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Il primo giorno di scuola

Erano passati due giorni dalla cena a casa Knight e in quei giorni, Nico era andato a fare la domanda di iscrizione per l'ammissione alla terza superiore e a sostenere i relativi esami di ammissione, passandoli con ottimi voti. La mattina del primo giorno di scuola, Will, da bravo figlio di Apollo, si alzò presto, si fece una doccia veloce e si cambiò, ma il figlio di Ade russava ancora alla grossa quando lui finì di cambiarsi. Will sospirò rassegnato e si stese di nuovo sul letto chiamando Nico, inutilmente, visto che aveva il sonno pesante e nemmeno le cannonate lo svegliavano. Will decise di lasciar perdere le maniere gentili per passare a quelle cattive e ne aveva già in mente una. Il figlio di Apollo prese un secchio d'acqua dal ripostiglio, andò in bagno e lo riempì di acqua gelida poi, con passo felpato e un sorriso perverso sulle labbra, si avvicinò al fidanzato. Sapeva che avrebbe dovuto cambiare il letto e affrontare un Nico molto arrabbiato, ma la tentazione era troppo forte e rovesciò l'intero contenuto del secchio sul figlio di Ade.

Splash!

Nico scattò in piedi con una velocità sovrumana scoprendosi completamente fradicio e infreddolito. Lentamente si scostò il lunghi capelli neri da viso e vide Will con un secchio tra le mani e stava facendo un grosso sforzo per trattenere un risata, ma non ci riuscì e scoppiò a ridere in faccia a Nico.

"Solace questa me la paghi! È una promessa!" ringhiò Nico fulminando quell'idiota del suo ragazzo.

"Sc... scusami Nico... è che non riuscivo a svegliarti e... ahahahaahahahah!!" Will crollò a terra continuando a ridere come un matto.

"E non potevi svegliarmi in altri modi?" Nico stava cominciando a perdere la pazienza.

"Ci... ci ho provato... ma neanche le cannonate ti svegliano!" disse Will con le lacrime agli occhi per le risate.

Un ghigno si stava formando sulle labbra di Nico, mentre scrutava Will. "A sì? Bene, se le cose stanno così..."

Will aveva notato il suo sguardo e, smettendo di ridere, lo fissò preoccupato. "Ehm, Nico... perché mi guardi così?"

Nico non gli rispose ma gli saltò addosso... e cominciò a fare il solletico a Will, mentre quest' ultimo rideva e si dimenava come un matto. Dopo cinque minuti Will si arrese.

"Basta... basta Nico... ti prego!"

Nico si fermò "Prometti di non svegliarmi più in quel modo?"

"S, sì te lo prometto!"

"Bene" Nico si alzò, soddisfatto, e andò a farsi una doccia mentre Will si alzò e andò a cambiarsi la camicia fradicia con una asciutta e andò a preparare la colazione.

Venti minuti dopo Nico si presentò in cucina vestito e asciutto. Anche quel giorno aveva optato per dei vestiti semplici e comodi: una camicia, dei jeans neri con delle catene lungo i fianchi, scarpe nere e il giubbotto nero di pelle. I capelli erano arruffati e in disordine mentre gli occhi erano fissi su Will, che fischiettava allegramente mentre finiva di preparare il caffè. Will gli servì una tazza di caffè nero fumante e prese dei biscotti al cioccolato dalla dispensa e cominciarono a fare colazione.

"Allora, contento di andare a scuola?" chiese allegro Will

"Beh, se per contento intendi che devo ritornare a scuola dopo settant'anni che non ci vado, sorbirmi delle noiose lezioni, superare verifiche ed interrogazioni, tenere alla larga i bulli e le ragazze che vorranno che diventi il loro fidanzato... allora sì, sono felicissimo di andare a scuola!" rispose Nico tetro.

Will rise "Su coraggio! Non sarà così terribile!"

"No, Will, hai ragione. Non sarà così male, sarà terribile. Sinceramente comincio a preferire gli Inferi alla scuola." rispose Nico alzandosi e andando a prendere la borsa nera in camera. Will scosse la testa e sospirò, preparandosi anche lui per andare a scuola.

La scuola distava dieci isolati dalla loro casa così decisero di prendere l'auto. Fu un viaggio in auto estremamente silenzioso e venti minuti dopo Will parcheggiò nell'enorme cortile della scuola. Molti ragazzi che erano già arrivati avevano formato dei gruppetti per parlare delle vacanze estive e salutarsi dopo tre mesi che non si vedevano.

