la natura.

A differenza di sua moglie quando stava bene, lei non scriveva niente sui social. Pertanto, non si poteva capire di quale partito fosse, se era in cerca di un fidanzato, quali fossero i suoi ideali.

Scorrendo il profilo, trovò una foto di lei con una canottiera sportiva, insieme con altre ragazze su un prato verde, e pensò che si trattasse di un campo da rugby, dato che lui adorava quello sport e lo aveva anche praticato a livello amatoriale insieme con altri genitori che portavano i figli a praticare quello sport. Dal passo vigoroso ed energico poteva essere una giocatrice trequarti, mentre per il ruolo di avanti era decisamente troppo minuta.

Marco pesava circa 90 kg per poco più di un metro e ottanta. Tutti quei chili non gli stavano male, almeno secondo il parere delle sue partner occasionali, perché aveva le spalle larghe ed era molto muscoloso, e nel rugby il peso faceva comodo. Invece, quando andava in bici, i muscoli in eccesso li sentiva. Da giovane, quando era almeno 15 chili più leggero, era stato un ciclista di buon livello e adesso continuava ad andarci, sia in strada, con la bici da corsa, che per i boschi, con la mountain bike, per tenersi in forma.

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