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Capitolo 9 -seconda parte-

Vi avviso già, il capitolo sarà un po' lungo! Spero vi piaccia, un bacione!



'' Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori ''

Fabrizio De André


Percorrevano a velocità sostenuta sul autostrada, grazie al traffico scorrevole e il tempo magnanimo. L'interno della vettura era a temperatura calda, ma non abbastanza per non soffrirne la calura; i sedili in pelle erano davvero confortevoli, ed Holly avrebbe tanto desiderato togliere le sue scarpe, alzarsi un poco la lunga gonna e raggomitolarsi come un gatto, coccolandosi di quel calore e facendo anche le fusa. Ma non si arrischiava nemmeno a respirare, a causa dell'uomo silenzioso seduto accanto a lei; sin da quando erano saliti in macchina, Edward non aveva più proferito parola alcuna, come se lei fosse parte del mobilio lussuoso del mezzo. Di tanto in tanto lo osservava con la coda dell'occhio e notava il digitare frenetico sui tasti del telefono, lo vedeva inarcare le sopracciglia o corrugarle in un moto di stizza; lo trovava bello, era inutile negare quella mera verità. Lo vide chiudere gli occhi e massaggiarsi gli occhi, indicandone la sua stanchezza e lei voleva tanto riuscire a dire qualcosa, le sarebbe anche bastato riuscire a poggiare una mano su quel braccio gonfio sotto quegli strati di tessuto costoso di cui era rivestito. Dovette mordersi appena l'interno di una guancia quando sentì l'irresistibile impulso di passare una mano tra quei folti capelli castani, in cui brillavano anche alcuni fili argentati che gli conferivano un'aria ancor più seducente.

Sospirò pesantemente: non doveva pensare a questo. Era solo il suo datore di lavoro, oltre che all'uomo che voleva comprare il negozio per costruirci un altro palazzo in cui giocare all'uomo d'affari.

- Va tutto bene? – domandò lui, la voce appena arrochita, girando il volto per guardarne il profilo di lei.

- Eh? Ah si si, tutto bene, non si preoccupi – rispose sbattendo appena le ciglia.

- Ne sei sicura? Hai forse caldo? Vuoi che faccia abbassare l'aria? –

- No davvero, sto bene! E' lei che mi sembra piuttosto esausto.. – s'arrischiò a dire lei, cercando di non balbettare, guardandolo stavolta negli occhi.

Edward sorrise appena – Non è niente di che, non amo molto questo genere di eventi. O meglio, non sopporto la gente che viene a queste feste. –

- Davvero? Strano, in fondo dovrebbe andarci d'accordo con loro no? –

- In pratica credi che, solo perché sono ricco, io debba per forza di cose andare d'amore e d'accordo con loro? Alcuni non sanno nemmeno allacciarsi le scarpe da soli, sono insipidi come un brodino di pollo e tremendamente pieni di sé. Oh non serve che tu faccia quella faccia, so perfettamente quanto anche io sia piuttosto vanesio e pieno di grande autostima; io sono nato in una famiglia agiata ed ho avuto una costosa educazione certo, ma mio padre mi ha insegnato che il nostro cognome è solo un biglietto da visita, ma se non sei in grado di dimostrare il tuo valore allora non sei degno di attenzione alcuna. Ho lavorato sodo e sono arrivato fino a qui solo grazie alle mie forze, amo il mio lavoro anche se tutti mi definiscono un bastardo senza scrupoli! E tutto grazie alla mia forza di volontà e agli insegnamenti di mio padre e di mio nonno. – concluse incrociando le braccia.

Holly osservò quell'uomo e per la prima volta si sentì superficiale: poteva sentire nella sua voce l'orgoglio per ciò che faceva, e in qualche modo, fu quasi felice che lui l'avesse fatta sentire partecipe di una piccola parte di sé.

- Mi dispiace, l'ho mal giudicata temo.. – pigolò.

Edward sospirò – Non sei la prima, non devi certo scusarti. So di non essere stato bravo a dare una bella presentazione di me, su questo sono sincero; non mi scuserò per il mio essere, posso peccare in alcuni modi di fare certo, ma non devo chiedere scusa se metto energie e forze nel mio lavoro ed esserne fiero. Comunque dammi del tu. Uno, mi fa sentire tremendamente vecchio, e Dio non voglia che mi stia avvicinando alla soglia dei quaranta. Due, stasera sei la mia accompagnatrice e per renderti più credibile agli occhi degli altri invitati, dovremmo far credere di essere in grande sintonia. –

Holly annuì e ridacchiò – Te li porti bene i tuoi quarant'anni sai? –

- Per essere più precisi ne ho trentanove ancora – borbottò di rimando.

