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Capitolo 9

Sinceramente non so perché l'ho detto. Mi è venuto spontaneo, ci ho pensato meno di cinque secondi. Non sono i sensi di colpa, quelli che provo per non essere stata in grado di aiutare Jane, è la migliore amica che è in me. Così mi sono ritrovata su un aereo diretto a New York con Alex senza che lei sappia nulla. La abbiamo spedita alle terme con la ragazza che vive nella casa accanto alla nostra e siamo partiti. Torneremo stasera e saremo sfiniti, ma saremo anche obbligati a nasconderlo visto che lei pensa che siamo chiusi in casa io a studiare e Alex a lavorare. Per sicurezza ci siamo portati un cambio ma spero vivamente che non serva. Arriviamo a New York per l'ora di pranzo ma nessuno dei due ha fame, così andiamo direttamente al Metropolitan Correctional Center. «Puoi non entrare se vuoi» mi rassicura Alex mentre le guerdie ci studiano dalla testa ai piedi. Scuoto la testa, andrò fino in fondo. Ci fanno entrare dentro la struttura e poi veniamo guidati in una stanzetta con due sedie e un vetro a spararci dall'altra metà. Ci accomodiamo e aspettiamo un paio di minuti prima che una guardia varchi la soglia dall'altra parte del vetro seguito da Luke e da un'altra guardia. I due si mettono ai lati della porta mentre Lucas Moore, in tuta arancione, si siede con un sorriso beffardo sul volto. La barba incolta non modifica la sua straordinaria bellezza. Non sembra più un avvocato di New York ma è sempre lo stesso Luke di quando siamo andati a Roma, solo con la fedina penale un po' più sporca. «Vedo che sei venuto» commenta con la cornetta nera tra le mani. Io e Alex prendiamo le nostre, «Però speravo che ti portassi Jane, volevo rinfacciarle la sua felicità con te nonostante Harry sia morto.» Alex stringe la mascella e io gli poso una mano sul braccio. Luke lo nota e esibisce un'espressione sopresa. «Vi siete lasciati? Ti scopi Marika? La sua migliore amica? Dio non sai quanto avrei voluto farlo anche io. Pecccato che Crystal fosse mia sorella altrimenti ci sarebbe stata anche lei sulla lista», non faccio caso alle sue parole. Lui è una persona disgustosa ma questo non mi destabilizzerà, non ora. «Allora amico come stai?» gli domanda, «Non chiamarmi così. Noi non siamo amici» grugnisce Alex «Oh invece si... Sono il tuo migliore amico e ti manco anche se ho stuprato la tua ragazza e l'ho resa infelice.» Alex si alza di scatto e provo a fermarlo prendendolo per il braccio. «Sai che sei la seconda scelta vero?» lo provoca «Lei voleva Harry e lui è morto. Così eccoti qui. Sempre la seconda scelta. A me e a lui... Ma lo eri anche al college. Come ci si sente ad essere così?» Scoppia in una risata spaventosa, da psicopatico che mi fa venire i prividi. «Alex» lo richiamo ma lui non mi guarda nemmeno. «Spero che però tu sia riuscita a scopartela... Ma dimmi ogni volta che sei sopra di lei vede me vero? Vede me che le faccio male. Spero che sia eccitante.» Vengo assalita da un conato di vomito ma mi trattengo. Devo mantenere i nervi saldi davanti a Luke. «Non ce la faccio Mar scusa.» Tento di fermarlo, deve essere più forte di Luke, ma non ci riesco. Restiamo soli. «Volevo solo farlo incazzare.» Fa spallucce lasciandosi andare sullo schienale. «Come stai?» domanda guardandomi intensamente. «Non mi freghi Lucas» lo avverto. Lui sospira.

«Sai che la amavo? La amavo più di ogni altra cosa al mondo. Non so cosa sia successo nel mio cervello, ma si è acceso un interruttore che mi ha detto "Falle del male come tuo padre ne ha fatto a te, sfoga la tua rabbia" e io l'ho fatto.»
