Capitolo 7
25 giugno 2019, Miami
Alla fine ho scelto me stessa perché era la cosa più giusta. Paul mi ha ferita talmente tanto che mi sono limitata ad uscire con altri due ragazzi dopo la sera del ballo, ma alla fine un'altra relazione seria l'ho avuta. Uno durante il liceo, Martin, che poi aveva deciso che non gli bastavo, come a Paul. Solo che lui me lo aveva detto esplicitamente. «Non mi basti più solo tu. Se non vuoi una relazione aperta per me possiamo finirla qui.» Era finita. Non volevo che il mio ragazzo al contempo uscisse con un'altra o cose simili. Non era per me. Lo avevo lasciato. L'altro era Gregory l'incomprensibile, come è stato soprannominato da Crystal, la cui storia si sa già. Simon è stato la mia relazione seria ed è finita decisamente male. Forse sto meglio da sola. Sbuffo e mi metto sotto le coperte dopo aver guardato la sveglia sul comodino. Le quattro. Chiudo gli occhi nella speranza di dormire e ci riesco. La bugia di ieri sera, secondo il quale sarei dovuta uscire con Jane stamattina, è stata scoperta. Quando arrivo in cucina Scott è seduto su uno sgabello e chiacchiera allegramente con Alex e Jane. Trattengo il fiato nella speranza che non mi vedano e mi allontano piano piano. Vado verso il salotto e fingerò di essere sempre stata lì. Dirò che l'uscita con Jane è saltata e mi sono messa lì appena mi sono alzata. Stamattina presto. Non alle undici. Mi siedo davanti al pianoforte e sospiro. Non dovrei farlo. Non dovrei condizionare la mia voglia di suonare in base ad una persona. Alla persona che è seduta in cucina; ma purtroppo è così. Non suono nessun brano. Faccio qualche scala che ricordo a memoria che avevo studiato. Come mi aspettavo loro mi sentono, infatti un istante dopo entrano tutti nella stanza. «Buongiorno Mar» mi saluta Alex. «In realtà sono qui dalle otto. Poi l'uscita tra me e Jane è saltata e mi sono trovata qualcosa da fare.» La mia amica inizialmente mi lancia un'occhiata confusa ma poi capisce che deve reggermi il gioco. «Scusami... Che ne dici se andiamo a pranzo fuori adesso?» Annuisco e mi alzo. Scott è rimasto in silenzio e, mentre esco dal salotto per andare in camera mia a vestirmi, sento i suoi occhi su di me. Metto una gonna di jeans e una maglietta bianca aderente. Infilo un paio di sandali e corro giù dopo essermi pettinata e truccata. Jane non è ancora qui, non è molto lenta a prepararsi di solito. Nell'attesa bevo un po' di caffè per tenermi sveglia. Alex e Scott entrano in cucina parlando e io resto zitta nel mio imbarazzo. Non dovevo uscire con Scott e creare questa situazione di disagio. Sospiro mentalmente e mi viene voglia di scappare, e ne ho l'occasione visto che Jane arriva con un vestito blu che le sta davvero bene. Salutiamo in fretta e usciamo di casa. «Vuoi guidare?» Jane mi lancia le chiavi della sua decappottabile, quella con cui è venuto a prendermi Alex all'aeroporto, e mi dà le indicazioni per un ristorante in cui sono andati una volta. Arriviamo dieci minuti dopo. È sul mare e ci mettono su una terrazza all'ombra. Mangiamo pesce e beviamo vino bianco ridendo e parlando dei bei momenti passati. Vorrei che Crys fosse qui. Lo dico a Jane e mi dà ragione. Andiamo in macchina, che ho parcheggiato all'ombra, e la chiamiamo. «Ciao Crys!» Metto il vivavoce. «Ciao ragazze» ci saluta Crystal. In sottofondo sento il rumore delle onde che si infrangono contro la battigia. «Sei in spiaggia?» Risponde di si. Ci racconta cosa ha fatto da ieri, quando sono arrivati, e noi la ascoltiamo interessate commentando di tanto in tanto. Poi parlo del mio appuntamento con Scott e Jane le dice che avevo finto di avere un appuntamento con lei stamattina per