- Una cosa però non mi è stata ancora chiarita.. C'è un ente a cui verranno devoluti i soldi stasera giusto? Ma non ho ancora capita a quale causa si sposa – chiese Holly più rilassata.

Lo vide irrigidirsi un poco – Ai malati di cancro. Devolveremo il ricavato alla ricerca di questa grave malattia che colpisce donne, uomini e bambini, che siano ricchi o poveri non cambia. La morte e la malattia non fa distinzioni di razza o status, se vuole prenderti non c'è via di scampo. –

- E' vero, hai pienamente ragione. Forse se tutti ragionassero con tanta lucidità, non ci sarebbe così tanta miseria e povertà di spirito.. –

Rimasero in silenzio per il resto del tragitto.

Dopo quasi un'ora di macchina, il veicolo cominciò a rallentare e imboccare una strada acciottolata e con alti alberi a contornarla. Erano le sette di sera, eppure il sole era già calato, lasciando un cielo privo di nubi e già leggermente punteggiato di stelle.

Di fronte al suo sguardo, Holly spalancò la bocca in un moto di stupore; Chatsworth House era circondata da piccoli fari per illuminare la facciata principale della tenuta, dandole un aria ancor più maestosa. Quasi le vennero le lacrime agli occhi, riconoscendo la tenuta di Pemberley nell'adattamento cinematografico del film Orgoglio e Pregiudizio; l'enorme fontana era accesa e rendeva più suggestivo il laghetto davanti all'ingresso, era ancor più maestosa dal vivo che nel film!

Il castello si trovava nel Derbyshire, a pochi chilometri dalla cittadina di Bakewall e venne costruito a partire dal XVI secolo da Bess di Hardwick, contessa di Shrewsbury. Chatsworth era la dimora dei duchi del Devonshire, il cui cognome era Cavendish; il parco si trovava sulla riva sinistra del fiume Derwent e all'interno del Peak District National.

Fu nel 1687 che l'architetto William Talman ricostruì il castello in stile barocco e ne fece la più importante dimora di campagna dell'Inghilterra; il corrimano dello scalone principale venne invece realizzato da uno dei più noti mastri ferrai del XVII secolo: Jean Tijou. Nel diciottesimo secolo infine, il parco venne ridisegnato in stile neoclassico da Capability Brown, l'architetto paesaggista, e decorato dall'architetto James Paine.

Holly ripensava minuziosamente la storia della tenuta, che non si accorse del sorriso gentile e un po' indulgente del suo accompagnatore, che dovette scuoterla appena su una spalla per farsi guardare. Ridacchiò quando arrossì e balbettò qualche scusa, ritrovandosi a scuotere la testa.

- Si, per chi non ha mai visto da vicino un castello tanto imponente, la reazione è più che giustificabile. Tuttavia ti pregherei di non farlo quando vedrai l'interno – e le fece l'occhiolino.

Edward scese dall'auto e aiutò la ragazza a scendere; la vide afferrare una piccola porzione di abito in modo che non le si impigliasse da qualche parte, perciò nel frattempo si limitò ad osservare le sue calzature. Dovette farsi forza, perché quelle scarpe su di lei erano la cosa più erotica che avesse mai visto in vita sua! Le sorrise quando sentì il suo sguardo attento su di sé e le porse il braccio, che lei prontamente afferrò senza indugiare; molte erano le macchine parcheggiate lungo il viale, e molte erano le persone che si stavano dirigendo all'interno.

La ragazza strinse con forza il braccio dell'uomo quando il mondo delle meraviglie si aprì di fronte a lei. Quel posto valeva oro! Lì dentro c'erano 4000 anni di storia dell'arte, a partire dalle sculture romane ed egizie, dai grandi pittori come Rembrandt, Reynolds e Veronese, ad artisti moderni di spicco come Lucian Freud, Edmund de Waal e David Nash. E quelli erano solo i più noti!

- Oddio potrei svenire! Non posso credere che io, proprio io, possa essere partecipe di un incontro ravvicinato con tanta bellezza! – sussurrò in estasi la ragazza.

Edward pensò a quanto potesse essere limpida ed innocente quella ragazzina. '' Non è una ragazzina, ma una donna Edward. Una donna che ti affascina con la sua semplicità e la sua ingenuità! '' pensò mentre la scortava nel salone principale.