Nico sospirò, sapeva che non avrebbe stretto amicizia e non avrebbe potuto stare con Will per due ragioni: a) Will aveva chiesto se poteva fare delle ore di "tirocinio" nell'infermeria della scuola, e ci era riuscito, durante la pausa pranzo e alcune ore del pomeriggio b) Will aveva categoricamente vietato a Nico di dire che era gay altrimenti i bulli lo avrebbero preso in giro, ed erano state inutili le proteste del figlio di Ade, Will era irremovibile. La campanella suonò e i due semidei si avviarono ai loro armadietti dopodiché Will accompagnò Nico nella sua classe. Quando Will se ne andò Nico entrò e si sedette sul primo banco libero in fondo che trovò, senza salutare nessuno dei suoi nuovi compagni. Alla prima ora aveva inglese e poco dopo apparve un uomo basso e tarchiato, con i capelli radi e la barba sale e pepe, indossava gli occhiali, ed una valigetta in mano: il prof di inglese di nome Jake Smith. Mentre il prof apriva il registro per fare l'appello la porta dell'aula si spalancò e sulla soglia apparve una ragazza con lunghi capelli mori lisci, occhi azzurri, alta e slanciata. Indossava dei jeans chiari, scarpe bianche ed una felpa azzurra, ma la cosa più strana che indossava era un paio di occhiali: erano enormi, con una montatura nera, delle lenti larghe e spesse che nascondevano gran parte del viso e ingigantivano gli occhi azzurri.

"Prof, mi scusi per il ritardo, ma..." la voce della ragazza era sottile ma il prof alzò una mano per fermarla.

"Signorina Taylors, visto che è il primo giorno di scuola sarò gentile e non conterò questo ritardo, ma in futuro cerchi di arrivare puntuale. Su, si sieda."

La ragazza mormorò un "grazie" e si diresse nell'unico posto libero, ovvero di fianco a Nico. Il prof ricominciò a parlare guardando l'elenco degli studenti.

"Molto bene, ora che ci siamo tutti possiamo cominciare la lezione. Ah... vedo che abbiamo un nuovo studente... bene. Signor Nicola di Angelo perché non si presenta alla classe?"

Nico storse il naso, non gli piaceva che lo chiamassero col suo nome completo, ma si alzò e si diresse di fianco alla cattedra del prof con le mani nelle tasche del giubbotto, ascoltando i suoi compagni che sussurravano al suo passaggio.

"Nicola... dev'essere di origine italiana"

"È molto carino!"

"Chissà se è fidanzato?"

"Silenzio! Signor Di Angelo... prego, si presenti alla classe"

Nico sospirò e guardò gli altri venti ragazzi che lo osservavano curiosi.

"Ciao a tutti, mi chiamo Nico di Angelo, ho sedici anni. Sono nato a Venezia, ma mi sono trasferito in America quando ero piccolo e... mi piace tirare di scherma"

Il prof sorrise a Nico "Molto bene, benvenuto, spero che s troverà bene in questa scuola. Può andare"

Nico annuì e si sedette al suo posto, notando che la sua compagna di banco lo osservava curiosa, ma quando provò a incrociare lo sguardo lei lo distolse velocemente. L'ora di inglese passò lentamente, così come quelle di matematica, storia e arte, sospirò di sollievo quando suonò la campanella che annunciava il pranzo: aveva una fame da lupi! Nico non sapeva dove si trovava la mensa ma seguendo la massa di ragazzi ci arrivò in cinque minuti. Quel giorno a mensa servivano pasta al pesto e cotoletta con pomodorini, non era il massimo ma si accontentò ed evitò di dire che per la pasta al pesto serviva la pasta lunga, non la pasta corta!

Si sedette al primo tavolo vuoto che trovò e cominciò a mangiare la pasta ascoltando il chiacchericcio confuso che proveniva dal resto della mensa.

"Posso sedermi?" chiese una voce sottile che fece sobbalzare Nico per la sorpresa. La ragazza che le aveva posto la domanda era della sua classe, quella che era arrivata in ritardo.

"Ehm, certo... fai pure"

La ragazza si sedette di fronte a lui e cominciò a mangiare lentamente, osservandolo. Nico cercò di ignorarla e di mangiare come se niente fosse ma sinceramente gli dava fastidio che qualcuno lo osservasse mangiare. Non ce la fece più.

"Ho qualcosa in faccia? Perché continui a fissarmi?" sbottò Nico.

La ragazza si riscosse "Io... scusami, non volevo. È solo che tu hai..." non fece in tempo a finire perché un trio di ragazze si avvicinò al loro tavolo. Anche quelle facevano part della classe di Nico.

"Ciao" la ragazza che lo aveva salutato aveva i capelli biondi lisci, occhi castani, indossava una divisa da cheerleader ed aveva chili e chili di trucco sulla faccia. Doveva essere il capo di quel trio.

"Ci stavamo chiedendo che ci fai con questa sfigata, non è al tuo livello. Perché non vieni al nostro tavolo? Ti mostriamo un po' la scuola e... ci conosciamo meglio. A proposito io mi chiamo Amber."

A Nico Amber non piacque e non gli piacque neanch quel "ci conosciamo meglio" visto che aveva un brutto presentimento al riguardo.

"Ti ringrazio, ma io sto bene qui. Te ne puoi andare" rispose Nico gelido.

Amber lo fissò sbigottita, ma non si arrese. Si avvicinò a Nico e gli circondò il collo con le braccia, per abbracciarlo, ma Nico si alzò in piedi di scatto, scaraventando a terra Amber. Nico si avvicinò alla ragazza sul pavimento, troneggiando su di lei.

"Ti do un consiglio Amber e faresti bene ad ascoltarlo, perché non lo ripeterò: se c'è una cosa che veramente non sopporto è essere toccato, perciò in futuro tu e le tue amichette evitate di farlo se non volete avere delle serie ripercussioni. Ora sparite e lasciateci in pace!"

Amber si alzò in piedi di scatto e corse via, seguita da quelle oche delle sue amiche. A Nico era passata la fame, così si diresse verso il cortile per prendere una boccata d'aria e riposare un po' prima che ricominciassero le altre ore di lezione. Era quasi arrivato in cortile quando sentì dei passi venire nella sua direzione, così si voltò e vide la ragazza seduta al tavolo con lui.

"Aspetta Nico! Volevo ringraziarti, nessuno mi aveva mai difesa da Amber e dalle sue amiche."

Nico scrollò le spalle "Non c'è di che. Sono abituato a litigare con quel genere di persone"

La ragazza gli fece un timido sorriso e gli fece cenno di seguirla. "Vieni con me, voglio mostrarti il mio posto segreto. A proposito, io mi chiamo Joiel"

La ragazza condusse il figlio di Ade nel cortile fino ad un piccolo prato, nascosto dietro degli imponenti pini, dove sorgeva un salice piangente, i cui rami spioventi formavano una specie di nicchia. I due ragazzi si sedettero sul prato, coperti dai rami del salice.

"Questo posto è molto bello. Quando lo hai scoperto?"

La ragazza si appoggiò al tronco dell'albero "Vedi, durante il primo mese di scuola della prima superiore Amber e la sua banda mi prendeva sempre in giro facendomi scherzi crudeli. Una volta avevano veramente esagerato e io ero scappata via in lacrime dalla scuola e mi sono imbattuta in questo posto, questo è l'unico posto in cui mi sento al sicuro. Non ho mai parlato a nessuno di questo posto, sai, tu sei il primo."

Nico la osservò attentamente. "Fammi indovinare: non hai molti amici, vero?"

Joiel sospirò. "No, a dire il vero non ho proprio amici. Tutti a scuola mi prendono in giro perché sono una secchiona, ho degli occhiali orrendi e... perché alcuna volte vedo cose che gli altri non vedono"

Nico si accigliò. "In che senso vedi cose che gli altri non vedono?"

"Ecco... è complicato da spiegare... è come se vedessi delle auree intorno a delle persone... auree buone e malvagie e poi... poi alcune volte mi è sembrato di vedere uomini con un occhio solo o con corna taurine... ti prego non prendermi per pazza" Joiel guardò Nico, come se si aspettasse che si mettesse a ridere, ma ciò non accadde.

"Tu... tu riesci a vedere delle auree intorno alle persone e dei mostri? Per caso ne vedi una anche intorno a me" Nico era sconcertato. Pensava di aver capito, ma voleva avere un'ulteriore conferma dalla ragazza.

"Sì, ecco perché a mensa ti fissavo. Tu hai una specie di aura nera, un'aura di morte intorno a te. Ed è potente, molto potente."

Nico ora ne aveva la conferma: Joiel era una mortale con la Vista! Il figlio di Ade di solito era restio a confidarsi con le persone, ma sentiva che poteva fidarsi di lei, così le raccontò che gli dei esistevano, del Campo Giove e del Campo Mezzosangue, che lui era figlio di Ade, dei semidei... insomma le raccontò tutto. All'inizio Joiel non voleva crederci, pensava che fosse uno scherzo, ma Nico richiamò alcuni scheletri e le mostrò l'anello che si trasformava nella sua spada e allora Joiel si convinse che Nico le stava dicendo la verità. La campanella suonò, la pausa pranzo era finita, ma sia tra Nico e Joiel sarebbe nata una splendida amicizia.

N.A.

Ciaoooooooooooooo! Vi sono mancata? Suppongo di no però ecco a voi il nuovo capitolo de "l'amore troverà l via"!!!! Yeeeeeeee!

Ok, basta torniamo seri. Ecco il nuovo capitolo spero vi piaccia e che mi perdoniate se è un po' lungo (ops!)

Vi saluto, ci vediamo al prossimo capitolo! *evapora*

Poseidon1999


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