Capitolo 6
Il vestito verde che ho scelto mi sta bene. Mi sento ridicola a spazzolarmi i lunghi capelli, che non sono neri ma castano scuro, pensando a quanto tempo è passato dall'ultima volta che sono uscita con un ragazzo. Davvero tanto. Calcolando che sono andata in Danimarca dopo essermi diplomata e sono tornata un anno dopo, e da allora sono passati tre anni, sono precisamente quattro anni che non ho un appuntamento. L'ultimo si chiamava Gregory ed era un ragazzo proveniente da Londra che si era trasferito in Danimarca per studiare. Non era il mio tipo. Era troppo tranquillo e timido e per quello ci sono già io. Mi serve qualcuno che mi completi, non una mia copia esatta. Quindi eravamo usciti un paio di volte e poi gli avevo detto che lo vedevo solo come un amico, quando aveva provato a baciarmi, la sua calma era svanita nel nulla e aveva iniziato ad urlarmi contro le peggio cose. Aggiungerei che non capivo nemmeno ciò che duceva ogni volta che apriva bocca per il suo accento britannico così diverso dal mio americano. Era l'unica cosa che ci differenziava. Volevo riprendermi dopo Simon, ma poco dopo ero nuovamente in America e non mi sono mai preoccupata di un'uscita. Invece oggi è il momento. Scott mi ha invitata a cena e mi stanno sudando le mani. Sbuffo sonoramente allacciando i sandali con la zeppa che mi sono costretta a mettere. Poi mi guardo allo specchio. Ma cosa sto facendo? Io dovrei essere a New York a studiare in vista della mia laurea, non a Miami in procinto di uscire con il vicino di casa di Alex e non con la voglia di correre di sotto a suonare il pianoforte. Questa non sono io. È la me del passato che cerca di tornare a galla e io glielo sto permettendo. Mi siedo sul letto levando la scarpe. Ma poi il mio sguardo cade sulla portafinestra da cui si vede casa di Scott. Sono stata bene ieri sera. Se non vorrò baciarlo non sarò costretta a farlo. Potrò respingerlo. Metto nuovamente le scarpe e scendo al piano di sotto portando con me il telefono. Jane e Alex sono seduti sul divano. Lui ha la testa appoggiata alla pancia di lei che sta leggendo un libro ad alta voce. «Che fate?» interrompo il loro momento. Jane alza lo sguardo e mi mostra il libro. «Sono fiera di te» le dico sinceramente. Sono fiera di Jane Smith perché sta leggendo "Romeo e Giulietta". Mi appoggio allo stipite della porta mentre lei legge una delle frasi che Harry le ha dedicato. Non c'è malinconia nella sua voce. Anche Alex sorride nel vedere la donna che ama stare bene. Sul caminetto è posata una foto di Jane e Harry. L'hanno trovata quando le cose di Harry sono state riconsegnate alla sua famiglia. Miley ha preso il telefono e ha trovato la foto. Sono loro due sul battello per Liberty Island. Jane mi ha detto di essersi quasi rotta una caviglia per pagargli il biglietto. Non si era accorta della foto, infatti lei sorride guardando l'orizzonte. Accanto ad essa c'è una cornice che contiene tre foto. Jane e Alex a Time Square tre settimane prima del processo. Mi ricordo quel momento perché il giorno dopo avevamo fatto colazione insieme e Jane mi aveva raccontato la sua giornata precedente. Lei è felice e io sto bene per questo. Qualcuno suona al campanello e io saluto con la mano i miei amici per non interrompere la lettura. Apro la porta e Scott, con una camicia azzurra e dei jeans neri, mi sorride calorosamente.
«Ciao Marika.»
«Ciao Scott.»