Un uomo anziano con la testa quasi priva di capelli ma di statura ancora robusta e non ingobbita, si stava dirigendo affiancato da una donna elegante verso di loro. Prima che li raggiungessero, Edward informò la donna che si trattavano del XII duca del Devonshire e della moglie.

- Edward! E' davvero un piacere riaverti qui – sorrise il duca, salutandolo con una stretta di mano.

- Duca, anche per me è un piacere essere qui nella sua meravigliosa tenuta. Colgo l'occasione di ringraziarla anche per aver permesso di tenere qui il gala di beneficienza –

- Sciocchezze ragazzo, questo ed altro per te! –

Edward sorrise, per poi salutare la donna con un baciamano, facendole i complimenti dovuti.

- Perdonate la scortesia signori, vorrei presentarvi la signorina Holly Edith Thyme, una mia amica e collaboratrice –

La donna, Amanda, sorrise dolcemente – E' un vero piacere fare la vostra conoscenza signorina –

Holly le strinse la mano con cortesia, ricambiando il sorriso – Per me è un onore fare la vostra conoscenza, e farvi i miei complimenti per il modo splendido in cui è tenuto il castello. –

Il duca la squadrò con attenzione – Collaboratrice? Lavora anche lei nell'azienda di Greystone? –

- No signore, in realtà sono un ortobotanica. Mi occupo di restaurare giardini in pessimo stato, oppure che hanno semplicemente bisogno di un piccolo ritocco – sorrise timidamente.

- Davvero? Dunque devo dedurre che hai deciso di mettere mano alla tua tenuta, finalmente! Oh diamine, sono arrivati i Montauge. Dio solo sa quanto non tolleri quel borioso arricchito e la moglie, con quella faccia da equino che si ritrova! – borbottò il duca. Holly dovette mordersi la lingua per non scoppiare a ridere.

- Caro, non essere scortese! Sono qui per una nobile causa infondo, si deve fare buon viso a cattivo gioco! – sospirò la moglie.

L'anziano sospirò - Hai ragione mia cara, andiamo su! Ah Edward, tu e la tua signora sarete miei ospiti al mio tavolo – disse serio, per poi camminare con la moglie verso gli altri ospiti.

- Certamente, non mancheremo. Puoi tornare a respirare! Non è stato così male. Il duca è un po' burbero alle volte, ma è una brava persona, e sua moglie è una grande donna. E poi sembra che ti abbia accettato, altrimenti avrebbe invitato solo me al tavolo con lui – sorrise Edward, accarezzando con il pollice, il dorso della mano della ragazza.

Holly lo guardò stupita, poi sorrise rilassata – Meglio così, se fossi rimasta sola per il resto della cena, non so cosa avrei potuto combinare! –

Una voce squillante li chiamò a gran voce - Edward, Holly! –

I due si voltarono contemporaneamente e videro Elisabeth camminare velocemente nella loro direzione. Indossava uno splendido abito a taglio sirena, nero in seta e con una sola spallina a reggere lo scollo. Ai lobi, due splendidi rubini brillavano sotto la luce dei lampadari, e i capelli erano stati pettinati con cura in una splendida quanto complicata acconciatura. Anche lei aveva optato per un trucco leggero, mascara e rossetto marsala rendevano il suo volto fresco ma perfetto.

- Finalmente siete arrivati! Holly sei splendida! Sapevo che eri perfetta con quest'abito! Oh, non voglio dire che tu non sia bella, ma così.. Farai strage di cuori, non è vero fratellone? Ah cara, vorrei presentarti mio marito! –

Edward sbuffò – Elisabeth! –

- Cielo cara, respira! Sembra che tu non li veda da anni, lascia il braccio di quella povera ragazza, non tirarla sono qui dietro di te, mica a chilometri di distanza! – esordì l'uomo che l'accompagnava.