scappare. «Sono a disagio. L'ho respinto e lui c'è rimasto male» spiego «Magari è in imbarazzo perché lo sei tu. Dovresti smettere di pensarci. Hai detto che sapevi che avrebbe provato a baciarti» dice Crys «Si, ma poi ho pensato che non lo avrebbe fatto. Me ne sono resa conto quando abbiamo fatto il bagno e l'atmosfera era troppo romantica per una persona sana di mente per non farlo. Io non volevo» sospiro e appoggio la testa contro il sedile sconsolata. «Diglielo» consiglia semplicemente Crystal. «Si ciao Scott. Ieri sera non volevo baciarti ma non so nemmeno io il perché?» Jane mi guarda alzando le sopracciglia «Tu lo sai il perché» mi accusa «Hai paura di rimanerci male. Hai paura perché hai ricominciato a suonare dopo che lo hai conosciuto e questo ti spaventa da morire» continua Crystal «Perché non vuoi deludere noi e te stessa. Non vuoi che io pensi che tu non sia forte e indipendente. Lo sei Mar. Scott ti ha dato la spinta finale per tornare a suonare, ma è tutto merito tuo se l'hai fatto. Non suo. Marika per me resterai la donna forte e indipendente che ho conosciuto in seconda superiore anche se troverai un uomo. Io ti invidio perché so che se mai finirà male tu riuscirai ad andare avanti. Perché l'hai fatto dopo Paul. L'hai fatto dopo Simon e Martin. Sei andata avanti dopo la morte di Cara. Ti sei trasferita in Danimarca e sei tornata. Stai studiando e hai lasciato la musica per questo, ma ora hai voglia di suonare e realizzare il tuo sogno. Non so cosa ti abbia fatto smettere di suonare. Ma so che non è stato Scott a farti ricominciare. Sei stata tu. Resterai forte e indipendente anche se avrai una relazione con Scott. Non mi sembra il tipo da cui una donna debba dipendere. Non ha sicurezze, cresce da solo suo fratello. Ha poco tempo per se stesso e se ne trova un po' per qualcuno vuol dire che ci tiene davvero. A te tiene, ce l'ha detto stamattina. Era venuto a scusarsi per l'inconveniente di ieri sera, ma quando ti ha vista non ce l'ha fatta. Mar smettila di avere paura e goditi la vita. Ho vissuto nel terrore per tanto tempo, ho vissuto nel terrore di mettermi un vestito o di truccarmi troppo. Guardami ora. Ho tagliato i capelli e prima non potevo. Ho un vestito che mi lascia scoperte le gambe e le braccia. Ho un rossetto con cui sarei stata una puttana tempo fa. Avevo paura e ne ho ancora ogni tanto. Non sono le persone a spingerci a compiere un determinato gesto, a realizzarci. Siamo noi. Noi stessi ci diamo quella spinta per farlo e crediamo che sia per una determinata persona, ma siamo solo e unicamente noi. Ma tu devi superarla. Perché sei forte e lo sai. Goditi il tempo con Scott perché so che lui ti piace.» Jane è un'amica fantastica. L'ho sempre pensato anche quando abbiamo perso i rapporti. La abbraccio forte. «Ragazze mi mancate!» grida Crystal dal telefono. Ridiamo insieme «Ci manchi anche tu!» diciamo in coro. Parliamo ancora un po' di tutto fuorché le nostre vite amorose, poi Crystal deve andare a pranzo. Non ci eravamo nemmeno rese conto delle due ore di fuso orario. La salutiamo e poi andiamo a casa. Alex e Scott sono in acqua a giocare a palla con Tom. «Andiamo?» Corriamo in casa a mettere il costume. Entriamo di corsa in acqua e li raggiungiamo. Giochiamo a palla con loro, poi facciamo la lotta. Io salgo sulle spalle di Scott e Jane su quelle di Alex mentre Tom fa da arbitro. Poi loro escono e io resto un po' in acqua in silenzio persa tra i miei pensieri. Dopo vado a farmi una doccia. Esco sul balcone che ho in camera e mi siedo sulla sdraio. Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi invano. Allora esco di casa e cammino fino alla porta. Busso ed è Tom ad aprirmi «Ciao» lo saluto con un sorriso «Cerchi mio fratello?» Annuisco «Scott!» urla con voce stridula. Lui scende le scale con una t-shirt e un paio di pantaloncini addosso. Mi vede «Tom vai a lavarti. Andiamo a cena fuori.» Il bambino corre al piano di sopra. «Ciao» lo saluto timidamente «Che ci fai qui?» domanda «Volevo scusarmi per ieri sera» mormoro «Non devi scusarti. È tutto ok.» Scuoto la testa «Non mi sembra tutto ok visto che non riesci nemmeno a guardarmi in faccia» gli dico. Lui alza lo sguardo. «È che pensavo di piacerti» mi spiega «Tu mi piaci, davvero. Ho solo paura per diversi motivi. Io e te non ci conosciamo, ci sono cose che non sai. Ma un'amica mi ha detto di smettere di avere paura perché lei ha vissuto nel terrore. Non sai quanta paura ho in questo momento. Ma voglio dimenticarla.» Prendo l'iniziativa e gli prendo il viso tra le mani per poi baciarlo. Ricambia. Non so nemmeno se pensavo che lo avrebbe fatto «Ti va di parlarne?» sussurra ancora sulle mie labbra. Scuoto la testa «In un altro momento.» Ci stacchiamo solo quando Tom lo richiama da in cima alle scale per chiedergli se deve mettere davvero quella camicia schifosa che ha sul letto. Scott risponde di si. «Marika convincilo tu, fa schifo!» Rido e salgo al piano di sopra. È una camicia gialla. «Odio il giallo.» Frugo dentro il suo armadio e ne trovo una simile rossa. «Va bene?» Annuisce e noi ce ne andiamo. «Abbiamo una cena con nostra nonna.» Annuisco «Ci vediamo più tardi?» propone. Gli dico che va bene e poi me ne vado. Decido di non tornare a casa ma di fare una passeggiata. Ho davvero appena baciato Scott? Ora che ci ripenso mi sento molto stupida. Lascio che l'acqua mi bagni i piedi e fisso l'orizzonte. Calma. Tutto è tranquillo come me fuori, ma dentro mi sento come in una tempesta. Sono sommersa da un turbine di pensieri insensati nonostante dovrei smettere di avere paura come ha detto Jane, ma è inevitabile. Non voglio soffrire di nuovo o deludere qualcuno. Mi siedo sulla sabbia sporcando i pantaloncini, ma non me ne curo. Mi prendo la testa con le mani e vorrei estirparmi questi pensieri ossessivi dalla mente. Ma non ci riesco. Mi alzo quando inizia a fare buio. Dovrei andare da Jane e Alex. Cammino a passo svelto fino a casa e, quando entro, loro due stanno apparecchiando in salone anche per me. «Ciao» mi saluta Alex che è il primo a notarmi. «Vai pure a suonare. La cena è pronta tra cinque minuti» mi dice Jane «Vi aiuto.» Non mi va di suonare, per nulla. Finisco di apparecchiare e condisco l'insalata. Porto l'acqua e il vino in tavola, ma evito a tutti i costi di sedermi al pianoforte fin quando Scott non bussa alla porta di casa. Cerco di non pensare mentre mi rendo conto di essere vestita malissimo. La t-shirt è enorme e comprata nel reparto uomo di target e i pantaloncini sono di Crystal. Li usava per fare danza alle superiori e poi un giorno li ha lasciati da me e io non glieli ho più restituiti. Mi guardo allo specchio nell'atrio. I capelli sono legati in uno chignon decisamente disordinato e sono completamente struccata. Però apro lo stesso la porta. Scott indossa una camicia bianca di cui ha sbottonato i primi bottoni e un paio di pantaloni eleganti neri. «Dovrei cambiarmi vero?» Scuote la testa «Facciamo una passeggiata sulla spiaggia.» Mi tira per il braccio per non farmi andare di sopra. Smetto di pensare al mio aspetto terribile quando mi bacia. Non so perché lo stia facendo, però mi piace. «Tutto ok?» domando appena rimaniamo fronte contro fronte e vedo il dolore nei suoi occhi. Scuote la testa. «Che cosa succede?» Iniziamo a camminare mentre lui mi racconta la serata.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro