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Prologo


'' C'era una volta, in un mondo disperso nel cosmo un regno fatto di luci e colori. In esso vi abitava la sua principessa, antica custode d'amore e felicità; in essa risplendevano i colori dei mille fiori che adornavano i giardini circostanti al suo splendido palazzo fatto d'avorio e giada. Ella era una bambina graziosa, il suo sorriso illuminava gli abitanti del castello portando gioia e serenità; tuttavia era una piccola di poche parole, nessuno udiva spesso la sua melodica voce, tranne quei rari casi in cui essa si attardava fino all'imbrunire giocando serena nell'immenso giardino. Si narrava che la sua voce portasse conforto nei cuori tristi di chi l'ascoltasse, i fiori e gli alberi ne erano i primi a goderne tant'è che le stagioni si susseguivano veloci, ma il verde smeraldo delle chiome e i colori vivaci dei fiori restavano immutati nel loro splendore. Era presagio di prosperità e di ricchezze smisurate, nessuno pativa la fame, nessuno era povero perché il loro cuori erano ricchi di buoni sentimenti. Pace era la parola che si usava per definire la grandezza di quel regno.

Ma spesso le brutture e le ombre rincorrono senza sosta le cose belle, dando loro un freno e inglobandole nell'oscurità. Rabbia e gelosia portarono la sofferenza; la piccola sussurrante di vita sparì un dì lasciando il popolo nello sconforto e nella desolazione. I prati inaridirono, gli animali perirono e gli umani assorbirono malvagità ed odio, impararono gli altri sentimenti oscuri e divennero cattivi ed egoisti facendo patire indicibili crudeltà a se stesse e agli altri. La natura moriva di giorno in giorno, mentre l'uomo si faceva più forte e crudele; la principessa non era più tornata, e con essa la flebile speranza di vita ''



  « (...) accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso (...) »

                                                                              Primo Levi, Se questo è un uomo


Le sue lunghe dita tamburellavano nervosamente a ritmo sulla valigia vintage di pelle e stoffa ricamata, era il regalo fatto dai suoi genitori per lei dopo essersi diplomata in Orticoltura con il massimo dei voti. Era stato il loro ultimo regalo. Holly era sempre stata una ragazza coscienziosa e dedita allo studio, non usciva spesso prediligendo uno stile di vita più casalingo e meno caotico; mentre le altre ragazze uscivano a divertirsi in qualche locale alla moda, lei preferiva rimanere a casa il sabato sera a leggere un buon libro e una tazza di tè caldo posato accanto. Perciò quando terminò gli studi, i suoi genitori speravano che il regalo l'avrebbe spinta a prendersi almeno qualche settimana di meritato riposo, magari viaggiando e visitando qualche città. Ma purtroppo non sempre le cose vanno come si vorrebbe, i suoi genitori avrebbero perso la vita in un incidente stradale proprio un mese più tardi, e quella valigia era rimasta sotto al letto ed inutilizzata. Fino a quel momento almeno.

Davanti a lei riposava una tazza di caffè ancora mezza piena mentre si perdeva ad osservare con sguardo spento la gente che si affaccendava per fare i check-in o a fare i biglietti tramite la propria compagnia aerea. Non era la prima volta che prendeva un aereo, ma ogni volta ne rimaneva quasi affascinata e anche intimorita associando tutte quelle persone a delle piccole formichine laboriose in un nido. Di tanto in tanto guardava l'ora sul suo orologio da polso appartenente a sua madre, che ora segnava le undici e quindici minuti, e quasi immediatamente sbuffava vedendo che le lancette si ostinavano a girare lente. Quasi il tempo volesse prendersi gioco di lei e farle aumentare l'ansia di conseguenza. Non amava avere tutto quel caos attorno, e il solo pensiero di prendere l'aereo le faceva contorcere lo stomaco provocandole nausee e conati di vomito; prese dalla sua borsetta la bottiglietta d'acqua comprata precedentemente al bar e prese delle compresse che attenuassero il suo malessere, avrebbero fatto effetto giusto in tempo a prendere il suo volo che l'avrebbe portata alla sua nuova casa.

Una voce femminile gracchiò tramite l'altoparlante annunciò, facendo rizzare con attenzione le orecchie - Gentili signori l'imbarco del easyJet 692 per Londra attraverso il ciglio d'imbarco numero 12 è in partenza. Per motivi di sicurezza si prega di dirigersi al bancone esponendo il biglietto e il documento d'identità mantenendo ordinata la fila.. -

