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Capitolo 29- parte 2

Dopo aver parcheggiato l'auto, passiamo sotto il Marble Arch, l'arco trionfale vicino ad Oxford street, non molto lontano da dove abito io, e ci incamminiamo nel bellissimo parco.

Ad ogni passo mi rendo conto che sono sempre più vicina alla resa dei conti e capisco di non essere affatto pronta.

Le sicurezze di poco fa sono completamente svanite nel nulla ed io non so come fare per aprire l'argomento.

'Perché proprio qui?' mi chiede l'Adone accanto a me, distogliendomi dal mio turbinio di pensieri.

'Vengo sempre quando sono triste o ho bisogno di pensare. Questo posto mi mette calma.' confesso, guardandomi attorno e sorridendo al ricordo di me e i miei fratelli a giocare tra gli alberi da bambini.

'Credo che tu abbia scelto questo posto per un motivo ben preciso.'

'Ah, sì?' ribatto sarcastica ed alzo gli occhi al cielo, consapevole che il mio Damian ha imparato in fretta a conoscermi.

E questo, oltre che a rendermi felice, un po' mi mette paura... perché non sono sicura di come reagirà quando gli racconterò la mia storia.

'Già. E vorrei proprio che me lo dicessi, se ti va.' con lo sguardo seguo la traiettoria della sua mano che mi si avvicina, ma, stranamente, stavolta non sento più paura.. solo tenerezza, calore e un'infinita calma.

Se prima odiavo che mi toccassero, come odio tutt'ora del resto, adesso anelo il suo tocco. Non respiro senza i suoi occhi e il mio corpo vive solo se a contatto col suo.

La mia anima non mi appartiene più. Sono di Damian ormai.. sono sua, tanto quanto sento che lui è mio. Solo mio.

Trattengo il respiro quando le sue dita calde si appoggiano sul mio viso e mi spostano di lato una ciocca di capelli neri.

Non mi ero nemmeno resa conto che mi fosse caduta sugli occhi, talmente sono ammaliata dalla sua sola vicinanza.

'Qui è dove si sono conosciuti i miei genitori' sorrido intenerita e poi continuo: 'e anche dove si sono baciati per la prima volta. Mio padre me lo racconta ogni volta che ne ha l'occasione e quindi ho scelto questo posto perché è l'unico in cui mi sento più vicino a lei.' sospiro e penso a quanto mi manchi mia madre.

Quanto avrei voluto tenerla con me ad ogni singolo schiaffo; avrei venduto l'anima al diavolo per ricevere una calda carezza che lenisse ogni ferita che Colton continuava a procurarmi.

'Farei qualsiasi cosa per avere mia madre qui al mio fianco adesso. Trev è la cosa più vicina ad una madre che io abbia mai avuto, perciò si comporta in quel modo quando mi vede soffrire.' confesso e sento già le lacrime salire fino agli occhi.

Il mio fratellone..

'Lo capisco, io mi comporto allo stesso modo quando si tratta di Less.. per questo cerco di trattenermi e di non reagire quando tuo fratello mi attacca.. perché so che dietro a tutto questo si nasconde tanto dolore, una storia triste. E voglio che tu me la racconti, voglio che tu sia mia.. completamente.' si avvicina, guardandomi con quei suoi occhi immensi, e mi lascia un piccolo bacio sulla fronte. 'Sei al sicuro con me, Sarah.' Un altro bacetto. 'Te lo prometto.' mi lascia ancora un altro bacio leggero, ma questa volta sulle labbra e il mio amore per lui continua a crescere, crescere e crescere.. Si fermerà mai?

Non credo proprio e allora, proprio perché sono alla ricerca di quella calma di cui ho bisogno soprattutto in questo momento, mi rifugio tra le sue braccia grandi e lo abbraccio forte, aspettando che il mio cuore impazzito si calmi e vada a ritmo con il suo.

'Mi dici cosa succede piccolina?' mi sussurra piano, come se avesse il timore di farmi male con il solo timbro di voce.

'Cosa aspetti che ti dica? Quali conclusioni hai tratto?' chiedo, ansiosa di sapere quale sarà la sua risposta.

Come faccio a raccontarglielo? Ho paura.

'Vuoi la verità..?' mi guarda e con gli occhi gli faccio capire che la vorrò sempre. Lui annuisce piano col capo e fa un respiro profondo.