«Non venire a raccontare queste stronzate a me. Se la avessi amata quell'interruttore non si sarebbe acceso e tu non le avresti mai fatto del male. Sai quanto ti amava? Talmente tanto da voler tornare con te anche quando hai ucciso Harry. Alex era la seconda scelta ma lo era anche Harry. Detesto ammetterlo ma eri tu la prima anche se Jane si fa schifo per questo.»
Si passa una mano sugli occhi. «Come sta?» Scuoto la testa «Non hai il diritto di chiederlo.» Appoggia i gomiti sul tavolo. «Per favore» mi supplica «Come pensi che stia? Meglio di prima ma sempre male» mi arrendo «Perché hai fatto così con Alex?» chiedo «Voglio che mi odi. Se mi odia non ha sensi di colpa perché io ho ucciso Jane dentro.» Annuisco. Fa bene, ma lo odiamo tutti. «Posso farti una domanda?» dico «L'hai già fatto» scherza, ma il clima nella stanza resta gelido. Nessuno ride alle sue battute, non più. «La farò alla fine dell'incontro. Hai degli amici?» fa spallucce, «Il mio compagno di cella, sono nella 9-Sud, e ogni tanto parlo con il mio vicino. Ma nient'altro, quelli che molestano le donne non sono ben visti in carcere.» Trattengo il fiato quando mi ricordo chi è la donna che ha molestato. «L'hai mai tradita?» Risponde di si, «Con una stagista. Lei non voleva fare sesso con me e non mi era nemmeno passata per la testa di obbligarla. Mi sono fatto la stagista sulla mia scrivania una sera e poi qualche ragazza, quattro per l'esattezza. C'è di peggio.» Mi trattengo dal rispondergli male. Vorrei sputargli in faccia se solo non ci fosse il vetro a dividerci. «Hai davvero pensato a me in quel modo? A Crystal?» Scuoto la testa. «A te solo alle superiori, non a Crystal. Alex pensa che io sia un verme e cosa posso fare se non farmi odiare di più?» Restiamo qualche secondo in silenzio. «Ti trattano bene?» Fa spallucce «Fa abbastanza schifo questo posto. Le condizioni fanno schifo e cose simili.» Vorrei dirgli che speravo lo trattassero peggio. Vorrei chiedere alle due guardie dietro di farlo d'ora in poi perché Luke lo merita. Oppure di metterlo con tutti gli altri detenuti in una stanza e vedere che succede. Merita il peggio. Merita di morire nel modo più doloroso possibile perché è esattamente quello che ha fatto con Jane. Con la mia migliore amica. L'ha insultata, sfruttata, stuprata, picchiata, derisa e pensarci mi fa venire la nausea. Solo guardarlo mi fa venire la nausea. Nota il disgusto nei miei occhi e accenna un sorriso imbarazzato. «Ti disgusto?» Annuisco. «Me lo meito.» Di nuovo annuisco perché è la verità. A me piace ricordare quel Luke che incrociavo per caso a casa di Crystal e che mi rivolgeva dei sorrisi così teneri da farmi sciogliere. Era un Luke completamente diverso. Non era un mostro. Non so dire quanto sia strano guardare Lucas Moore e rendersi conto che è un assassino. Lo guardo e addosso vedo tutte le sue colpe, le ha scritte in fronte e vorrei non essere in grado di vederle, perché fa male capire che io sono qui davanti a lui, lui che ha ucciso Harry e ha reso infelice Jane senza che lei lo sappia. E più lo guardo più domande sorgono nella mia mente, domande che non gli farò perché la nostra ora sta per finire. Manca un minuto e poi tutto questo finirà. Sembra un incubo. Non so se lo diremo a Jane. Merita di saperlo ma non merita il grande dolore di dover pensare in modo così concreto a lui. «Qual era l'ultima domanda che volevi farmi?» Appoggia la testa su un braccio e chiude gli occhi stanco per poi riaprirli