Fu abbastanza. Con uno scatto si alzò dalla sedia di ferro su cui era seduta e prendendo tutto, si affrettò a portare la sua valigia e la sua borsetta con sé; espose il biglietto e la carta identificativa e una volta ottenuto il permesso si avviò a prendere l'aereo. Controllando sul biglietto trovò il suo posto nella terza classe accanto al finestrino; sollevò lo sguardo e gemette come un animale ferito: il portabagagli era troppo in alto e lei doveva metterci la sua dannata valigia! Si guardò attorno, cercando forse un'anima pia che l'aiutasse con il suo bagaglio ma nessuno la guardava; fu solo quando cominciò a bloccare i sedili della sua fila che qualcuno le diede una mano, più per esaurimento di pazienza che per vera bontà di cuore. Divenne rossa e cominciò a ringraziare e profondersi in scuse, poi sedette accanto al finestrino e osservava il paesaggio all'esterno dell'oblò di vetro, osservando solo la lunga pista di cemento e le torrette di controllo. '' Proprio entusiasmante '' sospirò pesantemente cercando una posizione comoda sul sedile imbottito probabilmente con legno, da quanto duro e scomodo fosse. Dovette mordersi la lingua quando accanto a lei sedette un uomo sulla quarantina che non doveva conoscere il significato di dieta o di bagno e bagnoschiuma. O quanto meno di un deodorante! Era tremendamente grosso, e occupava quasi anche gli altri due sedili, compreso il suo; si morse il labbro e tentò di rimanere calma mentre si stringeva sul suo posto, sfracellandosi sulla parete e l'odore di sudore le penetrava nelle narici facendole storcere il naso. '' Oddio che qualcuno mi aiuti! Signore, ma perché ce l'hai tanto con me? Non ho mai rubato nemmeno una caramella, né ho mai invocato il tuo nome invano! Ho mangiato una barretta intera di cioccolata ma non mi pare giusto tutto questo accanimento contro di me no? '' pensò sconsolata ascoltando a malapena una delle hostess che stava spiegando diligentemente le norme di sicurezza. Qualche minuto più tardi, l'aereo rollò sulla pista e si innalzò verso il cielo nuvoloso, nuvoloso come il suo umore se ripensava a tutto ciò che si stava lasciando indietro. I suoi sogni, le sue promesse, tutta la sua vita veniva lasciata alle spalle proprio come la lacrima che le stava solcando la guancia guardando la terra sotto di sé ridotta ad un misero insignificante puntino minuscolo. Proprio come si sentiva lei.

Erano partiti ormai da mezz'ora e grazie alle pastiglie che stavano facendo effetto, aveva appena chiuso gli occhi quando un rumore sinistro l'allarmò e la fece rizzare rigida sul sedile. Tese le orecchie e ancora, quel borbottio fastidioso le entrò nell'orecchio destro e si voltò a quel rumore molesto. L'uomo si stava massaggiando la pancia prominente e borbottava come una pentola di fagioli chiedendo in continuazione su quando avrebbe mangiato; roteò gli occhi e si ricompose sedendosi più rilassata quando la hostess portò acqua e pacchetti di cracker dall'aria stantia ai passeggeri. Lei declinò l'offerta perché temeva per il suo stomaco e con il grande timore che non avrebbe resistito a vomitarli nel wc del mezzo; in compenso decise di lasciarli al suo vicino che la ringraziò appena con un grugnito e li scartò velocemente per mangiarli con ingordigia. '' Gesù.. Dovrebbe mangiare una mela altro che cracker! '' pensò massaggiandosi appena le tempie, sentendo già le prime rappresaglie per un grosso mal di testa. Prese dalla borsa una rivista di giardinaggio e cominciò a sfogliarla quasi con svogliatezza, mancava ancora un'ora e mezza prima di arrivare a Londra e lei doveva passare quel tempo in qualche modo; venne distratta quando il suo vicino aveva iniziato a contorcersi appena sul sedile mentre la sua faccia tozza e pelata iniziava ad arrossirsi e imperlarsi di gocce di sudore. Credette seriamente che stesse per avere un infarto tanto che spaventata gli chiese gentilmente - Signore si sente bene? -

L'altro si ripiegò su se stesso senza nemmeno risponderle, imprecando a mezza voce quando un odore nauseabondo le fece portare le dita sul naso e tapparselo come una bambina piccola; lo vide alzarsi come meglio poteva e correre verso il bagno e notò una piccola macchia marrone sul suo enorme posteriore: se l'era fatta addosso! Avrebbe riso se la situazione glielo avrebbe permesso senza incorrere in qualche problema ma si trattenne, pensando che doveva viaggiare ancora qualche ora con un uomo che non poteva cambiarsi nemmeno i pantaloni rilasciando un profumo che non aveva nulla a che fare con le violette!

'' A volte mi chiedo se nella mia vita passata abbia commesso così orribili crimini, da dover pagare anche ora! Chiunque sia il Dio esistente, per favore, fammi arrivare intera e salva fino a Londra! '' pregò sudando freddo mentre il suo vicino si sedette nuovamente al suo posto, lamentandosi del cibo scadente della compagnia aerea e della terza classe.

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