'Quando ti ho visto per la prima volta nel mio bar, totalmente distaccata, rigida quanto il tronco di un albero e impaziente di allontanarti dal bancone, ho capito che eri diversa. Non so con precisione cosa mi abbia attratto di te, ma credo che avevi il bisogno di essere salvata, in quella circostanza e dalla vita, e così mi sono avvicinato.' mi stringe un po' di più al suo petto, mentre ci incamminiamo verso il Rose Garden, il mio posto preferito di questo parco.

Sento gli scricchiolii delle foglie sotto i nostri piedi e non posso fare altro che paragonarli alla mia corazza che sta sgretolandosi, pian piano, di fronte alle parole e sotto gli occhi di questo uomo fantastico.

'E quando quel ragazzo si è avvicinato a te e ha osato toccarti, ho percepito la tua paura e anche la tua rabbia. Perché avevo la sensazione che tu avessi già provato quel tipo di costrizione e che non volessi provarlo mai più. È stato lì che ho sentito il bisogno di guarirti, di avvicinarmi e di curare le tue ferite con il mio tocco, la mia ammirazione e tutto l'amore che sono capace di dare.' si ferma e, appoggiandomi le mani sulle spalle, mi costringe a guardarlo. Abbassa il capo all'altezza del mio e mi asciuga la lacrima che ha appena traversato il mio volto.

'Anch'io sono stato ferito nella vita, ripetutamente e ho incassato ogni colpo, ma ho la brutta sensazione che le tue ferite siano peggiori delle mie. Più profonde e, soprattutto, non solo psicologiche..' si ferma e sento che il suo respiro si è fatto pesante, frammentato perché sta cercando di trattenere la rabbia. 'È così, Angelo?' mi chiede ed io non ho il coraggio di rispondere e guardarlo negli occhi.

Lui, allora, mi prende il mento tra le dita e mi alza il capo dolcemente. 'Rispondi, Sarah. Ho bisogno di sapere..' appena sento la disperazione nel suo tono, non posso fare altro che alzare lo sguardo e guardarlo perché non potrei mai ferirlo.

Guardo i suoi occhi belli più del mare, per un tempo che mi sembra infinito, e annuisco. 'Mi ha distrutto la vita, ha fatto a pezzi i miei sogni e per anni sono rimasta intrappolata nei miei stessi incubi, nelle mie paura e nell'orrore per me stessa per averglielo lasciato fare.' il mio viso si deforma in una smorfia di dolore ed è in questo istante che la diga si rompe e scoppio a piangere.

'Piccola mia..' sussurra il mio Damian e mi abbraccia forte, come per difendermi dal mondo, da lui, mentre io continuo ad inzuppargli la maglia e a liberare l'anima dal maledetto incubo che è diventato la mia vita da quando Colton ha preso a farne parte.

Tutti da bambini abbiamo avuto paura di qualcosa: di un pupazzo troppo grosso, di una bambola con gli occhi troppo grandi, del buio, di una bambola di pezza un po' bruttina, dell'uomo nero o del mostro sotto al letto.

Ma poi ho capito che avrei preferito mille volte dormire e vivere nell'oscurità che sentire ancora le mani di lui su di me.

E, crescendo, ho distrutto la paura che avevo dell'uomo nero, ma poi ho capito che il mostro non era lui.

E da quando sono fuggita via da Colton, mi sono resa conto che il mio percorso era tutto in salita e, soprattutto, che quello era solo il primo passo del mio processo di guarigione, non l'ultimo.

E adesso sono qui, al mio centesimo passo da quando sono scappata, alla ricerca della libertà, e sono consapevole che il prossimo porta un solo nome: Damian.

Ogni lacrima è una goccia di vitalità e mi sento sempre meglio, perché adesso capisco che aprirsi a qualcuno che ti ama e che ami può farti solo del bene.

Faccio dei respiri profondi e mi calmo, più risoluta che mai è convinta che meriti di sapere. 'Possiamo andare nel giardino di rose che mi piace tanto?' chiedo e prendo il mio Adone per mano, mentre mi incammino verso una vita nuova insieme a lui.

Ragazze e ragazzi aggiungerò la terza parte stasera, perché, altrimenti, il capitolo sarebbe venuto troppo lungo.
Mi raccomando, non mancate! Vi voglio bene.🌟❤️

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