focalizzandoli su di me. Quel grigio è così inquietante. Così freddo. Mi mette i brividi ma devo fare la mia domanda prima che lo portino via. «Ti senti almeno un po' in colpa?» Non risonde subito. Suona il cronometro di una delle due guardie e lo prendono per le braccia facendolo alzare. La cornetta viene mesa al suo posto impedendomi di sentire le parole che pronuncia. Ma leggo il labiale e il movimento della sua testa mi fa capire la risposta. Viene portato via e io resto paralizzata un paio di minuti sulla sedia e me ne vado solo quando vengo incitata da una guardia. Alex è fuori appoggiato a un muretto con una sigaretta tra le labbra, «Da quando fumi?» domando mettendomi vicino a lui «Avevo smesso ma ho riniziato quando Luke ha ucciso Harry.» Annuisco. Dio, quanto è inquietante il modo normale in cui parliamo di Harry, vittima di un omicidio. Non l'ho conosciuto ma mi manca. Mi manca perché se lui fosse ancora qui le cose sarebbero normali. Forse Jane se ne sarebbe andata ma io credo che sarebbe tornata per un semplice motivo che ho detto anche a Luke. Mi piace pensare che, se Cara non fosse morta, sarebbe tornata per noi poco dopo la sua partenza. Il motivo di Jane è che Luke era la sua prima scelta. Anche davanti ad Harry che era una persona straordinaria che si è sacrificata per lei. Anche davanti ad Alex. Jane non amava Harry e Alex come amava Luke. Provava qualcosa per entrambi ma non così grande, ma teneva davvero ad Harry e voleva una vita con lui che le è stata sottratta. Ha amato Alex prima di Harry. Il primo amore di Jane è stato Luke ed era strano perché lui era il fratello della sua migliore amica. Il primo amore fa paura, ma il secondo ancora di più perché non vuoi più provare quello che ti ha fatta soffrire. L'amore che ha fatto soffrire Jane. Quell'amore così complicato da portare così tanti problemi nelle nostre vite. L'amore complicato di Jane non era quello di Harry. Nemmeno quello di Alex. Era l'amore di Luke.

Siamo appena arrivati a casa dopo aver cenato in aeroporto. Jane sta per arrivare e noi cerchiamo di sistemarci come se non avessimo fatto nulla tutto il giorno. «Ciao ragazzi!» La sentiamo urlare dall'altrio. Io, seduta immobile davanti al pianoforte, mi alzo e vado da lei cercando di non mostrarle le mie emozioni. «Come è andata la giornata?» le domanda Alex lasciandole un bacio sulla guancia. Sorride in risposta, «Odio le terme ma bene. Mi sono divertita... Voi che avete fatto?» Io e Alex ci scambiamo una breve occhiata e poi faccamo spallucce. «Il solito» replico io. «Bene avete cenato?» Annuiamo «Ho portato del gelato.» Tira fuori una vaschetta dallo zaino. Prendiamo delle coppete e andiamo a mangiarlo in spiaggia seduti su un grande asciugamano. Scott non viene ed è un bene. Non sono pronta ad affrontarlo perché ora come ora crollerei. Al momento le mie difese si sono abbassate per via della conversazione con Luke e, guardando Jane che ride perché Alex si è sporcato di gelato, mi sento in colpa e mi viene da piangere. Non sono in grado di mentire a Jane. «Non è vero che oggi non abbiamo fatto niente.» Il loro bel momento si interrompe e la mia amica si volta di scatto, «Che intendi?» chiede con ancora un sorriso smagliante stampato in faccia. Deglutisco rumorosamente e Alex abbassa lo sguardo, non prova a fermarmi perché sa che è la cosa più giusta. «Siamo andati a New York.» Il sorriso scompare «Da Luke.»

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