Mi chiudo la porta alle spalle e camminiamo in silenzio per i pochi metri di marciapiede che separano le due case. Salgo i tre scalini del patio e Scott mi apre la porta. «Vieni.» Mi guida al piano di sopra fino ad una grande terrazza con vista mare. Il tavolo è apparecchiato con cura. «Accomodati pure.» Si dilegua, probabilmente a prendere la nostra cena, e io allora mi siedo ammirando il panorama. Per ora l'appuntamento va bene. Torna pochi minuti dopo con un vassoio che posa sul tavolo. Guardo il contenuto stupita e poi scoppio a ridere. «Davvero?» chiedo «Non ti eri accorta che non so cucinare?» Vero, stamattina Tom ha visto il Paradiso mangiando i pancake. «Spero che vada bene.» Annuisco e prendo il panino che ha comprato per me. Iniziamo a mangiare la cena che ha preso al McDonald's e la serata di svolge tranquillamente. Dimentichiamo il resto, siamo talmente concentrati l'uno sull'altra e su ciò che stiamo dicendo che alla fine non guardiamo il film. Sono le tre quando ci accorgiamo dell'ora. Ridiamo. Mi piace parlare con Scott. Non so nemmeno cosa ci siamo detti, c'è talmente tanta sintonia che non riesco a pensarci. «Bagno?» propone «Non ho il costume» gli ricordo «Vai a metterlo mentre io sistemo qui.» Non me lo faccio ripetere due volte «Ci vediamo davanti a casa tua» dice mentre porta i piatti vuoti in cucina. Un quarto d'ora dopo lo sto aspettando seduta sui gradini con un paio di shorts e un top presi a caso dall'armadio. Ho dovuto fare con calma per non rischiare di fare rumore e svegliare Jane e Alex. Pochi secondi dopo una figura spunta dal buio. Gli corro incontro. «Potevo essere uno sconosciuto» dice mentre camminiamo verso la riva. «Ma non lo sei... Andiamo?» Si leva la maglietta e io faccio lo stesso. Entriamo in acqua che è calda. Siamo illuminati solo dalla luce della luna. Sarebbe l'atmosfera perfetta. Il romanticismo per molti sarebbe alle stelle; lo è anche per Scott, credo. Si avvicina a me, capisco le sue intenzioni e allora mi allontano. Io non sono sicura di volere che mi baci. Si rende conto del fatto che l'ho appena respinto e abbassa lo sguardo. «Mi dispiace» sussurro «No. È ok. Fai bene.» Cala un silenzio imbarazzante tra noi. Dopo un po' mi stufo «Devo andare. Ho promesso a Jane di uscire domani mattina» invento una scusa sul momento per uscire dalla situazione. Annuisce, sempre in silenzio, e usciamo dall'acqua. Non mi rivesto nemmeno. Lo saluto con un bacio sulla guancia e lo ringrazio per la serata. Scappo in casa con la sabbia che si appiccica ai piedi. Sporco il pavimento, ma mi sento al sicuro dall'imbarazzo solo quando sono seduta sul letto della mia stanza e bagno il copriletto. Mi sfilo il costume facendo una doccia. Poi mi vesto lasciando i capelli asciugarsi all'aria e pulisco la casa dalla sabbia. Mi sdraio sul letto quando i capelli sono asciutti e non riesco a fare a meno di pensare. Ero pronta per l'appuntamento con Scott. È anche andato bene. C'era sintonia tra me e lui, quella che era inesistente con Gregory, ma forse ho sbagliato qualcosa. È che ho paura. Ho ricominciato a suonare da quando sono arrivata a Miami, più precisamente da quando ho conosciuto Scott e questa cosa mi spaventa davvero tanto. Jane dice che non mi serve un uomo per essere felice, ma Scott mi ha fatto ricominciare a suonare e io non voglio che Jane abbia torto. Voglio essere la donna forte e indipendente che pensa che io sia. Ma non sono forte perché ora sono stesa sul letto a piangere per la mia insicurezza. E se il bacio non gli fosse piaciuto? E se lo avesse fatto solo per portarmi a letto? Io tornerò a New York e se non gli bastassi una volta lontani? Sono paranoie sensate dal mio punto di vista. Scott non sarebbe il primo a rendersi conto che non basto più. Mi ricordo del mio primo ragazzo Paul. Con lui avevo dato tutta me stessa e a Crystal non stava bene. Non perché fosse gelosa del fatto che io stessi con qualcuno e lei no, ma perché era una relazione decisamente tossica. Jane non aveva nemmeno avuto il tempo di conoscerlo. Ci siamo lasciati una mese dopo averla conosciuta. Lui era all'ultimo anno e io al secondo. Era stato il mio primo bacio e anche la mia prima volta, ma non gli bastava una relazione da liceali. Stava per andare al college, ad Harvard per la precisione, e non per i voti alti o per cose simili. Suo zio insegnava lì e lo aveva raccomandato. Però io non vedevo il fatto che avesse sottratto il posto a qualcuno che invece lo meritava davvero quando lui aveva solo voglia di divertirsi senza aprire un libro. Mi aveva proposto di prendere un appartamento insieme e che avrei potuto continuare gli studi là. Io inizialmente volevo farlo, mia madre pensava che fossi impazzita. Ero convinta a dirgli di sì. A scappare con lui visto che i mie genitori non erano d'accordo. Ma non l'ho fatto per un semplice motivo: la sera del ballo.
5 anni prima, 11 giugno 2014. La sera del ballo, Charlotte
Dovrei essere nervosa. È il ballo di fine anno e questa volta avrò come accompagnatore l'uomo della mia vita. Le mie amiche andranno insieme. Hanno ricevuto un sacco di inviti ma li hanno rifiutati. Jane aspettava quello di Luke anche se lui è al college e questa cosa non l'ho capita. Ma non mi importa, perché tra quattro giorni sarò nell'appartamento che ha scelto Paul per noi due. Andrà ad Harvard e io finirò gli studi. Lo amo così tanto. Sorrido allo specchio sistemando le spalline del vestito rosa cipria che mi arriva ai piedi. Tra pochi minuti arriverà Paul a prendermi. Non entrerà in casa perché se lo vedessero i miei genitori darebbero di matto. Mi manda un messaggio dicendo di essere arrivato. Esco di casa salutando i miei, che pensano che andrò con Jane, Cara e Crystal. Salgo sulla jeep di Paul e lo saluto con un bacio a stampo. Che la serata abbia inizio.
Ho visto le mie amiche mezz'ora fa, ma poi sono andata a sedermi al tavolo con Paul. Ora lui è in bagno, però è una vita che è via. Decido di andare a cercarlo. Attraverso i corridoi poco illuminati fino al bagno dei ragazzi visto che gli spogliatoi sono chiusi. Entro e sento qualcuno sospirare. Non sarà di certo Paul. Esco dal bagno e proseguo per la mia strada. «Devo andare.» Mi volto di scatto, ma loro non possono vedermi per il buio. Non penso nulla all'inizio. Ma poi mi devo convincere che questa è la realtà. Paul dà un bacio alla ragazza bionda e torna verso la palestra. Cammino verso di lui. «Ti stavo cercando.» Gli sorrido. La sua espressione inizialmente manifesta paura, ma poi si tranquillizza quando capisce che io non l'ho visto. Sono brava a fingere almeno. «Balliamo?» mi chiede. Annuisco. La serata trascorre così. Non so cosa fare in realtà. Dovrei lasciarlo, lo so. Ma non è facile. Dopo più di un'ora usciamo fuori a prendere una boccata d'aria. «Credo sia troppo» dico facendolo voltare di scatto «Come?» domanda «Credo sia troppo tutto questo. Non sono pronta ad andarmene di casa. Forse potrem-» Mi interrompe «Mi stai chiedendo di avere una relazione a distanza?» Annuisco. So che le detesta perché che i suoi genitori hanno una relazione a distanza visto che suo padre lavora a Praga quest'anno. «No» risponde semplicemente «Verrò con te quando la smetterai di tradirmi con una a caso ok?» Prendo la strada verso casa «Aspetta cosa?» grida venendomi dietro e prendendomi per il braccio. «Io non ti tradisco.» Scuote la testa giustificandosi. «Smettila. Ti ho visto con quella ragazza bionda.» Sbuffo perché voglio andarmene, tornare a casa e piangere. «Avrai visto male. Mar io non ti tradisco.» E per un secondo sono tentata a credergli. Per un secondo credo anche io di aver sbagliato persona, perché vedendo i suoi occhi scuri che mi hanno fatta innamorare così tanto mi scordo di ogni cosa. È che lo amo. Ma amo più me stessa. Perché questo me l'ha detto Crystal. Di amare prima me stessa e poi gli altri. Scuoto la testa «Ho visto bene. Addio Paul. Divertiti ad Harvard.» Proseguo per la mia strada. Per la mia vita «Sai quante me ne scopo ad Harvard? Fanculo Marika! Vorrei anche vedere che non mi faccio la bionda. Sei noiosa.» Ma io non lo ascolto più. Vado avanti verso casa mia a piedi, nel buio della notte che doveva essere indimenticabile secondo i miei piani.
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