Holly osservò attentamente l'uomo che ora la guardava sorridente, afferrando la moglie per un fianco e trascinandola accanto a sé. Era davvero affascinante, non era una bellezza selvaggia come Edward, era più una bellezza quasi adolescenziale nonostante avesse probabilmente l'età del suo accompagnatore. Era alto e non esageratamente magro, non era muscolo dovuto all'esercizio fisico, per lo più era muscolatura nervosa la sua; aveva una mascella squadrata e sbarbata, il mento era volitivo con una leggera fossetta, che la si ritrovava anche sulla guancia sinistra quando sorrideva. Le labbra erano sottili e il naso era sottile, quasi femmineo, gli occhi erano di uno splendido azzurro primaverile, sormontati da folte ciglia rosse mentre i capelli bronzei rossicci erano ricci e privi di una pettinatura vera e propria. Erano per lo più lasciati selvaggi e indomiti, e la pelle era bianca, e coperta da qualche efelide. Indossava anche lui uno smoking nero, ma non sapeva quale marca indossasse, ma sicuramente costosa.

- Ma certo caro lo so! Non trovi però anche tu che sia un vero gioiellino? – chiese Beth al marito.

- Assolutamente, ma che non me ne voglia la signorina, tu per me sei la più bella di tutte – le sorrise dolcemente lui.

- Adulatore! Non ti smentisci mai caro! Holly, ti presento mio marito: Frederick Archibald Eversley, X marchese di Eversley. Freddy, lei è Holly! Una grande giardiniera, oltre che mia cara amica! –

- Ortocultrice Beth – roteò gli occhi al cielo, Edward.

Frederick ridacchiò – Sai com'è fatta tua sorella, non ricorda bene termini troppo difficili per lei – disse prendendosi una leggera gomitata dalla moglie – Il piacere è tutto mio Holly, spero non ti dispiaccia se ti dò del tu – afferrò una mano della ragazza e le fece il baciamano.

Holly arrossì – Niente affatto signore.. –

- Oh dagli pure del tu cara! E non lasciarti abbindolare dai suoi modi, è un grande mascalzone! – rise Beth, guadagnandosi un sorriso malizioso del marito.

Edward afferrò Holly per un polso e se la rimise al suo fianco – Quando avete finito con questo teatrino? Alla lunga stanca – ringhiò.

- Freddy hai sentito? Ci deve essere un orso che ringhia da qualche parte.. Non sapevo che il duca avesse deciso di far spettacolo come in epoca Elisabettiana! Ah no, è semplicemente mio fratello! – disse sarcastica Beth.

- Coraggio voi due, smettetela di battibeccare come due vecchie bisbetiche – rise Frederick.

- Hai ragione. Holly vieni con me, andiamo a prendere qualcosa da bere e lasciamo questi due scocciatori alle loro chiacchiere! – sospirò Elisabeth, prendendo sotto braccio la ragazza che ridacchiò sommessamente e la seguì docilmente.

Quando si furono allontanate abbastanza, Frederick si voltò e guardò suo cognato – Beth mi aveva parlato di questa nuova ragazza, sinceramente pensavo esagerasse, ma devo dire che è davvero ingenua e parecchio timida con le altre persone! Però devo dire che, nonostante non sia affatto il tuo tipo abitudinale con cui ti mischi, è una bella ragazza e dolce, troppo dolce per questo mondo. Se la mangeranno viva stasera, lo sai vero? Soprattutto Samantha che, a quanto ne so non ha -digerito il fatto che hai voluto concludere la vostra liaison. –

- Innanzitutto, non so che cosa ti ha detto quella pazza di mia sorella ma Holly non è la mia ragazza. Come hai detto tu, non è il mio tipo e solitamente non intrattengo rapporti con qualcuno che non rispecchi i miei gusti; è una mia dipendente prima di tutto, e sai bene che non mischio lavoro e piacere. Per quanto riguarda Samantha, non ho paura di lei e delle sue minacce, ho lavorato con suo padre quando lei non aveva ancora deciso che smalto mettere alle unghie! Inoltre non credo sia così sciocca da fare una sceneggiata qui, di fronte a tutta l'aristocrazia inglese, perciò la mia accompagnatrice sarà al sicuro dalle sue grinfie –

- Tu tendi sempre a sottovalutare la gelosia di una donna amico mio! E non ti devo ricordare com'è finita l'ultima volta.. – ribatté Frederick; aveva notato lo sguardo perdersi nel vuoto e l'irrigidirsi della postura, come sapeva che soffiare ancora su quelle braci ancora accese non era mai un bene, ma amava Edward come un fratello e non poteva non metterlo in guardia da se stesso.

- Tu e mia sorella avete sempre il maledetto vizio di preoccuparvi per me, bè non ce n'è bisogno. Ho superato quella fase da un pezzo, e so quando mettere dei paletti in ogni relazione che intrattengo. Se Samantha è così ingenua da credere che lei era un eccezione, è un problema suo che gestirò io se dovesse infastidirmi troppo. Andiamo a cercare tua moglie ora, non si sa mai che cosa potrebbe fare se alzasse troppo il gomito! –

Beth aveva portato Holly di fronte ad un piccolo bancone da bar allestito per l'occasione, ed aveva ordinato due Cosmopolitan che a detta sua era delizioso e abbastanza alcolico da poter sopportare le chiacchiere stupide che avrebbero ascoltato quella sera a cena. Holly non aveva mai bevuto un alcolico così.. alcolico in vita sua; birra e qualche bicchiere di vino certo, ma certamente per le persone lì dentro, li avrebbero considerati risciacquatura per piatti. E a detta della sua amica, quello non era poi così alcolico!

- Non avrete mica intenzione di ubriacarvi prima di cena vero signore? – disse gioviale Frederick che si era messo dietro le spalle della moglie, che sbuffò dietro al bicchiere da Martini.

- Non possiamo starcene un po' per i fatti nostri? Accidenti, siete peggio di due cani da guardia voi due! –

- Con te sorellina, è meglio essere previdenti – sospirò Edward, avvicinandosi ad Holly che lo fissava, pronta a ricevere una strigliata coi fiocchi.

- A mia discolpa, posso dire che volevo provare l'ebrezza di bere un cocktail raffinato e vedere se mi scioglieva un pochino.. – sorrise appena.

- Lungi da me privarti di ciò, ma preferisco non ti faccia troppo lusingare da Beth e dalle sue voglie malsane. –

Vennero interrotti dalla voce del capo sala, che informava i gentili signori a dirigersi verso la sala adibita per la cena; i commensali iniziarono ad affluire altezzosi verso il corridoio, Holly si aggrappò al braccio di Edward per non rischiare di perderlo in quella fiumana di persone.

La sala era da mozzare il fiato: illuminata dai grandi candelabri di cristallo, spargevano la loro luce sui quadri dipinti appesi ai muri dipinti di bianco. Splendide colonne in marmo sorreggevano il soffitto anch'esso dipinto raffiguranti scene di caccia e di balli festosi, dove i personaggi danzavano ebbri di vino. Per la serata erano stati predisposti molti tavoli rotondi, dove tovaglie in seta color avorio era state stese su di essi; al centro, un meraviglioso centro tavola brillava di luce propria: era un vaso rotondo non troppo colmo d'acqua, era sormontato da diversi fiori come le peonie, gerbere, calle e qualche rametto di mughetto. Di fronte ad ogni sedia, erano stati predisposti piatti, bicchieri e posate a seconda del loro uso.

Al centro c'era il sottopiatto, il piatto piano e poi il piattino per l'antipasto, sulla sinistra c'erano le forchette secondo il loro uso così che le più lontane dal piatto siano le prime ad essere usate. Sempre in alto a sinistra era stato posto il piattino del pane. A destra del piatto erano predisposti i coltelli, ponendo lo stesso criterio delle forchette, mentre in alto erano poste le posate più piccole usate per la frutta e il dolce. In alto ma verso destra invece, c'erano i bicchieri che erano quattro: il bicchiere più piccolo vicino al piatto era quello per il vino bianco, quello più centrale e più grande era per il vino rosso dalla forma a tulipano ingrossato, mentre quello più in alto era per l'acqua. Il quarto infine era per lo champagne che era scostato rispetto agli altri, messo perciò più indietro alla fila degli altri tre.

Prima che Edward si accomodasse alla destra del duca, come ospite d'onore, fece indietreggiare la sedia per far accomodare la sua donna che ringraziò con un sorriso timido e arrossendo lievemente. '' Non devi aver incontrato molti uomini educati nella tua vita ragazzina '' pensò sedendosi accanto a lei. Holly notò una pergamena leggermente arrotolata e, dopo averla srotolata appena, lesse cosa prevedeva il menù della cena.


Menù


Antipasti

Cestini di patate, ripieni crema di panna aromatizzata alle erbe e salmone

Tartare di manzo insaporita di fiocchi di sale ed erba cipollina, accompagnata da crostini di pane insaporiti da salsa di senape

Vassoio di salumi e affettati, con formaggi di stagione

Primi piatti

Pappardelle con ragù di lepre e porcini

Risotto allo champagne insaporito da tartufo bianco

Secondi piatti

Pasta sfoglia ripiena di fagiano infarcito con aspic di vino

Brasato di cinghiale in salsa alla menta, con purè di topinambur

Dessert

Mousse di rose con fiocchi di cioccolato bianco e salsa ai frutti rossi

Tortino al cioccolato, con cuore caldo al cioccolato fondente fuso e lampone

....

Ad Holly per poco non venne un infarto: come avrebbe potuto mangiare tutta quella roba? Aveva lo stomaco chiuso per il nervosismo, timorosa di mettere in imbarazzo Edward, come avrebbe potuto anche solo mandar giù un singolo boccone?

- Qualcosa non va? – chiese sottovoce Edward, notando il pallore del suo volto.

- No.. Mi chiedo come farò a mangiare tutto, quando ho lo stomaco chiuso per la paura di commettere qualche errore. E se prendessi la forchetta della carne per mangiare il risotto? Tutti mi stanno fissando, e questo mi mette a disagio.. – bisbigliò.

Edward le sorrise rilassandosi, le afferrò prontamente una mano e la strinse nella sua. Solo allora notò quanto fosse piccola quella mano, ma calda, avrebbe potuto riscaldare anche un cuore freddo e duro come la pietra in quella graziosa mano. Si arrischiò a massaggiarla con fermezza ma dolcemente, potendo sentire sotto il suo tatto, i piccoli calli sulle sue dita lunghe e morbide, dovuti al duro lavoro in giardino.

Le mancò il respiro a quel inaspettato contatto. Nonostante lavorasse molto fuori, la sua pelle risultava molto pallida in confronto a quella di lui, e la sua mano scompariva stretta nella sua.

- Sta tranquilla e guarda me va bene? –. Holly annuì e la cena ebbe inizio.

Per fortuna di entrambi, tutto procedette al meglio; i piatti erano stati sublimi, i cuochi erano stati magistrali nel loro lavoro, impeccabili come lo furono stati i camerieri. Ora stavano assaporando il secondo dolce, accompagnato da un ottimo vino dolce e i commensali al tavolo stavano intrattenendo conversazioni leggere; Holly gliene era grata, non riusciva a tollerare molto alcuni sguardi che aveva visto su di sé, perciò il fatto che non sollevassero l'argomento su quanto lei non appartenesse al loro mondo, l'aveva fatta sospirare si sollievo.

- Holly mia cara, non ci hai detto da dove vieni, né che lavoro fanno i tuoi genitori! In pratica non sappiamo niente di te – esordì una signora al suo fianco, con cui aveva conversato per poco.

- Oh.. Non c'è nulla da dire in realtà, davvero. Sono nata in un piccolo paese vicino alla Loira, mia madre era francese sapete, e mio padre che era inglese, aveva deciso di rimanere per un po' in quel paese dove l'aveva conosciuta. Mia madre era un infermiera, mentre mio padre era un insegnante di lettere. Quando compì cinque anni, ci trasferimmo a Ditroit per lavoro, infine quando volli studiare ortocultura in Italia, ci trasferimmo a Firenze. –

- E non ti è mai spiaciuto dover cambiare continuamente posto? –

- Oh affatto! I miei incoraggiavano molto i viaggi, dicevano che visitare molti posti nuovi aiutavano la mente a crescere. I miei genitori mi dissero una volta che non avevo viaggiato abbastanza, tant'è vero che mi regalarono una bellissima valigia come regalo per il mio diploma; speravano che fosse per me un incentivo per vedere di più il mondo attorno a me. Sono sempre stata una ragazza piuttosto coscienziosa e non uscivo spesso a divertirmi, preferivo concentrarmi sullo studio sapendo quanto ai miei fosse costata la mia istruzione. – sorrise mestamente.

- Suvvia cara! Io credo che i tuoi genitori siano fieri di te! Insomma, lavori per un grande uomo e stai facendo un lavoro meraviglioso a giudicare dalle parole del nostro caro Edward! –

Il sorriso di Holly si spense lentamente – Non so se i miei siano orgogliosi o meno, non ho avuto occasione perché me lo dicessero. Non so cosa pensino ora di me.. Sono morti otto mesi fa in un incidente stradale, ma spero davvero di non averli mai delusi finora! –

Edward la guardò sconcertato: come mai non lo sapeva? '' Ovvio che non ne eri a conoscenza, non gli hai mai chiesto nulla su di lei! '' pensò irritato con se stesso, facendo una pessima figura.

- Cielo cara, mi dispiace.. Se sapevo non ponevo una domanda così indiscreta! Ma io penso che loro siano molto fieri di te, lo credo fermamente – disse dispiaciuta la donna; tutti ripresero a parlare di altro, sentendo la tensione aleggiare nel tavolo.

- Mi dispiace per la tua perdita – disse Edward, bisbigliandoglielo all'orecchio.

La vide scuotere il capo, per poi sorridergli dolcemente, tuttavia gli occhi erano velati di una profonda tristezza – Ti ringrazio, ma non devi sentirti in colpa, io non ne ho mai parlato perciò non potevi saperlo. -

Si sentì un verme, lei lo stava confortando quando avrebbe dovuto farlo lui.. Non ebbe il tempo di risponderle perché dovette andare sul piccolo palco e fare il suo solito discorso annuale, e a malincuore la lasciò. Il discorso non fu lunghissimo, ma fu come al solito di grande effetto, ed Holly notò che era un ottimo conversatore e sapeva incantare il pubblico che lo ascoltava. '' D'altronde non sarebbe a capo di una grande azienda se non sapesse cosa dire e quando dirla! '' pensò mentre lo guardava scendere dal palco, sotto lo scroscio degli applausi.

La piccola orchestra aveva cominciato a suonare, e dolci note riecheggiavano nello spazio e nel tempo di un battito di ciglia, facendo scoppiare nella stanza mille colori brillanti. Samantha, che aveva osservato l'uomo e la ragazza da lontano, si avvicinava a passo cadenzato; dentro di lei, la rabbia ruggiva come una fiera pronta ad azzannare la propria preda, non riusciva a capacitarsi del fatto che quel uomo, il suo uomo, fosse andato ad un evento così importante con una ragazzina che non sapeva nemmeno stare in piedi sulle scarpe col tacco!

- Edward caro. Il tuo discorso è stato meraviglioso, come sempre sei stato impeccabile – disse civettuola.

L'uomo s'irrigidì – Samantha. Ti ringrazio davvero. –

- Mi ha sinceramente stupito che tu non sia venuto a salutarmi prima, lo sai che non è educato – sorrise perfida – In fondo siamo amici no? -

- Certo, siamo stati ottimi collaboratori sul lavoro – ci tenne a sottolineare lui.

La vide spalancare appena gli occhi – Oh non dire così, quando eravamo molto di più.. Ma non mi presenti la tua nuova amica? – chiese con una punta di spregio, mentre fissava Holly dall'alto al basso.

Per quanto fosse una persona arida e maligna, Samantha Mckanzie era una donna bellissima: aveva un fisico statuario e longilineo, i capelli a caschetto rilucevano sotto le luci e gli occhi erano di un castano avvolgente, ma intriso di cattiveria. Le labbra rosso fuoco erano distorte in un sorriso derisorio, in un tripudio di vanità indossata in un capo di Valentino, nero come la pece con una scollatura a V che raggiungeva metà sterno. Non poteva indossare nessun reggiseno ma non possedendo molto seno, non risultava troppo volgare su di lei.

- Lei è Holly – disse semplicemente lui, sapeva cosa cercava di fare, e non le avrebbe permesso di insultare quella ragazza solo per dimostrarsi superiore.

- Holly.. che nome inusuale! Così.. infantile quasi. Oh! Ma ora ti riconosco! Sei la ragazza che mi era venuta addosso l'ultimo giorno.. – fissò Edward socchiudendo gli occhi – Te la facevi già con lei? E' per questo che non mi desideri più nel tuo letto? Sul serio? –

- Lei è una mia valida dipendete, e le nostre dispute la esulano da ogni tuo patetico tentativo di offendere entrambi. Quindi se non vuoi essere umiliata qui, ti consiglio di morderti la lingua, anche se correresti il rischio di avvelenarti con il tuo stesso veleno – sussurrò a bassa voce.

- Davvero? Oddio te la fai con le bambine e per di più che lavorano per te? Dio santo Edward! Non dirmi che davvero ti sei abbassato a sguazzare nella melma! – sibilò cattiva all'indirizzo di Holly, che sbiancò parecchio.

- L'unica melma in cui sono sguazzato è davanti a me. Sei così patetica che pur di non uscire di scena con quella poca dignità che ti è rimasta, ti metti a sputare stronzate in cose che non sai e non conosci. Levati dai piedi, non credo che tuo nonno avrebbe il piacere di sapere come ti sei comportata stasera con me. –

Samantha boccheggiò, come se avesse avuto uno schiaffo in pieno viso – Come osi? Tornerai da me strisciando Edward! – se ne andò però velocemente, era meglio non farlo infuriare troppo.

Edward sospirò vedendola ancheggiare lontano, e solo allora si voltò. Holly era sparita. La cercò con affanno, ma non la vedeva da nessuna parte. Imprecò mentalmente mentre si avvicinava alla sorella e al marito di lei.

- Avete visto Holly? – chiese con leggero affanno.

- No perché? Non dirmi che l'hai persa nella marmaglia!! – sbottò Beth.

- Ha avuto un incontro ravvicinato con Samantha.. –

- Cazzo. Ma nessuno le ha mai regalato una museruola a quella?! Come accidenti hai fatto a scopare con una vipera del genere me lo spieghi?! – ringhiò sottovoce.

Frederick sospirò - Beth.. Non pensiamoci ora, dobbiamo trovarla invece –

- Se la vedete, tenetela con voi vicino va bene? – sospirò e si incamminò fuori in terrazza.

Gli mancò un battito quando la vide ricurva sull'acqua del laghetto, perciò senza aspettare troppo si diresse a passo svelto da lei. La serata era piuttosto fresca e le sarebbe preso un accidente, visto che indossava solo quel vestitino e nulla più.

- Ti prenderai una polmonite sai? – disse scherzoso, arrivandole alle spalle. La vide sussultare e voltarsi di scatto, gli occhi lucidi di lacrime ancora non versate.

- Mi dispiace per ciò che ti ha detto Samantha, non si ripeterà più te lo assicuro – disse seriamente stavolta, fissando la fontana.

- Tanto è una cosa che pensano tutti no? Io non appartengo ai ranghi alti della società e per tutti sono solo fango sotto le vostre lussuose scarpe – bisbigliò cercando di darsi un contegno.

- Questo non è vero, non tutti siamo così; Samantha è la classica persona che ha avuto tutto dalla vita, ma non le è stato insegnato ad avere rispetto verso agli altri, nemmeno per le persone facoltose. La cosa che più mi rammarica, è che abbia voluto prendersela con te sapendo che eri nuova nel nostro mondo, e quindi impreparata ad un attacco frontale simile. –

Holly sospirò e con la punta dell'indice si toccò l'angolo dell'occhio, in modo che la lacrima non scivolasse lungo la guancia – Fin tanto che lavorerò per lei la gente penserà sempre che, per quanto sia una brava persona e una che lavora sodo, resterò sempre la ragazza povera che non dovrebbe nemmeno pensare di aspirare anche solo di vivere per una sera, una serata da sogno. Mi sono sentita come Cenerentola sai? Solo per una notte, essere come gli altri, vivere un sogno di luci e colori diverso dalla mia grigia realtà. Ma come lei, a mezzanotte tutto svanisce e si ritorna al mio mondo reale.. – sorrise fissando il vuoto.

- Cenerentola però ha ballato con il principe prima di scappare e perdere la scarpetta – disse serio Edward, fissandola con uno strano bagliore negli occhi.

- Principe? Io non ne vedo nessuno, non ne ho mai visto uno. Solo tanti rospi brutti e melmosi – sorrise maggiormente, rimanendo poi in silenzio. La musica risuonava anche all'esterno, rendendo l'atmosfera più leggera e quasi magica.

Edward le porse la mano – Non ci sono principi, io men che meno. Ma forse potrei essere il tuo cavaliere dall'armatura nera, potrei andarti bene comunque per un ballo al chiaro di luna? – le chiese roco.

Holly tremò sotto il suo sguardo, si sentiva strana e il respiro le mancò, come i battiti del suo cuore che ora correvano veloci come una mandria impazzita. Non riusciva a dare un nome a quello strano momento, o a quello che sentiva in quel minuto preciso; l'incantesimo si sarebbe spezzato, forse l'indomani tutto sarebbe tornato uguale, forse lui non l'avrebbe più degnata di un solo sguardo, ma per ora, voleva godersi quegli attimi e custodirli per sempre dentro di sé. Le sarebbe andato bene ugualmente.

Edward le afferrò la mano, mettendole l'altra sul fianco di lei e, a ritmo di un dolce valzer i due cominciarono a ballare. Non si accorsero nemmeno dell'inizio dei fuochi d'artificio, e nemmeno dello sguardo delle persone che stranite osservavano incantate quelle due figure danzanti che incuranti degli osservatori, si sorridevano con dolcezza.



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